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Déplacement. Tra i confini dell’arte di Marisa Albanese
La Città di Rivalta di Torino presenta la mostra Déplacement. Tra i confini dell’arte di Marisa Albanese a cura di Alessandro Demma e realizzata in collaborazione con la galleria Studio Trisorio di Napoli. La mostra si concentra sul tema dello spostamento (déplacement), del viaggio inteso sia fisicamente sia metaforicamente come condizione di cambiamento, di conoscenza, di ricerca, ma anche e soprattutto come fuga, condizione di precarietà ed emarginazione in un tempo storico controllato da un sistema globale feroce.
Comunicato stampa
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La Città di Rivalta di Torino presenta la mostra Déplacement. Tra i confini dell’arte di Marisa Albanese a cura di Alessandro Demma e realizzata in collaborazione con la galleria Studio Trisorio di Napoli. La mostra si concentra sul tema dello spostamento (déplacement), del viaggio inteso sia fisicamente sia metaforicamente come condizione di cambiamento, di conoscenza, di ricerca, ma anche e soprattutto come fuga, condizione di precarietà ed emarginazione in un tempo storico controllato da un sistema globale feroce.
Quello costruito dall’artista è un “dedalo” visivo ed esperienziale che attraversa lo spazio del Castello di Rivalta definendo una “svolta iconica” intesa come riconoscimento della valenza antropologica e sociologica dell’immagine, come un corpus narrativo del tempo e dell’esistenza attuale che, utilizzando una molteplicità di linguaggi, installazioni, video, sculture, libri d’artista, indaga con lucidità, fermezza estetica e grande valore intellettuale le condizioni metatemporali dell’essere umano.
Marisa Albanese è un’artista da sempre attenta agli enigmi nascosti del linguaggio, al valore semiotico e semantico della parola e del segno. Una ricerca che l’artista ha sapientemente costruito attraverso una decisiva indagine sulle strutture della conoscenza e della comunicazione umana, attraverso pensiero, forma e materia, con una particolare attenzione alle tracce politiche, culturali e sociali della storia e del tempo. Il suo percorso è, così, un pellegrinaggio verso un luogo sacro e silenzioso, quello della meditazione e della pratica del fare arte. Le sue opere rappresentano un linguaggio unico nel suo genere, dove le indagini culturali, scientifiche ed etnoantropologiche mettono in evidenza una grande sperimentazione e un dono di sintesi che evidenziano le tracce fondamentali del dramma, dell’angoscia, delle difficoltà e della disperazione senza, però, creare una confluenza negativa nell’osservatore, prediligendo un’immaginazione che riesce a coniugare gesto e forma essenziali che ci riportano, nonostante le questioni affrontate, a un mondo libero e sognante.
I temi ricorrenti sono la letteratura, la storia, la condizione umana, le esperienze antropologiche e sociologiche, sempre indagati con lucidità e attenzione, con grande senso estetico e forte impatto emotivo per lo spettatore. Dèplacement è allora lo spostamento inteso come spaesamento della memoria che, come ha sottolineato Agamben, è “l’organo di modalizzazione del reale, che può trasformare il reale in possibile e il possibile in reale”. Marisa Albanese sembra rileggere i concetti di esistenza e identità a partire dalle “componenti del ragionamento” che Aristotele ha identificato nella Retorica. Le sue opere diventano un alfabeto, un glossario per ricodificare l’esistenza umana, “spazi critici” che si fanno rappresentazione dell’ethos inteso come norma, comportamento, del logos come manifestazione del pensiero, come scelta e capacità di raccontare, e del pathos come forza emotiva, sofferenza, dramma.
Le tematiche affrontate da Marisa Albanese ben si prestano a visioni di ampio respiro, a riconoscere nell’arte contemporanea una importante forma di sollecitazione a sviluppare integrazione e senso di comunità, a stabilire contatti e legami con la cittadinanza, a offrire nuove opportunità di conoscenza e aprire a diverse chiavi di lettura.
Nel suggestivo dialogo tra l’arte contemporanea e gli spazi del Castello, che ospita una grande e frequentata biblioteca e dunque con lo sfondo ideale del perpetuo viaggio che ci propongono i libri, saremo chiamati a riflettere su noi stessi, sui nostri viaggi reali e metaforici, sulla realtà che ci circonda, sul senso della comunità. Questo filo conduttore ha ispirato la scelta degli eventi collaterali, che proporranno visioni e linguaggi diversi: gli incontri con l’artista, la proiezione del film Waiting di Stefano Di Polito, la presentazione del lavoro svolto dalla classe terza C della scuola primaria "I. Calvino" di Rivalta di Torino, raccolto nel volume “Siamo tutti migranti”, le visite guidate alla mostra collegate ai temi del Grand Tour.
Déplacement vive infatti ogni giorno anche nella nostra Città, che, da sempre terra di accoglienza, racchiude sul suo territorio un ricco patrimonio di diversità culturali: da quelle storiche da tante regioni italiane a quelle più recenti, da mondi più lontani, ancora bisognose di attenzione, conoscenza, integrazione.
