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David LaChapelle
LaChapelle sceglie di tornare a distanza di circa 10 anni dall’ultima esposizione in Italia in uno spazio privato, dopo aver presentato i suoi lavori in luoghi pubblici di prestigio e attualmente a Parigi. La mostra è dunque un omaggio all’artista, una celebrazione della sua carriera e si compone di 39 opere e 1 video che è il backstage di uno dei suoi ultimi spettacolari lavori, il Deluge (Diluvio), ispirato a una delle scene della Cappella Sistina.
Comunicato stampa
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Il 28 febbraio 2009 inaugurerà, presso la Galleria Poggiali e Forconi di Firenze, la mostra personale del poliedrico fotografo americano David LaChapelle.
LaChapelle sceglie di tornare a distanza di circa 10 anni dall’ultima esposizione in Italia in uno spazio privato, dopo aver presentato i suoi lavori in luoghi pubblici di prestigio e attualmente a Parigi. La mostra è dunque un omaggio all’artista, una celebrazione della sua carriera e si compone di 39 opere e 1 video che è il backstage di uno dei suoi ultimi spettacolari lavori, il Deluge (Diluvio), ispirato a una delle scene della Cappella Sistina.
Nell’esposizione spiccano 4 sezioni principali: Deluge (Diluvio), Recollections in America (Ricordi Americani), Star System e Heaven to Hell (Dal Paradiso all’Inferno). La mostra intende quindi essere trasversale e per questo è incentrata sugli ultimi lavori meno visti dell’artista (la serie Awakened e Recollections in America) affiancati, in ambienti differenti della galleria, alle opere per le quali LaChapelle è celebre: Pietà con Courtney Love, Hi Bitch e Bye Bitch con Paris Hilton e Bon Apetite con Naomi Campbell.
Con Deluge LaChapelle critica la corsa al consumismo, l’attaccamento spasmodico ai beni materiali e la caduta di valori universali quali l’alleanza tra i popoli e la pietà. Fa parte di questa sezione Cathedral, evocazione della pittura neomedievale ottocentesca, che pone al centro un fascio di luce soprannaturale proveniente dallo squarcio di una vetrata dietro l’altare di una chiesa e investe un gruppo di fedeli in preghiera. Lo sgomento sui volti dei presenti, immersi nell’acqua fino alla cintola, è proporzionale alla loro speranza di salvezza. Soltanto una bambina dà le spalle alla luce volgendosi con sguardo privo di emozione verso lo spettatore, proprio come i “testimoni del tempo”, secondo una consuetudine diffusa nella pittura rinascimentale.
L’acqua ritorna anche nel ciclo Awakened (Risvegliati) che raffigura persone comuni nei propri abiti usuali immerse in apnea una per una in una vasca d’acqua. L’artista intende così affermare che la rinascita universale è il frutto dei destini individuali. E ancora in Statue dove la salvezza appartiene solo alle opere d’arte che sono tuttavia abbandonate a se stesse.
Le fotografie della sezione Recollections in America appartengono agli anni Settanta e ritraggono gruppi di amici riuniti in casa in occasione di feste di famiglia e commemorazioni varie. LaChapelle, dopo averle acquistate, le ha manipolate con l’inserimento di oggetti e personaggi estranei al contesto originale quali bandiere, armi, e
simboli della potenza americana. Gli anni Settanta segnano il tramonto del cosiddetto “sogno americano” e LaChapelle vuole così sottolineare le contraddizioni di una classe – in
particolare la middle-class suburbana – che vive in costante conflitto con i sentimenti nazionalistici, dibattendosi tra pacifismo e interventismo.
In Star System è l’immagine pubblica ad essere protagonista perché costituisce per ogni personaggio noto, da Paris Hilton a Courtney Love, il più importante contrassegno d’identità. L’artista coglie gli aspetti della personalità che descrivono in modo esuberante e incisivo la natura narcisista e l’attitudine esibizionista di chi appartiene allo star system. La normalità non è contemplata perché la vera attrattiva è ogni forma di eccesso. Ciascuno di questi ritratti sottolinea come le icone dello star system diventino un alter ego cui affidare la propria riconoscibilità.
