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Di Bernardo / Rietti / Toppeta – Crinale invideo 2012 – 2013
Sabato 30 marzo, un evento unico per la Città di Penne proiezioni di video arte del collettivo realizzati tra il 2012 e il 2013.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
In principio fu Legami di Sangue (anno 2010) un’operazione culturale nata per ripristinare quell’antica unione che in tempi non sospetti rendeva molto vicine l’Abruzzo e la Lombardia sul fronte dell’esperienza artistica ed estetica . L’iniziativa fu costruita attraverso una proficua collaborazione che tutt’oggi esiste tra il Museo di Arte Contemporanea di Nocciano e lo spazio milanese VisualContainer, e che si è ulteriormente rafforzata con l’appuntamento MadeinAbruzzo: ricerche regionali di Videoart, tenutosi a Milano nell’ottobre 2012.
La rassegna video non solo ha mostrato le notevoli competenze tecniche e creative degli autori abruzzesi, ma ha condotto il collettivo pennese Di Bernardo-Rietti-Toppeta ad essere selezionati da VisualContainer come nuovi artisti della propria collezione permanente. L’importante traguardo ha portato i tre autori a presentare, presso lo spazio Inangolo di Penne, i loro video come occasione ufficiale per far conoscere al pubblico regionale il lavoro che rappresenta l’Abruzzo nella capitale lombarda. La ricerca del trio si muove su tre vettori principali: le dinamiche derivanti dalla cultura di massa e dalla cronaca giornalistica, il senso di appartenenza ad un particolare territorio e il fattore meridionalità, che rende la loro indagine artistica particolarmente affascinante agli occhi di coloro che frequentano gli ambienti culturali del Nord. Il primo aspetto è perfettamente rintracciabile nel lavoro intitolato Dodicidicembreduemiladodici, in cui la paura alimentata dai mass-media si trasforma in momento di analisi del destino dell’umanità. La tecnica utilizzata, cosi come gli strumenti empatici messi in campo dai tre artisti, richiama moltissimo Sun in your head (1963) di Wolf Vostell, in cui il decollage visivo proviene dal bombardamento di molteplici input. Ed è in questo modo che l’informazione televisiva e la cronaca giornalistica diventa, nel lavoro del collettivo, un incredibile mezzo di potere e un angosciante strumento di controllo che si traduce nella rincorsa alla salvezza della propria esistenza. Nel video denominato Santa Caterina è presente invece la consapevolezza del collettivo di appartenere ad un luogo - l’Abruzzo - che tutt’oggi ha porzioni di territorio poco antropizzati, primitivi e per certi versi sconosciuti. Caratteristica geografica che permette un’esclusiva fusione dell’uomo con la natura: un’osmosi che si tramuta in cammino individuale della psiche su percorsi inesplorati e liberatori.
L’ultimo lavoro Mea culpa affonda le radici in quella dimensione antropologica e meridional-cristiano-cattolica che considera l’uomo un povero peccatore, il quale conduce un’esistenza terrena volta a chiedere costantemente perdono. Il video, seppur connotato da quest’aspetto tipico delle culture del Sud Italia, trova, nella realizzazione formale, una soluzione estremamente contemporanea a tal punto dall’allontanarsi moltissimo da quella visione prettamente local-identitaria. In questo modo il lavoro diventa universalmente riconosciuto e concepito come messaggio comunicativo tipico del linguaggio video. Il suono proveniente da una barra metallica (oggetto apotropaico o moderno crocifisso pagano privo del braccio orizzontale), intercettato da un microfono omnidirezionale, è la metafora del battersi il petto, gesto riconducibile ad un tempo lontano, ma appartenente ad un sentire comune a noi vicino.
La rassegna video non solo ha mostrato le notevoli competenze tecniche e creative degli autori abruzzesi, ma ha condotto il collettivo pennese Di Bernardo-Rietti-Toppeta ad essere selezionati da VisualContainer come nuovi artisti della propria collezione permanente. L’importante traguardo ha portato i tre autori a presentare, presso lo spazio Inangolo di Penne, i loro video come occasione ufficiale per far conoscere al pubblico regionale il lavoro che rappresenta l’Abruzzo nella capitale lombarda. La ricerca del trio si muove su tre vettori principali: le dinamiche derivanti dalla cultura di massa e dalla cronaca giornalistica, il senso di appartenenza ad un particolare territorio e il fattore meridionalità, che rende la loro indagine artistica particolarmente affascinante agli occhi di coloro che frequentano gli ambienti culturali del Nord. Il primo aspetto è perfettamente rintracciabile nel lavoro intitolato Dodicidicembreduemiladodici, in cui la paura alimentata dai mass-media si trasforma in momento di analisi del destino dell’umanità. La tecnica utilizzata, cosi come gli strumenti empatici messi in campo dai tre artisti, richiama moltissimo Sun in your head (1963) di Wolf Vostell, in cui il decollage visivo proviene dal bombardamento di molteplici input. Ed è in questo modo che l’informazione televisiva e la cronaca giornalistica diventa, nel lavoro del collettivo, un incredibile mezzo di potere e un angosciante strumento di controllo che si traduce nella rincorsa alla salvezza della propria esistenza. Nel video denominato Santa Caterina è presente invece la consapevolezza del collettivo di appartenere ad un luogo - l’Abruzzo - che tutt’oggi ha porzioni di territorio poco antropizzati, primitivi e per certi versi sconosciuti. Caratteristica geografica che permette un’esclusiva fusione dell’uomo con la natura: un’osmosi che si tramuta in cammino individuale della psiche su percorsi inesplorati e liberatori.
L’ultimo lavoro Mea culpa affonda le radici in quella dimensione antropologica e meridional-cristiano-cattolica che considera l’uomo un povero peccatore, il quale conduce un’esistenza terrena volta a chiedere costantemente perdono. Il video, seppur connotato da quest’aspetto tipico delle culture del Sud Italia, trova, nella realizzazione formale, una soluzione estremamente contemporanea a tal punto dall’allontanarsi moltissimo da quella visione prettamente local-identitaria. In questo modo il lavoro diventa universalmente riconosciuto e concepito come messaggio comunicativo tipico del linguaggio video. Il suono proveniente da una barra metallica (oggetto apotropaico o moderno crocifisso pagano privo del braccio orizzontale), intercettato da un microfono omnidirezionale, è la metafora del battersi il petto, gesto riconducibile ad un tempo lontano, ma appartenente ad un sentire comune a noi vicino.
30
marzo 2013
Di Bernardo / Rietti / Toppeta – Crinale invideo 2012 – 2013
Dal 30 marzo al 13 aprile 2013
arte contemporanea
Location
INANGOLO
Penne, Strada Pultone, 2, (Pescara)
Penne, Strada Pultone, 2, (Pescara)
Orario di apertura
venerdì e sabato dalle 18.00 alle 20.00 (altri giorni su appuntamento telefonico)
Vernissage
30 Marzo 2013, ore 18.00
Autore
Curatore