Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
David Bowes / Elisa Gallenca – Painting me softly
La loro ricerca è emblematica di due modi opposti di dipingere
Comunicato stampa
Segnala l'evento
David Bowes e Elisa Gallenca vivono a circa 7.000 chilometri l’uno dall’altra e si conoscono appena.
La loro ricerca è emblematica di due modi opposti di dipingere. La pittura horror vacui di Bowes, fatta di pennellate gestuali e corpose, è baroccheggiante, ricca e eccessiva; quella di Gallenca è minima, scarna e fatta di poche e sottili pennellate, dove il vuoto è più importante del pieno, la tela o la carta più del colore.
Eppure, ecco dieci buoni motivi per fare una mostra che accosti e confronti i loro lavori più recenti.
1. I loro quadri sono messe in scena. Sono teatri senza sipario in cui gli attori stanno recitando, sono in quella posizione perchè così li ha sistemati il regista. Sia gli oggetti che i personaggi ritratti annullano lo sfondo, non vivono insieme ad esso. Non ci sono mai scene che sembrano prese dalla realtà, come istantanee fotografiche e casuali, ma tutto è studiato con fini compositivi e pittorici.
2. I loro quadri sono visioni. Partono dall’osservazione di situazioni o persone qualunque, di oggetti nobili - come opere d’arte del passato - o banali - come una piastrella decorata o un sapone a forma di rosa - , che vengono guardati come visti per la prima volta. Si è detto spesso che l’artista deve avere lo sguardo di un bambino.
3. I loro soggetti diventano sulla tela metafore concettuali, icone personali e oniriche.
4. La loro è una pittura atemporale. Sia i paesaggi da sogno di Bowes, che gli sfondi vuoti dei ritratti di Gallenca sono profondamente contemporanei, ma fuori da ogni tempo e spazio reale. In un certo senso, sono classici.
5. Sono eclettici. Entrambi hanno sviluppato, nel corso degli anni, una capacità di stupire, una libertà che rifugge facili schemi per inseguire una sperimentazione costante che non limita ma anzi è uno dei punti di forza di uno stile fortemente connotato e personale.
6. Non hanno paura del colore. Il colore, mai casuale e molto introspettivo, viene usato con coraggio. Preferiscono colori forti e decisi, senza curarsi dei pregiudizi concettuali imperanti.
7. Sono anomali. Entrambi portano avanti ricerche atipiche nel loro contesto e territorio. Bowes ha una pittura molto europea, distante dal minimalismo come dalla pulizia grafica hockneyana prevalente negli States. Gallenca è invece poco italiana, il suo stile richiama piuttosto la bad painting di Chantal Joffe, o il tratto di pittrici come Elizabeth Peyton o Elke Kristufek.
8. Sono malinconici. C’è qualcosa di poetico e inquietante anche nei loro quadri più allegri.
9. Sono enigmatici e surreali.
10. Sono soft. Quello che più li accomuna è la grazia, per usare una parola fuori moda. I loro lavori, delicati e eleganti, trasmettono benessere.
Norma Mangione
David Bowes (Boston, 1957) vive e lavora a Newton, nel Massachusetts. Ha esposto in importanti gallerie e spazi pubblici in Europa e negli Stati Uniti. Ama molto l’Italia, dove viene spesso e dove ha partecipato a mostre come Terrae Motus, invitato nel 1986 da Lucio Amelio o La Biennale di Venezia nel 1999. È un pittore-viaggiatore, innamorato dell’Oriente e della storia dell’arte, di cui è un grande conoscitore.
Elisa Gallenca (Torino, 1971) vive e lavora a Torino. Ha dipinto prevalentemente ritratti, con rimandi psicologici e introspettivi. Negli ultimi anni la sua pittura è diventata più leggera e i contenuti, prima ai confini della morbosità e del grottesco, si sono avvicinati alla poesia. Ha partecipato a numerose collettive in spazi pubblici e privati italiani.
