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Deborah Napolitano – Naturalis Historia
L’artista utilizza il suo alfabeto visivo per esprimere la sconvolgente deformazione operata dal progresso sulla natura inanimata e su quella animata, l’uomo, descrivendo l’esigenza urgente di emanciparsi dai condizionamenti di un ambiente ostile ed oppressivo, che trasforma i tempi i ritmi
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Sabato, 25 marzo, alle ore 18, negli spazi della Fondazione EBRIS, in Via De Renzi 50, si inaugurerà la mostra “Naturalis Historia”,con opere di Deborah Napolitano, a cura di Maria Giovanna Sessa. Ancora una volta questo Istituto di ricerca scientifica d’eccellenza mette a disposizione della creatività i suoi spazi monumentali nella convinzione che far convivere la ricerca artistica contemporanea con quella scientifico-biologica costituisca un punto di forza ed un‘importante risorsa nel processo di costruzione dei nuovi saperi per favorire la produzione di convergenze e di riflessioni comuni che arricchiscono e sollecitano l’evoluzione dei reciproci linguaggi.
L’iniziativa, collegata anche all’evento delle Giornate FAI di Primavera 2017, punta l’attenzione sul rapporto uomo-natura: la riflessione estetica della Napolitano, improntata all’osservazione del dato naturale, ha rappresentato infatti una sfida a cimentarsi non nella mera riproduzione di paesaggi o di essenze naturali ma nella reinvenzione di questi temi, assecondando l’ innata tendenza dell’artista a riscoprirsi come individuo essenzialmente ”organico.” Salernitana, classe ’73, la nostra autrice si è laureata a Napoli alla facoltà di Architettura, quindi con intelligente versatilità si è dedicata alla sperimentazione di materiali e tecniche artigiane declinandoli nelle varie forme dell’arte e del design. Dopo aver frequentato a Milano il Master in Disegno Industriale della Domus Academy per la progettazione di interni, ritorna a Salerno concentrando i suoi interessi creativi sulla lavorazione della ceramica, materia legata alla tradizione territoriale ed intimamente connessa alle sue radici culturali.
L’architetto-artista ripropone le sue collaudate maschere in terracotta ingobbiata, aggiungendo però particolari che ne denunciano l’intima fusione con il mondo naturale: foglie, piante, rami, ma anche spine di pesci (scorfano)o mandibole di insetti (cervo volante) che sostituiscono capelli, barbe e altri dettagli fisionomici, quasi in una sorta di rimando all’universo visionario di Arcimboldo ed alle perturbanti atmosfere di cui le trame del suo immaginario sono fortemente intessute. Espone anche articolate installazioni che comprendono gli enigmatici manichini di sapore metafisico, dichiarato omaggio alla poetica di De Chirico, e le mani-idolo in terracotta, poste su rudimentali altari in legno e metallo, rispetto alle quali l’artista si riconosce ancora pienamente architetto: I’m the architect, i build false idols, they are the believers and they pray to betray…
La Napolitano ha esplorato anche le proprietà di materiali diversi quali il ferro, con cui ha forgiato la grande mano di tre metri, scarnificata nella materia e resa essenziale nel tratto e le eleganti sedie che sono completate da cuscini in terracotta, turgidi come le carnose foglie dell’echinocactus , da cui spuntano chiodi aguzzi, o da schienali costituiti dalle acuminate pale dei fichi d’India.
L’artista dunque utilizza il suo alfabeto visivo per esprimere la sconvolgente deformazione operata dal progresso non soltanto sulla natura inanimata ma anche su quella animata, ovvero l’uomo, di cui descrive l'esigenza sempre più urgente di emanciparsi dai condizionamenti di un ambiente ostile ed oppressivo, che trasforma i tempi, i ritmi ed i movimenti della realtà naturale, corrompendo il suo rapporto con la natura.
L’iniziativa, collegata anche all’evento delle Giornate FAI di Primavera 2017, punta l’attenzione sul rapporto uomo-natura: la riflessione estetica della Napolitano, improntata all’osservazione del dato naturale, ha rappresentato infatti una sfida a cimentarsi non nella mera riproduzione di paesaggi o di essenze naturali ma nella reinvenzione di questi temi, assecondando l’ innata tendenza dell’artista a riscoprirsi come individuo essenzialmente ”organico.” Salernitana, classe ’73, la nostra autrice si è laureata a Napoli alla facoltà di Architettura, quindi con intelligente versatilità si è dedicata alla sperimentazione di materiali e tecniche artigiane declinandoli nelle varie forme dell’arte e del design. Dopo aver frequentato a Milano il Master in Disegno Industriale della Domus Academy per la progettazione di interni, ritorna a Salerno concentrando i suoi interessi creativi sulla lavorazione della ceramica, materia legata alla tradizione territoriale ed intimamente connessa alle sue radici culturali.
L’architetto-artista ripropone le sue collaudate maschere in terracotta ingobbiata, aggiungendo però particolari che ne denunciano l’intima fusione con il mondo naturale: foglie, piante, rami, ma anche spine di pesci (scorfano)o mandibole di insetti (cervo volante) che sostituiscono capelli, barbe e altri dettagli fisionomici, quasi in una sorta di rimando all’universo visionario di Arcimboldo ed alle perturbanti atmosfere di cui le trame del suo immaginario sono fortemente intessute. Espone anche articolate installazioni che comprendono gli enigmatici manichini di sapore metafisico, dichiarato omaggio alla poetica di De Chirico, e le mani-idolo in terracotta, poste su rudimentali altari in legno e metallo, rispetto alle quali l’artista si riconosce ancora pienamente architetto: I’m the architect, i build false idols, they are the believers and they pray to betray…
La Napolitano ha esplorato anche le proprietà di materiali diversi quali il ferro, con cui ha forgiato la grande mano di tre metri, scarnificata nella materia e resa essenziale nel tratto e le eleganti sedie che sono completate da cuscini in terracotta, turgidi come le carnose foglie dell’echinocactus , da cui spuntano chiodi aguzzi, o da schienali costituiti dalle acuminate pale dei fichi d’India.
L’artista dunque utilizza il suo alfabeto visivo per esprimere la sconvolgente deformazione operata dal progresso non soltanto sulla natura inanimata ma anche su quella animata, ovvero l’uomo, di cui descrive l'esigenza sempre più urgente di emanciparsi dai condizionamenti di un ambiente ostile ed oppressivo, che trasforma i tempi, i ritmi ed i movimenti della realtà naturale, corrompendo il suo rapporto con la natura.
25
marzo 2017
Deborah Napolitano – Naturalis Historia
Dal 25 marzo all'otto maggio 2017
design
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
FONDAZIONE EBRIS
Salerno, Via Salvatore De Renzi, 50, (Salerno)
Salerno, Via Salvatore De Renzi, 50, (Salerno)
Orario di apertura
Da lunedi a sabato compresi ore 9-13 14-18.
Vernissage
25 Marzo 2017, Ore 18.00
Autore
Curatore