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Davide Antolini – Summa Ecologica
Protagonista un acrilico su tela di grandi dimensioni (cm.250 x cm.400) intitolato, appunto, Summa Ecologica. Si tratta di un lavoro realizzato nel 1979-1980, al ritorno dell’artista dagli USA, reduce dall’esperienza comunitaria vissuta ad Arcosanti in Arizona, a contatto con l’architetto Paolo Soleri, precursore rigoroso nel trattare i nodi più scottanti delle problematiche ecologiche ed ambientali
Comunicato stampa
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In occasione della serata “Fai il pieno di cultura: una notte al museo 2008”, promossa dalla Provincia di Milano, il M.A.P.P. invita il pubblico presso il Padiglione 7 di Via Ippocrate 45, sede delle mostre temporanee del museo, dove verrà presentata la mostra Summa Ecologica di Davide Antolini. Protagonista un acrilico su tela di grandi dimensioni (cm.250 x cm.400) intitolato, appunto, Summa Ecologica. Si tratta di un lavoro realizzato nel 1979-1980, al ritorno dell’artista dagli USA, reduce dall’esperienza comunitaria vissuta ad Arcosanti in Arizona, a contatto con l’architetto Paolo Soleri, precursore rigoroso nel trattare i nodi più scottanti delle problematiche ecologiche ed ambientali.
In Summa ecologica appaiono elencati –come in un compendio- i vari modi concepiti da Davide Antolini per dipingere e pensare lo spazio del quadro e lo spazio del mondo.
“ Ero convinto che, un buon metodo per affrontare un problema, fosse quello di fare una lista dei suoi vari aspetti cercando di vederne il nesso, le cause e le eventuali vie d’uscita. Il dipinto era stato congegnato in modo che lo spettatore ripercorresse la lista dei miei vari modi di dipingere, di pensare e di sentire.
L’abitudine classificatoria e la Natura intesa come nostro Inconscio - sono, da allora, due punti fermi ed ineliminabili del mio essere artista e si sono, in seguito, sviluppati e maggiormente precisati nel lavoro svolto assieme agli utenti delle Botteghe del MAPP.”
Davide Antolini
Saranno inoltre esposti altri lavori dell’artista e le tele realizzate a quattro mani durante il workshop condotto da Davide Antolini in occasione della Fiera ArtVerona 2007 . Si tratta di 42 dipinti alcuni realizzati da singoli individui, altri a quattro mani, altri dall’artista, ma, in realtà, prodotti dall’incontro di vari Inconsci, di varie Nature.
Per la sezione Botteghe d’Arte, un’accurata selezione di lavori prodotti durante i laboratori, verrà presentata in uno spazio dedicato. Il tema centrale ricorrente è, anche qui, quello dell’ambiente e dell’ecologia, trattato secondo molteplici aspetti e realizzato con le tecniche pittoriche più varie.
Davide Antolini ha tenuto la prima esposizione personale nella casa di Giulietta a Verona. Dopo la laurea in Lettere a Padova, con una tesi in Storia dell’arte fiamminga e olandese, ha presentato una mostra personale da Paolo Soleri in Arizona, nella cittadina di Arcosanti.
A Venezia è stato tra i fondatori del gruppo Immagine/Immaginario, esponendo poi a Pisa in Critica ed Arte, una mostra curata da Achille Bonito Oliva.
Ha partecipato all’esposizione Jeune peinture al Grand Palais di Parigi, e altre sue mostre personali si sono tenute al Florimont di Losanna, alle gallerie del Cavallino di Venezia e del Naviglio di Milano, dove nel 1993 ha partecipato alla fondazione delle Botteghe d’arte nell’ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini, un’esperienza che ha stimolato il suo interesse nella realtà psicologico-didattica e che tuttora affianca alla propria attività artistica.
Dal 2001 è titolare della cattedra di Tecniche pittoriche all’Accademia di Belle Arti G.B. Cignaroli di Verona.
BIO-HAPPY-HOUR
ORE 19.00
Nel corso della serata all’interno del Fiteiro Cultural di Fabiana de Barros, un chiosco che riprende le forme di un chiringuito spagnolo, verrà servito il bio-happy-hour. Pane biologico accompagnato da varietà di miele e da olii aromatizzati con spezie e erbe provenienti dal Giardino degli Aromi, progetto-serra all’interno del Paolo Pini.
