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Davide Rivalta / Italo Zuffi – Macchine per vedere
La mostra che propone la Fondazione Lanfranco Baldi Onlus, per ricordare Lorenzo Ghiberti, riguarda due artisti contemporanei i cui linguaggi si intrecciano con una costante e personale riflessione su cosa il mondo dell’arte intende e riconosce per scultura
Comunicato stampa
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La mostra che propone la Fondazione Lanfranco Baldi Onlus, per ricordare Lorenzo Ghiberti, riguarda due artisti contemporanei i cui linguaggi si intrecciano con una costante e personale riflessione su cosa il mondo dell’arte intende e riconosce per scultura e sulla messa in pratica di uno spazio della rappresentazione concepito non come spazio illusorio separato dall’osservatore, ma come praticabile dal fruitore stesso.
Gli artisti in questione sono Davide Rivalta (Bologna - Italia- 1975 ) e Italo Zuffi (Imola-Italia-1969); da subito è evidente che il loro rapporto con l’autore delle due porte (quella del Paradiso e quella nord realizzata dopo aver vinto il concorso del 1401 - a cui partecipò anche Brunelleschi -) del Battistero di Firenze non è di tipo didascalico o formale bensì problematico.
Infatti, gli assunti culturali con cui si devono confrontare e su cui questi giovani artisti, chi più consciamente e chi meno, innestano e formano le loro personali ricerche non sono dissimili alle soluzioni fornite dal Ghiberti al passaggio dalla cultura gotica a quella rinascimentale: l’autorità dell’immagine, inscenare un paesaggio come spazio intimo eppur estraneo, la tridimensionalità fruibile nella frontalità, l’evidenziazione del processo stesso della visione.
La differenza è che questi elementi, con Rivalta e Zuffi vengono ogni volta contestualizzati rispetto al loro presente e al luogo in cui intervengono e alle persone che lo abitano.
Questa mostra, oltre ad evidenziare la necessità di interrogarsi su cosa intendiamo oggi con il vocabolo plasticità, porrà l’attenzione soprattutto sul “contesto” in cui queste forme si manifestano alterandolo: ovvero Pelago e la sua quotidianità. Questo è un punto di vista o una metodologia da praticare proprio nel momento in cui il soggetto giornalmente comunica e ha a che fare con il mondo attraverso le immagini, più vere del reale stesso, ed è in contatto con tutti e tutto in tempo reale, ma in realtà presente a nessuno: condizione che se non analizzata continuerà ad alimentare l’attuale “individualizzazione della società”, come bene descrive in un suo libro lo studioso Zigmut Bauman.
La mostra è quindi un riflettere sull’attualità, del soggetto e del luogo, attraverso l’uso della scultura e non un considerare la scultura come un oggetto che ha a che fare solo con riferimenti culturali del passato o una visione nostalgica dell’arte.
Davide Rivalta (Bologna – Italia, 1975) realizza animali in dimensione reale, come un dromedario o dei gorilla, in quanto oggetti, traducendoli fondamentalmente in ingombro di spazio. In Rivalta non c’è una volontà di interpretazione bensì una diretta trasposizione della sintesi in immagini di questi animali in dimensione plastica. Queste sculture, pur dichiarando subito il loro scopo di pura presenza, chiamano in causa paesaggi o contesti che comunque rimangono ignoti allo spettatore, provocando così in lui un forte impatto straniante ed epifanico rispetto al luogo in cui vengono collocate.
L’opera di Rivalta, che sarà realizzata per l’occasione, è stata pensata per essere collocata sulla piazza principale di Pelago antistante la Fondazione Baldi, sulla piazza Ghiberti.
Italo Zuffi (Imola-Italia-1969) definisce degli oggetti, che possono fare riferimento sia ad una dimensione quotidiana come a quella della storia dell’arte, che spostano l’attenzione del fruitore, del soggetto, dalla loro ragion d’essere al come vi si può rapportare o servirsi di essi.
L’opera di Zuffi consisterà in due finestre collocate nel piano seminterrato della Fondazione; una rivolta verso il pozzo e quindi concepita come finestra verso l’infinibile ed insondabile della profondità (la visione del paradiso ghibertiano si converte in visione dell’oscorutà sotterranea) e l’altra verso le case d’abitazione del paese come spazio del quotidiano: come Ghiberti a partire dal quotidiano lo aveva sublimato in visione sacra così Zuffi ripropone una trasformazione analoga della visione attraverso le sue finestre come formelle offerte allo squardo indifferente del pubblico attuale sulla propria realtà esistenziale e sul proprio contesto di vita abituale.
