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Davide Coroneo / Silvano Porcinai
mostra d’Arte Contemporanea “Retrahere: ritratti come sintesi/astrazioni estetiche della mente”
Comunicato stampa
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Il termine ritratto deriva dal latino retractum, re-traho, che si accomuna a pro-traho, da cui il francese e l’inglese portrait. Letteralmente significa tirare indietro, ritirare, contrarre (da cui retrazione), ma anche l'azione di ‘tirar fuori’ (come extractum, da ex-trahere), di recuperare l'immagine interiore più connotante ed autentica della persona, quasi di portarla in vita con un atto procreativo o, meglio, di una levatrice che disvela la psiche (o l’anima). La possibilità di conoscere il carattere e la psiche attraverso il ritratto, in età moderna e contemporanea, ha coinvolto la psicologia e la psicanalisi, ma anche ha trasformato il ritratto nella simbologia-sintesi della cultura (umanistica, scientifica, politica o economica che sia) rappresentata da quel determinato personaggio.
Così, in questa mostra, presso la sede di Art-Art all’Impruneta, le opere del pittore Davide Coroneo, eseguite tra il 2004 e il 2009, traggono formalmente il tema/titolo di I quarantanove ritratti dal noto volume I quarantanove racconti pubblicato da Ernest Hemingway nel 1938. Racconti vari per tematiche e per stile, proprio come i ritratti di Coroneo sono mutevoli per soggetto e per stile-tecnica (figurazione classica, illustrazione, fumetto, fotografia, immagini digitali; tecnica ad olio o tecnica mista ad olio e collage), uniformati solamente (ma significativamente) dalla normalizzazione delle misure delle tele e delle cornici, tutte in ‘naturale’ legno di abete, ma rivestito con carta o altri materiali riciclati del consumismo industriale (come nella Pop Art e nel Nouveau Realisme neodadaista: si pensi alla plastica ‘a bolle’ per imballaggi), cornici che sono parte integrante del quadro stesso, così come lo erano le “cornici invase” di Mario Schifano, cui Coroneo dedica un ‘ritratto’.
Quadri solo apparentemente ‘algidi’ come è algida l’informatica, solo apparentemente ‘silenti’: essi parlano direttamente alla nostra mente e al nostro intelletto in questo nuovo universo digitale e globalizzato, cercano la matrice culturale interiore dei vari personaggi nei quali riflettersi, pensare, ricordare per non dimenticare. Silenzi costruttivi, come schivo e ‘silente’ è l’autore.
Alle opere intelletualisticamente poetiche di Davide Coroneo, fanno riscontro i ritratti simbolici, metafisici ed istintuali di toreri e torere, sculture in cotto e in bronzo di Silvano Porcinai.
Proprio al mondo spagnolo della corrida Hemingway dedica due dei suoi citati racconti, in uno dei quali, L’invitto, un torero oramai in declino disputa un’ultima corrida, mettendoci tutto se stesso e rischiando di farsi uccidere. Le torere di Porcinai sono fiere e sensibili, pronte ad uccidere e ad amare, a colpire e vulnerabili ad un tempo, antiche e moderne, silenti, forti e sole, proprio come Lydia (la "lidia", senza la i greca, è la "lotta" fra il matador e il toro), la torera descritta da Pedro Almodovar, nel film del 2002 Hable con ella, come "una donna che soffre la mancanza di amore". Porcinai ci rende, con magistrale sapienza nel plasmare la materia (della quale possiede il senso ed i segreti), busti e figure reali e fantastiche ad un tempo, intrise di una fantasia allucinata e festevolmente visionaria nell’evocare sentimenti di delicata cavalleria e fierezza impavida, l’anima, il cuore ed il sangre di quella terra (la Spagna) da lui così profondamente amata, come quei cavalli ‘incisi’ a bassorilievo nel cotto. Accanto il suo più tipico ‘bestiario’, metamorficamente mitologico e preistoricamente metaforico, dal quale emerge, proviene (ex-tractum) tutto il senso della sua originalissima filosofia esistenziale, ‘sopra le righe’, tra pathos e metafisica bohemienne. Storie che narrano della ‘lotta’ della vita come in un’arena o in un circo, fra toreri, picadores e ‘mostri’ ancestrali.
