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Della morte e del morire
“Della morte e del morire” è la programmazione tematica proposta dall’Associazione Culturale Dello Scompiglio, diretta dalla regista e artista Cecilia Bertoni, negli spazi della omonima Tenuta di Vorno (Lucca).
Comunicato stampa
Segnala l'evento
“Della morte e del morire” è la programmazione tematica proposta dall'Associazione Culturale Dello Scompiglio, diretta dalla regista e artista Cecilia Bertoni, negli spazi della omonima Tenuta di Vorno (Lucca). Da settembre 2018 a dicembre 2019, un fitto cartellone di incontri e discussioni di carattere scientifico, mostre, performance, concerti, workshop, attività per bambini e residenze, incentrati sull’individualità in relazione alla morte e più specificamente alle sue tre dimensioni. La dimensione socio-politica (l’eutanasia, l’aborto, il suicidio, la pena di morte o le morti accidentali come conseguenza di conflitti o disastri naturali), la dimensione ideologica (l’ateismo, l’agnosticismo e i credi religiosi, esoterici e mistici sulle possibilità di vita dopo la morte) e la dimensione celebrativa (gli aspetti relativi ai diversi rituali funerari e all’elaborazione del lutto).
La rassegna comprende i vincitori del Bando internazionale rivolto ad artisti in ogni declinazione delle arti - che ha visto la partecipazione di oltre cinquecento progetti - accanto alle creazioni e alle produzioni della Compagnia Dello Scompiglio, agli incontri, alle mostre e agli spettacoli ospiti.
Sabato 15 settembre, apertura della manifestazione con l’inaugurazione di tre installazioni:
Gli Impresari
"Il lanternista"
Gli Impresari (Edoardo Aruta, Marco Di Giuseppe e Rosario Sorbello) è un collettivo artistico impegnato in un lavoro di ricerca su quelle forme della produzione artistica, frutto di speculazioni intellettuali e innovazioni tecniche, che a partire dall’età moderna hanno guidato e determinato lo sviluppo della nostra cultura visiva.
Il progetto Il lanternista riguarda un dispositivo comunemente considerato come l’antenato del cinema, dal momento che è uno dei primi strumenti ad aver permesso la proiezione di immagini in movimento. La lanterna magica consisteva in una scatola chiusa al cui interno una fonte luminosa (inizialmente una candela poi una lampada) proiettava la luce attraverso un foro sul quale era applicata una lente. Le proiezioni erano fatte di immagini dipinte o incise su vetro. Un dispositivo che richiedeva una particolare abilità performativa da parte di chi lo manovrava, un insieme di competenze tecniche, artistiche e affabulatorie.
L’invito a realizzare una serie di vetrini, rivolto a una cospicua selezione di artisti, il cui soggetto è il tema iconografico del Trionfo della Morte (affresco staccato e conservato nella Galleria regionale di Palazzo Abatellis a Palermo), costituisce il pretesto per riflettere criticamente intorno a questo tema, attraverso un dialogo con un’estetica e con una visione culturale del passato. Allo stesso tempo, il soggetto della morte, diviene il punto di partenza per la realizzazione di un’installazione che prevede l’articolazione di una performance corale con il coinvolgimento, durante il giorno dell’inaugurazione, alle ore 12.00 e alle ore 15.30, del batterista Francesco Cusa.
Christian Fogarolli
"Krajany"
Christian Fogarolli è un artista italiano nato nel 1983. La sua ricerca è caratterizzata dal rapporto dell’arte con teorie e discipline scientifiche e di come quest’ultime si siano inconsciamente servite del mezzo creativo per progredire. Il processo di lavoro si serve spesso della ricerca storico archivistica e utilizza diversi mezzi espressivi, come installazioni ambientali, fotografia, scultura, video, andando ad analizzare dinamiche sulla percezione dell’immagine e dell’oggetto in rapporto alla soggettività. I lavori sondano spesso i legami tra normalità e devianza, i rapporti tra specie diverse e di come queste siano categorizzate in un patrimonio pubblico e privato, che l’artista stesso, con il suo operato, tenta di ritrovare, analizzare o valorizzare.
