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Delli giuochi, delle umane societati et di regole.com
Festival invernale con mostra, performances, teatro, letture, conferenze e dibattiti
Comunicato stampa
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La mostra d'arte che accompagnerà il festival: "Delli giuochi, delle umane societati et di regole.com" propone gli approfondimenti sulle tematiche del festival, realizzati da una dozzina di artisti visivi che sono stati invitati per l'occasione.
Nella scelta degli artisti per una manifestazione che proponga l'approfondimento di tematiche preventivamente definite, due possibilità si presentano: affidarsi ad artisti nelle cui opere già vediamo i temi che cerchiamo, oppure cercare artisti che non hanno finora affrontato queste tematiche ma nei quali intravediamo le potenzialità per affrontarle in modo soddisfacente. La scelta è complicata anche dal fatto che non tutti gli artisti hanno nelle proprie corde il costruire la propria opera partendo da una tematica proposta da altri.
La nostra soluzione è stata quella di avvalersi di entrambe le metodologie; ma non riveleremo per quali artisti è stata valida l'una e per quali l'altra, poiché vogliamo evitare che ciò possa influenzare l'osservatore nel suo relazionarsi con le opere.
Nel caso di Gabriella Kuruvilla, nota anche come scrittrice, proponiamo una serie di tele di piccole dimensioni che, collocate vicine, formano una composizione. In essa vengono utilizzati elementi, spesso in stile pop ma anche con forti richiami ad altri momenti storici quali l'arte visuale, che ci ricordano le ascendenze indiane dell'artista milanese, ma ci parlano poi delle mille cose quotidiane con cui l'ampiezza dei nostri desideri deve fare i conti.
Del fotografo Fabrizio Bellafante è presente uno scatto metaforico, in bilico tra i simboli di definizione delle geometrie relative ai nostri percorsi quotidiani e i percorsi dell'alta finanza, sempre più aleatori nelle forme del loro estrinsecarsi, e spesso sul banco degli imputati dopo i tracolli economici degli ultimi anni.
Federica Brambilla è quasi un architetto della fotografia e ce ne fornisce un esempio con un'allegoria che nella sua metafisica della realtà, ricorda le immagini dei rebus, dove tutto è sospeso nell'attesa e nella speranza di trovare una definizione.
Splendidamente in linea con i temi dei mondi particolari dove vigono regole speciali, come accade nei giochi, sono i mondi dei dipinti di Marcia Zegarra Urquizo, mondi che però portano in se molto del nostro mondo di ogni giorno, di cui l'artista peruviana vive da anni i variegati risvolti del trasferimento in una terra lontana da quella in cui è nata e cresciuta.
Le tematiche dell'emigrazione sono presenti anche nelle opere di Christian Flores Savedra che da tempo pone al centro della sua ricerca le date, materializzate in timbri che vanno a modificare e ricostruire diversamente l'essere umano, persino nelle sue caratteristiche più significative, connotati fisici compresi.
In Carlo Cecaro, girovago e performer dell'arte urbana milanese, la forza della polemica contro le regole si sostanzia soprattutto nel concettualismo e nell'uso e trasformazione della parola.
Nel trasformatore di immagini Mark Cooper, la ricomposizione dell'insieme ci ripropone cose che già conosciamo ma sotto altre spoglie, così come accade a un composto chimico rispetto ai singoli componenti e, in questo caso, l'artista inglese trapiantato in Piemonte ci mostra gli esiti di questo procedimento fatto con immagini di opere d'arte urbana dei muri di Milano, tra le quali risaltano proprio i cartelli di Carlo Cecaro.
Nuovamente alle realtà in vari modi circoscritte e protette si torna con Danièl Nicolàs Schiraldi, artista che è cresciuto e ha a lungo vissuto nell'ambiente della Comuna Baires tra Argentina e Italia. Poi, pochi anni fa, il progetto Comuna si è fermato e Nicolàs si è trovato a fare i conti con la vita metropolitana che lascia ampi riscontri nei suoi dipinti e in particolare nella serie che ci piace definire di vita panoramica, dove però sono presenti anche elementi di momenti comunitari, quasi a metterci di fronte a due piatti di bilancia che cercano con fatica un equilibrio, o forse un compromesso.