Come Hemingway va letto perché racconta la vita e nulla di più, così questa mostra va veduta perché è una sintesi estetico-culturale-mentale (Coroneo) e formale-etico-emozionale (Porcinai) della vita, una sua metafora cioè, e ‘semplicemente’ nient’altro.
Giampaolo Trotta
Così, in questa mostra, presso la sede di Art-Art all’Impruneta, le opere del pittore Davide Coroneo, eseguite tra il 2004 e il 2009, traggono formalmente il tema/titolo di I quarantanove ritratti dal noto volume I quarantanove racconti pubblicato da Ernest Hemingway nel 1938. Racconti vari per tematiche e per stile, proprio come i ritratti di Coroneo sono mutevoli per soggetto e per stile-tecnica (figurazione classica, illustrazione, fumetto, fotografia, immagini digitali; tecnica ad olio o tecnica mista ad olio e collage), uniformati solamente (ma significativamente) dalla normalizzazione delle misure delle tele e delle cornici, tutte in ‘naturale’ legno di abete, ma rivestito con carta o altri materiali riciclati del consumismo industriale (come nella Pop Art e nel Nouveau Realisme neodadaista: si pensi alla plastica ‘a bolle’ per imballaggi), cornici che sono parte integrante del quadro stesso, così come lo erano le “cornici invase” di Mario Schifano, cui Coroneo dedica un ‘ritratto’.
Quadri solo apparentemente ‘algidi’ come è algida l’informatica, solo apparentemente ‘silenti’: essi parlano direttamente alla nostra mente e al nostro intelletto in questo nuovo universo digitale e globalizzato, cercano la matrice culturale interiore dei vari personaggi nei quali riflettersi, pensare, ricordare per non dimenticare. Silenzi costruttivi, come schivo e ‘silente’ è l’autore.
Alle opere intelletualisticamente poetiche di Davide Coroneo, fanno riscontro i ritratti simbolici, metafisici ed istintuali di toreri e torere, sculture in cotto e in bronzo di Silvano Porcinai.
Proprio al mondo spagnolo della corrida Hemingway dedica due dei suoi citati racconti, in uno dei quali, L’invitto, un torero oramai in declino disputa un’ultima corrida, mettendoci tutto se stesso e rischiando di farsi uccidere. Le torere di Porcinai sono fiere e sensibili, pronte ad uccidere e ad amare, a colpire e vulnerabili ad un tempo, antiche e moderne, silenti, forti e sole, proprio come Lydia (la "lidia", senza la i greca, è la "lotta" fra il matador e il toro), la torera descritta da Pedro Almodovar, nel film del 2002 Hable con ella, come "una donna che soffre la mancanza di amore". Porcinai ci rende, con magistrale sapienza nel plasmare la materia (della quale possiede il senso ed i segreti), busti e figure reali e fantastiche ad un tempo, intrise di una fantasia allucinata e festevolmente visionaria nell’evocare sentimenti di delicata cavalleria e fierezza impavida, l’anima, il cuore ed il sangre di quella terra (la Spagna) da lui così profondamente amata, come quei cavalli ‘incisi’ a bassorilievo nel cotto. Accanto il suo più tipico ‘bestiario’, metamorficamente mitologico e preistoricamente metaforico, dal quale emerge, proviene (ex-tractum) tutto il senso della sua originalissima filosofia esistenziale, ‘sopra le righe’, tra pathos e metafisica bohemienne. Storie che narrano della ‘lotta’ della vita come in un’arena o in un circo, fra toreri, picadores e ‘mostri’ ancestrali.
Come Hemingway va letto perché racconta la vita e nulla di più, così questa mostra va veduta perché è una sintesi estetico-culturale-mentale (Coroneo) e formale-etico-emozionale (Porcinai) della vita, una sua metafora cioè, e ‘semplicemente’ nient’altro.
Giampaolo Trotta
24
ottobre 2009
Davide Coroneo / Silvano Porcinai
Dal 24 ottobre al primo novembre 2009
arte contemporanea
Location
GALLERIA IAC – IMPRUNETA ARTE CONTEMPORANEA
Impruneta, Via Croce, 41, (Firenze)
Impruneta, Via Croce, 41, (Firenze)
Orario di apertura
martedì-domenica ore 16.30-19.30
Vernissage
24 Ottobre 2009, ore 17
Autore