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David Jablonowski – Sale (virgin/waste/renewable)
SpazioA è lieta di presentare, sabato 14 gennaio 2023, la seconda mostra personale di David Jablonowski in galleria Sale (virgin/waste/renewable).
Comunicato stampa
Segnala l'evento
David Jablonowski
Sale (virgin/waste/renewable)
DA: sabATO 14 GENNAIO, 2023 - dalle 15 alle 20
MART - SAB 11 - 14 / 15 -19 o su appuntamento
SpazioA è lieta di presentare, sabato 14 gennaio 2023, la seconda mostra personale di David Jablonowski in galleria
Sale (virgin/waste/renewable).
Recentemente l’artista ha esposto una serie di nuovi lavori intitolati Geo-fenced Commodity Futures per la mostra The
Floating Collection al MAMbo di Bologna, visitabile fino all’8 gennaio 2023.
Per farsi un’idea più precisa della ricerca più recente di Jablonowski è bene rileggere la sua dichiarazione rilasciata nel 2019.
Nell’altra mostra, intitolata Futures Contract, Jablonowski affrontava i temi della disuguaglianza, della pace postbellica e
del welfare socio-generazionale, dell’illusione del controllo totale sui mercati azionari e gli scambi di merci espressa da
società, banche e fondi sovrani che si contendono le operazioni e gli equilibri futuri.
Da allora sono passati tre anni. La situazione mondiale è ancora turbolenta, a quasi tutti i livelli. L’artista attira l’attenzione su
questo fallimento, sull’assenza di lungimiranza economica e l’incapacità di trovare una soluzione tecnologica ai problemi,
mentre la realtà colpisce duro con inflazione, guerra, disuguaglianza economica e disastri ecologici presenti e futuri.
Le sculture della mostra sono fatte prevalentemente di rifiuti o materiali di recupero. Scartando i materiali plastici vergini,
Jablonowski utilizza polietilene e polipropilene riciclato per creare oggetti innovativi, stampati in 3D, ispirati al principio del
cradle-to-cradle (un approccio di economia circolare e progettazione rigenerativa). Da un lato questi oggetti simulano un
volume; dall’altro, l’arenaria “vergine” che risale a 12 milioni di anni fa, rinvenuta nel luogo di nascita dell’artista (il Bacino
della Ruhr) e tagliata in lastre spesse millimetri e centimetri, sembra fluttuare, pur avendo l’aria di pesare tonnellate. Queste
lastre di pietra sono venate di carbone, anidride carbonica imprigionata.
Il boom economico e l’industrializzazione del dopoguerra tedesco sono stati alimentati dalle miniere di carbone e dalle
acciaierie di cui un tempo gli operai tradizionali — ancora ignari delle loro disastrose ricadute ecologiche — andavano fieri.
I lavori in mostra funzionano perfettamente come esempi dei conflitti e problemi causati dalla mercificazione delle materie
prime e dagli squilibri ecologici e sociali che si sono prodotti e continuano tuttora a perpetuarsi.
Da questo punto di vista, i nuovi lavori— per il fatto stesso di essere “nuovi”, dunque parte della conflittuale ossessione per
l’innovazione e il rinnovamento, della sete perpetuamente insoddisfatta di esperienza e consumo — esemplificano questa
contraddizione e il passaggio dalla materia grezza al riciclaggio e movimentazione dei materiali. L’ispirazione conservativa
e monumentale di queste sculture riflette il ciclo apparentemente inaggirabile di innovazione e obsolescenza, illustrando
su piccola scala la tossica ricerca di crescita e rinnovamento costanti su cui si basano tanto le nostre economie quanto le
nostre routine quotidiane.
La parola inglese “sale” del titolo della mostra, Sale (virgin/waste/renewable), ha il doppio significato di vendita, che rimanda
al principio fondamentale della nostra economia, ovvero lo scambio tra merci e soldi, e saldo, l’abbassamento dei prezzi al
termine di una stagione o di una serie di prodotti, che ne denuncia il deterioramento o l’obsolescenza.
English text below
David Jablonowski (Bochum, Germania, 1982) vive e lavora ad Amsterdam, si è diplomato alla Gerrit Rietveld Academy, per poi
svolgere una residenza di due anni al De Ateliers di Amsterdam e una residenza all’ISCP di New York. I suoi lavori sono esposti
in molte collezioni istituzionali e private, tra cui lo Stedelijk Museum di Amsterdam, il Gemeentemuseum dell’Aia, il Museum
Glaskasten Marl (Germania), e la collezione della Repubblica Federale Tedesca a Bonn.
Tra le grandi mostre personali che gli sono state dedicate, citiamo: Kunsthalle Baden-Baden (Germania); Kunsthalle
Lingen (Germania); BALTIC Centre for Contemporary Arts (Regno Unito); Westfälischer Kunstverein Münster (Germania);
Gemeentemuseum, L’Aia (Paesi Bassi); Dallas Contemporary (Texas, Stati Uniti).
Ha partecipato anche a numerose mostre collettive tra cui: MAMbo, Bologna (Italia); Kunsthalle Basel (Svizzera); Museum
Boijmans van Beuningen (Paesi Bassi); Taxispalais, Kunsthalle Tirol (Austria); Haus Lange/Esthers (Germania); e ZKM, Zentrum
für Kunst und Medientechnologie (Germania).
