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Denis Raccanelli – Compianto laico
Nei ‘compianti’ laici di Raccanelli la sacralità non sta nella convenzione delle figure e non ci sono, è vero, i pianti violenti delle prefiche, donne che fin dall’epoca dell’antica Roma venivano pagate per piangere ai funerali in maniera quasi teatrale, ma il paragone trova la sua giustificazione.
Comunicato stampa
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Compianto laico sul Corpo dell’Uomo
sculture di Denis Raccanelli
testo di Lucia Boni --------------------------------------------
Un ‘Compianto’ laico. Il senso della compassione, il senso del ‘patire’ insieme, per capire l’altro.
“Intravidi nell’ombra non so che agitazione impetuosa di dolore. Piuttosto che intravedere, mi sembrò esser percosso da un vento di dolore, da un nembo di sciagura, da uno schianto di passione selvaggia.”
Questo scrisse Gabriele D’Annunzio per Niccolò dell’Arca quando, giovanissimo, fu improvvisamente al cospetto del gruppo scultoreo del Compianto in Santa Maria della Vita, a Bologna.
Nei ‘compianti’ laici di Raccanelli la sacralità non sta nella convenzione delle figure e non ci sono, è vero, i pianti violenti delle prefiche, donne che fin dall’epoca dell’antica Roma venivano pagate per piangere ai funerali in maniera quasi teatrale, ma il paragone trova la sua giustificazione.
Si viene subitaneamente coinvolti da una condizione Umana. Il concetto del movimento e dell’attesa, del pathos fatto di forma e materia che si confrontano, e la materia è prima di tutto l’argilla, la terra, la natura. Il gesto che resta, ma sembra annunciare quasi subito un mutamento, uno spostamento nello spazio, un rilancio dell’espressione, una preghiera, che è ‘richiesta’, supplica, si direbbe ‘esigenza’ e non ringraziamento, lode, inno.
Nelle figure di Denis Raccanelli, lo “schianto della passione” si arresta in un teatro dove a recitare sono anche le ombre.
Una sorta di pudore o di autocontrollo, limita gli stravolgimenti del volto, anzi li maschera dietro muri, su piedistalli inaccessibili, coperti da lenzuola, sotto occhiali, bende, cappotti, a coprire gli sguardi e i veri volti. Ma resta integro il senso di un dramma, una costrizione, cui si pensa di poter mettere fine solo con una fuga, talvolta impossibile. Tutto si muove piano, ma nel modo più potente, con sentimenti di strazio e di dolore.
I personaggi di questo teatro non hanno facce deformate, occhi spalancati, mani che coprono gli occhi, ma drappi o abiti consunti che dialogano con le figure e occupano la scena, quasi fossero individui altri.
Esistenze fatte di umori, atmosfere, tensioni tutte interiori.
Un mondo che esige cordoglio, dolore collettivo.
Un possibile riscatto?
Il nostro ascolto, il nostro saper raccogliere le confidenze, la nostra compassione, perché ogni personaggio, in questo teatro di figura, ha una propria storia da raccontare.
E finalmente la saggezza di chi vuole, e riesce, a guardare lontano.
sculture di Denis Raccanelli
testo di Lucia Boni --------------------------------------------
Un ‘Compianto’ laico. Il senso della compassione, il senso del ‘patire’ insieme, per capire l’altro.
“Intravidi nell’ombra non so che agitazione impetuosa di dolore. Piuttosto che intravedere, mi sembrò esser percosso da un vento di dolore, da un nembo di sciagura, da uno schianto di passione selvaggia.”
Questo scrisse Gabriele D’Annunzio per Niccolò dell’Arca quando, giovanissimo, fu improvvisamente al cospetto del gruppo scultoreo del Compianto in Santa Maria della Vita, a Bologna.
Nei ‘compianti’ laici di Raccanelli la sacralità non sta nella convenzione delle figure e non ci sono, è vero, i pianti violenti delle prefiche, donne che fin dall’epoca dell’antica Roma venivano pagate per piangere ai funerali in maniera quasi teatrale, ma il paragone trova la sua giustificazione.
Si viene subitaneamente coinvolti da una condizione Umana. Il concetto del movimento e dell’attesa, del pathos fatto di forma e materia che si confrontano, e la materia è prima di tutto l’argilla, la terra, la natura. Il gesto che resta, ma sembra annunciare quasi subito un mutamento, uno spostamento nello spazio, un rilancio dell’espressione, una preghiera, che è ‘richiesta’, supplica, si direbbe ‘esigenza’ e non ringraziamento, lode, inno.
Nelle figure di Denis Raccanelli, lo “schianto della passione” si arresta in un teatro dove a recitare sono anche le ombre.
Una sorta di pudore o di autocontrollo, limita gli stravolgimenti del volto, anzi li maschera dietro muri, su piedistalli inaccessibili, coperti da lenzuola, sotto occhiali, bende, cappotti, a coprire gli sguardi e i veri volti. Ma resta integro il senso di un dramma, una costrizione, cui si pensa di poter mettere fine solo con una fuga, talvolta impossibile. Tutto si muove piano, ma nel modo più potente, con sentimenti di strazio e di dolore.
I personaggi di questo teatro non hanno facce deformate, occhi spalancati, mani che coprono gli occhi, ma drappi o abiti consunti che dialogano con le figure e occupano la scena, quasi fossero individui altri.
Esistenze fatte di umori, atmosfere, tensioni tutte interiori.
Un mondo che esige cordoglio, dolore collettivo.
Un possibile riscatto?
Il nostro ascolto, il nostro saper raccogliere le confidenze, la nostra compassione, perché ogni personaggio, in questo teatro di figura, ha una propria storia da raccontare.
E finalmente la saggezza di chi vuole, e riesce, a guardare lontano.
15
dicembre 2018
Denis Raccanelli – Compianto laico
Dal 15 dicembre 2018 al 06 gennaio 2019
arte moderna e contemporanea
Location
GALLERIA DEL CARBONE
Ferrara, Via Del Carbone, 18, (Ferrara)
Ferrara, Via Del Carbone, 18, (Ferrara)
Orario di apertura
dal mercoledì al venerdì 17.00-20.00; sabato e festivi: 11.00-12.30 e 17.00-20.00; chiuso lunedì e martedì
Vernissage
15 Dicembre 2018, ore 18.00
Autore
Curatore