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Davide Di Taranto – Imbianco
DDT presenta “Imbianco”: una serie di imbianchini che, come in una sequenza cinematografica, prendono forma su diversi supporti attraverso una pittura che, come il disegno, non ricopre ma svela le forme rivelandone la loro essenza
Comunicato stampa
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DAVIDE DI TARANTO, DDT il suo pseudonimo (o semplicemente il suo diminutivo). Diplomatosi all’Accademia di Belle Arti di Firenze, ha esposto i suoi lavori in Italia e all’estero, proponendo un’arte versatile che utilizza differenti tecniche e stili. Il suo eclettismo non è solo da individuare nella molteplicità di soggetti che realizza su fantasiosi supporti (uova di quaglia, struzzo o gallina, vassoi di carta, box di cd, scatole), ma anche nella sua incredibile abilità a presentarci le opere come metafore del suo stato mentale, come spesso osserviamo nelle sue performances. Come performer, infatti, Davide Di Taranto accompagna, con eventi di body painting, packaging e travestimenti, le esibizioni della band di pink-punk CAN-D. Le performances dell’artista sottolineano la gestualità istintiva della sua arte, i personaggi e i ruoli interpretati sono spontanei, improvvisati e sempre si misurano col concetto di quotidiano che viene immortalato attraverso gli strumenti più comuni. Spiega Davide: «Una performance è per me una sorta di reinterpretazione del mio comune quotidiano, raffiguro qualsiasi tipo di lavoro che ha il massimo splendore nella sua stessa azione. Sono solo un interprete, non un ballerino, non un attore; riproduco i mestieri in azioni con la massima naturalezza, con un approccio ludico e soprattutto senza pretese. Catturo, quindi, alcune immagini quotidiane e filtrandole le utilizzo per il mio proprio gioco. Il mio minimalismo è l’altare alla cose più semplici».
La serie degli imbianchini riflette il work in progress delle sue performances: il gesto non è già stato compiuto, ma sta creando l’opera stessa. Gli imbianchini, come in una sequenza cinematografica, prendono forma su diversi supporti attraverso una pittura che, come il disegno, non ricopre ma svela le forme rivelandone la loro essenza. L’idea è scaturita durante il viaggio che l’artista ha intrapreso in Sud Africa, quando ha visto un ragazzo dipingere delle insegne in acrilico e smalto bianco su grandi container. La pubblicità era realizzata manualmente a pennello ma con un’impronta grafica perfetta come se fosse eseguita a pantografo. DDT si è rivisto in quei panni di abile artigiano che, con tratto pulito e minimale, compie ad arte il proprio mestiere.
Nasce, così, l’idea di autoraffigurarsi, ironizzando se stesso in veste d’imbianchino che indossa una tuta da meccanico, quella che l’artista usa abitualmente nella sua casa-atelier. Come la leggenda di René Magritte "tout tend à faire penser qu’il y a peu de relation entre une objet et ce qui le représente" sull’oggetto reale e quello rappresentato, nelle opere di Davide Di Taranto subentra l’affermazione della semplice realtà visiva e la negazione della stessa attraverso l’azione dei protagonisti. Nel gesto dell’imbianchino c’è l’intento di voler purificare in qualche modo lo status stesso dell’artista, il dipingere di bianco e altro colore o l’imbiancare, come concetto di cancellazione, è la giustificazione del proprio lavoro che Davide sintetizza al momento di compiere il suo gesto.
Gli imbianchini intenti a svolgere il proprio lavoro sono ripresi nei differenti momenti dell’azione. L’ombra intensa che li accompagna, oltre a rompere lo spazio, avvolge la scena ordinaria in un velo di mistero. La silhouette nera su sfondi cromatici differenti, come in un teatro delle ombre, consente di creare sempre un effetto visivo efficace, catturando il pubblico in una dimensione astratta ma realistica.
La scultura in terracotta che l’artista ha realizzato per questa esposizione, materializza l’oggetto raffigurato sulle tele e sui vassoi, sottolineando l’azione che gli imbianchini stanno compiendo e l’atteggiamento performativo. È importante la resa corporea che la scultura rappresenta che, complice nella performance, sostituisce l’artista stesso.
