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De Nittis. Impressionista italiano
Il nucleo principale della mostra proviene dal Museo Pinacoteca Comunale G. De Nittis di Barletta, che possiede la piu’ ampia e prestigiosa collezione dedicata all’artista
Comunicato stampa
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Dart Chiostro del Bramante, la Fondazione Foedus_Cultura Impresa Solidarietà di Roma e la Fondazione Antonio Mazzotta di Milano presentano, a partire dal 13 novembre 2004 e fino alla fine dell’estate 2005, un’esposizione retrospettiva e antologica dedicata a Giuseppe De Nittis.
L’evento è stato realizzato grazie alla disponibilità dei più importanti Musei italiani e stranieri e all’impegno della Fondazione Foedus e del suo Presidente Onorevole Mario Baccini. Il nucleo principale della mostra proviene dal Museo Pinacoteca Comunale G. De Nittis di Barletta, che possiede la donazione delle opere dell’artista fatta dalla moglie Léontine. Prestiti importanti provengono inoltre dal Cimac di Milano, dal Museo Revoltella di Trieste, dalla Galleria Ricci Oddi di Piacenza, dal Museo Carnavalet di Parigi e da molti collezionisti privati italiani ed esteri. La sinergia tra istituzioni pubbliche e private ha permesso di riunire un “corpus” di opere finora smembrato.
La rassegna si avvale del contributo di Siemens e della partecipazione di Gioco del Lotto-Lottomatica e Banca Intesa.
Dopo Roma e Milano, la mostra sarà ospitata a Barletta durante l’estate 2005 presso il Museo Pinacoteca Comunale G. De Nittis.
Per l’esposizione sono state selezionate le opere più significative della produzione di Giuseppe De Nittis (180 dipinti e circa 25 opere su carta), tra cui molti inediti. Opere che attraverso l’occhio attento e acuto dell’artista sono capaci di restituire lo spirito e l’atmosfera dei luoghi da lui rappresentati, sottolineando la peculiarità di questo impressionista, “meridionale al sud, francese a Parigi e londinese a Londra”. Così diceva di lui il critico italiano Vittorio Pica nel suo saggio “Giuseppe De Nittis, l’uomo e l’artista” del 1914, per evidenziare l’universalità e l’europeismo ante-litteram della sua arte.
Giuseppe De Nittis è stato indubbiamente uno degli artisti più innovatori ed originali dell’Ottocento. Già nel 1877 Henry Houssaye lo considerava come “il capo se non il maestro della nuova scuola dei disegnatori dal vero all’aria aperta. Lui ha spirito, colore, una vera conoscenza della prospettiva lineare e il dono della prospettiva aerea”.
È innegabile infatti che il barlettano (Peppino, o l’italiano, come è chiamato in numerosi saggi) abbia introdotto nella veduta urbana un nuovo senso dello spazio. Questa sua interpretazione contribuisce ad arricchire il taglio fotografico, la visione dall’alto, l’impaginazione che risente l’influsso del japonisme. Come scrive nel 1881 Alfred de Lostalot, De Nittis è “pittore della società con il grande pregio di essere imbevuto di attualità fino al midollo. Non si accontenta di andare al passo con il secolo, ma vuole essere il tempo con il giorno stesso, con l’ora appena trascorsa, addirittura con l’indomani che non è ancora scoccato. Per questo è stato uno degli adepti dell’impressionismo”,.
De Nittis e l’impressionismo: una delicata questione.
La parola “Impressionismo” ha significato molto nella vita di De Nittis. È sempre stata aggiunta o tolta per ragioni ora di mercato ora di lettura parziale ed è sempre stata vista con imbarazzo e pregiudizio associata alla produzione artistica del pittore.
«Con questa mostra – sottilinea il curatore nel suo saggio - non vogliamo affermare che De Nittis è solamente impressionista (tutt’altro!), (o chiamarlo impressionista europeo come dichiara De Grada) ma cercare di scevrare, di storicizzare il momento in cui De Nittis è vissuto e tentare di rintracciare dei flussi di conoscenza, di influenza, che fanno di lui sicuramente, impressionista oppure no, una delle personalità maggiori dell’arte italiana dell’Ottocento.
