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David (Zeb) Fedi – Diabolik e dintorni
Questa esposizione, fatta in collaborazione con FuoriLuogo – servizi per l’Arte e con l’associazione culturale “La Ruga”, riunisce una decina di opere che ripercorrono principalmente gli anni tra il 1997 e il 2002. Questa è anche la prima mostra personale di Fedi nella sua città, dopo la sua inspiegabile scomparsa nel maggio 2008.
Comunicato stampa
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LIVORNO. Si inaugura venerdì 28 gennaio alle ore 18 all'associazione FactoryArtDesign (via Michon, 24) la mostra di pittura di David Fedi (in arte Zeb) dal titolo “Diabolik e dintorni” curata da Massimo Fraddanni e Filippo Lotti, conosciuto ed apprezzato organizzatore di mostre d'arte ed eventi culturali, nonché mecenate e collezionista delle opere di Fedi.
Questa esposizione, fatta in collaborazione con FuoriLuogo - servizi per l'Arte e con l'associazione culturale “La Ruga”, riunisce una decina di opere che ripercorrono principalmente gli anni tra il 1997 e il 2002. Questa è anche la prima mostra personale di Fedi nella sua città, dopo la sua inspiegabile scomparsa nel maggio 2008.
«Ritorna - scrive Fabrizio Borghini- nella sua Livorno David Fedi meglio conosciuto, nella città che gli ha dato i natali, come Zeb.
Dal giorno della sua inspiegabile scomparsa, un mistero avvolge la figura di questo singolare artista che ha scelto come alter ego il personaggio di Diabolik e come forma di comunicazione più eclatante le scritte sui muri.
Nelle imprese dell'inafferrabile personaggio mascherato, David ha cercato una vita altra, da vendicatore di sé stesso e delle vittime delle ingiustizie e delle prevaricazioni, un moderno e solitario Robin Hood che combatte per una società più equa e giusta. Se Diabolik con spregiudicatezza finalizza le sue vendette ad un riscatto economico, Zeb ha avuto come obbiettivo la sensibilizzazione dei suoi “lettori” verso le vessazioni sempre più pressanti che la società globalizzata impone a tutti noi.
Il tratto comune fra lui e il personaggio creato dalla fantasia delle sorelle Giussani è rappresentato da una sorta di codice d'onore che va oltre la soglia del bene e del male e che autorizza i due a combattere, per legittima difesa, con cinismo e senza sconti una continua battaglia contro chi ammorba la società facendosi scudo con l'ipocrisia, il perbenismo, la falsità, il doppiogiochismo. Trasgrediscono entrambi contro gli usurpatori di una carica immeritata, di una posizione sociale raggiunta in maniera fraudolenta, di una collocazione gerarchica frutto di nepotismo anziché di valori meritocratici.
Se questa è la principale peculiarità dello Zeb writer, quella del suo omologo, l'artista David Fedi impegnato a raffigurare su tela le avventure di Diabolik e della fedele compagna Eva Kant, è rappresentata dalla vocazione a raccontare storie che si sviluppano - contrariamente a quelle dei fumetti che hanno come protagonista l'uomo senza identità - in senso verticale tributando un esplicito omaggio all'arte dell'amato conterraneo Modigliani e a quella di Picasso.
Artisticamente anarchico come loro, Zeb frantuma le geometrie euclidee, scompone le architetture razionali, deforma le figure canonizzate allungandone i contorni e avvolgendole in linee sinuose che contribuiscono a creare situazioni misteriose perfettamente in chiave con la sua visione del mondo che osserva, celandosi dietro la maschera di Diabolik, e scandaglia, attraverso gli occhi algidi dell'amato eroe di carta, alla ricerca delle cause del malessere quotidiano che lo attanaglia.
Questa mostra rappresenta un altro importante tassello del mosaico che l'appassionato curatore Lotti da tempo sta componendo per restituirci l'enigmatica e poliedrica personalità di Zeb la cui opera, al di là dell'interesse suscitato dalla clamorosa scomparsa dell'artista, ha bisogno di sedimentarsi per essere analizzata, studiata e apprezzata in tutta la sua interezza».
Il testo critico della mostra è stato curato da Alice Barontini che ha fatto un'analisi a tuttotondo di Fedi analizzando l'ormai famoso ciclo pittorico su Diabolik ma affrontando anche la pittura meno nota di Zeb ma che è, senza dubbio, molto interessante. «Così - scrive Barontini - succede che, in alcuni lavori non appartenenti al ciclo di Diabolik, Fedi rivisiti le opere dal collo lungo del concittadino Amedeo Modigliani o le atmosfere surreali di Paul Delvaux, allungandole, stirandole o attorcigliandole come fossero chewingum, senza però dimenticare quel rigore compositivo che mette in luce la profonda progettualità alla base dei suoi dipinti. Il risultato è un accumulo nell'opera di tutte le categorie dal chiaro sapore anni '90: dal motivo del trasformismo al citazionismo, dall'elogio del frammento all'ironia tagliente e solo apparentemente disimpegnata che Fedi ha più volte manifestato anche nei lavori da grafitaro, realizzati sotto lo pseudonimo di Zeb. Sono tutte testimonianze della grande attualità dell'arte di Fedi. Soprattutto della sua capacità di vivere e sentire all'ennesima potenza il nostro presente, in cui l'incertezza e la crisi d'identità sembrano essere diventate il leitmotiv principale. Quel che ci resta - sembra dirci Fedi - è “smascherare”, comunicare, denunciare. Sempre. Anche se alla fine si rischia di sembrare “eroi neri” come Diabolik. Anche se, come direbbe Zeb: “È 20 anni 'he mi sembra di parlà co' muri”».
