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Desiree Land – Heimat
mostra d’arte contemporanea
Comunicato stampa
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Heimat è un vocabolo tedesco che non ha un corrispettivo nella lingua italiana.
É spesso tradotto con "Casa", "Piccola patria", o "Luogo natio" e indica il territorio in cui ci si sente a casa propria perché vi si è nati, vi si è trascorsa l'infanzia, o vi si parla la lingua degli affetti.
Il concetto di Heimat si sviluppò in Germania nell’800 allorché l’industrializzazione comportò l'esodo massiccio di popolazione dalle aree rurali nelle grandi città. Nello stesso periodo, inoltre, si costituiva lo stato tedesco. L'Heimat fu interpretata come una reazione alla perdita dell'individualità e della comunità d’origine: un aspetto dell'identità tedesca che inizialmente era patriottico, ma non nazionalistico.
Vaterland (patria) è una nozione politica, è il proprio stato in quanto contrapposto ad altri, è la terra a cui si appartiene e che si deve e si vuole difendere. L’ Heimat, invece, non si contrappone ad altre Heimat: è un territorio definito non già dalla sua appartenenza ad un sistema politico di patrie giustapposte e contrapposte, ma dal legame che si ha con esso. Heimat è il luogo verso il quale si è legati da affetto, da nostalgia, dalla convinzione che in esso ci sapremo orientare. Heimat è il luogo in cui ognuno può ritrovare il proprio centro.
L’ Heimat dell’infanzia è fatta di un tessuto di spazi immaginari; Heimat sono i rumori del treno mescolati alla polvere dell’estate e all’odore di insetti schiacciati. Solo l’infanzia s’impossessa per sempre di quanto sembra inutile, di ciottoli, schegge di legno e sogni antichissimi.
Stranamente queste cose in apparenza così futili non ci abbandonano, e in queste riconosciamo in qualche modo il mondo, e nel mondo continuiamo ad imbatterci in esse, in questa Heimat.
La mia Heimat è un piccolo paese di montagna, Corio, a soli 37 km da Torino, ma per me è un luogo sospeso nel tempo e nello spazio.
Ho passato in quei luoghi i momenti più felici della mia infanzia e i momenti più tragici della mia giovinezza.
Torno spesso a Corio, è un’immersione nei ricordi, come nel film di Bergman, “Il posto delle fragole”; e ogni volta raccolgo qualcosa che appartiene a quel mondo che io rievoco nei miei lavori.
Il passato è inautentico quando si accetta passivamente la tradizione, è autentico quando nella tradizione si coglie l'opportunità di rivivere le possibilità dell'essere che è già stato.
La mia arte ha i movimenti del pudore: sa fermarsi davanti all'irrappresentabile, allontanarsi dall'impudicizia sentimentale, rifiutarsi all’erotismo estetizzante.
Mi piace ricordare Hugo Von Hofmannsthal: “La maggior parte delle persone non vive nella vita, ma in un simulacro, in una sorta di algebra in cui nulla esiste e in cui tutto sta a significare. Vorrei sentire profondamente l’essere d’ogni cosa”.
É spesso tradotto con "Casa", "Piccola patria", o "Luogo natio" e indica il territorio in cui ci si sente a casa propria perché vi si è nati, vi si è trascorsa l'infanzia, o vi si parla la lingua degli affetti.
Il concetto di Heimat si sviluppò in Germania nell’800 allorché l’industrializzazione comportò l'esodo massiccio di popolazione dalle aree rurali nelle grandi città. Nello stesso periodo, inoltre, si costituiva lo stato tedesco. L'Heimat fu interpretata come una reazione alla perdita dell'individualità e della comunità d’origine: un aspetto dell'identità tedesca che inizialmente era patriottico, ma non nazionalistico.
Vaterland (patria) è una nozione politica, è il proprio stato in quanto contrapposto ad altri, è la terra a cui si appartiene e che si deve e si vuole difendere. L’ Heimat, invece, non si contrappone ad altre Heimat: è un territorio definito non già dalla sua appartenenza ad un sistema politico di patrie giustapposte e contrapposte, ma dal legame che si ha con esso. Heimat è il luogo verso il quale si è legati da affetto, da nostalgia, dalla convinzione che in esso ci sapremo orientare. Heimat è il luogo in cui ognuno può ritrovare il proprio centro.
L’ Heimat dell’infanzia è fatta di un tessuto di spazi immaginari; Heimat sono i rumori del treno mescolati alla polvere dell’estate e all’odore di insetti schiacciati. Solo l’infanzia s’impossessa per sempre di quanto sembra inutile, di ciottoli, schegge di legno e sogni antichissimi.
Stranamente queste cose in apparenza così futili non ci abbandonano, e in queste riconosciamo in qualche modo il mondo, e nel mondo continuiamo ad imbatterci in esse, in questa Heimat.
La mia Heimat è un piccolo paese di montagna, Corio, a soli 37 km da Torino, ma per me è un luogo sospeso nel tempo e nello spazio.
Ho passato in quei luoghi i momenti più felici della mia infanzia e i momenti più tragici della mia giovinezza.
Torno spesso a Corio, è un’immersione nei ricordi, come nel film di Bergman, “Il posto delle fragole”; e ogni volta raccolgo qualcosa che appartiene a quel mondo che io rievoco nei miei lavori.
Il passato è inautentico quando si accetta passivamente la tradizione, è autentico quando nella tradizione si coglie l'opportunità di rivivere le possibilità dell'essere che è già stato.
La mia arte ha i movimenti del pudore: sa fermarsi davanti all'irrappresentabile, allontanarsi dall'impudicizia sentimentale, rifiutarsi all’erotismo estetizzante.
Mi piace ricordare Hugo Von Hofmannsthal: “La maggior parte delle persone non vive nella vita, ma in un simulacro, in una sorta di algebra in cui nulla esiste e in cui tutto sta a significare. Vorrei sentire profondamente l’essere d’ogni cosa”.
23
aprile 2010
Desiree Land – Heimat
Dal 23 aprile all'otto maggio 2010
arte contemporanea
Location
STUDIO LANTERNE CORNICI
Torino, Corso Regina Margherita, 24f, (Torino)
Torino, Corso Regina Margherita, 24f, (Torino)
Vernissage
23 Aprile 2010, ore 17
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