Rivalta attraverso la riproposizione della massa plastica come figurazione scultorea, Zuffi aprendo lo spazio alla visione, riprendono motivi che furono fondamentali nell’opera del Ghiberti nel suo tempo.
Gli artisti in questione sono Davide Rivalta (Bologna - Italia- 1975 ) e Italo Zuffi (Imola-Italia-1969); da subito è evidente che il loro rapporto con l’autore delle due porte (quella del Paradiso e quella nord realizzata dopo aver vinto il concorso del 1401 - a cui partecipò anche Brunelleschi -) del Battistero di Firenze non è di tipo didascalico o formale bensì problematico.
Infatti, gli assunti culturali con cui si devono confrontare e su cui questi giovani artisti, chi più consciamente e chi meno, innestano e formano le loro personali ricerche non sono dissimili alle soluzioni fornite dal Ghiberti al passaggio dalla cultura gotica a quella rinascimentale: l’autorità dell’immagine, inscenare un paesaggio come spazio intimo eppur estraneo, la tridimensionalità fruibile nella frontalità, l’evidenziazione del processo stesso della visione.
La differenza è che questi elementi, con Rivalta e Zuffi vengono ogni volta contestualizzati rispetto al loro presente e al luogo in cui intervengono e alle persone che lo abitano.
Questa mostra, oltre ad evidenziare la necessità di interrogarsi su cosa intendiamo oggi con il vocabolo plasticità, porrà l’attenzione soprattutto sul “contesto” in cui queste forme si manifestano alterandolo: ovvero Pelago e la sua quotidianità. Questo è un punto di vista o una metodologia da praticare proprio nel momento in cui il soggetto giornalmente comunica e ha a che fare con il mondo attraverso le immagini, più vere del reale stesso, ed è in contatto con tutti e tutto in tempo reale, ma in realtà presente a nessuno: condizione che se non analizzata continuerà ad alimentare l’attuale “individualizzazione della società”, come bene descrive in un suo libro lo studioso Zigmut Bauman.
La mostra è quindi un riflettere sull’attualità, del soggetto e del luogo, attraverso l’uso della scultura e non un considerare la scultura come un oggetto che ha a che fare solo con riferimenti culturali del passato o una visione nostalgica dell’arte.
Davide Rivalta (Bologna – Italia, 1975) realizza animali in dimensione reale, come un dromedario o dei gorilla, in quanto oggetti, traducendoli fondamentalmente in ingombro di spazio. In Rivalta non c’è una volontà di interpretazione bensì una diretta trasposizione della sintesi in immagini di questi animali in dimensione plastica. Queste sculture, pur dichiarando subito il loro scopo di pura presenza, chiamano in causa paesaggi o contesti che comunque rimangono ignoti allo spettatore, provocando così in lui un forte impatto straniante ed epifanico rispetto al luogo in cui vengono collocate.
L’opera di Rivalta, che sarà realizzata per l’occasione, è stata pensata per essere collocata sulla piazza principale di Pelago antistante la Fondazione Baldi, sulla piazza Ghiberti.
Italo Zuffi (Imola-Italia-1969) definisce degli oggetti, che possono fare riferimento sia ad una dimensione quotidiana come a quella della storia dell’arte, che spostano l’attenzione del fruitore, del soggetto, dalla loro ragion d’essere al come vi si può rapportare o servirsi di essi.
L’opera di Zuffi consisterà in due finestre collocate nel piano seminterrato della Fondazione; una rivolta verso il pozzo e quindi concepita come finestra verso l’infinibile ed insondabile della profondità (la visione del paradiso ghibertiano si converte in visione dell’oscorutà sotterranea) e l’altra verso le case d’abitazione del paese come spazio del quotidiano: come Ghiberti a partire dal quotidiano lo aveva sublimato in visione sacra così Zuffi ripropone una trasformazione analoga della visione attraverso le sue finestre come formelle offerte allo squardo indifferente del pubblico attuale sulla propria realtà esistenziale e sul proprio contesto di vita abituale.
Rivalta attraverso la riproposizione della massa plastica come figurazione scultorea, Zuffi aprendo lo spazio alla visione, riprendono motivi che furono fondamentali nell’opera del Ghiberti nel suo tempo.
28
maggio 2005
Davide Rivalta / Italo Zuffi – Macchine per vedere
Dal 28 maggio al 05 giugno 2005
arte contemporanea
Location
FONDAZIONE LANFRANCO BALDI
Pelago, Piazza Ghiberti, 34/36, (Firenze)
Pelago, Piazza Ghiberti, 34/36, (Firenze)
Orario di apertura
10-20 sabato e domenica, lunedì-venerdì su prenotazione
Vernissage
28 Maggio 2005, ore 15.30
Autore