Il progetto “Krajany” prende in oggetto l’ospedale psichiatrico di Bohnice a Praga e l’annessa zona cimiteriale poco distante da essa in cui venivano sepolte le persone decedute all’interno della struttura: malati di mente, ma anche soldati della prima guerra mondiale e persone che si sono suicidate nella vicina struttura. La ricerca archivistica di Christian Fogarolli lo ha portato a scoprire come nel 1916 arrivarono in questo istituto manicomiale 48 italiani trentini che furono trasferiti dal complesso di Pergine Valsugana in Trento a causa degli scontri della Prima Guerra Mondiale. Le strutture adibite alle cure mentali e che accoglievano anche i feriti di guerra erano al collasso e furono costrette a deportare molti pazienti in altri istituti stranieri dell’Impero Austro-Ungarico. Questi 48 individui arrivarono a Bohnice nel 1916 e morirono tutti in due soli anni, molti a causa della tubercolosi (come indicato dai registri ritrovati); furono riposti in questo luogo senza alcuna indicazione precisa sulla sepoltura e sulla loro identità.
Soltanto nel 1932 ebbe luogo una cerimonia commemorativa a Praga, in cui vennero benedette due lapidi e due urne, entrambe collocate sulla facciata della piccola cappella all’interno del cimitero di Bohnice. Questa iniziativa commemorativa sembra oggi svanita nel nulla, il cimitero è spesso in cattive condizioni e l’antica chiesa è stata vandalizzata, le lapidi sono state distrutte, così come le urne. Ottantasei anni dopo questi eventi Christian Fogarolli ha voluto ricostruire la vicenda storica in collaborazione con diverse istituzioni: Futura Center for Contemporay Art a Praga, l’archivio di Bohnice, la Fondazione Eleutheria con sede a Praga e l’archivio di Pergine Valsugana a Trento. L’artista dopo una lunga ricerca archivistica tra Italia e Repubblica Ceca ha ritrovato i nomi degli italiani trentini sepolti sul luogo e ha ridisegnato e ricostruito le due lapidi a memoria, ricollocandole sulla facciata dell’edificio sacro, ideando una nuova cerimonia commemorativa con i riti e le simbologie tradizionali. Dopo un secolo di storia passata questi individui tornano ad avere un nome. Fogarolli ha inoltre realizzato un video di documentazione del luogo nel quale ha ideato anche un’azione performativa che consiste in un’incerta camminata sul manto d’edera che copre l’intera area del cimitero di Bohnice. La decomposizione dei corpi nei decenni ha creato vuoti invisibili e profondi nel sottosuolo che rendono alcune zone pericolose al passaggio.
Alejandro Gómez de Tuddo
"Columbarium"
Nato a Città del Messico, il suo lavoro comprende vari campi delle arti, principalmente quello della fotografia, il video e l’installazione. Gran parte della sua ricerca si concentra sulla caducità della vita e sul tema della morte, declinandosi su diversi livelli tra cui la “necrogeografia” e il rapporto fra la città dei vivi e quella dei morti, il microcosmo dei cimiteri, l’identità mancata post mortem, la metempsicosi e le tradizioni popolari, i resti e la memoria dei corpi come nature morte e la metafora dell’assenza.
Negli ultimi sette anni, nei suoi tour per oltre 700 cimiteri di tutto il mondo, Alejandro Gómez de Tuddo ha realizzato innumerevoli registrazioni audio e fotografato oltre cinquemila ritratti di defunti.
Nell'installazione “Columbarium”, l'artista riproduce una traccia sonora con questi suoni e ripropone alcuni di questi ritratti, stampati in bianco e nero, su carta comune.
L'installazione pone un discorso sullo sguardo, i ricordi e la memoria, che risuona come un dialogo tra la vita e la morte, dove lo sguardo diventa sia onnipresente che anamorfico. Non rappresenta solo la morte guardandoci, ma ci rappresenta anche e a sua volta guardandola, attraverso i ritratti funebri che i vivi hanno deciso di conservare come l'immagine dei loro morti.
Il ritratto funerario facilita l'ingresso dell'osservatore nel processo psichico relativo al lutto e alla perdita, come il registro di un momento e un modello che non sono più. L'entropia fa anche parte dell'installazione, attraverso i volti che sono stati cancellati, incrinati o semplicemente scomparsi. Ogni volto, ogni vita, ogni essere amato era e non è più, queste immagini di sguardi silenziosi stampati su un substrato fragile e deperibile, sono allo stesso tempo una rivelazione sull'impossibilità di rappresentarli e di rappresentare la morte stessa.
Il Columbarium provoca nell'osservatore una midriasi, causata da uno stato di coscienza allucinatoria, che ci aiuta ad affrontare l'aporia, ricordandoci che ciò che ci manca nella vita è l'immagine della nostra stessa morte.
