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Davide Stallone / Silvia Meier – Fotografie e bronzi in-fusione
Le curatrici della mostra hanno visto in due artisti, Silvia Meier e Davide Stallone, un denominatore comune, quel fil rouge che, magicamente, unisce passioni e tecniche espressive differenti e distanti come la fotografia e la tecnica del bronzo (fusione a cera persa). Il risultato è un dialogo che ci racconta del mondo dell’arte e, simultaneamente, del lavoro in fonderia, di un mestiere che incontra l’arte e dell’arte che incontra un mestiere
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La galleria arteincorso propone, dopo la mostra dedicata alla collezione di cartoline e al libro di Mario Verga
“Angoli di Chiasso ieri e oggi”, un’esposizione che rispecchia la propria identità di spazio poliedrico e il nome
stesso che la contraddistingue. Le curatrici della mostra hanno visto in due artisti, Silvia Meier e Davide
Stallone, un denominatore comune, quel fil rouge che, magicamente, unisce passioni e tecniche espressive
differenti e distanti come la fotografia e la tecnica del bronzo (fusione a cera persa). Il risultato è un dialogo
che ci racconta del mondo dell’arte e, simultaneamente, del lavoro in fonderia, di un mestiere che incontra
l’arte e dell’arte che incontra un mestiere.
Il fotografo Davide Stallone, segue da quasi un anno un suo progetto con il quale vuole testimoniare il lavoro,
a volte duro e inimmaginabile, che c’è dietro la realizzazione di una scultura, documentando l’arte in corso
d’opera. Infatti, dalle fotografie in mostra potremo comprendere quanta fatica, risorse, e spesso anche tenacia
occorra per passare dal modello fornito dall’artista alla scultura finita, per la quale ci si deve spesso
confrontare con problemi di fisica e statica. Silvia Meier aveva in mente un’opera da realizzare e, dopo molti mesi di studio e lavoro, è riuscita nella sua
impresa lavorando in una fonderia, insieme ad artigiani e operai. Il nome che ha dato alla sua fantasiosa opera
ne riassume tutta l’intensità: “SALTO DI LIBERTÀ”, una grande, bellissima rana, che tenendo sul palmo una farfalla (forse preda, forse amica), spicca un salto verso un luogo immaginario, per staccarsi dalla foglia di ninfea sulla quale si trova...
Nelle testimonianze dei professionisti della fusione che hanno aiutato Silvia Meier nella realizzazione della
sua meravigliosa rana, e che riportiamo fedelmente qui di seguito, troviamo la descrizione delle difficoltà
superate con maestria e passione, aspetti che possiamo fortemente percepire nelle fotografie di Davide
Stallone. Massimo, cesellatore : Il mio approccio alla scultura ( la rana ) di Silvia è stato dei più classici: pulitura dei pezzi in fusione
e conseguente assemblaggio mediante saldatura a TIG (Tungsten Inert Gas); ricostruzione dei particolari coperti dalla
giunzione tra le parti con gli appositi strumenti da cesello ( in gergo ferretti ) per ridare all’opera in bronzo la freschezza
del modello originale creato dall’artista. Come potrete notare la rana è raffigurata in una situazione di predazione, e qui è
sorta la difficoltà di posizionarla sulla foglia di ninfea appoggiata su di una sola zampa con tutto il peso a sbalzo.
D’accordo con Silvia abbiamo pensato di realizzare una struttura in acciaio inossidabile all’interno dell’anfibio dotata di un
innesto a baionetta capace di reggere le forze in gioco.
È sempre impegnativo per un cesellatore artistico intraprendere e portare a termine un lavoro di questa portata, ma
anche stimolante perché, fortunatamente, ho potuto godere della collaborazione di Silvia, persona affascinante dotata di
grande umanità che non ha mai avuto paura di sporcarsi le mani, pregio questo che non si riconosce a tutti gli artisti. Le
auguro una carriera ricca di riconoscimenti e soddisfazioni.