Sale (virgin/waste/renewable)
DA: sabATO 14 GENNAIO, 2023 - dalle 15 alle 20
MART - SAB 11 - 14 / 15 -19 o su appuntamento
SpazioA è lieta di presentare, sabato 14 gennaio 2023, la seconda mostra personale di David Jablonowski in galleria
Sale (virgin/waste/renewable).
Recentemente l’artista ha esposto una serie di nuovi lavori intitolati Geo-fenced Commodity Futures per la mostra The
Floating Collection al MAMbo di Bologna, visitabile fino all’8 gennaio 2023.
Per farsi un’idea più precisa della ricerca più recente di Jablonowski è bene rileggere la sua dichiarazione rilasciata nel 2019.
Nell’altra mostra, intitolata Futures Contract, Jablonowski affrontava i temi della disuguaglianza, della pace postbellica e
del welfare socio-generazionale, dell’illusione del controllo totale sui mercati azionari e gli scambi di merci espressa da
società, banche e fondi sovrani che si contendono le operazioni e gli equilibri futuri.
Da allora sono passati tre anni. La situazione mondiale è ancora turbolenta, a quasi tutti i livelli. L’artista attira l’attenzione su
questo fallimento, sull’assenza di lungimiranza economica e l’incapacità di trovare una soluzione tecnologica ai problemi,
mentre la realtà colpisce duro con inflazione, guerra, disuguaglianza economica e disastri ecologici presenti e futuri.
Le sculture della mostra sono fatte prevalentemente di rifiuti o materiali di recupero. Scartando i materiali plastici vergini,
Jablonowski utilizza polietilene e polipropilene riciclato per creare oggetti innovativi, stampati in 3D, ispirati al principio del
cradle-to-cradle (un approccio di economia circolare e progettazione rigenerativa). Da un lato questi oggetti simulano un
volume; dall’altro, l’arenaria “vergine” che risale a 12 milioni di anni fa, rinvenuta nel luogo di nascita dell’artista (il Bacino
della Ruhr) e tagliata in lastre spesse millimetri e centimetri, sembra fluttuare, pur avendo l’aria di pesare tonnellate. Queste
lastre di pietra sono venate di carbone, anidride carbonica imprigionata.
Il boom economico e l’industrializzazione del dopoguerra tedesco sono stati alimentati dalle miniere di carbone e dalle
acciaierie di cui un tempo gli operai tradizionali — ancora ignari delle loro disastrose ricadute ecologiche — andavano fieri.
I lavori in mostra funzionano perfettamente come esempi dei conflitti e problemi causati dalla mercificazione delle materie
prime e dagli squilibri ecologici e sociali che si sono prodotti e continuano tuttora a perpetuarsi.
Da questo punto di vista, i nuovi lavori— per il fatto stesso di essere “nuovi”, dunque parte della conflittuale ossessione per
l’innovazione e il rinnovamento, della sete perpetuamente insoddisfatta di esperienza e consumo — esemplificano questa
contraddizione e il passaggio dalla materia grezza al riciclaggio e movimentazione dei materiali. L’ispirazione conservativa
e monumentale di queste sculture riflette il ciclo apparentemente inaggirabile di innovazione e obsolescenza, illustrando
su piccola scala la tossica ricerca di crescita e rinnovamento costanti su cui si basano tanto le nostre economie quanto le
nostre routine quotidiane.
La parola inglese “sale” del titolo della mostra, Sale (virgin/waste/renewable), ha il doppio significato di vendita, che rimanda
al principio fondamentale della nostra economia, ovvero lo scambio tra merci e soldi, e saldo, l’abbassamento dei prezzi al
termine di una stagione o di una serie di prodotti, che ne denuncia il deterioramento o l’obsolescenza.
English text below
David Jablonowski (Bochum, Germania, 1982) vive e lavora ad Amsterdam, si è diplomato alla Gerrit Rietveld Academy, per poi
svolgere una residenza di due anni al De Ateliers di Amsterdam e una residenza all’ISCP di New York. I suoi lavori sono esposti
in molte collezioni istituzionali e private, tra cui lo Stedelijk Museum di Amsterdam, il Gemeentemuseum dell’Aia, il Museum
Glaskasten Marl (Germania), e la collezione della Repubblica Federale Tedesca a Bonn.
Tra le grandi mostre personali che gli sono state dedicate, citiamo: Kunsthalle Baden-Baden (Germania); Kunsthalle
Lingen (Germania); BALTIC Centre for Contemporary Arts (Regno Unito); Westfälischer Kunstverein Münster (Germania);
Gemeentemuseum, L’Aia (Paesi Bassi); Dallas Contemporary (Texas, Stati Uniti).
Ha partecipato anche a numerose mostre collettive tra cui: MAMbo, Bologna (Italia); Kunsthalle Basel (Svizzera); Museum
Boijmans van Beuningen (Paesi Bassi); Taxispalais, Kunsthalle Tirol (Austria); Haus Lange/Esthers (Germania); e ZKM, Zentrum
für Kunst und Medientechnologie (Germania).
14
gennaio 2023
David Jablonowski – Sale (virgin/waste/renewable)
Dal 14 gennaio al 03 marzo 2023
arte contemporanea
personale
personale
Location
SPAZIOA GALLERY
Pistoia, Via Amati, 13, (Pistoia)
Pistoia, Via Amati, 13, (Pistoia)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 11-14 e 15-19
o su appuntamento
Vernissage
14 Gennaio 2023, ore 15-20
Sito web
Autore