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Dario Rossi
Mostra personale
Comunicato stampa
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L’imperativo interiore dell’Arte
La sua prima mostra l’aveva presentata Renzo Margonari e questa, forse consacrazione e conferma del talento che aveva intravisto anni fa (2001) – non tanti tuttavia per la crescita e la maturazione artistica – la ripropone sempre lui nel Museo d’arte moderna e contemporanea di Gazoldo degli Ippoliti, distaccamento del polo museale mantovano. Dario Rossi viene accolto tra i padani e gli eccentrici, nel senso degli artisti che sfuggono alle facili definizioni, alla chiassosa ribalta, al consumo di massa dell’arte. Questo è il filo conduttore critico di questa istituzione, dove proprio l’ultimo e più grande esempio è Goliardo Padova, maestro che lo precede e quasi lo introduce idealmente in un’antologica che chiude qualche giorno prima (il 13 aprile, mentre Rossi apre il 19).
Diverso Dario Rossi perché più aggressivo, ancora rapito e invischiato nella luce bruciante della vita, a fare i conti con ferite che si aprono sulla tela e nell’anima, con una materia spessissima che non è più increspatura ma frantumi, magma entro il quale ribollono e affiorano oggetti ormai inutili. Hanno perso la funzione, non servono più, ma hanno voce. Ecco, qui c’è una tangenza con Padova: vitalizzare le forme, insinuarvi l’alito vitale. Con fedi diverse: il maestro seguiva la natura, la vita, Rossi invece l’arte. Le cose quindi acquistano sangue, si fanno carne, in una transustanziazione tutta terrena, un paganesimo dove il Dio trasmutatore è l’Arte. E così Dario la definisce, con l’A maiuscola, nel manifesto del suo pensiero.
Ora è anche membro del movimento Disillusionista, appena creato. Ma proprio come tutti i veri artisti, sfugge alle etichette, scivola via. Prende percorsi alternativi, saltando dal quasi informale ad un realismo ottico da fiammingo. Per esprimere con forza il pensiero straziando la figura e per poi, dimostrando straordinaria abilità, ricostruirla come se niente fosse. E con altrettanta malcelata bravura riempire lo sfondo di citazioni, di quadri famosi, talvolta più intensi e riusciti degli originali. Siamo alla variazione geniale del motivo celebre. Rossi sfida se stesso e lo fa con noncuranza. Perché si sente di fare così. E’ l’imperativo interiore creativo che lo guida.
Anche per questo ha subito – sì, proprio subito – mille definizioni e apparentamenti, da Van Gogh a Ligabue, da Munch a Soutine a Bacon, a Kiefer e forse di ognuno c’è stata una traccia, un ricordo, un’affinità elettiva, ma alla fine, anzi all’inizio di questa rivelazione artistica, è solo lui, Dario Rossi, inconfondibile e incontenibile. Anche lui ha un’anima di fiume, è di Canneto sull’Oglio. Ed è straripante, fecondo, ancora indomito.
Ancora tutto da scoprire.
Manuela Bartolotti
Recensione alla mostra di Dario Rossi al MAM di Gazzoldo degli Ippoliti (Mn) – 19 aprile – 31 maggio 2009. Inaugurazione: 19 aprile, h. 17,30.
19
aprile 2009
Dario Rossi
Dal 19 aprile al 31 maggio 2009
arte contemporanea
Location
MAM – MUSEO D’ARTE MODERNA DELL’ALTO MANTOVANO
Gazoldo Degli Ippoliti, Via Guglielmo Marconi, 126, (Mantova)
Gazoldo Degli Ippoliti, Via Guglielmo Marconi, 126, (Mantova)
Vernissage
19 Aprile 2009, ore 17,30
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