La sezione Heaven to Hell presenta una serie di tre fotografie in cui si affronta il tema della morte che quotidianamente ci sfiora o ci coglie. Due delle immagini mostrano un incendio che divampa, distruggendo l’arredamento di un interno; la terza ritrae una contemporanea Pietà interpretata da Courtney Love che sostiene il corpo di un giovane vittima della droga. Il dramma della perdita di una persona cara da parte di chi la subisce, condensato nell’iconografia storica della Pietà, estende i suoi confini all’umanità intera, dando forma a un sentimento di empatia che si nutre di influssi derivati dal profondo interesse di LaChapelle per la storia dell’arte.
La mostra sarà corredata da un catalogo con un testo di Lorenzo Poggiali e una conversazione tra David LaChapelle e il curatore italiano Gianni Mercurio.
David LaChapelle è nato nel 1963 in Connecticut. Il suo percorso di studi artistici è iniziato con la “North Carolina School of Arts” per poi continuare a New York, dove si è iscritto sia alla “Art Students League” che alla “School of Visual Arts”. Prima ancora di terminare la scuola superiore Andy Warhol gli ha offerto il primo incarico professionale commissionandogli un servizio per la rivista “Interview”. LaChapelle ha realizzato copertine e servizi fotografici per le testate internazionali di maggior prestigio fra cui Vanity Fair, Flaunt, i-D, The Face, Arena e Rolling Stone. Il primo libro fotografico "LaChapelle Land" (1996) gli ha permesso di far conoscere il suo stile a un ampio pubblico. Il successivo volume "Hotel LaChapelle" (1998) è stato uno dei libri fotografici più venduti di tutti i tempi. Nel 2006 ha pubblicato le raccolte "Artists and Prostitutes", in tiratura limitata, e "Heaven to Hell". Il fotografo ha poi esteso la sua attività alla regia con la realizzazione di videoclip musicali, eventi teatrali e documentari.
LaChapelle sceglie di tornare a distanza di circa 10 anni dall’ultima esposizione in Italia in uno spazio privato, dopo aver presentato i suoi lavori in luoghi pubblici di prestigio e attualmente a Parigi. La mostra è dunque un omaggio all’artista, una celebrazione della sua carriera e si compone di 39 opere e 1 video che è il backstage di uno dei suoi ultimi spettacolari lavori, il Deluge (Diluvio), ispirato a una delle scene della Cappella Sistina.
Nell’esposizione spiccano 4 sezioni principali: Deluge (Diluvio), Recollections in America (Ricordi Americani), Star System e Heaven to Hell (Dal Paradiso all’Inferno). La mostra intende quindi essere trasversale e per questo è incentrata sugli ultimi lavori meno visti dell’artista (la serie Awakened e Recollections in America) affiancati, in ambienti differenti della galleria, alle opere per le quali LaChapelle è celebre: Pietà con Courtney Love, Hi Bitch e Bye Bitch con Paris Hilton e Bon Apetite con Naomi Campbell.
Con Deluge LaChapelle critica la corsa al consumismo, l’attaccamento spasmodico ai beni materiali e la caduta di valori universali quali l’alleanza tra i popoli e la pietà. Fa parte di questa sezione Cathedral, evocazione della pittura neomedievale ottocentesca, che pone al centro un fascio di luce soprannaturale proveniente dallo squarcio di una vetrata dietro l’altare di una chiesa e investe un gruppo di fedeli in preghiera. Lo sgomento sui volti dei presenti, immersi nell’acqua fino alla cintola, è proporzionale alla loro speranza di salvezza. Soltanto una bambina dà le spalle alla luce volgendosi con sguardo privo di emozione verso lo spettatore, proprio come i “testimoni del tempo”, secondo una consuetudine diffusa nella pittura rinascimentale.
