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Deimantas Narkevicius – Getting a lost tune
La mostra “Getting a Lost Tune” di Deimantas Narkevicius è la prima ampia retrospettiva in Italia dedicata al noto artista lituano dopo aver esposto nei maggiori musei internazionali e alle principali biennali di tutto il mondo, da Venezia a São Paolo.
Comunicato stampa
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Assieme ad altre cinque proiezioni monumentali concepite da Deimantas Narkevicius lungo il corso degli ultimi dieci anni e ormai ritenute unanimamente dei capolavori come Once in the XX Century del 2004, nella mostra milanese viene presentato il suo ultimo lavoro Ausgetraümt (2010). Ed è questo nuovo lavoro che dà origine, anche se indirettamente, al titolo generale dell’esposizione, Getting a Lost Tune. Soggetto del film è infatti una band di cinque teenagers alle prime armi, che iniziano la loro avventura musicale a Vilnius con l’aspettativa di un futuro successo che non sappiamo quando e se mai arriverà.
La “melodia persa”, tuttavia, a cui fa riferimento il titolo non è tanto un motivo musicale quanto, e più ampiamente, l’innocenza o la condizione di ingenuità: quello stato larvale o indeterminato in cui ogni cosa è ancora possibile prima di trasformarsi in esperienza e storia. E proprio il rapporto tra innocenza e Storia, con la S maiuscola, è al centro di tutto il lavoro di Narkevicius: e la storia coincide qui con quella del passato Socialista, ma il termine potrebbe essere esteso al più generale fallimento dell’utopia modernista. Il tentativo di riportare ad un grado zero le occasioni perdute della storia è stata la cifra forte dell’opera dell’artista lituano. E la “ripetizione”, attraverso materiali d’archivio e found footage, ne è stato il metodo privilegiato.
La parola “Ausgetraümt” è un termine tedesco intraducibile che indica il momento prima del risveglio. Dunque come ha affermato Deimantas Narkevicius in un intervista con Marco Scotini: “si tratta dello stato tra il sogno e la realtà. Uno stato di limbo privo di esperienza, tipico dei giovani, che è desiderabile quando uno si avvia a creare qualcosa da zero, senza voler ripetere neanche la più piccola delle precedenti scoperte. Ciò somiglia al montaggio di un film che non presuppone necessariamente una linea narrativa prefissata. La struttura deve essere ravviata ogni volta di nuovo. E lo scenario ideale dovrebbe essere quello di cominciare da una pagina vuota, senza sentimenti e esperienze inutili…Questo sarebbe desiderabile. Ma, purtroppo, è ancora un’utopia”.
Come non richiamare qui il tempo rovesciato di Once in the XX Century (2004) per cui un busto di Lenin, contrariamente ai fatti, viene re-installato sul suo piedistallo? Oppure, come non ricordare i volti felici dei personaggi anonimi delle foto in bianco e nero di Disappearance of a Tribe (2005), la simulazione del lancio missilistico sovietico in The Dud Effect (2008) o il popolo operativo di Into the Unknown (2009)? Tutte opere, tra l’altro, presenti nella mostra milanese. Non sappiamo se tutto questo è vero o falso, se sia accaduto o sia appartenuto ad un immaginario di propaganda. Narkevicius crea sempre una “zona d’indecidibilità” tra il reale e il possibile sia nella forma che nel contenuto. Non è infatti certo se ciò che vediamo sia una fiction o un documentario oppure se il passato si sia definitivamente compiuto, una volta per tutte. Solo così è possibile restituire a ciò che è stato la sua possibilità, non trasformare il passato in Monumento. In questo senso la memoria in Narkevicius non è mai un dato obiettivo ma è sempre un atto politico.
La “melodia persa”, tuttavia, a cui fa riferimento il titolo non è tanto un motivo musicale quanto, e più ampiamente, l’innocenza o la condizione di ingenuità: quello stato larvale o indeterminato in cui ogni cosa è ancora possibile prima di trasformarsi in esperienza e storia. E proprio il rapporto tra innocenza e Storia, con la S maiuscola, è al centro di tutto il lavoro di Narkevicius: e la storia coincide qui con quella del passato Socialista, ma il termine potrebbe essere esteso al più generale fallimento dell’utopia modernista. Il tentativo di riportare ad un grado zero le occasioni perdute della storia è stata la cifra forte dell’opera dell’artista lituano. E la “ripetizione”, attraverso materiali d’archivio e found footage, ne è stato il metodo privilegiato.
La parola “Ausgetraümt” è un termine tedesco intraducibile che indica il momento prima del risveglio. Dunque come ha affermato Deimantas Narkevicius in un intervista con Marco Scotini: “si tratta dello stato tra il sogno e la realtà. Uno stato di limbo privo di esperienza, tipico dei giovani, che è desiderabile quando uno si avvia a creare qualcosa da zero, senza voler ripetere neanche la più piccola delle precedenti scoperte. Ciò somiglia al montaggio di un film che non presuppone necessariamente una linea narrativa prefissata. La struttura deve essere ravviata ogni volta di nuovo. E lo scenario ideale dovrebbe essere quello di cominciare da una pagina vuota, senza sentimenti e esperienze inutili…Questo sarebbe desiderabile. Ma, purtroppo, è ancora un’utopia”.
Come non richiamare qui il tempo rovesciato di Once in the XX Century (2004) per cui un busto di Lenin, contrariamente ai fatti, viene re-installato sul suo piedistallo? Oppure, come non ricordare i volti felici dei personaggi anonimi delle foto in bianco e nero di Disappearance of a Tribe (2005), la simulazione del lancio missilistico sovietico in The Dud Effect (2008) o il popolo operativo di Into the Unknown (2009)? Tutte opere, tra l’altro, presenti nella mostra milanese. Non sappiamo se tutto questo è vero o falso, se sia accaduto o sia appartenuto ad un immaginario di propaganda. Narkevicius crea sempre una “zona d’indecidibilità” tra il reale e il possibile sia nella forma che nel contenuto. Non è infatti certo se ciò che vediamo sia una fiction o un documentario oppure se il passato si sia definitivamente compiuto, una volta per tutte. Solo così è possibile restituire a ciò che è stato la sua possibilità, non trasformare il passato in Monumento. In questo senso la memoria in Narkevicius non è mai un dato obiettivo ma è sempre un atto politico.
15
dicembre 2010
Deimantas Narkevicius – Getting a lost tune
Dal 15 dicembre 2010 al 18 febbraio 2011
arte contemporanea
Location
GALLERIA ARTRA
Milano, Via Francesco Burlamacchi, 1, (Milano)
Milano, Via Francesco Burlamacchi, 1, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a sabato 10.30-13 - 15-19
Vernissage
15 Dicembre 2010, ore 18.30
Autore
Curatore