La Francia, De Nittis e l’Impressionismo: il trinomio è sicuramente inconciliabile, perché se da una parte l’impressionismo è una corrente tipicamente francese che negli altri paesi, come l’Italia, ha avuto valenze e ripercussioni totalmente diverse, è pur vero che un “vago profumo” di quell’idea “che abbiamo dell’impressionismo” c’è in De Nittis. Ma senza per questo rinchiudere l’opera dell’artista in una categoria precisa, estetica e temporale, perché l’impressionismo è e rimane francese, nella sua accezione prima.
Impressionista italiano allora? Dando all’aggettivo la possibilità di contenere tante altre tipologie di pittura e di comportamento che vanno al di là della cifra stilistica del movimento nato in Francia nella seconda metà dell’ottocento.»
La mostra si apre con l’Autoritratto (1883) di De Nittis, che vuol essere un invito ad entrare nella sua casa così come nella sua opera, e prosegue articolata in nove sezioni, elaborando un percorso completo e esaustivo della sua attività.
I titoli delle sezioni derivano, molto spesso, da espressioni tratte dal Taccuino di De Nittis o da definizioni di suoi amici come Edmond de Gouncourt o Jules Clarétie.
Alla prima sezione denominata La natura mi ha svelato la verità che si cela nel mito, appartengono i quadri realizzati da De Nittis nel periodo della cosidetta “Scuola di Resina” o “Repubblica di Portici!”, cenacolo formato insieme ai suoi amici Mario De Gregorio, Francesco Romano e Adriano Cecioni. Vi sono affiancati alcuni studi sulla Natura eseguiti durante i suoi numerosi soggiorni napoletani (L’Ofantino, 1886; Casale nei Dintorni di Napoli, 1866; Appuntamento nel bosco ai Portici, 1864)
Conosco tutti i colori, tutti i segreti dell’aria e del cielo è il titolo della seconda selezione di immagini. Ricerche concrete del Pittore sulla rappresentazione della luce risalgono sicuramente al 1864-66 quando egli tentò di “rendere l’azzurro smalto profondo del cielo meridionale”. Questi studi, esposti per la prima volta, sono preludio di sofisticate vedute atmosferiche e di paesaggi, specie pugliesi e napoletani, antesignani o vicini, dopo il soggiorno francese, alla scuola impressionista (Foschia; Golfo di Napoli, riflessi solari; Plenilunio; Campo di biche).
Allo scoppio della guerra franco-prussiana, De Nittis ritorna in Italia e si stabilisce Alle Falde del Vesuvio, titolo della nostra terza sezione che raccoglie quadri dedicati al Vesuvio e che ritraggono la famosa eruzione del 1872. È pittura pura, modernissima, di eccelsa qualità molto incoraggiata, all’epoca, dal suo mercante Goupil. Sono esposti, in questa sezione, dodici studi (mai esposti tutti insieme) provenienti dalle Civiche Raccolte d’Arte di Milano, che riunite ai quadri di Palazzo Pitti di Firenze e a collezioni private, costituiscono un corpus unico e rarissimo (Sulle falde del Vesuvio; La discesa dal Vesuvio, 1872; La pioggia di cenere, 1872).
La vita artistica del pittore è sempre stata vissuta all’insegna del Viaggio: la mostra quindi dedica una sezione agli innumerevoli viaggi del Pittore. Quadro cardine è La strada da Napoli a Brindisi inviato da De Nittis al Salon di Parigi nel 1872: opera (erronemente denominata La Strada da Brindisi a Barletta) assente dalla scena espositiva da quasi cento anni e rinvenuta in America grazie all’intervento Fondazione Foedus_Cultura Impresa Solidarietà. Si tratta dell’inedito che susciterà certamente la più grande attenzione da parte del pubblico e della critica, perché l’opera è stata conosciuta fino ad oggi in Europa solo in versione fotografica e in bianco e nero !
Seguono alcuni famosi quadri dedicati ai treni, alle carrozze, all’attraversamento della Manica, per giungere a Londra, con la nuova Steamboat/nave a vapore (Passa il treno; Lago dei quattro cantoni; In alto mare).
È significativo accostare questi quadri a quelli di Manet con gli stessi nuvoloni di fumo che costituiscono il centro della scena dipinta.