Questa esposizione, fatta in collaborazione con FuoriLuogo - servizi per l'Arte e con l'associazione culturale “La Ruga”, riunisce una decina di opere che ripercorrono principalmente gli anni tra il 1997 e il 2002. Questa è anche la prima mostra personale di Fedi nella sua città, dopo la sua inspiegabile scomparsa nel maggio 2008.
«Ritorna - scrive Fabrizio Borghini- nella sua Livorno David Fedi meglio conosciuto, nella città che gli ha dato i natali, come Zeb.
Dal giorno della sua inspiegabile scomparsa, un mistero avvolge la figura di questo singolare artista che ha scelto come alter ego il personaggio di Diabolik e come forma di comunicazione più eclatante le scritte sui muri.
Nelle imprese dell'inafferrabile personaggio mascherato, David ha cercato una vita altra, da vendicatore di sé stesso e delle vittime delle ingiustizie e delle prevaricazioni, un moderno e solitario Robin Hood che combatte per una società più equa e giusta. Se Diabolik con spregiudicatezza finalizza le sue vendette ad un riscatto economico, Zeb ha avuto come obbiettivo la sensibilizzazione dei suoi “lettori” verso le vessazioni sempre più pressanti che la società globalizzata impone a tutti noi.
Il tratto comune fra lui e il personaggio creato dalla fantasia delle sorelle Giussani è rappresentato da una sorta di codice d'onore che va oltre la soglia del bene e del male e che autorizza i due a combattere, per legittima difesa, con cinismo e senza sconti una continua battaglia contro chi ammorba la società facendosi scudo con l'ipocrisia, il perbenismo, la falsità, il doppiogiochismo. Trasgrediscono entrambi contro gli usurpatori di una carica immeritata, di una posizione sociale raggiunta in maniera fraudolenta, di una collocazione gerarchica frutto di nepotismo anziché di valori meritocratici.
Se questa è la principale peculiarità dello Zeb writer, quella del suo omologo, l'artista David Fedi impegnato a raffigurare su tela le avventure di Diabolik e della fedele compagna Eva Kant, è rappresentata dalla vocazione a raccontare storie che si sviluppano - contrariamente a quelle dei fumetti che hanno come protagonista l'uomo senza identità - in senso verticale tributando un esplicito omaggio all'arte dell'amato conterraneo Modigliani e a quella di Picasso.
Artisticamente anarchico come loro, Zeb frantuma le geometrie euclidee, scompone le architetture razionali, deforma le figure canonizzate allungandone i contorni e avvolgendole in linee sinuose che contribuiscono a creare situazioni misteriose perfettamente in chiave con la sua visione del mondo che osserva, celandosi dietro la maschera di Diabolik, e scandaglia, attraverso gli occhi algidi dell'amato eroe di carta, alla ricerca delle cause del malessere quotidiano che lo attanaglia.
Questa mostra rappresenta un altro importante tassello del mosaico che l'appassionato curatore Lotti da tempo sta componendo per restituirci l'enigmatica e poliedrica personalità di Zeb la cui opera, al di là dell'interesse suscitato dalla clamorosa scomparsa dell'artista, ha bisogno di sedimentarsi per essere analizzata, studiata e apprezzata in tutta la sua interezza».
Il testo critico della mostra è stato curato da Alice Barontini che ha fatto un'analisi a tuttotondo di Fedi analizzando l'ormai famoso ciclo pittorico su Diabolik ma affrontando anche la pittura meno nota di Zeb ma che è, senza dubbio, molto interessante. «Così - scrive Barontini - succede che, in alcuni lavori non appartenenti al ciclo di Diabolik, Fedi rivisiti le opere dal collo lungo del concittadino Amedeo Modigliani o le atmosfere surreali di Paul Delvaux, allungandole, stirandole o attorcigliandole come fossero chewingum, senza però dimenticare quel rigore compositivo che mette in luce la profonda progettualità alla base dei suoi dipinti. Il risultato è un accumulo nell'opera di tutte le categorie dal chiaro sapore anni '90: dal motivo del trasformismo al citazionismo, dall'elogio del frammento all'ironia tagliente e solo apparentemente disimpegnata che Fedi ha più volte manifestato anche nei lavori da grafitaro, realizzati sotto lo pseudonimo di Zeb. Sono tutte testimonianze della grande attualità dell'arte di Fedi. Soprattutto della sua capacità di vivere e sentire all'ennesima potenza il nostro presente, in cui l'incertezza e la crisi d'identità sembrano essere diventate il leitmotiv principale. Quel che ci resta - sembra dirci Fedi - è “smascherare”, comunicare, denunciare. Sempre. Anche se alla fine si rischia di sembrare “eroi neri” come Diabolik. Anche se, come direbbe Zeb: “È 20 anni 'he mi sembra di parlà co' muri”».
28
gennaio 2011
David (Zeb) Fedi – Diabolik e dintorni
Dal 28 gennaio al 23 febbraio 2011
arte contemporanea
Location
FACTORY DESIGN
Livorno, Via Michon, 24, (Livorno)
Livorno, Via Michon, 24, (Livorno)
Orario di apertura
dal Lunedì al Sabato ore 9.30 - 12.30 e ore 16.00 - 20.00.
Vernissage
28 Gennaio 2011, ore 18.30
Autore
Curatore