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Davide Minetti – L’officina di Vulcano
Il passaggio al non figurativo da parte di Davide Minetti avviene alcuni anni fa in modo brusco e che non lascia supporre ripensamenti su quei cicli tanto fortunati della pittura del jazz, dei volti, degli ambienti e degli strumenti che meglio di ogni altri gli servono per portare sulle tele il macrocosmo dell’arte parlata nel linguaggio fuso di musica, poesia e pittura.
Comunicato stampa
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Suona, scrive, dipinge in quel periodo e gli diviene chiaro più che mai che la pittura ha suoni e parole, forti, udibili ed indelebili. Se dunque l'approdo all'astratto e all'informale è incisivo, non rapido è lo smaltimento degli accomuli iconici di quella fase manifesto che oggi si riapre per un attento studio dell'autore. Nel mutamento si annidano i segni che testimoniano l'irrinunciabile della sintesi dei linguaggi, piu che mai funzionale alla denuncia dell'arte come atto di forza che strappi all'implosione i suoi contenuti. Vivranno essi nell'evidenza della tela per mezzo della sapienza tecnica, il gesto non improvvisato incastonerà le gemme, forgerà le masse di colore perché si facciano lingua vivente dal magma informe dello spirito ferro e nettare. Nessuna volontà di poetica delle emozioni, di ricerca dell'espressione sentimentale, lo spirito non prega di manifestarsi a se stesso, dalle fucine dell'Etna attende qualsiasi degli esiti possibili: le folgori arrivano agli occhi di fuori come insidie, come i suoni tremendi delle incudini sbattute dal dio del fuoco, il racconto di Vulcano immobilizza, il sangue rosso delle tele ribolle, il nero delle campiture di colore che le attraversano come lava, macchia le pupille. ...poi la conquista della luce nel buio: Davide Minetti fa passare furibondi colori di viscere attraverso porte d'avorio, ammansiti di luce purgatoriale. Movimenti notturni attorno a sagome nodose che spesso fanno pensare ad una pittura delle croci lasciano il posto ad essenze aurorali di esito tenue in una nuova defizione dello spazio pittorico. Ma la memoria ha il suo deposito e può ritrovare le antiche figure del precedente capitolo artistico, così Caino ha occhio ciclopico , Kontomé è vivo e vegeto, i vecchi suonatori hanno assunto sembianze perenni di folgori e di antiche armi. La trasformazione è comunque drammatica, non ingannino i delicati moti di luce, le trasparenze o il momentaneo silenzio della forma violenta, è dramma il tempo indatabile, lo sono i deliri e i segreti della coscienza quando producono abissi visivi non rassicuranti e risposte tattili graffianti. L'autocoscienza razionale e la consapevolezza del dato meditativo cederanno sempre all'istinto primordiale della lotta, del primo grido. Urla la bestia nell'antro, urlano i dannati che non hanno aspettato la risposta. C'era l'Olimpo e c'era Dite.
25
ottobre 2003
Davide Minetti – L’officina di Vulcano
Dal 25 ottobre al 12 novembre 2003
arte contemporanea
Location
SATURA – PALAZZO STELLA
Genova, Piazza Stella, 5/1, (Genova)
Genova, Piazza Stella, 5/1, (Genova)
Orario di apertura
dal martedì al sabato ore 16.30 - 19.00
chiuso lunedì e festivo
Vernissage
25 Ottobre 2003, ore 17.30