In un'incisione, tecnica non così diffusa ai giorni nostri, Silvia Giacomini sembra volerci mostrare un non facile rapporto tra diverse esperienza di vita e tra l'essere e l'esperienza di vita nel suo svolgersi su un campo di gioco e di battaglia, rappresentato da una scacchiera. Le caratteristiche della ricerca visiva lasciano trasparire altre modalità espressive di quest'artista che è anche scrittrice e donna di teatro.
L'abile disegnatore ligure Danilo Viviani con i suoi splendidi disegni terrifici, dove i fantasmi della mente prendono forma e diventano carne, riesce a mettere in immagini molte delle contraddizoni umane che sono anche alla base dei temi che ci siamo prefissi di approfondire.
Il pezzo di Alfo ci dà un esempio delle sue capacità illustrative fornendoci uno sfondo scacchistico per l'insieme della mostra.
Con le sue installazioni Virgilio Patarini, prolifico uomo d'arti milanese, ora trapiantato a Ferrara, ci fornisce un'esemplificazione di molti dei concetti di intreccio tra cultura e forme archetipe del gioco della vita, che è uno dei nodi fondamentali nello svolgersi delle vicende umane e nei modi che l'uomo prova ad adottare, nel tentativo di controllare almeno alcuni aspetti dell'esistere.
Sono presenti anche alcune opere tese prevalentemente a ragguagliarci sull'attività di alcune realtà, spesso associative, dove l'azione è importante forse ancor più delle opere materiali espresse da tali realtà. Si tratta di Museo Teo, che ama definirsi “il museo senza sede”, Costruttori di Babele, che cerca di rendere conoscibili al pubblico opere di artisti che, a causa di loro caratteristiche, hanno sempre agito nascosti nelle proprie dimore, e City Art, con il suo lungo e frastagliato percorso di arte pubblica e che è anche l'associazione che ospita l'iniziativa.
La mostra è poi in relazione dialettica con una serie di performance effettuate sia la sera dell'inaugurazione, che nelle altre date del festival.
Nella scelta degli artisti per una manifestazione che proponga l'approfondimento di tematiche preventivamente definite, due possibilità si presentano: affidarsi ad artisti nelle cui opere già vediamo i temi che cerchiamo, oppure cercare artisti che non hanno finora affrontato queste tematiche ma nei quali intravediamo le potenzialità per affrontarle in modo soddisfacente. La scelta è complicata anche dal fatto che non tutti gli artisti hanno nelle proprie corde il costruire la propria opera partendo da una tematica proposta da altri.
La nostra soluzione è stata quella di avvalersi di entrambe le metodologie; ma non riveleremo per quali artisti è stata valida l'una e per quali l'altra, poiché vogliamo evitare che ciò possa influenzare l'osservatore nel suo relazionarsi con le opere.
Nel caso di Gabriella Kuruvilla, nota anche come scrittrice, proponiamo una serie di tele di piccole dimensioni che, collocate vicine, formano una composizione. In essa vengono utilizzati elementi, spesso in stile pop ma anche con forti richiami ad altri momenti storici quali l'arte visuale, che ci ricordano le ascendenze indiane dell'artista milanese, ma ci parlano poi delle mille cose quotidiane con cui l'ampiezza dei nostri desideri deve fare i conti.
Del fotografo Fabrizio Bellafante è presente uno scatto metaforico, in bilico tra i simboli di definizione delle geometrie relative ai nostri percorsi quotidiani e i percorsi dell'alta finanza, sempre più aleatori nelle forme del loro estrinsecarsi, e spesso sul banco degli imputati dopo i tracolli economici degli ultimi anni.
Federica Brambilla è quasi un architetto della fotografia e ce ne fornisce un esempio con un'allegoria che nella sua metafisica della realtà, ricorda le immagini dei rebus, dove tutto è sospeso nell'attesa e nella speranza di trovare una definizione.
Splendidamente in linea con i temi dei mondi particolari dove vigono regole speciali, come accade nei giochi, sono i mondi dei dipinti di Marcia Zegarra Urquizo, mondi che però portano in se molto del nostro mondo di ogni giorno, di cui l'artista peruviana vive da anni i variegati risvolti del trasferimento in una terra lontana da quella in cui è nata e cresciuta.