I viaggi conducono, tra l’altro, nella vita del pittore, a Parigi e a Londra sezione che riunisce alcuni famosi quadri di vedute delle due grandi capitali europee, che erano, all’epoca, metropoli in continua evoluzione: basti ricordare i rinnovamenti del Barone Haussmann che era stato nominato Prefetto della Senna tra il 1853 e il 1870, o le promenades affidate alla progettazione dell’ingegnere Adolphe Alphand (Lungo la Senna; Place de Pyramide (II); La profumeria Violet verso il 1880, 1880; Nubi su Westmister; Trafalgar Square).
La Londra di De Nittis è quella del West End ma anche dei centri come Westiminster e la Banca d’Inghilterra dove l’artista riesce a fermare il dramma vivente della piazza, l’immagine più completa della società moderna in trasformazione.
Nuova e vecchia borghesia o aristocrazia, L’Elegante società nel turbinio di ogni ora è il titolo della sezione dedicata alla mondanità (Ritorno dalle corse; Al bois de Boulogne, 1873; La signora con il cane, 1878; Le corse a Longchamps; Intorno al Paralume; Il salotto della Principessa Matilde, 1883)
“Non conosco artista contemporaneo che abbia reso con maggior efficacia la vita, il carattere e l’animazione di una città o di un popolo” affermava Jules Clarétie nel 1881.
Fulcro dei salotti mondani è la donna o meglio La sofisticata bellezza della donna moderna che dà il titolo all’insieme di opere che hanno per soggetto l’immagine femminile. “L’intera poesia dei nostri modi contemporanei in ciò che hanno di squisito, di inafferrabile e di mutevole è abilmente espresso insieme alla luminosità e alla morbidezza delle carnagioni chiare” recitava, a questo proposito, un cronista mondano nel 1881 (Che freddo!, 1874, Ora tranquilla; Controluce; In fiacre; Giornata d’inverno, 1882; Colazione in giardino, 1884; Sull’amaca (II), 1884; Autoritratto, 1882).
Il matrimonio con la Musa Giapponese, cioè l’influenza del japonisme nella pittura di De Nittis, è il titolo che, tratta da una cronaca d’epoca, è stato dato ad un insieme di opere che riflettono una accurata ricerca di materiali, soggetti e tecniche che il pittore conduce, insieme a Manet, Degas, Van Gogh, dopo la grande Esposizione Universale del 1867 che ospitò, per la prima volta, un padiglione giapponese (Effetto di neve; La signora sul divano rosso, 1876-78; Nello studio del pittore; Tra i paraventi, 1879 c.; Il ventaglio di Léontine de Nittis; Tra i paraventi (Il paravento giapponese, 1878).
Una notevole, sezione grafica con opere provenienti dal Museo di Barletta, dalla Fondazione Piceni e dall’Istituto Nazionale per la Grafica, costituiscono, insieme ai disegni della Piceni, contenuti nel taccuino di De Nittis e mai esposti, la sezione finale del catalogo e dell’esposizione.
La mostra è curata da Renato Miracco.
Il comitato scientifico è costituito da studiosi in gran parte esperti della pittura dell’800, con particolare attenzione verso questo nostro grande artista: Salvatore Abita, Emanuela Angiuli, Giuseppe Berta, Raffaele De Grada, Piero Dini, Christine Farese Sperken, Ippolito Edmondo Ferrario, Stefano Fugazza, Vincenza Lomonaco, Gabriele Mazzotta, Manuela Moscatiello, Antonio Paolucci, Maria Grazia Piceni, Daniela Sacerdoti, Fabrizio Vona.
Accompagnerà la rassegna un catalogo edito da Mazzotta, con saggi di Emanuela Angiuli, Giuseppe Berta, Raffaele De Grada, Piero Dini, Christine Farese Sperken, Renato Miracco, Manuela Moscatiello, Antonio Paolucci, Maria Grazia Piceni; le schede critiche saranno curate da Christine Farese Sperken, Ippolito Edmondo Ferrario, Stefano Fugazza, Manuela Moscatiello.
La casa editrice Mazzotta pubblicherà inoltre un catalogo per ragazzi dai 6 ai 12 anni, curato da Cristina Baldacci.