Dissolvendo i confini tra fotografia, ritratto e installazione, Alejandro Gómez de Tuddo rielabora l'estetica dell'evanescenza e del perpetuo, dove lo spazio incontra il tempo e la morte la vita.
La rassegna comprende i vincitori del Bando internazionale rivolto ad artisti in ogni declinazione delle arti - che ha visto la partecipazione di oltre cinquecento progetti - accanto alle creazioni e alle produzioni della Compagnia Dello Scompiglio, agli incontri, alle mostre e agli spettacoli ospiti.
Sabato 15 settembre, apertura della manifestazione con l’inaugurazione di tre installazioni:
Gli Impresari
"Il lanternista"
Gli Impresari (Edoardo Aruta, Marco Di Giuseppe e Rosario Sorbello) è un collettivo artistico impegnato in un lavoro di ricerca su quelle forme della produzione artistica, frutto di speculazioni intellettuali e innovazioni tecniche, che a partire dall’età moderna hanno guidato e determinato lo sviluppo della nostra cultura visiva.
Il progetto Il lanternista riguarda un dispositivo comunemente considerato come l’antenato del cinema, dal momento che è uno dei primi strumenti ad aver permesso la proiezione di immagini in movimento. La lanterna magica consisteva in una scatola chiusa al cui interno una fonte luminosa (inizialmente una candela poi una lampada) proiettava la luce attraverso un foro sul quale era applicata una lente. Le proiezioni erano fatte di immagini dipinte o incise su vetro. Un dispositivo che richiedeva una particolare abilità performativa da parte di chi lo manovrava, un insieme di competenze tecniche, artistiche e affabulatorie.
L’invito a realizzare una serie di vetrini, rivolto a una cospicua selezione di artisti, il cui soggetto è il tema iconografico del Trionfo della Morte (affresco staccato e conservato nella Galleria regionale di Palazzo Abatellis a Palermo), costituisce il pretesto per riflettere criticamente intorno a questo tema, attraverso un dialogo con un’estetica e con una visione culturale del passato. Allo stesso tempo, il soggetto della morte, diviene il punto di partenza per la realizzazione di un’installazione che prevede l’articolazione di una performance corale con il coinvolgimento, durante il giorno dell’inaugurazione, alle ore 12.00 e alle ore 15.30, del batterista Francesco Cusa.
Christian Fogarolli
"Krajany"
Christian Fogarolli è un artista italiano nato nel 1983. La sua ricerca è caratterizzata dal rapporto dell’arte con teorie e discipline scientifiche e di come quest’ultime si siano inconsciamente servite del mezzo creativo per progredire. Il processo di lavoro si serve spesso della ricerca storico archivistica e utilizza diversi mezzi espressivi, come installazioni ambientali, fotografia, scultura, video, andando ad analizzare dinamiche sulla percezione dell’immagine e dell’oggetto in rapporto alla soggettività. I lavori sondano spesso i legami tra normalità e devianza, i rapporti tra specie diverse e di come queste siano categorizzate in un patrimonio pubblico e privato, che l’artista stesso, con il suo operato, tenta di ritrovare, analizzare o valorizzare.
Il progetto “Krajany” prende in oggetto l’ospedale psichiatrico di Bohnice a Praga e l’annessa zona cimiteriale poco distante da essa in cui venivano sepolte le persone decedute all’interno della struttura: malati di mente, ma anche soldati della prima guerra mondiale e persone che si sono suicidate nella vicina struttura. La ricerca archivistica di Christian Fogarolli lo ha portato a scoprire come nel 1916 arrivarono in questo istituto manicomiale 48 italiani trentini che furono trasferiti dal complesso di Pergine Valsugana in Trento a causa degli scontri della Prima Guerra Mondiale. Le strutture adibite alle cure mentali e che accoglievano anche i feriti di guerra erano al collasso e furono costrette a deportare molti pazienti in altri istituti stranieri dell’Impero Austro-Ungarico. Questi 48 individui arrivarono a Bohnice nel 1916 e morirono tutti in due soli anni, molti a causa della tubercolosi (come indicato dai registri ritrovati); furono riposti in questo luogo senza alcuna indicazione precisa sulla sepoltura e sulla loro identità.
