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Debora Fede – Appunti di un viaggio
Trentacinque fotografie in bianco e nero, disposte in serie, intervallate da interventi murali speculari costituiti da scritte in grafite grassa, compongono gli appunti di un viaggio, testimonianze di un’estate settembrina nel bucolico Parco della Frisia.
Comunicato stampa
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Debora Fede fa parte della nuova generazione di artisti italiani nati agli inizi degli anni Ottanta. Si forma artisticamente a Firenze per poi emergere, all’interno della fertile scena artistica torinese, con una serie d’importanti esperienze, come la partecipazione a workshop e collettive presso la Fondazione Spinola Banna per l’Arte e diverse mostre collettive e personali come la doppia personale con A. Sciaraffa alla Galleria Alberto Peola di Torino. Debora Fede espone, nelle sale della galleria Tonin, una sessantina di opere tra loro eterogenee in grado di combinare linguaggi diversi. I temi principali dell’esposizione sono il viaggio, il racconto e il ricordo. Fragile, esposta per la prima volta nell’ambito della XXII edizione della rassegna Proposte (Accademia di Belle Arti di Torino, a cura di a.titolo, 2007), è un’istallazione che utilizza una serie di armadietti metallici come contenitori. Questi armadietti, molto simili a quelli che le ditte forniscono ai propri dipendenti, contengono tracce di storie reali o possibili, forse legate alla sfera personale d’ipotetici proprietari. Conservano al loro interno, come una sorta di diario di viaggio, una serie di piccoli oggetti quotidiani, fotografie e disegni che raccontano intrecci che potrebbero appartenerci.
Il punto di partenza della sua riflessione è sempre la memoria, gli oggetti e le immagini, che prelevati dal loro contesto intimo, sono inseriti all’interno di uno spazio concettuale nuovo, dove ciò che è contenuto non può prescindere dal contenitore
Nell’opera Bagaglio a mano , una serie di scatole sono disposte su un tavolo ricoperto di tessuti colorati e altre celate all’ interno degli armadietti. Ogni scatolavaligia è in legno ed ha un’identità differente. Queste scatole sono accuratamente dipinte sia esternamente che internamente e, con la stessa attenzione alla manualità, sono decorate con segni in matita che compongono disegni figurativi o astratti. Inevitabile ricercare con lo sguardo qualche elemento segreto, nascosto. È l’idea del bagaglio a mano, già cara a Marcel Duchamp con il museo portatile, che fa acquistare al lavoro un significato letterale e concettuale, parte di una riflessione sul senso intimo dell’identità e sull’accumulo di tracce che lo determinano.
Trentacinque fotografie in bianco e nero, disposte in serie, intervallate da interventi murali speculari, costituiti da scritte in grafite grassa, compongono gli appunti di un viaggio, testimonianze di un’estate settembrina nel bucolico Parco della Frisia. E’ facile trovare in questo incontro con il lavoro, lo spunto per rielaborare, magari partendo da un particolare, il rapporto con il tempo, la memoria e quindi il cambiamento, la trasformazione, il tipico percorso di un viaggio che non termina e, nel modo più incline ad ognuno di noi, è testimonianza di stati emotivi che ci accomunano.
Il punto di partenza della sua riflessione è sempre la memoria, gli oggetti e le immagini, che prelevati dal loro contesto intimo, sono inseriti all’interno di uno spazio concettuale nuovo, dove ciò che è contenuto non può prescindere dal contenitore
Nell’opera Bagaglio a mano , una serie di scatole sono disposte su un tavolo ricoperto di tessuti colorati e altre celate all’ interno degli armadietti. Ogni scatolavaligia è in legno ed ha un’identità differente. Queste scatole sono accuratamente dipinte sia esternamente che internamente e, con la stessa attenzione alla manualità, sono decorate con segni in matita che compongono disegni figurativi o astratti. Inevitabile ricercare con lo sguardo qualche elemento segreto, nascosto. È l’idea del bagaglio a mano, già cara a Marcel Duchamp con il museo portatile, che fa acquistare al lavoro un significato letterale e concettuale, parte di una riflessione sul senso intimo dell’identità e sull’accumulo di tracce che lo determinano.
Trentacinque fotografie in bianco e nero, disposte in serie, intervallate da interventi murali speculari, costituiti da scritte in grafite grassa, compongono gli appunti di un viaggio, testimonianze di un’estate settembrina nel bucolico Parco della Frisia. E’ facile trovare in questo incontro con il lavoro, lo spunto per rielaborare, magari partendo da un particolare, il rapporto con il tempo, la memoria e quindi il cambiamento, la trasformazione, il tipico percorso di un viaggio che non termina e, nel modo più incline ad ognuno di noi, è testimonianza di stati emotivi che ci accomunano.
21
aprile 2011
Debora Fede – Appunti di un viaggio
Dal 21 aprile al 20 maggio 2011
arte contemporanea
Location
PAOLO TONIN ARTE CONTEMPORANEA
Torino, Via San Tommaso, 6, (Torino)
Torino, Via San Tommaso, 6, (Torino)
Orario di apertura
Da lunedì a venerdì 10,30/ 13 - 14,30/19
sabato su appuntamento
Vernissage
21 Aprile 2011, ore 19/22
Autore
Curatore