L’evento è stato realizzato grazie alla disponibilità dei più importanti Musei italiani e stranieri e all’impegno della Fondazione Foedus e del suo Presidente Onorevole Mario Baccini. Il nucleo principale della mostra proviene dal Museo Pinacoteca Comunale G. De Nittis di Barletta, che possiede la donazione delle opere dell’artista fatta dalla moglie Léontine. Prestiti importanti provengono inoltre dal Cimac di Milano, dal Museo Revoltella di Trieste, dalla Galleria Ricci Oddi di Piacenza, dal Museo Carnavalet di Parigi e da molti collezionisti privati italiani ed esteri. La sinergia tra istituzioni pubbliche e private ha permesso di riunire un “corpus” di opere finora smembrato.
La rassegna si avvale del contributo di Siemens e della partecipazione di Gioco del Lotto-Lottomatica e Banca Intesa.
Dopo Roma e Milano, la mostra sarà ospitata a Barletta durante l’estate 2005 presso il Museo Pinacoteca Comunale G. De Nittis.
Per l’esposizione sono state selezionate le opere più significative della produzione di Giuseppe De Nittis (180 dipinti e circa 25 opere su carta), tra cui molti inediti. Opere che attraverso l’occhio attento e acuto dell’artista sono capaci di restituire lo spirito e l’atmosfera dei luoghi da lui rappresentati, sottolineando la peculiarità di questo impressionista, “meridionale al sud, francese a Parigi e londinese a Londra”. Così diceva di lui il critico italiano Vittorio Pica nel suo saggio “Giuseppe De Nittis, l’uomo e l’artista” del 1914, per evidenziare l’universalità e l’europeismo ante-litteram della sua arte.
Giuseppe De Nittis è stato indubbiamente uno degli artisti più innovatori ed originali dell’Ottocento. Già nel 1877 Henry Houssaye lo considerava come “il capo se non il maestro della nuova scuola dei disegnatori dal vero all’aria aperta. Lui ha spirito, colore, una vera conoscenza della prospettiva lineare e il dono della prospettiva aerea”.
È innegabile infatti che il barlettano (Peppino, o l’italiano, come è chiamato in numerosi saggi) abbia introdotto nella veduta urbana un nuovo senso dello spazio. Questa sua interpretazione contribuisce ad arricchire il taglio fotografico, la visione dall’alto, l’impaginazione che risente l’influsso del japonisme. Come scrive nel 1881 Alfred de Lostalot, De Nittis è “pittore della società con il grande pregio di essere imbevuto di attualità fino al midollo. Non si accontenta di andare al passo con il secolo, ma vuole essere il tempo con il giorno stesso, con l’ora appena trascorsa, addirittura con l’indomani che non è ancora scoccato. Per questo è stato uno degli adepti dell’impressionismo”,.
De Nittis e l’impressionismo: una delicata questione.
La parola “Impressionismo” ha significato molto nella vita di De Nittis. È sempre stata aggiunta o tolta per ragioni ora di mercato ora di lettura parziale ed è sempre stata vista con imbarazzo e pregiudizio associata alla produzione artistica del pittore.
«Con questa mostra – sottilinea il curatore nel suo saggio - non vogliamo affermare che De Nittis è solamente impressionista (tutt’altro!), (o chiamarlo impressionista europeo come dichiara De Grada) ma cercare di scevrare, di storicizzare il momento in cui De Nittis è vissuto e tentare di rintracciare dei flussi di conoscenza, di influenza, che fanno di lui sicuramente, impressionista oppure no, una delle personalità maggiori dell’arte italiana dell’Ottocento.
La Francia, De Nittis e l’Impressionismo: il trinomio è sicuramente inconciliabile, perché se da una parte l’impressionismo è una corrente tipicamente francese che negli altri paesi, come l’Italia, ha avuto valenze e ripercussioni totalmente diverse, è pur vero che un “vago profumo” di quell’idea “che abbiamo dell’impressionismo” c’è in De Nittis. Ma senza per questo rinchiudere l’opera dell’artista in una categoria precisa, estetica e temporale, perché l’impressionismo è e rimane francese, nella sua accezione prima.
Impressionista italiano allora? Dando all’aggettivo la possibilità di contenere tante altre tipologie di pittura e di comportamento che vanno al di là della cifra stilistica del movimento nato in Francia nella seconda metà dell’ottocento.»