Soltanto nel 1932 ebbe luogo una cerimonia commemorativa a Praga, in cui vennero benedette due lapidi e due urne, entrambe collocate sulla facciata della piccola cappella all’interno del cimitero di Bohnice. Questa iniziativa commemorativa sembra oggi svanita nel nulla, il cimitero è spesso in cattive condizioni e l’antica chiesa è stata vandalizzata, le lapidi sono state distrutte, così come le urne. Ottantasei anni dopo questi eventi Christian Fogarolli ha voluto ricostruire la vicenda storica in collaborazione con diverse istituzioni: Futura Center for Contemporay Art a Praga, l’archivio di Bohnice, la Fondazione Eleutheria con sede a Praga e l’archivio di Pergine Valsugana a Trento. L’artista dopo una lunga ricerca archivistica tra Italia e Repubblica Ceca ha ritrovato i nomi degli italiani trentini sepolti sul luogo e ha ridisegnato e ricostruito le due lapidi a memoria, ricollocandole sulla facciata dell’edificio sacro, ideando una nuova cerimonia commemorativa con i riti e le simbologie tradizionali. Dopo un secolo di storia passata questi individui tornano ad avere un nome. Fogarolli ha inoltre realizzato un video di documentazione del luogo nel quale ha ideato anche un’azione performativa che consiste in un’incerta camminata sul manto d’edera che copre l’intera area del cimitero di Bohnice. La decomposizione dei corpi nei decenni ha creato vuoti invisibili e profondi nel sottosuolo che rendono alcune zone pericolose al passaggio.
Alejandro Gómez de Tuddo
"Columbarium"
Nato a Città del Messico, il suo lavoro comprende vari campi delle arti, principalmente quello della fotografia, il video e l’installazione. Gran parte della sua ricerca si concentra sulla caducità della vita e sul tema della morte, declinandosi su diversi livelli tra cui la “necrogeografia” e il rapporto fra la città dei vivi e quella dei morti, il microcosmo dei cimiteri, l’identità mancata post mortem, la metempsicosi e le tradizioni popolari, i resti e la memoria dei corpi come nature morte e la metafora dell’assenza.
Negli ultimi sette anni, nei suoi tour per oltre 700 cimiteri di tutto il mondo, Alejandro Gómez de Tuddo ha realizzato innumerevoli registrazioni audio e fotografato oltre cinquemila ritratti di defunti.
Nell'installazione “Columbarium”, l'artista riproduce una traccia sonora con questi suoni e ripropone alcuni di questi ritratti, stampati in bianco e nero, su carta comune.
L'installazione pone un discorso sullo sguardo, i ricordi e la memoria, che risuona come un dialogo tra la vita e la morte, dove lo sguardo diventa sia onnipresente che anamorfico. Non rappresenta solo la morte guardandoci, ma ci rappresenta anche e a sua volta guardandola, attraverso i ritratti funebri che i vivi hanno deciso di conservare come l'immagine dei loro morti.
Il ritratto funerario facilita l'ingresso dell'osservatore nel processo psichico relativo al lutto e alla perdita, come il registro di un momento e un modello che non sono più. L'entropia fa anche parte dell'installazione, attraverso i volti che sono stati cancellati, incrinati o semplicemente scomparsi. Ogni volto, ogni vita, ogni essere amato era e non è più, queste immagini di sguardi silenziosi stampati su un substrato fragile e deperibile, sono allo stesso tempo una rivelazione sull'impossibilità di rappresentarli e di rappresentare la morte stessa.
Il Columbarium provoca nell'osservatore una midriasi, causata da uno stato di coscienza allucinatoria, che ci aiuta ad affrontare l'aporia, ricordandoci che ciò che ci manca nella vita è l'immagine della nostra stessa morte.
Dissolvendo i confini tra fotografia, ritratto e installazione, Alejandro Gómez de Tuddo rielabora l'estetica dell'evanescenza e del perpetuo, dove lo spazio incontra il tempo e la morte la vita.
15
settembre 2018
Della morte e del morire
Dal 15 settembre al 23 dicembre 2018
arte contemporanea
Location
TENUTA DELLO SCOMPIGLIO
Capannori, Via Di Vorno, 67, (Lucca)
Capannori, Via Di Vorno, 67, (Lucca)
Biglietti
mostre/installazioni: ingresso € 5,00
inaugurazione mostre e installazioni - 15 settembre: ingresso gratuito
Orario di apertura
SETTEMBRE
ore 15.00-19.00, oppure su appuntamento
OTTOBRE-DICEMBRE
ore 14.00-18.00, oppure su appuntamento
Vernissage
15 Settembre 2018, ore 11.00 - 17.00
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