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Davide Virdis – Contami-nature
Le foto di questi frammenti di paesaggio ne rivelano comunque la bellezza, il lato geometricamente “perfetto”, tutto appare inspiegabilmente al suo posto, alcune foto non manifestano immediatamente la anomalia nascosta.
Comunicato stampa
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Contaminature non sono il supporto iconografico di un progetto prestabilito, non il frutto di una ricerca, ma una serie di incontri con un riferimento comune, frammenti di territorio che partecipano ad una idea.-
Sono paesaggi dove l’uomo, dove gli effetti di un passaggio avvenuto, sono in qualche modo fatti propri da una natura che forse non è sempre più tale.-
Sono il prodotto di un legame che si stabilisce attraverso immagini che si inseriscono in altri percorsi, non cercate e tuttavia incontrate e raccolte.-
Le immagini di contaminature, non segnano quindi un percorso determinato, ma originano un pensiero indicando un percorso intellettivo.-
Ognuna è in se un traguardo di una ricerca sul territorio antropizzato a monte di esse.-
L’occhio che le coglie è abituato a vedere ad osservare e propone ad ogni scatto una sintesi ed una scelta.-
Sono contraddistinte da un numero, oltre che da un titolo di origine scientifica a testimoniare il tragitto non concluso e la volontà di astenersi dal giudizio critico sentimentale che, oltre immagine, tali didascalie potrebbero comportare.-
L’utilizzo del formato panoramico che più si avvicina all’atto dell’osservare, che moltiplica punti di vista e nasconde il soggetto pone l’osservatore davanti ad una personale scoperta.-
E’ una scelta che determina il linguaggio, come l’assenza di cielo che concentra lo sguardo sul dettaglio prescelto. Il formato panoramico, specie nell’accezione verticale coglie impreparati, comporta un’immagine non abituale e quindi provocatoria per l’ occhio di chi osserva.-
Contaminature rivelano la capacità di ascoltare il territorio e cogliere le tensioni che regolano il complesso e spesso perverso equilibrio che un luogo riesce a raggiungere.- E’ un equilibrio espresso dalle linee e dalle geometrie ricercate, dai colori confortanti e consolatori che questi scatti esprimono.- Niente stride nelle foto, non c’è dolore, non c’è dramma nei segni di questo passaggio ma anzi una grazia ritrovata.-
E’ un racconto delle tensioni che nascono fra l’uomo e la sua terra, ma non comporta conclusioni, non cerca risposte o conferme è la manifestazione dell’esigenza di un confronto con il territorio nel quale interagiscono relazioni umane e trasformazione “naturale”.-
Contaminature mostrano cromatismi e geometrie positive, c’è rilassatezza in questi scatti, c’è speranza, non denuncia o rabbia, ma anzi l’estraneità di oggetti e materie dal luogo in cui sono inseriti, il rappresentare qualcosa che non dovrebbe essere lì avviene attraverso l’analisi dell’insieme, e ciò che ne è colta è l’integrazione.-
Il disturbo si traduce in accettazione, c’è intesa fra gli elementi.- Nella foto del campo con le bottiglie il “rifiuto” è adagiato in un luogo che gli sta bene, è come se la natura facesse propri questi oggetti incolpevoli.-
Queste immagini esprimono condivisione appartenenza.- Questi oggetti, questi luoghi hanno innocenza e da parte del fotografo c’è comprensione per il loro star senza colpa nei luoghi sbagliati, per la loro creazione e trasformazione indotta, per l’antropizzazione alla quale ignari sono stati assoggettati.-
C’è un silenzio sereno emanato da questi paesaggi “alterati” è la mancanza di giudizio, è la loro accettazione, l’integrazione e la comprensione che mostra linee equilibrate, e colori pacati senza dramma.-
Le foto di questi frammenti di paesaggio ne rivelano comunque la bellezza, il lato geometricamente “perfetto”, tutto appare inspiegabilmente al suo posto, alcune foto non manifestano immediatamente la anomalia nascosta.-
La critica è rivolta altrove nella motivazione che comporta lo scatto.-
Beatrice Pierallini
Davide virdis, Sassari 1962, vive a Firenze
nel 1992 si laurea in architettura con una tesi sul rapporto tra il linguaggio fotografico e la rappresentazione dello spazio
Lavora professionalmente come fotografo di architettura e territorio, realizzando campagne di analisi ed interpretazione dello spazio e delle sue relazioni con le attività umane.
Collabora con diversi architetti ed amministrazioni pubbliche, sia nella rappresentazione delle opere di architettura che nella realizzazione di progetti fotografici sviluppati nel campo della pianificazione urbanistica del territorio.