La mostra si apre con l’Autoritratto (1883) di De Nittis, che vuol essere un invito ad entrare nella sua casa così come nella sua opera, e prosegue articolata in nove sezioni, elaborando un percorso completo e esaustivo della sua attività.
I titoli delle sezioni derivano, molto spesso, da espressioni tratte dal Taccuino di De Nittis o da definizioni di suoi amici come Edmond de Gouncourt o Jules Clarétie.
Alla prima sezione denominata La natura mi ha svelato la verità che si cela nel mito, appartengono i quadri realizzati da De Nittis nel periodo della cosidetta “Scuola di Resina” o “Repubblica di Portici!”, cenacolo formato insieme ai suoi amici Mario De Gregorio, Francesco Romano e Adriano Cecioni. Vi sono affiancati alcuni studi sulla Natura eseguiti durante i suoi numerosi soggiorni napoletani (L’Ofantino, 1886; Casale nei Dintorni di Napoli, 1866; Appuntamento nel bosco ai Portici, 1864)
Conosco tutti i colori, tutti i segreti dell’aria e del cielo è il titolo della seconda selezione di immagini. Ricerche concrete del Pittore sulla rappresentazione della luce risalgono sicuramente al 1864-66 quando egli tentò di “rendere l’azzurro smalto profondo del cielo meridionale”. Questi studi, esposti per la prima volta, sono preludio di sofisticate vedute atmosferiche e di paesaggi, specie pugliesi e napoletani, antesignani o vicini, dopo il soggiorno francese, alla scuola impressionista (Foschia; Golfo di Napoli, riflessi solari; Plenilunio; Campo di biche).
Allo scoppio della guerra franco-prussiana, De Nittis ritorna in Italia e si stabilisce Alle Falde del Vesuvio, titolo della nostra terza sezione che raccoglie quadri dedicati al Vesuvio e che ritraggono la famosa eruzione del 1872. È pittura pura, modernissima, di eccelsa qualità molto incoraggiata, all’epoca, dal suo mercante Goupil. Sono esposti, in questa sezione, dodici studi (mai esposti tutti insieme) provenienti dalle Civiche Raccolte d’Arte di Milano, che riunite ai quadri di Palazzo Pitti di Firenze e a collezioni private, costituiscono un corpus unico e rarissimo (Sulle falde del Vesuvio; La discesa dal Vesuvio, 1872; La pioggia di cenere, 1872).
La vita artistica del pittore è sempre stata vissuta all’insegna del Viaggio: la mostra quindi dedica una sezione agli innumerevoli viaggi del Pittore. Quadro cardine è La strada da Napoli a Brindisi inviato da De Nittis al Salon di Parigi nel 1872: opera (erronemente denominata La Strada da Brindisi a Barletta) assente dalla scena espositiva da quasi cento anni e rinvenuta in America grazie all’intervento Fondazione Foedus_Cultura Impresa Solidarietà. Si tratta dell’inedito che susciterà certamente la più grande attenzione da parte del pubblico e della critica, perché l’opera è stata conosciuta fino ad oggi in Europa solo in versione fotografica e in bianco e nero !
Seguono alcuni famosi quadri dedicati ai treni, alle carrozze, all’attraversamento della Manica, per giungere a Londra, con la nuova Steamboat/nave a vapore (Passa il treno; Lago dei quattro cantoni; In alto mare).
È significativo accostare questi quadri a quelli di Manet con gli stessi nuvoloni di fumo che costituiscono il centro della scena dipinta.
I viaggi conducono, tra l’altro, nella vita del pittore, a Parigi e a Londra sezione che riunisce alcuni famosi quadri di vedute delle due grandi capitali europee, che erano, all’epoca, metropoli in continua evoluzione: basti ricordare i rinnovamenti del Barone Haussmann che era stato nominato Prefetto della Senna tra il 1853 e il 1870, o le promenades affidate alla progettazione dell’ingegnere Adolphe Alphand (Lungo la Senna; Place de Pyramide (II); La profumeria Violet verso il 1880, 1880; Nubi su Westmister; Trafalgar Square).
La Londra di De Nittis è quella del West End ma anche dei centri come Westiminster e la Banca d’Inghilterra dove l’artista riesce a fermare il dramma vivente della piazza, l’immagine più completa della società moderna in trasformazione.
