La Galleria Silbernagl & Undergallery, realtà espositiva capitanata da Raffaella Silbernagl, che si è affermata nel panorama dell’arte contemporanea come una vera e propria scopritrice di talenti -basti ricordare, a questo proposito, che molti dei giovani artisti scelti da Luca Beatrice e Beatrice Buscaroli per il padiglione Italia della Biennale di Venezia 2009 hanno avuto la loro prima personale presso la Undergallery- da diversi anni valorizza e promuove il lavoro di Davide Mancosu, avendo riconosciuto in lui uno dei più interessanti e più felici eredi di Takashi Murakami e della cultura neo pop di matrice giapponese.

Mancosu, come è sua abitudine, intende la mostra come un progetto a 360 gradi che comprende differenti media artistici.
Dopo essersi cimentato con la pittura e la scultura in stoffa, si confronta, per la prima volta, in occasione della mostra di Daverio, con la scultura in resina, che avvicina alla sua più consueta produzione di acrilici su tela.
Tema di questa mostra, come si intuisce dal titolo è il concetto di comunità o di villaggio intesi in senso sociologico.
Un lungo lavoro di ricerca nella storia del pensiero umano ha fatto individuare all’artista, quasi con continuità, la presenza del mito o dell’archetipo della società ideale.
Partendo da Atlantide e Utopia, passando per le esperienze di artisti e intellettuali che si organizzarono, agli inizi del secolo scorso, in piccole comunità indipendenti, per arrivare, in tempi recenti, al concetto di comune, si evidenzia una costante ricerca, da parte dell’uomo, di una dimensione e di una forma di organizzazione sociale di stampo ideale o, ancora meglio, idealistico.
Questo dato ha portato l’artista a immaginare un villaggio globale dell’arte, meta-storico e meta-geografico, plasmandolo su una delle più conosciute e forse utopistiche comunità ideali.
Nelle sale della galleria Undergallery potremo fare conoscenza con un gruppo di circa 25 abitanti di questo fantomatico Happy Village, che ci regaleranno uno spaccato ironico e disincantato, come consueto nel lavoro di Mancosu, del villaggio globale dell’arte.