La tecnica a tempera o acrilico su vassoi di carta, è stata usata più volte da Davide: l’idea è nata in seguito ad un suo viaggio a New York, durante il quale l’artista ha realizzato una serie di lavori sul tema arte e cibo: di questo periodo sono i dipinti su marzapane. Essendo l’artista spinto da una forte esigenza a rappresentare il suo quotidiano, tema che pervade tutta la sua produzione, rievoca le sensazioni vissute da piccolo nella pasticceria di suo nonno.
“Imbianco”, dunque, mette in scena con spirito romantico idee e passioni di DDT.
Jean-Christophe, idealista sostenitore del maggio francese, risponde di essere imbianchino e non pittore alla domanda di François, protagonista dell’ultimo bel film di Philippe Garrel, preferisce in questo modo restare anonimo e non tarda ad affermare provocatoriamente che «le vrai artiste est le barbouilleur».
Rossana Miele
La serie degli imbianchini riflette il work in progress delle sue performances: il gesto non è già stato compiuto, ma sta creando l’opera stessa. Gli imbianchini, come in una sequenza cinematografica, prendono forma su diversi supporti attraverso una pittura che, come il disegno, non ricopre ma svela le forme rivelandone la loro essenza. L’idea è scaturita durante il viaggio che l’artista ha intrapreso in Sud Africa, quando ha visto un ragazzo dipingere delle insegne in acrilico e smalto bianco su grandi container. La pubblicità era realizzata manualmente a pennello ma con un’impronta grafica perfetta come se fosse eseguita a pantografo. DDT si è rivisto in quei panni di abile artigiano che, con tratto pulito e minimale, compie ad arte il proprio mestiere.
Nasce, così, l’idea di autoraffigurarsi, ironizzando se stesso in veste d’imbianchino che indossa una tuta da meccanico, quella che l’artista usa abitualmente nella sua casa-atelier. Come la leggenda di René Magritte "tout tend à faire penser qu’il y a peu de relation entre une objet et ce qui le représente" sull’oggetto reale e quello rappresentato, nelle opere di Davide Di Taranto subentra l’affermazione della semplice realtà visiva e la negazione della stessa attraverso l’azione dei protagonisti. Nel gesto dell’imbianchino c’è l’intento di voler purificare in qualche modo lo status stesso dell’artista, il dipingere di bianco e altro colore o l’imbiancare, come concetto di cancellazione, è la giustificazione del proprio lavoro che Davide sintetizza al momento di compiere il suo gesto.
Gli imbianchini intenti a svolgere il proprio lavoro sono ripresi nei differenti momenti dell’azione. L’ombra intensa che li accompagna, oltre a rompere lo spazio, avvolge la scena ordinaria in un velo di mistero. La silhouette nera su sfondi cromatici differenti, come in un teatro delle ombre, consente di creare sempre un effetto visivo efficace, catturando il pubblico in una dimensione astratta ma realistica.
La scultura in terracotta che l’artista ha realizzato per questa esposizione, materializza l’oggetto raffigurato sulle tele e sui vassoi, sottolineando l’azione che gli imbianchini stanno compiendo e l’atteggiamento performativo. È importante la resa corporea che la scultura rappresenta che, complice nella performance, sostituisce l’artista stesso.
La tecnica a tempera o acrilico su vassoi di carta, è stata usata più volte da Davide: l’idea è nata in seguito ad un suo viaggio a New York, durante il quale l’artista ha realizzato una serie di lavori sul tema arte e cibo: di questo periodo sono i dipinti su marzapane. Essendo l’artista spinto da una forte esigenza a rappresentare il suo quotidiano, tema che pervade tutta la sua produzione, rievoca le sensazioni vissute da piccolo nella pasticceria di suo nonno.
“Imbianco”, dunque, mette in scena con spirito romantico idee e passioni di DDT.
Jean-Christophe, idealista sostenitore del maggio francese, risponde di essere imbianchino e non pittore alla domanda di François, protagonista dell’ultimo bel film di Philippe Garrel, preferisce in questo modo restare anonimo e non tarda ad affermare provocatoriamente che «le vrai artiste est le barbouilleur».
Rossana Miele
11
marzo 2006
Davide Di Taranto – Imbianco
Dall'undici marzo al 14 aprile 2006
arte contemporanea
Location
KEY ROOM
Napoli, Piazza San Domenico Maggiore, 3, (Napoli)
Napoli, Piazza San Domenico Maggiore, 3, (Napoli)
Orario di apertura
il giovedì e il venerdì ore 18.00 - 21.00 o su appuntamento telefonico
Vernissage
11 Marzo 2006, ore 19.30
Autore