L’acqua ritorna anche nel ciclo Awakened (Risvegliati) che raffigura persone comuni nei propri abiti usuali immerse in apnea una per una in una vasca d’acqua. L’artista intende così affermare che la rinascita universale è il frutto dei destini individuali. E ancora in Statue dove la salvezza appartiene solo alle opere d’arte che sono tuttavia abbandonate a se stesse.
Le fotografie della sezione Recollections in America appartengono agli anni Settanta e ritraggono gruppi di amici riuniti in casa in occasione di feste di famiglia e commemorazioni varie. LaChapelle, dopo averle acquistate, le ha manipolate con l’inserimento di oggetti e personaggi estranei al contesto originale quali bandiere, armi, e
simboli della potenza americana. Gli anni Settanta segnano il tramonto del cosiddetto “sogno americano” e LaChapelle vuole così sottolineare le contraddizioni di una classe – in
particolare la middle-class suburbana – che vive in costante conflitto con i sentimenti nazionalistici, dibattendosi tra pacifismo e interventismo.
In Star System è l’immagine pubblica ad essere protagonista perché costituisce per ogni personaggio noto, da Paris Hilton a Courtney Love, il più importante contrassegno d’identità. L’artista coglie gli aspetti della personalità che descrivono in modo esuberante e incisivo la natura narcisista e l’attitudine esibizionista di chi appartiene allo star system. La normalità non è contemplata perché la vera attrattiva è ogni forma di eccesso. Ciascuno di questi ritratti sottolinea come le icone dello star system diventino un alter ego cui affidare la propria riconoscibilità.
La sezione Heaven to Hell presenta una serie di tre fotografie in cui si affronta il tema della morte che quotidianamente ci sfiora o ci coglie. Due delle immagini mostrano un incendio che divampa, distruggendo l’arredamento di un interno; la terza ritrae una contemporanea Pietà interpretata da Courtney Love che sostiene il corpo di un giovane vittima della droga. Il dramma della perdita di una persona cara da parte di chi la subisce, condensato nell’iconografia storica della Pietà, estende i suoi confini all’umanità intera, dando forma a un sentimento di empatia che si nutre di influssi derivati dal profondo interesse di LaChapelle per la storia dell’arte.
La mostra sarà corredata da un catalogo con un testo di Lorenzo Poggiali e una conversazione tra David LaChapelle e il curatore italiano Gianni Mercurio.
David LaChapelle è nato nel 1963 in Connecticut. Il suo percorso di studi artistici è iniziato con la “North Carolina School of Arts” per poi continuare a New York, dove si è iscritto sia alla “Art Students League” che alla “School of Visual Arts”. Prima ancora di terminare la scuola superiore Andy Warhol gli ha offerto il primo incarico professionale commissionandogli un servizio per la rivista “Interview”. LaChapelle ha realizzato copertine e servizi fotografici per le testate internazionali di maggior prestigio fra cui Vanity Fair, Flaunt, i-D, The Face, Arena e Rolling Stone. Il primo libro fotografico "LaChapelle Land" (1996) gli ha permesso di far conoscere il suo stile a un ampio pubblico. Il successivo volume "Hotel LaChapelle" (1998) è stato uno dei libri fotografici più venduti di tutti i tempi. Nel 2006 ha pubblicato le raccolte "Artists and Prostitutes", in tiratura limitata, e "Heaven to Hell". Il fotografo ha poi esteso la sua attività alla regia con la realizzazione di videoclip musicali, eventi teatrali e documentari.
28
febbraio 2009
David LaChapelle
Dal 28 febbraio al 06 maggio 2009
fotografia
Location
GALLERIA POGGIALI
Firenze, Via Della Scala, 35A, (Firenze)
Firenze, Via Della Scala, 35A, (Firenze)
Orario di apertura
lunedì - sabato 9.30 – 19.30 domenica su appuntamento
Vernissage
28 Febbraio 2009, ore 18,30 alla presenza dell’artista
Ufficio stampa
DELOS
Autore
Curatore