La loro ricerca è emblematica di due modi opposti di dipingere. La pittura horror vacui di Bowes, fatta di pennellate gestuali e corpose, è baroccheggiante, ricca e eccessiva; quella di Gallenca è minima, scarna e fatta di poche e sottili pennellate, dove il vuoto è più importante del pieno, la tela o la carta più del colore.
Eppure, ecco dieci buoni motivi per fare una mostra che accosti e confronti i loro lavori più recenti.
1. I loro quadri sono messe in scena. Sono teatri senza sipario in cui gli attori stanno recitando, sono in quella posizione perchè così li ha sistemati il regista. Sia gli oggetti che i personaggi ritratti annullano lo sfondo, non vivono insieme ad esso. Non ci sono mai scene che sembrano prese dalla realtà, come istantanee fotografiche e casuali, ma tutto è studiato con fini compositivi e pittorici.
2. I loro quadri sono visioni. Partono dall’osservazione di situazioni o persone qualunque, di oggetti nobili - come opere d’arte del passato - o banali - come una piastrella decorata o un sapone a forma di rosa - , che vengono guardati come visti per la prima volta. Si è detto spesso che l’artista deve avere lo sguardo di un bambino.
3. I loro soggetti diventano sulla tela metafore concettuali, icone personali e oniriche.
4. La loro è una pittura atemporale. Sia i paesaggi da sogno di Bowes, che gli sfondi vuoti dei ritratti di Gallenca sono profondamente contemporanei, ma fuori da ogni tempo e spazio reale. In un certo senso, sono classici.
5. Sono eclettici. Entrambi hanno sviluppato, nel corso degli anni, una capacità di stupire, una libertà che rifugge facili schemi per inseguire una sperimentazione costante che non limita ma anzi è uno dei punti di forza di uno stile fortemente connotato e personale.
6. Non hanno paura del colore. Il colore, mai casuale e molto introspettivo, viene usato con coraggio. Preferiscono colori forti e decisi, senza curarsi dei pregiudizi concettuali imperanti.
7. Sono anomali. Entrambi portano avanti ricerche atipiche nel loro contesto e territorio. Bowes ha una pittura molto europea, distante dal minimalismo come dalla pulizia grafica hockneyana prevalente negli States. Gallenca è invece poco italiana, il suo stile richiama piuttosto la bad painting di Chantal Joffe, o il tratto di pittrici come Elizabeth Peyton o Elke Kristufek.
8. Sono malinconici. C’è qualcosa di poetico e inquietante anche nei loro quadri più allegri.
9. Sono enigmatici e surreali.
10. Sono soft. Quello che più li accomuna è la grazia, per usare una parola fuori moda. I loro lavori, delicati e eleganti, trasmettono benessere.
Norma Mangione
David Bowes (Boston, 1957) vive e lavora a Newton, nel Massachusetts. Ha esposto in importanti gallerie e spazi pubblici in Europa e negli Stati Uniti. Ama molto l’Italia, dove viene spesso e dove ha partecipato a mostre come Terrae Motus, invitato nel 1986 da Lucio Amelio o La Biennale di Venezia nel 1999. È un pittore-viaggiatore, innamorato dell’Oriente e della storia dell’arte, di cui è un grande conoscitore.
Elisa Gallenca (Torino, 1971) vive e lavora a Torino. Ha dipinto prevalentemente ritratti, con rimandi psicologici e introspettivi. Negli ultimi anni la sua pittura è diventata più leggera e i contenuti, prima ai confini della morbosità e del grottesco, si sono avvicinati alla poesia. Ha partecipato a numerose collettive in spazi pubblici e privati italiani.
08
giugno 2006
David Bowes / Elisa Gallenca – Painting me softly
Dall'otto giugno all'otto luglio 2006
arte contemporanea
Location
DUETART GALLERY
Varese, Via Albuzzi, 27, (Varese)
Varese, Via Albuzzi, 27, (Varese)
Orario di apertura
da martedì a sabato dalle 15.30 alle 19.30
Vernissage
8 Giugno 2006, ore 19
Autore
Curatore