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Dell’Aversana | Indaco | Politelli – Spazi minimi
Sarà inaugurata la collettiva Spazi minimi che vedrà in mostra i lavori di Teresa Dell’Aversana, Imma Indaco e Daniela Politelli.
Comunicato stampa
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venerì 29 maggio 2009 alle ore 19.00, sarà inaugurata la collettiva spazi minimi che vedrà in mostra i lavori di teresa dell’aversana, imma indaco e daniela politelli nello spazio della galleria magazzini pescatore artecontemporanea a benevento, in via s. pasquale 36.
La mostra, a cura di mimmo parente, resterà aperta dal lunedì al venerdì, dalle ore 9.00 alle 13.00 e dalle 17.00 alle 19.30 fino al 30 giugno.
Nella prima parte dello spazio espositivo, quattro elementi in vetro, resina, acciaio e pvc (corpo assente) di teresa dell’aversana creano un piccolo spazio chiuso in se stesso che contrasta con il grande spazio della galleria, mentre due dittici (in-contro) vetro, resina ed acciaio che partono dal soffitto e dal pavimento si incontrano o si sovrappongono al centro lasciando sempre uno spazio sottile tra gli elementi discendenti ed ascendenti dell’istallazione. I lavori di teresa dell’aversana ci mostrano il confine tra presenza e assenza, fra ciò che ci è dato vedere e ciò che si cela alla visione, disegnando zone di passaggio, luoghi di transito impercettibili, e con gli stadi di sottrazione e l’uso di materiali trasparenti e leggeri, realizza diagrammi che intrappolano tracce di esistenza dall’identità in transito che impongono per frammenti la loro fragile presenza. Poiché ogni visione è sempre un occultamento ciò che si vede nelle sue opere è una forma che denuncia un’assenza che aspira ad un’esistenza. Nude superfici, che nella loro nudità si disgelano come corpi, mostrando la loro nudità senza dubbio ambigua in uno spazio scenico, con le sue quinte ed il suo molteplice attore, il corpo, corpo che qui è presente solo come traccia, segno, impronta.
Nella seconda parte, due grandi disegni di imma indaco si contrappongono sue due grandi pareti. In imma da indossare l’artista è ritratta in posa rannicchiata, costretta in un armadio e si confonde con alcuni capi di abbigliamento maschile. Nell’altro lavoro un-title l’artista è distesa in un bagno. Il bagno è un po’ lo spazio più nascosto di un’abitazione. È questo il luogo dove il corpo si trova solo di fronte a se stesso e dove la macchina umana si raccoglie e si presenta con i suoi limiti ed i suoi difetti. Le opere di imma indaco partono da uno spunto autobiografico e restituiscono immagini di un’estrema raffinatezza. L’uso del brush-pen, una penna pennarello permette un segno pulito e leggero che sembra scrittura. Il disegno è frutto di movimenti precisi, matematici e i segni fluenti e allo stesso tempo spezzettati, fuoriescono dalla bidimensionalità della carta e raccontano la liberazione dal peso della materia che li costringeva, creando un rapporto simbiotico tra lo spazio virtuale dell’opera e lo spazio reale in cui sono collocati. Dice l’artista intervistata sul suo lavoro imma da indossare “in quest’opera il corpo è presente e contemporaneamente assente. La sua identità viene annullata, divenendo al pari di una camicia o di un lenzuolo posti nell’armadio in quanto oggetti pronti da prendere ed essere indossati. Gli stessi segni definiscono uno spazio fisico che è anche altro, se ci si avvicina all’opera la fisicità scompare. Il corpo percettibile ad una certa distanza, osservato da vicino scompare e la carne diviene materia altra”. Il segno struttura e destruttura contemporaneamente l’immagine.
Sulla parete di fondo è collocata l’ istallazione di daniela politelli. La giovane artista disegna sulla parete a matita la sagoma del suo corpo e la postura ci rimanda all’immagine di una super eroina. Applicati al muro in senso verticale ed orizzontale, come in una libreria, teche in plexiglas, che racchiudono oggetti di uso comune costruiti con corda di nylon (pentole, scarpette, pinze, phon), tasselli della mente, icone del quotidiano in un rimando continuo tra bisogni e piaceri. L’artista costruisce, così, un particolare catalogo di oggetti racchiusi e compressi in uno spazio minimo. Una sottile ironia pervade tutto il lavoro. Se da un lato l’artista con la corda di nylon intrecciata in fitti nodi dà forma ad immagini che invitano ad una riflessione sulla complessità dell’individuo, dall’altro dà forza alla ricerca materializzando il suo segno non su un supporto bidimensionale ma nello spazio. E lo spazio nelle opere di politelli non è più luogo di confronto, di dialogo o di contrapposizione, ma materiale da attraversare, dilatare, comprimere, elemento di creatività al pari del nylon o degli altri materiali.
Teresa dell’aversana è nata a s. arpino (ce). Vive e lavora a casapozzano (ce).
Imma indaco è nata a napoli. Vive e lavora tra Napoli e milano.
Daniela politelli è nata a Napoli dove vive e lavora.
