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Davide De Guglielmi
La mia pittura cambia mi dono all’informale, non soddisfatto mi allontano da un ambiente vuoto che mi soffoca, proseguo libero la mia ricerca sul colore e sull’immagine, lavoro anche come illustratore a computer.
Sono nato ad Ortona (CH) il 03.02.1964, ho frequentato il Liceo Artistico
nei primi anni ottanta, deluso da strutture e metodi d'insegnamento
inadeguati decido di non diplomarmi, cerco il mio percorso artistico in
maniera alternativa. Dagli anni novanta mostre a Milano, Brescia, Genova,
New York. La mia pittura cambia mi dono all'informale, non soddisfatto mi
allontano da un ambiente vuoto che mi soffoca, proseguo libero la mia
ricerca sul colore e sull'immagine, lavoro anche come illustratore a
computer. La mia maturazione e aiutata da un grave incidente da cui esco
molto cambiato e con me i miei nuovi lavori. Ritorno al figurativo dopo una
lunga ricerca, a ritroso nel tempo, partita dall'astratto fino alle tecniche
pittoriche più antiche, nel passato per capire il futuro e vivere il
presente, adotto quasi definitivamente colori ad olio, che danno più vita
alla mia ricerca cromatica e riescono ad esprimere con forza il significato
dei miei lavori, a cui intendo dare un compito: far pensare.
Ricordo, quando ho conosciuto Davide De Guglielmi e la sua pittura subito mi
ha colpito la somiglianza fra lui e le sue opere...
Davide è un uomo molto alto, loquace e socievole, parla guardando diritto
negli occhi, il suo sguardo è limpido.
Chi lo conosce sa che lui si occupa sempre degli altri e si dedica con la
stessa passione alla pittura da tanti anni.
Nei suoi quadri, quasi tutti di notevoli dimensioni, egli trasmette la
necessità di comunicare in modo aperto e profondo.
Oggi, di fronte alle sue opere allineate riscopro delle immagini in
connessione come i capitoli di un lungo racconto che unisce epoche passate
al presente.
Nell'attività ed esperienza artistica di Davide De Guglielmi , dopo la fase
iniziale prevalentemente "informale" e dal 1980 un periodo intermedio quasi
figurativo, a partire dal 1990 la ricerca e le scelte di vita si
consolidano.
Le opere di dimensioni sempre più grandi saranno realizzate prima con
tecnica a colori acrilico e poi ad olio.
"La mia crescita è aiutata da un grave incidente da cui esco molto cambiato
e con me i miei lavori. Ritorno al figurativo dopo una lunga ricerca a
ritroso nel tempo, partita dall'astratto fino alle tecniche pittoriche più
antiche, adotto quasi definitivamente colori ad olio, per dare più vita alla
mia ricerca cromatica ed esprimere con forza il significato dei miei lavori,
ai quali intendo dare un compito: far pensare."
I titoli delle opere del periodo intermedio , ad esempio "La Terra", "Il
grande Sogno" "Rivoluzione", "Ulisse" rispondono a temi fondamentali per il
percorso dell'artista.
Un percorso lineare e non senza sorprese: ogni quadro porge la sua conclusa
realizzazione al divenire dell'opera che lo segue.
Ciò è successo qualche volta quasi ad insaputa dell'autore. Lui stesso
dichiara, infatti, che le opere a volte sembrano vivere una propria vita
indipendente... Ad esempio, un grande quadro concluso "Io e il..." Si
scomporrà in numerosi frammenti "L'opera non esiste più, si è evoluta in
piccole porzioni tagliate dal mio io... " e racconta una pretesa d'unicità
dissolta nell'appartenenza al tutto ed al nulla...
Oppure viceversa, in altre tele più piccole si attende la conclusione in un
work in progress (".... ") sul tema della trasformazione attraverso
traiettorie di voli.
Ed ancora, altre opere concepite separatamente in sé trovano, nel loro
rapporto ciclico, un ponte fra presente e futuro, sembrano comporre un
grande affresco, alludono ad assemblaggi di pale d'altare o tables vivants.
Miti e leggende sopravissute dal tempo antico degli antenati e della cultura
classica, con dotti riferimenti biblici e persino misterici dell'ermetismo e
della cabala, attraversano i confini, riuniscono culture ed esperienze
spirituali di diverse etnie.