CATALOGO ILLUSTRATO
di Marco Meneguzzo
Trent’anni fa “ecologia” era una parola nuova di zecca. Franco Battiato aveva da poco pubblicato il suo album – ellepì si diceva allora – dal titolo “Pollution”, e solo alcuni film di carattere catastrofico e fantascientifico – come “2022: i sopravvissuti” – ponevano il problema di un diverso modello di sviluppo delle società, pena l’estinzione della razza umana.
Che cosa c’entri tutto questo con l’arte di Davide Antolini lo si può cominciare a intuire leggendo il titolo di un suo grande quadro del 1979-80: “Summa Ecologica”. Già una “Summa”, dunque, un insieme organizzato di tutto quanto riguardava l’idea di ambiente, e già trent’anni fa! Ma Antolini, non molti lo sanno, è stato un precursore, e persino uno sperimentatore – sulla propria pelle – di uno dei più puri tentativi di costruire una società nuova, basata sul rispetto per le regole della Terra e non dell’Uomo: come in un moderno falansterio, Antolini si è trovato catapultato per quaranta giorni (un periodo temporale dai forti connotati biblici!...) ad Arcosanti, in Arizona, dove l’architetto Paolo Soleri, discepolo di Frank Lloyd Wright nella famosa comunità di Taliesin, aveva organizzato una sua comunità autosufficiente e autoreferente, sul modello di ciò che sarebbero dovuti essere i futuri agglomerati umani. Ma Antolini è, ed era, un artista, e gli artisti possono sopportare l’autoreferenzialità solo se riferita al linguaggio artistico, e forse neppure quella, così le tentazioni tecno architettoniche (Soleri è un architetto…) e hippy (impossibile non vedervi una variante di quel mondo…) gli sono servite per restituirci un linguaggio artistico arricchito, e apparentemente lontano da quell’esperienza. Solo apparentemente, però, perché non soltanto il problema esiste per tutti, ma ha condizionato la sua ricerca linguistica in maniera permanente. Antolini, cioè, si è interrogato non tanto sugli aspetti contenutistici (anche su quello, ovviamente, se titola una sua opera “Summa Ecologica”…), quanto su quelli semantici, linguistici appunto: come rappresentare tutto ciò?
Mascherata da una vena poetica e lirica, l’arte di Antolini ha una vocazione catalogatoria (catalogatoria, non analitica): schede, spiegazioni, esplosi, spaccati, sequenze, quasi sempre espressi con il segno del disegno – a metà tra lo schizzo d’architettura e il fumetto -, costituiscono una sorta di “ossatura diffusa” dell’opera, soprattutto di quelle grandi, con l’ambizione dello “scenario” del mondo. E l’ecologia?
In questo caso l’ecologia è “il” problema, cioè l’interrogarsi sulle questioni ultime, e il cercare delle risposte. La risposta di Antolini è una sorta di “ecologia del Sé”, in altre parole la necessità di interrogare se stessi e di “ordinare” il proprio orizzonte, il proprio mondo (“Orizzonte alto” è un altro titolo dell’artista, dove le implicazioni etiche si sovrappongono a quelle meramente paesistiche…), prima di affrontare qualsiasi altro problema. Come a dire che ancora una volta il problema e la soluzione sono nell’uomo, e non nelle cose, e che la “legge morale” di goethiana memoria (l’artista è un fan di Goethe…) è la guida all’azione. Come Antolini vela la sua furia catalogatoria con vaghe nuvole che si diffondono per lo spazio della tela o del foglio, con una vocazione formale vicina all’illustrazione, così occulta questa ferrea convinzione dietro la leggerezza del segno, dietro un sorriso che lo accompagna sempre nella vita e nell’arte. L’ecologia del Sé diventa così l’esercizio del rispetto di sé nel mondo (tra l’altro, componente essenziale della riuscita nel lavoro collettivo al MAPP, con gli utenti dell’ex ospedale psichiatrico “Paolo Pini” di Milano), che per l’artista si svolge nella volontà di conoscere il più possibile la propria collocazione – anche spaziale, non solo filosofica – nella realtà. Di qui il “catalogo” che, pur essendo ossessivo, non ne assume mai le sembianze: Antolini, infatti, si ritrae prima di diventare eccessivamente metodico e anzi, oggi sembra aver acquisito la consapevolezza di non poter tenere tutto “sotto controllo”, e quindi si lascia andare maggiormente alla liricità di quel “tetto di stelle” che ( questa volta) per Kant rappresenta la realtà del mondo esterno, contrapposta ma indissolubilmente legata alla “legge morale dentro di sé”.