Le tematiche dell'emigrazione sono presenti anche nelle opere di Christian Flores Savedra che da tempo pone al centro della sua ricerca le date, materializzate in timbri che vanno a modificare e ricostruire diversamente l'essere umano, persino nelle sue caratteristiche più significative, connotati fisici compresi.
In Carlo Cecaro, girovago e performer dell'arte urbana milanese, la forza della polemica contro le regole si sostanzia soprattutto nel concettualismo e nell'uso e trasformazione della parola.
Nel trasformatore di immagini Mark Cooper, la ricomposizione dell'insieme ci ripropone cose che già conosciamo ma sotto altre spoglie, così come accade a un composto chimico rispetto ai singoli componenti e, in questo caso, l'artista inglese trapiantato in Piemonte ci mostra gli esiti di questo procedimento fatto con immagini di opere d'arte urbana dei muri di Milano, tra le quali risaltano proprio i cartelli di Carlo Cecaro.
Nuovamente alle realtà in vari modi circoscritte e protette si torna con Danièl Nicolàs Schiraldi, artista che è cresciuto e ha a lungo vissuto nell'ambiente della Comuna Baires tra Argentina e Italia. Poi, pochi anni fa, il progetto Comuna si è fermato e Nicolàs si è trovato a fare i conti con la vita metropolitana che lascia ampi riscontri nei suoi dipinti e in particolare nella serie che ci piace definire di vita panoramica, dove però sono presenti anche elementi di momenti comunitari, quasi a metterci di fronte a due piatti di bilancia che cercano con fatica un equilibrio, o forse un compromesso.
In un'incisione, tecnica non così diffusa ai giorni nostri, Silvia Giacomini sembra volerci mostrare un non facile rapporto tra diverse esperienza di vita e tra l'essere e l'esperienza di vita nel suo svolgersi su un campo di gioco e di battaglia, rappresentato da una scacchiera. Le caratteristiche della ricerca visiva lasciano trasparire altre modalità espressive di quest'artista che è anche scrittrice e donna di teatro.
L'abile disegnatore ligure Danilo Viviani con i suoi splendidi disegni terrifici, dove i fantasmi della mente prendono forma e diventano carne, riesce a mettere in immagini molte delle contraddizoni umane che sono anche alla base dei temi che ci siamo prefissi di approfondire.
Il pezzo di Alfo ci dà un esempio delle sue capacità illustrative fornendoci uno sfondo scacchistico per l'insieme della mostra.
Con le sue installazioni Virgilio Patarini, prolifico uomo d'arti milanese, ora trapiantato a Ferrara, ci fornisce un'esemplificazione di molti dei concetti di intreccio tra cultura e forme archetipe del gioco della vita, che è uno dei nodi fondamentali nello svolgersi delle vicende umane e nei modi che l'uomo prova ad adottare, nel tentativo di controllare almeno alcuni aspetti dell'esistere.
Sono presenti anche alcune opere tese prevalentemente a ragguagliarci sull'attività di alcune realtà, spesso associative, dove l'azione è importante forse ancor più delle opere materiali espresse da tali realtà. Si tratta di Museo Teo, che ama definirsi “il museo senza sede”, Costruttori di Babele, che cerca di rendere conoscibili al pubblico opere di artisti che, a causa di loro caratteristiche, hanno sempre agito nascosti nelle proprie dimore, e City Art, con il suo lungo e frastagliato percorso di arte pubblica e che è anche l'associazione che ospita l'iniziativa.
La mostra è poi in relazione dialettica con una serie di performance effettuate sia la sera dell'inaugurazione, che nelle altre date del festival.
09
gennaio 2015
Delli giuochi, delle umane societati et di regole.com
Dal 09 al 24 gennaio 2015
arte contemporanea
Location
SPAZIO DOLOMITI
Milano, Via Dolomiti, 11, (Milano)
Milano, Via Dolomiti, 11, (Milano)
Orario di apertura
da Mercoledì a sabato dalle 15,30 alle 19,00
Vernissage
9 Gennaio 2015, ore 18,00
Autore
Curatore