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Dennis Oppenheim
Oppenheim, protagonista della Land Art, non si è mai fermato ai risultati raggiunti dall’ambito accademico ma si spinge nell’esperienza di azioni anomale, di invenzioni visuali e cognitive improbabili. L’artista trasferisce nello spazio primitivo della natura i segni macroscopici di un’azione umana.
Comunicato stampa
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La galleria Varart presenta un insieme di opere significative di Dennis Oppenheim realizzate negli anni ’70 e alcuni progetti.
Oppenheim, protagonista della Land Art, non si è mai fermato ai risultati raggiunti dall’ambito accademico ma si spinge nell’esperienza di azioni anomale, di invenzioni visuali e cognitive improbabili. L’artista trasferisce nello spazio primitivo della natura i segni macroscopici di un’azione umana. Ne deriva una serie di “Earthworks” animati dall’intervento su territori di vaste superfici. Questi manifestano l’idea di possedere e “marcare” un sito che dopo interventi e modifiche, viene riproposto come opera d’arte sottoforma o di fotografia o di installazione.
I lavori esposti in mostra costituiscono un percorso esaustivo di tali esperienze, arricchito da rimandi ad avvenimenti colti nella loro evoluzione, espansione e realizzazione, fanno comprendere come l’arte di Oppenheim amplifica la tradizionale concezione della superficie, sino allora prerogativa della pittura e sottopongono lo spazio circostante o il paesaggio a trasformazioni scultoree.
Si tratta di un’espansione operata anche mediante allestimenti o videotapes, in cui investiga e sperimenta i limiti della sopportabilità fisica e psichica. Non vi sono riferimenti storici ad una realtà culturalizzata ma soltanto l’ostentazione di un comportamento ottimistico di proiezione sulla natura, privilegiando il valore del fare, del gesto.
Per Oppenheim la natura diventa un luogo da occupare e da esperire con strumenti offerti dalla tecnologia (aerei, macchine, scavatrici). I suoi segni sono primari ed elementari come i solchi tracciati sulla neve o sulla terra: si appropriano di una natura che appare come un dato fenomenico in sé e che fa metaforicamente da supporto dell’operare artistico, essa si rivela in “Study for Digestion” sotto le sembianze di un cervo che converte in sostanza vitale l’energia artificiale del gas.
Oppenheim, protagonista della Land Art, non si è mai fermato ai risultati raggiunti dall’ambito accademico ma si spinge nell’esperienza di azioni anomale, di invenzioni visuali e cognitive improbabili. L’artista trasferisce nello spazio primitivo della natura i segni macroscopici di un’azione umana. Ne deriva una serie di “Earthworks” animati dall’intervento su territori di vaste superfici. Questi manifestano l’idea di possedere e “marcare” un sito che dopo interventi e modifiche, viene riproposto come opera d’arte sottoforma o di fotografia o di installazione.
I lavori esposti in mostra costituiscono un percorso esaustivo di tali esperienze, arricchito da rimandi ad avvenimenti colti nella loro evoluzione, espansione e realizzazione, fanno comprendere come l’arte di Oppenheim amplifica la tradizionale concezione della superficie, sino allora prerogativa della pittura e sottopongono lo spazio circostante o il paesaggio a trasformazioni scultoree.
Si tratta di un’espansione operata anche mediante allestimenti o videotapes, in cui investiga e sperimenta i limiti della sopportabilità fisica e psichica. Non vi sono riferimenti storici ad una realtà culturalizzata ma soltanto l’ostentazione di un comportamento ottimistico di proiezione sulla natura, privilegiando il valore del fare, del gesto.
Per Oppenheim la natura diventa un luogo da occupare e da esperire con strumenti offerti dalla tecnologia (aerei, macchine, scavatrici). I suoi segni sono primari ed elementari come i solchi tracciati sulla neve o sulla terra: si appropriano di una natura che appare come un dato fenomenico in sé e che fa metaforicamente da supporto dell’operare artistico, essa si rivela in “Study for Digestion” sotto le sembianze di un cervo che converte in sostanza vitale l’energia artificiale del gas.
30
gennaio 2004
Dennis Oppenheim
Dal 30 gennaio al 15 maggio 2004
arte contemporanea
Location
VARART
Firenze, Via Dell'oriuolo, 47, (Firenze)
Firenze, Via Dell'oriuolo, 47, (Firenze)
Orario di apertura
10,00 – 12,30 / 16,00 –19,30
Lunedì e festivi chiuso