In Summa ecologica appaiono elencati –come in un compendio- i vari modi concepiti da Davide Antolini per dipingere e pensare lo spazio del quadro e lo spazio del mondo.
“ Ero convinto che, un buon metodo per affrontare un problema, fosse quello di fare una lista dei suoi vari aspetti cercando di vederne il nesso, le cause e le eventuali vie d’uscita. Il dipinto era stato congegnato in modo che lo spettatore ripercorresse la lista dei miei vari modi di dipingere, di pensare e di sentire.
L’abitudine classificatoria e la Natura intesa come nostro Inconscio - sono, da allora, due punti fermi ed ineliminabili del mio essere artista e si sono, in seguito, sviluppati e maggiormente precisati nel lavoro svolto assieme agli utenti delle Botteghe del MAPP.”
Davide Antolini
Saranno inoltre esposti altri lavori dell’artista e le tele realizzate a quattro mani durante il workshop condotto da Davide Antolini in occasione della Fiera ArtVerona 2007 . Si tratta di 42 dipinti alcuni realizzati da singoli individui, altri a quattro mani, altri dall’artista, ma, in realtà, prodotti dall’incontro di vari Inconsci, di varie Nature.
Per la sezione Botteghe d’Arte, un’accurata selezione di lavori prodotti durante i laboratori, verrà presentata in uno spazio dedicato. Il tema centrale ricorrente è, anche qui, quello dell’ambiente e dell’ecologia, trattato secondo molteplici aspetti e realizzato con le tecniche pittoriche più varie.
Davide Antolini ha tenuto la prima esposizione personale nella casa di Giulietta a Verona. Dopo la laurea in Lettere a Padova, con una tesi in Storia dell’arte fiamminga e olandese, ha presentato una mostra personale da Paolo Soleri in Arizona, nella cittadina di Arcosanti.
A Venezia è stato tra i fondatori del gruppo Immagine/Immaginario, esponendo poi a Pisa in Critica ed Arte, una mostra curata da Achille Bonito Oliva.
Ha partecipato all’esposizione Jeune peinture al Grand Palais di Parigi, e altre sue mostre personali si sono tenute al Florimont di Losanna, alle gallerie del Cavallino di Venezia e del Naviglio di Milano, dove nel 1993 ha partecipato alla fondazione delle Botteghe d’arte nell’ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini, un’esperienza che ha stimolato il suo interesse nella realtà psicologico-didattica e che tuttora affianca alla propria attività artistica.
Dal 2001 è titolare della cattedra di Tecniche pittoriche all’Accademia di Belle Arti G.B. Cignaroli di Verona.
BIO-HAPPY-HOUR
ORE 19.00
Nel corso della serata all’interno del Fiteiro Cultural di Fabiana de Barros, un chiosco che riprende le forme di un chiringuito spagnolo, verrà servito il bio-happy-hour. Pane biologico accompagnato da varietà di miele e da olii aromatizzati con spezie e erbe provenienti dal Giardino degli Aromi, progetto-serra all’interno del Paolo Pini.
CATALOGO ILLUSTRATO
di Marco Meneguzzo
Trent’anni fa “ecologia” era una parola nuova di zecca. Franco Battiato aveva da poco pubblicato il suo album – ellepì si diceva allora – dal titolo “Pollution”, e solo alcuni film di carattere catastrofico e fantascientifico – come “2022: i sopravvissuti” – ponevano il problema di un diverso modello di sviluppo delle società, pena l’estinzione della razza umana.