Ecco alcuni titoli: "Terribilis locus iste", "Et in Arcadia ego", Spes
Altera Vitae", "Alla ricerca del Grandale", "Trasfigurazione",
"Trasformazione","Alla ricerca del Graal", "Rivelazione", "Apocalypse".
Nelle opere, dalla prima all'ultima, è costante un messaggio accorato:
bisogna ritrovare antiche chiavi perdute per risvegliare la coscienza umana
assopita. Ecco quindi il riferimento alla funzione tradizionale di
tramandare strumenti di conoscenza, di trasformazione e di rinnovamento.
Riferimenti all'iconografia classica e tradizionale s'accompagnano a
citazioni e rielaborazioni delle immagini d'ambienti attuali.
La documentazione dei bozzetti porta sulla tela personaggi rappresentati da
persone care all'artista, la moglie e le figlie, oppure animali domestici o
selvaggi. Quando figure e luoghi non sono reali, sono ancora vivi nei
ricordi infantili oppure nei sogni.
La vita è sogno la morte è realtà. Sospesi fra sonno e veglia vediamo o
viviamo, a secondo della nostra posizione, l'inferno o il paradiso.
"Cerca e ricerca, passi il tempo senza guardare più con gli occhi di un
bambino. Nel passato per capire il presente ed immaginare il futuro, alla
ricerca del Grandale, cercare nei meandri della propria vita quel bambino
lasciato in un angolo, vecchio ma mai domo, pronto a partire per una nuova
avventura alla ricerca del proprio Graal."
In questi temi ricorrenti la ricerca della verità può attuarsi solo nell'
intendere consapevolmente se stessi parte del tutto.
Quest'impegno etico e spirituale si riflette nell'esperienza artistica
integrata nella vita quotidiana condivisa con la famiglia e con gli amici.
In quest'ambito raccolto ma aperto, Davide cantastorie coltiva le sue opere,
le cura e le fa crescere oltre le parole sulla tela.
Dopo aver sognato, cercato, trovato traduce le voci, i segni tracciati dal
lungo viaggio dell'umanità, nelle sue riflessioni affiancate da urgenti
interrogativi sul presente odierno e sul futuro.
Così, fra Terra e Cielo, fra passato e presente, egli compone e ricompone,
opera dopo opera, un "Puzzle parlante".
La sua narrazione affabula ma non è avulsa dalla realtà quotidiana e
sociale, richiama, infatti, alla responsabilità di tutti verso la vita e la
libertà smarrite fra sofferenza ed ingiustizia. Davide ci mette in guardia
dicendo: "Si può costruire una casa, un tempio o uccidere per loro, morire."
Davanti a questi quadri mi sembra di udire come durante uno spettacolo e la
voce narrante ma non solo, accade qualcosa di altro.
Ogni quadro, oltre a raccontare la sua storia, in modo diverso mi parla con
la forza dei colori. Pura energia.
Così, posso navigare nel blu dell'oceano, nella vasta area giallo cromo
abbagliata dalla luce del sole, oppure riposare fra tonalità verdeggianti e
riprendere il cammino fra toni di terra bruciata o d'ombra. Da lì, guardare
fuori, nel presente.
"Aspettando che torni " chi è uscito oppure l'evento che forse stiamo
aspettando. Aspettare significa piuttosto che pretendere continuare a
sperare e resistere...
Nell'attesa, i colori s'accendono, negano quasi le ombre e come in un'
insegna luminosa attirano sguardo e presenza dell'osservatore.
In ciascun quadro si rinnova un'eco lontana, il medesimo racconto si
trasforma in altre storie; la tela di nuovo più grande sembra replicare lo
schermo cinematografico, c'invita ad accorciare le distanze: ci porta
dentro. E allora, se cambiamo punto di vista, se dal quadro guardiamo la
realtà, cosa vediamo? Si vive. C'è chi racconta e chi ascolta. E c'è invece
chi, come Davide de Guglielmi, ama sia ascoltare che raccontare. Del resto,
se non ascoltiamo come potremo mai raccontare di noi stessi e dell'Universo
indiviso fra noi?
Davide De Guglielmi
Corsico, Via Ugo Foscolo, (Milano)
Buongiorno, vorrei mettermi in contatto con Davide De Guglielm