Sono paesaggi dove l’uomo, dove gli effetti di un passaggio avvenuto, sono in qualche modo fatti propri da una natura che forse non è sempre più tale.-
Sono il prodotto di un legame che si stabilisce attraverso immagini che si inseriscono in altri percorsi, non cercate e tuttavia incontrate e raccolte.-
Le immagini di contaminature, non segnano quindi un percorso determinato, ma originano un pensiero indicando un percorso intellettivo.-
Ognuna è in se un traguardo di una ricerca sul territorio antropizzato a monte di esse.-
L’occhio che le coglie è abituato a vedere ad osservare e propone ad ogni scatto una sintesi ed una scelta.-
Sono contraddistinte da un numero, oltre che da un titolo di origine scientifica a testimoniare il tragitto non concluso e la volontà di astenersi dal giudizio critico sentimentale che, oltre immagine, tali didascalie potrebbero comportare.-
L’utilizzo del formato panoramico che più si avvicina all’atto dell’osservare, che moltiplica punti di vista e nasconde il soggetto pone l’osservatore davanti ad una personale scoperta.-
E’ una scelta che determina il linguaggio, come l’assenza di cielo che concentra lo sguardo sul dettaglio prescelto. Il formato panoramico, specie nell’accezione verticale coglie impreparati, comporta un’immagine non abituale e quindi provocatoria per l’ occhio di chi osserva.-
Contaminature rivelano la capacità di ascoltare il territorio e cogliere le tensioni che regolano il complesso e spesso perverso equilibrio che un luogo riesce a raggiungere.- E’ un equilibrio espresso dalle linee e dalle geometrie ricercate, dai colori confortanti e consolatori che questi scatti esprimono.- Niente stride nelle foto, non c’è dolore, non c’è dramma nei segni di questo passaggio ma anzi una grazia ritrovata.-
E’ un racconto delle tensioni che nascono fra l’uomo e la sua terra, ma non comporta conclusioni, non cerca risposte o conferme è la manifestazione dell’esigenza di un confronto con il territorio nel quale interagiscono relazioni umane e trasformazione “naturale”.-
Contaminature mostrano cromatismi e geometrie positive, c’è rilassatezza in questi scatti, c’è speranza, non denuncia o rabbia, ma anzi l’estraneità di oggetti e materie dal luogo in cui sono inseriti, il rappresentare qualcosa che non dovrebbe essere lì avviene attraverso l’analisi dell’insieme, e ciò che ne è colta è l’integrazione.-
Il disturbo si traduce in accettazione, c’è intesa fra gli elementi.- Nella foto del campo con le bottiglie il “rifiuto” è adagiato in un luogo che gli sta bene, è come se la natura facesse propri questi oggetti incolpevoli.-
Queste immagini esprimono condivisione appartenenza.- Questi oggetti, questi luoghi hanno innocenza e da parte del fotografo c’è comprensione per il loro star senza colpa nei luoghi sbagliati, per la loro creazione e trasformazione indotta, per l’antropizzazione alla quale ignari sono stati assoggettati.-
C’è un silenzio sereno emanato da questi paesaggi “alterati” è la mancanza di giudizio, è la loro accettazione, l’integrazione e la comprensione che mostra linee equilibrate, e colori pacati senza dramma.-
Le foto di questi frammenti di paesaggio ne rivelano comunque la bellezza, il lato geometricamente “perfetto”, tutto appare inspiegabilmente al suo posto, alcune foto non manifestano immediatamente la anomalia nascosta.-
La critica è rivolta altrove nella motivazione che comporta lo scatto.-
Beatrice Pierallini
Davide virdis, Sassari 1962, vive a Firenze
nel 1992 si laurea in architettura con una tesi sul rapporto tra il linguaggio fotografico e la rappresentazione dello spazio
Lavora professionalmente come fotografo di architettura e territorio, realizzando campagne di analisi ed interpretazione dello spazio e delle sue relazioni con le attività umane.
Collabora con diversi architetti ed amministrazioni pubbliche, sia nella rappresentazione delle opere di architettura che nella realizzazione di progetti fotografici sviluppati nel campo della pianificazione urbanistica del territorio.
11
marzo 2005
Davide Virdis – Contami-nature
Dall'undici marzo all'undici maggio 2005
fotografia
Location
PRINTSERVICE
Firenze, Via Degli Alfani, 15, (Firenze)
Firenze, Via Degli Alfani, 15, (Firenze)
Orario di apertura
lun-ven 09-13 e 14-17
Vernissage
11 Marzo 2005, ore 19
Autore
Curatore