Nuova e vecchia borghesia o aristocrazia, L’Elegante società nel turbinio di ogni ora è il titolo della sezione dedicata alla mondanità (Ritorno dalle corse; Al bois de Boulogne, 1873; La signora con il cane, 1878; Le corse a Longchamps; Intorno al Paralume; Il salotto della Principessa Matilde, 1883)
“Non conosco artista contemporaneo che abbia reso con maggior efficacia la vita, il carattere e l’animazione di una città o di un popolo” affermava Jules Clarétie nel 1881.
Fulcro dei salotti mondani è la donna o meglio La sofisticata bellezza della donna moderna che dà il titolo all’insieme di opere che hanno per soggetto l’immagine femminile. “L’intera poesia dei nostri modi contemporanei in ciò che hanno di squisito, di inafferrabile e di mutevole è abilmente espresso insieme alla luminosità e alla morbidezza delle carnagioni chiare” recitava, a questo proposito, un cronista mondano nel 1881 (Che freddo!, 1874, Ora tranquilla; Controluce; In fiacre; Giornata d’inverno, 1882; Colazione in giardino, 1884; Sull’amaca (II), 1884; Autoritratto, 1882).
Il matrimonio con la Musa Giapponese, cioè l’influenza del japonisme nella pittura di De Nittis, è il titolo che, tratta da una cronaca d’epoca, è stato dato ad un insieme di opere che riflettono una accurata ricerca di materiali, soggetti e tecniche che il pittore conduce, insieme a Manet, Degas, Van Gogh, dopo la grande Esposizione Universale del 1867 che ospitò, per la prima volta, un padiglione giapponese (Effetto di neve; La signora sul divano rosso, 1876-78; Nello studio del pittore; Tra i paraventi, 1879 c.; Il ventaglio di Léontine de Nittis; Tra i paraventi (Il paravento giapponese, 1878).
Una notevole, sezione grafica con opere provenienti dal Museo di Barletta, dalla Fondazione Piceni e dall’Istituto Nazionale per la Grafica, costituiscono, insieme ai disegni della Piceni, contenuti nel taccuino di De Nittis e mai esposti, la sezione finale del catalogo e dell’esposizione.
La mostra è curata da Renato Miracco.
Il comitato scientifico è costituito da studiosi in gran parte esperti della pittura dell’800, con particolare attenzione verso questo nostro grande artista: Salvatore Abita, Emanuela Angiuli, Giuseppe Berta, Raffaele De Grada, Piero Dini, Christine Farese Sperken, Ippolito Edmondo Ferrario, Stefano Fugazza, Vincenza Lomonaco, Gabriele Mazzotta, Manuela Moscatiello, Antonio Paolucci, Maria Grazia Piceni, Daniela Sacerdoti, Fabrizio Vona.
Accompagnerà la rassegna un catalogo edito da Mazzotta, con saggi di Emanuela Angiuli, Giuseppe Berta, Raffaele De Grada, Piero Dini, Christine Farese Sperken, Renato Miracco, Manuela Moscatiello, Antonio Paolucci, Maria Grazia Piceni; le schede critiche saranno curate da Christine Farese Sperken, Ippolito Edmondo Ferrario, Stefano Fugazza, Manuela Moscatiello.
La casa editrice Mazzotta pubblicherà inoltre un catalogo per ragazzi dai 6 ai 12 anni, curato da Cristina Baldacci.
12
novembre 2004
De Nittis. Impressionista italiano
Dal 12 novembre 2004 al 27 febbraio 2005
arte moderna e contemporanea
Location
CHIOSTRO DEL BRAMANTE
Roma, Arco Della Pace, 5, (Roma)
Roma, Arco Della Pace, 5, (Roma)
Biglietti
intero €9, ridotto €6 (il martedì per tutti), gruppi €6, scuole €4,50
Orario di apertura
tutti i giorni, 10-19, sabato 10-23, domenica 10-20:30, chiuso lunedì
Editore
MAZZOTTA
Autore
Curatore
Giuseppe De Nittis non appartiene agli impressionisti ma è solo vicino a tale corrente come a quella del verismo.
Come giustamente riporta anche Wikipedia:
https://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_De_Nittis