La mostra, a cura di mimmo parente, resterà aperta dal lunedì al venerdì, dalle ore 9.00 alle 13.00 e dalle 17.00 alle 19.30 fino al 30 giugno.
Nella prima parte dello spazio espositivo, quattro elementi in vetro, resina, acciaio e pvc (corpo assente) di teresa dell’aversana creano un piccolo spazio chiuso in se stesso che contrasta con il grande spazio della galleria, mentre due dittici (in-contro) vetro, resina ed acciaio che partono dal soffitto e dal pavimento si incontrano o si sovrappongono al centro lasciando sempre uno spazio sottile tra gli elementi discendenti ed ascendenti dell’istallazione. I lavori di teresa dell’aversana ci mostrano il confine tra presenza e assenza, fra ciò che ci è dato vedere e ciò che si cela alla visione, disegnando zone di passaggio, luoghi di transito impercettibili, e con gli stadi di sottrazione e l’uso di materiali trasparenti e leggeri, realizza diagrammi che intrappolano tracce di esistenza dall’identità in transito che impongono per frammenti la loro fragile presenza. Poiché ogni visione è sempre un occultamento ciò che si vede nelle sue opere è una forma che denuncia un’assenza che aspira ad un’esistenza. Nude superfici, che nella loro nudità si disgelano come corpi, mostrando la loro nudità senza dubbio ambigua in uno spazio scenico, con le sue quinte ed il suo molteplice attore, il corpo, corpo che qui è presente solo come traccia, segno, impronta.
Nella seconda parte, due grandi disegni di imma indaco si contrappongono sue due grandi pareti. In imma da indossare l’artista è ritratta in posa rannicchiata, costretta in un armadio e si confonde con alcuni capi di abbigliamento maschile. Nell’altro lavoro un-title l’artista è distesa in un bagno. Il bagno è un po’ lo spazio più nascosto di un’abitazione. È questo il luogo dove il corpo si trova solo di fronte a se stesso e dove la macchina umana si raccoglie e si presenta con i suoi limiti ed i suoi difetti. Le opere di imma indaco partono da uno spunto autobiografico e restituiscono immagini di un’estrema raffinatezza. L’uso del brush-pen, una penna pennarello permette un segno pulito e leggero che sembra scrittura. Il disegno è frutto di movimenti precisi, matematici e i segni fluenti e allo stesso tempo spezzettati, fuoriescono dalla bidimensionalità della carta e raccontano la liberazione dal peso della materia che li costringeva, creando un rapporto simbiotico tra lo spazio virtuale dell’opera e lo spazio reale in cui sono collocati. Dice l’artista intervistata sul suo lavoro imma da indossare “in quest’opera il corpo è presente e contemporaneamente assente. La sua identità viene annullata, divenendo al pari di una camicia o di un lenzuolo posti nell’armadio in quanto oggetti pronti da prendere ed essere indossati. Gli stessi segni definiscono uno spazio fisico che è anche altro, se ci si avvicina all’opera la fisicità scompare. Il corpo percettibile ad una certa distanza, osservato da vicino scompare e la carne diviene materia altra”. Il segno struttura e destruttura contemporaneamente l’immagine.
Sulla parete di fondo è collocata l’ istallazione di daniela politelli. La giovane artista disegna sulla parete a matita la sagoma del suo corpo e la postura ci rimanda all’immagine di una super eroina. Applicati al muro in senso verticale ed orizzontale, come in una libreria, teche in plexiglas, che racchiudono oggetti di uso comune costruiti con corda di nylon (pentole, scarpette, pinze, phon), tasselli della mente, icone del quotidiano in un rimando continuo tra bisogni e piaceri. L’artista costruisce, così, un particolare catalogo di oggetti racchiusi e compressi in uno spazio minimo. Una sottile ironia pervade tutto il lavoro. Se da un lato l’artista con la corda di nylon intrecciata in fitti nodi dà forma ad immagini che invitano ad una riflessione sulla complessità dell’individuo, dall’altro dà forza alla ricerca materializzando il suo segno non su un supporto bidimensionale ma nello spazio. E lo spazio nelle opere di politelli non è più luogo di confronto, di dialogo o di contrapposizione, ma materiale da attraversare, dilatare, comprimere, elemento di creatività al pari del nylon o degli altri materiali.
Teresa dell’aversana è nata a s. arpino (ce). Vive e lavora a casapozzano (ce).
Imma indaco è nata a napoli. Vive e lavora tra Napoli e milano.
Daniela politelli è nata a Napoli dove vive e lavora.
29
maggio 2009
Dell’Aversana | Indaco | Politelli – Spazi minimi
Dal 29 maggio al 30 giugno 2009
arte contemporanea
Location
MAGAZZINI PESCATORE ARTE CONTEMPORANEA
Benevento, Via San Pasquale, 36, (Benevento)
Benevento, Via San Pasquale, 36, (Benevento)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì, dalle ore 9.00 alle 13.00 e dalle 17.00 alle 19.30
Vernissage
29 Maggio 2009, ore 19
Autore
Curatore