Corrado, per ritocchi ecc.: quanti chili di plastilina hai battuto, modellato, lisciato su quei ferri ? Tanti e tutti da
sola ! Aggiungendo, togliendo e raggiungendo chili di plastilina fino a che il lavoro sembrava compiuto. Le masse erano
stabilite, decise, bloccate ma ... una tessitura birichina giocava a nascondino “tormentandoti”. Un gioco durato
veramente troppo a lungo minando la pazienza e la voglia di chi aveva già dato tutto in quell’inevitabile corpo a corpo
che è la realizzazione di una scultura di grosse dimensioni. Poi la fatica, tanta fatica. Sveglia la mattina presto e non si
molla fino a sera ! Fino a quando la timbratrice comincia a gracchiare veloce mischiandosi al vociare allegro dei
fonditori a fine turno di lavoro.
Perché fare la scultura è come fare un continuo corpo a corpo !
In pittura non si ha a che fare che con tele e pennelli, tubetti di colore o, al limite, con il terrore della minaccia di una
feroce puntina da disegno per affrancare qualche appunto. L’unico elemento che in pittura può infastidire è l’odore dei
solventi: della trementina o dell’acqua ragia. Odori che possono infastidire l’olfatto dell’animo gentile di un
pittore. Odori che però lasciano totalmente indifferenti una scultrice, perché lei ha a che fare con la fatica, quella vera.
Preparare una base su cui innalzare un’armatura, movimentare pesanti assi di legno, alzare, inclinare e spostare.
Nel lavoro di una scultrice tutto è fatica. Cercare di addomesticare nerboruti tondini in acciaio da 10 millimetri che non
rispondono mai agli ordini impartiti. Imposti una piega e loro vanno sempre dalla parte opposta. Lavoro duro
impostare un’armatura. Servono spessi guanti di cuoio, muscoli e sudore. Se i muscoli non ce li hai te li devi far venire,
se necessario anche in corso d’opera. Non si scappa, la fatica chiede tutto. Ti trasforma nell’anima e nel corpo. Silvia
lotta e dice : sono disposta a tutto per la mia arte, chi se ne frega dei calli che lenti e silenziosi si impadroniscono delle
mie mani, delle mie unghie, sono uno strumento, se fossero d’impedimento al fare arte non esiterei un momento ... .
Lucida, scava, liscia e scava solchi. Rane piccole e grandi, tante. È un circo, il suo circo e lei ne è il domatore.
Tutto questo è il senso della mostra, che con pochi e significativi passaggi, ci illustra la storia di tante persone.
“Angoli di Chiasso ieri e oggi”, un’esposizione che rispecchia la propria identità di spazio poliedrico e il nome
stesso che la contraddistingue. Le curatrici della mostra hanno visto in due artisti, Silvia Meier e Davide
Stallone, un denominatore comune, quel fil rouge che, magicamente, unisce passioni e tecniche espressive
differenti e distanti come la fotografia e la tecnica del bronzo (fusione a cera persa). Il risultato è un dialogo
che ci racconta del mondo dell’arte e, simultaneamente, del lavoro in fonderia, di un mestiere che incontra
l’arte e dell’arte che incontra un mestiere.
Il fotografo Davide Stallone, segue da quasi un anno un suo progetto con il quale vuole testimoniare il lavoro,
a volte duro e inimmaginabile, che c’è dietro la realizzazione di una scultura, documentando l’arte in corso
d’opera. Infatti, dalle fotografie in mostra potremo comprendere quanta fatica, risorse, e spesso anche tenacia
occorra per passare dal modello fornito dall’artista alla scultura finita, per la quale ci si deve spesso
confrontare con problemi di fisica e statica. Silvia Meier aveva in mente un’opera da realizzare e, dopo molti mesi di studio e lavoro, è riuscita nella sua
impresa lavorando in una fonderia, insieme ad artigiani e operai. Il nome che ha dato alla sua fantasiosa opera
ne riassume tutta l’intensità: “SALTO DI LIBERTÀ”, una grande, bellissima rana, che tenendo sul palmo una farfalla (forse preda, forse amica), spicca un salto verso un luogo immaginario, per staccarsi dalla foglia di ninfea sulla quale si trova...