Che cosa c’entri tutto questo con l’arte di Davide Antolini lo si può cominciare a intuire leggendo il titolo di un suo grande quadro del 1979-80: “Summa Ecologica”. Già una “Summa”, dunque, un insieme organizzato di tutto quanto riguardava l’idea di ambiente, e già trent’anni fa! Ma Antolini, non molti lo sanno, è stato un precursore, e persino uno sperimentatore – sulla propria pelle – di uno dei più puri tentativi di costruire una società nuova, basata sul rispetto per le regole della Terra e non dell’Uomo: come in un moderno falansterio, Antolini si è trovato catapultato per quaranta giorni (un periodo temporale dai forti connotati biblici!...) ad Arcosanti, in Arizona, dove l’architetto Paolo Soleri, discepolo di Frank Lloyd Wright nella famosa comunità di Taliesin, aveva organizzato una sua comunità autosufficiente e autoreferente, sul modello di ciò che sarebbero dovuti essere i futuri agglomerati umani. Ma Antolini è, ed era, un artista, e gli artisti possono sopportare l’autoreferenzialità solo se riferita al linguaggio artistico, e forse neppure quella, così le tentazioni tecno architettoniche (Soleri è un architetto…) e hippy (impossibile non vedervi una variante di quel mondo…) gli sono servite per restituirci un linguaggio artistico arricchito, e apparentemente lontano da quell’esperienza. Solo apparentemente, però, perché non soltanto il problema esiste per tutti, ma ha condizionato la sua ricerca linguistica in maniera permanente. Antolini, cioè, si è interrogato non tanto sugli aspetti contenutistici (anche su quello, ovviamente, se titola una sua opera “Summa Ecologica”…), quanto su quelli semantici, linguistici appunto: come rappresentare tutto ciò?
Mascherata da una vena poetica e lirica, l’arte di Antolini ha una vocazione catalogatoria (catalogatoria, non analitica): schede, spiegazioni, esplosi, spaccati, sequenze, quasi sempre espressi con il segno del disegno – a metà tra lo schizzo d’architettura e il fumetto -, costituiscono una sorta di “ossatura diffusa” dell’opera, soprattutto di quelle grandi, con l’ambizione dello “scenario” del mondo. E l’ecologia?
In questo caso l’ecologia è “il” problema, cioè l’interrogarsi sulle questioni ultime, e il cercare delle risposte. La risposta di Antolini è una sorta di “ecologia del Sé”, in altre parole la necessità di interrogare se stessi e di “ordinare” il proprio orizzonte, il proprio mondo (“Orizzonte alto” è un altro titolo dell’artista, dove le implicazioni etiche si sovrappongono a quelle meramente paesistiche…), prima di affrontare qualsiasi altro problema. Come a dire che ancora una volta il problema e la soluzione sono nell’uomo, e non nelle cose, e che la “legge morale” di goethiana memoria (l’artista è un fan di Goethe…) è la guida all’azione. Come Antolini vela la sua furia catalogatoria con vaghe nuvole che si diffondono per lo spazio della tela o del foglio, con una vocazione formale vicina all’illustrazione, così occulta questa ferrea convinzione dietro la leggerezza del segno, dietro un sorriso che lo accompagna sempre nella vita e nell’arte. L’ecologia del Sé diventa così l’esercizio del rispetto di sé nel mondo (tra l’altro, componente essenziale della riuscita nel lavoro collettivo al MAPP, con gli utenti dell’ex ospedale psichiatrico “Paolo Pini” di Milano), che per l’artista si svolge nella volontà di conoscere il più possibile la propria collocazione – anche spaziale, non solo filosofica – nella realtà. Di qui il “catalogo” che, pur essendo ossessivo, non ne assume mai le sembianze: Antolini, infatti, si ritrae prima di diventare eccessivamente metodico e anzi, oggi sembra aver acquisito la consapevolezza di non poter tenere tutto “sotto controllo”, e quindi si lascia andare maggiormente alla liricità di quel “tetto di stelle” che ( questa volta) per Kant rappresenta la realtà del mondo esterno, contrapposta ma indissolubilmente legata alla “legge morale dentro di sé”.
16
maggio 2008
Davide Antolini – Summa Ecologica
Dal 16 maggio al 16 giugno 2008
arte contemporanea
Location
MAPP – MUSEO D’ARTE PAOLO PINI
Milano, Via Ippocrate, 45, (Milano)
Milano, Via Ippocrate, 45, (Milano)
Vernissage
16 Maggio 2008, ore 18.30
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