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Dario Traversi – Contrappunti
Non la pittura che si adegua ai contorni, ma che si distende libera, per stratificazioni successive e inseguendo solo se stessa, su vaste superfici
Comunicato stampa
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Segno e colore: sono queste le principali evidenze della pittura di Dario Traversi. Anzitutto un’orchestrazione multiforme di colori che ti investe: gialli, rossi, blu a rapido contatto e a contrasto, caldi o freddi, squillanti o opachi, timbrici o tonali: sugli estremi – insomma – delle gamme cromatiche. E poi la mobilità del segno. Non la pittura che si adegua ai contorni, che campisce le forme, ma che si distende libera, per stratificazioni successive e inseguendo solo se stessa, su vaste superfici: grazie a una scrittura fatta di brevi passaggi e di improvvisi slarghi, di scatti e repentini arresti, di accelerazioni alternate a soste e insistenze consumate sul posto, e poi ancora distensioni e fughe, improvvisazioni pause e ritorni. Con colori che avanzano, mentre altri sembrano regredire verso profondità più remote e larvate.
Quasi senza volerlo, sto descrivendo una superficie pittorica come fosse una partitura musicale, una conflagrazione di suoni e colori che galleggiano nell’aria, su cui si diramano e muovono degli a-solo: dei percorsi filiformi, dei ritmi saettanti in contrappunto – non solo cromatico – con le distensioni sottostanti di colore che attraversano o circuiscono. Esili quanto si vuole, tracciati per di più con mano vibrante (non incerta!), da un capo all’altro della tela, ma forti al punto tale da costituirsi come la struttura che dà forma e unità a tutta l’immagine. Che ne impedisce la dispersione di senso.
La pittura di Traversi cresce quindi sull’onda di un ritmo, di un moto, di una vibrazione della mano, del braccio che si distende e ritrae, accelera o indugia, coinvolgendo evidentemente non solo la corporeità fisico-gestuale del pittore, ma soprattutto la sua immedesimazione emotiva: quella di un pittore che si immerge in un flusso e cerca di catturare, fissare sulla tela l’attimo fuggente, la sensazione di un momento. Per arrivare alla fine ad arrestarsi su immagini che siano per lui stesso una rivelazione o un’ulteriore, imprevedibile conferma di qualcosa che gira dentro, di sentimenti e percezioni già noti, ma che riemergono, di continuo e sempre nuovi, dal profondo. Paesaggi interiori: talora di rapinosa velocità e vitalità, altre volte, invece, più introversi e meditativi, più spogli e silenti, fors’anche velati da una leggera melanconia.
La pittura, insomma, come la poesia, rimastica sempre le solite esperienze e sensazioni di vita. Anche per Dario Traversi il dipingere non è che un processo che dura finché non si realizzi l’attesa, l’evento che il pittore aspetta e insegue: l’emergere di un’immagine che si configuri sotto i suoi occhi, prenda forma ed unità, portando con sé lo stupore sempre nuovo, e la meraviglia, di un linguaggio – sempre lo stesso – che dà origine a soluzioni sempre nuove, di un alfabeto che continua a creare.
Claudio Guarda
Quasi senza volerlo, sto descrivendo una superficie pittorica come fosse una partitura musicale, una conflagrazione di suoni e colori che galleggiano nell’aria, su cui si diramano e muovono degli a-solo: dei percorsi filiformi, dei ritmi saettanti in contrappunto – non solo cromatico – con le distensioni sottostanti di colore che attraversano o circuiscono. Esili quanto si vuole, tracciati per di più con mano vibrante (non incerta!), da un capo all’altro della tela, ma forti al punto tale da costituirsi come la struttura che dà forma e unità a tutta l’immagine. Che ne impedisce la dispersione di senso.
La pittura di Traversi cresce quindi sull’onda di un ritmo, di un moto, di una vibrazione della mano, del braccio che si distende e ritrae, accelera o indugia, coinvolgendo evidentemente non solo la corporeità fisico-gestuale del pittore, ma soprattutto la sua immedesimazione emotiva: quella di un pittore che si immerge in un flusso e cerca di catturare, fissare sulla tela l’attimo fuggente, la sensazione di un momento. Per arrivare alla fine ad arrestarsi su immagini che siano per lui stesso una rivelazione o un’ulteriore, imprevedibile conferma di qualcosa che gira dentro, di sentimenti e percezioni già noti, ma che riemergono, di continuo e sempre nuovi, dal profondo. Paesaggi interiori: talora di rapinosa velocità e vitalità, altre volte, invece, più introversi e meditativi, più spogli e silenti, fors’anche velati da una leggera melanconia.
La pittura, insomma, come la poesia, rimastica sempre le solite esperienze e sensazioni di vita. Anche per Dario Traversi il dipingere non è che un processo che dura finché non si realizzi l’attesa, l’evento che il pittore aspetta e insegue: l’emergere di un’immagine che si configuri sotto i suoi occhi, prenda forma ed unità, portando con sé lo stupore sempre nuovo, e la meraviglia, di un linguaggio – sempre lo stesso – che dà origine a soluzioni sempre nuove, di un alfabeto che continua a creare.
Claudio Guarda
13
marzo 2009
Dario Traversi – Contrappunti
Dal 13 marzo al 25 aprile 2009
arte contemporanea
Location
GALLERIA MOSAICO
Chiasso, Via Emilio Bossi, 32, (Mendrisio)
Chiasso, Via Emilio Bossi, 32, (Mendrisio)
Orario di apertura
da martedì a sabato 15-18
Vernissage
13 Marzo 2009, ore 18
Autore