Nelle testimonianze dei professionisti della fusione che hanno aiutato Silvia Meier nella realizzazione della
sua meravigliosa rana, e che riportiamo fedelmente qui di seguito, troviamo la descrizione delle difficoltà
superate con maestria e passione, aspetti che possiamo fortemente percepire nelle fotografie di Davide
Stallone. Massimo, cesellatore : Il mio approccio alla scultura ( la rana ) di Silvia è stato dei più classici: pulitura dei pezzi in fusione
e conseguente assemblaggio mediante saldatura a TIG (Tungsten Inert Gas); ricostruzione dei particolari coperti dalla
giunzione tra le parti con gli appositi strumenti da cesello ( in gergo ferretti ) per ridare all’opera in bronzo la freschezza
del modello originale creato dall’artista. Come potrete notare la rana è raffigurata in una situazione di predazione, e qui è
sorta la difficoltà di posizionarla sulla foglia di ninfea appoggiata su di una sola zampa con tutto il peso a sbalzo.
D’accordo con Silvia abbiamo pensato di realizzare una struttura in acciaio inossidabile all’interno dell’anfibio dotata di un
innesto a baionetta capace di reggere le forze in gioco.
È sempre impegnativo per un cesellatore artistico intraprendere e portare a termine un lavoro di questa portata, ma
anche stimolante perché, fortunatamente, ho potuto godere della collaborazione di Silvia, persona affascinante dotata di
grande umanità che non ha mai avuto paura di sporcarsi le mani, pregio questo che non si riconosce a tutti gli artisti. Le
auguro una carriera ricca di riconoscimenti e soddisfazioni.
Corrado, per ritocchi ecc.: quanti chili di plastilina hai battuto, modellato, lisciato su quei ferri ? Tanti e tutti da
sola ! Aggiungendo, togliendo e raggiungendo chili di plastilina fino a che il lavoro sembrava compiuto. Le masse erano
stabilite, decise, bloccate ma ... una tessitura birichina giocava a nascondino “tormentandoti”. Un gioco durato
veramente troppo a lungo minando la pazienza e la voglia di chi aveva già dato tutto in quell’inevitabile corpo a corpo
che è la realizzazione di una scultura di grosse dimensioni. Poi la fatica, tanta fatica. Sveglia la mattina presto e non si
molla fino a sera ! Fino a quando la timbratrice comincia a gracchiare veloce mischiandosi al vociare allegro dei
fonditori a fine turno di lavoro.
Perché fare la scultura è come fare un continuo corpo a corpo !
In pittura non si ha a che fare che con tele e pennelli, tubetti di colore o, al limite, con il terrore della minaccia di una
feroce puntina da disegno per affrancare qualche appunto. L’unico elemento che in pittura può infastidire è l’odore dei
solventi: della trementina o dell’acqua ragia. Odori che possono infastidire l’olfatto dell’animo gentile di un
pittore. Odori che però lasciano totalmente indifferenti una scultrice, perché lei ha a che fare con la fatica, quella vera.
Preparare una base su cui innalzare un’armatura, movimentare pesanti assi di legno, alzare, inclinare e spostare.
Nel lavoro di una scultrice tutto è fatica. Cercare di addomesticare nerboruti tondini in acciaio da 10 millimetri che non
rispondono mai agli ordini impartiti. Imposti una piega e loro vanno sempre dalla parte opposta. Lavoro duro
impostare un’armatura. Servono spessi guanti di cuoio, muscoli e sudore. Se i muscoli non ce li hai te li devi far venire,
se necessario anche in corso d’opera. Non si scappa, la fatica chiede tutto. Ti trasforma nell’anima e nel corpo. Silvia
lotta e dice : sono disposta a tutto per la mia arte, chi se ne frega dei calli che lenti e silenziosi si impadroniscono delle
mie mani, delle mie unghie, sono uno strumento, se fossero d’impedimento al fare arte non esiterei un momento ... .
Lucida, scava, liscia e scava solchi. Rane piccole e grandi, tante. È un circo, il suo circo e lei ne è il domatore.
Tutto questo è il senso della mostra, che con pochi e significativi passaggi, ci illustra la storia di tante persone.
27
febbraio 2016
Davide Stallone / Silvia Meier – Fotografie e bronzi in-fusione
Dal 27 febbraio al 31 marzo 2016
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
ARTEINCORSO GALLERY
Chiasso, Corso San Gottardo, 46, (Mendrisio)
Chiasso, Corso San Gottardo, 46, (Mendrisio)
Orario di apertura
MA- VE 14.30 – 18.30. SA e DO su appuntamento. LU chiuso
Vernissage
27 Febbraio 2016, dalle 11 alle 17
Autore
Curatore