Castello di Rivalta di Torino, via Orsini 7, 10040 Rivalta di Torino
Giorni e orari di apertura:
11 ottobre - 11 novembre 2019
lun-mar-mer-ven 10:00/19:00 - gio 10:00/22:00 - sab 10:00/18:00 - dom 15:00/18:00
Per info: ufficio Cultura tel. 011.9045557/86
Quello costruito dall’artista è un “dedalo” visivo ed esperienziale che attraversa lo spazio del Castello di Rivalta definendo una “svolta iconica” intesa come riconoscimento della valenza antropologica e sociologica dell’immagine, come un corpus narrativo del tempo e dell’esistenza attuale che, utilizzando una molteplicità di linguaggi, installazioni, video, sculture, libri d’artista, indaga con lucidità, fermezza estetica e grande valore intellettuale le condizioni metatemporali dell’essere umano.
Marisa Albanese è un’artista da sempre attenta agli enigmi nascosti del linguaggio, al valore semiotico e semantico della parola e del segno. Una ricerca che l’artista ha sapientemente costruito attraverso una decisiva indagine sulle strutture della conoscenza e della comunicazione umana, attraverso pensiero, forma e materia, con una particolare attenzione alle tracce politiche, culturali e sociali della storia e del tempo. Il suo percorso è, così, un pellegrinaggio verso un luogo sacro e silenzioso, quello della meditazione e della pratica del fare arte. Le sue opere rappresentano un linguaggio unico nel suo genere, dove le indagini culturali, scientifiche ed etnoantropologiche mettono in evidenza una grande sperimentazione e un dono di sintesi che evidenziano le tracce fondamentali del dramma, dell’angoscia, delle difficoltà e della disperazione senza, però, creare una confluenza negativa nell’osservatore, prediligendo un’immaginazione che riesce a coniugare gesto e forma essenziali che ci riportano, nonostante le questioni affrontate, a un mondo libero e sognante.
I temi ricorrenti sono la letteratura, la storia, la condizione umana, le esperienze antropologiche e sociologiche, sempre indagati con lucidità e attenzione, con grande senso estetico e forte impatto emotivo per lo spettatore. Dèplacement è allora lo spostamento inteso come spaesamento della memoria che, come ha sottolineato Agamben, è “l’organo di modalizzazione del reale, che può trasformare il reale in possibile e il possibile in reale”. Marisa Albanese sembra rileggere i concetti di esistenza e identità a partire dalle “componenti del ragionamento” che Aristotele ha identificato nella Retorica. Le sue opere diventano un alfabeto, un glossario per ricodificare l’esistenza umana, “spazi critici” che si fanno rappresentazione dell’ethos inteso come norma, comportamento, del logos come manifestazione del pensiero, come scelta e capacità di raccontare, e del pathos come forza emotiva, sofferenza, dramma.
Le tematiche affrontate da Marisa Albanese ben si prestano a visioni di ampio respiro, a riconoscere nell’arte contemporanea una importante forma di sollecitazione a sviluppare integrazione e senso di comunità, a stabilire contatti e legami con la cittadinanza, a offrire nuove opportunità di conoscenza e aprire a diverse chiavi di lettura.
Nel suggestivo dialogo tra l’arte contemporanea e gli spazi del Castello, che ospita una grande e frequentata biblioteca e dunque con lo sfondo ideale del perpetuo viaggio che ci propongono i libri, saremo chiamati a riflettere su noi stessi, sui nostri viaggi reali e metaforici, sulla realtà che ci circonda, sul senso della comunità. Questo filo conduttore ha ispirato la scelta degli eventi collaterali, che proporranno visioni e linguaggi diversi: gli incontri con l’artista, la proiezione del film Waiting di Stefano Di Polito, la presentazione del lavoro svolto dalla classe terza C della scuola primaria "I. Calvino" di Rivalta di Torino, raccolto nel volume “Siamo tutti migranti”, le visite guidate alla mostra collegate ai temi del Grand Tour.
Déplacement vive infatti ogni giorno anche nella nostra Città, che, da sempre terra di accoglienza, racchiude sul suo territorio un ricco patrimonio di diversità culturali: da quelle storiche da tante regioni italiane a quelle più recenti, da mondi più lontani, ancora bisognose di attenzione, conoscenza, integrazione.
Castello di Rivalta di Torino, via Orsini 7, 10040 Rivalta di Torino
Giorni e orari di apertura:
11 ottobre - 11 novembre 2019
lun-mar-mer-ven 10:00/19:00 - gio 10:00/22:00 - sab 10:00/18:00 - dom 15:00/18:00
Per info: ufficio Cultura tel. 011.9045557/86
11
ottobre 2019
Déplacement. Tra i confini dell’arte di Marisa Albanese
Dall'undici ottobre all'undici novembre 2019
arte contemporanea
Location
CASTELLO DI RIVALTA
Rivalta Di Torino, Via Giuseppe Orsini, 1, (Torino)
Rivalta Di Torino, Via Giuseppe Orsini, 1, (Torino)
Orario di apertura
lun-mar-mer-ven 10:00/19:00 - gio 10:00/22:00 - sab 10:00/18:00 - dom 15:00/18:00
Vernissage
11 Ottobre 2019, h 18,30
Autore
Curatore
Autore testo critico
Produzione organizzazione