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Di Bernardo Rietti Toppeta – In natura
Sabato 5 agosto, il museo a cielo aperto No Man’s Land accoglie un installazione site-specific del collettivo Di Bernardo Rietti Toppeta. L’evento è patrocinato dal Comune di Loreto Aprutino e il sostegno della Fondazione No Man’s Land
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Nella vita quotidiana, quasi sempre facciamo quello che facciamo senza averne pienamente la coscienza: reagiamo
istintivamente a stimoli, a parole, a visioni o rispondiamo convenzionalmente con parole e frasi d'abitudine.
Osserviamo superficialmente le cose e le inseriamo nel nostro vissuto o nel nostro immaginario soprattutto come
strumenti funzionali di comunicazione piuttosto che come elementi di particolare significato. E' il nostro più o meno
consapevole individualismo che ci ha portato a considerare soprattutto l'uso e la funzione che le cose hanno nelle
circostanze soggettive piuttosto che il “senso” o il significato che è loro proprio. E se invece le cose e le immagini del
quotidiano le “fermassimo” sospendendole nel tempo e ci mettessimo a guardale per cosa realmente implicano e
significano di per se stesse?
Di Bernardo Rietti Toppeta, in questo video compiono per noi, esemplarmente l'operazione di arrestare un
tempo/spazio casuale: il “banale” albero di un parco, in un tempo mediamente lungo di osservazione, non è più
realmente tale ma viene a configurarsi come “emblema” di una complessissima e inestricabile serie di combinazioni
significative e concettuali, attraverso l'evidenziazione dei sinonimi fondamentali che ad esso sono legati e alla loro
“strutturazione” geometrica che ne finisce per disegnare anche visivamente “l'aura” di senso e di simboli che da esso
sprigiona.
Ed ecco che un banale albero “parla”; ed ecco che finalmente le cose “dicono” qualcosa di proprio e non ciò che noi
funzionalmente gli facciamo dire. Ma attenzione, non stiamo parlando di animismo o misticismo: alberi, natura, cose
parlano perché sono scritte in un libro, perché sono parte di una “narrazione”, quella appunto del “Gran Libro della
Natura”.
Ora qui bisogna comprendersi: è un libro già scritto? E chi mai lo ha scritto? E su questo punto la riflessione si fa
davvero interessante: Galileo pensava che la Natura fosse un Quinto Evangelio, cioè la “scrittura della Creazione” e lo
studiarne le leggi scientifiche significava capire che senso Dio stesso avesse dato al Creato. Io pero, su ciò che è la
legge scientifica intima della Realtà non so ragionare perché non sono uno scienziato e nemmeno così bravo come
credente. Ma la Natura, ciò di cui facciamo parte, questa Alterità in cui siamo e che siamo capaci di osservare come
uomini è davvero un Libro, è davvero una “grande narrazione”, ma è precisamente, una narrazione che da secoli noi
facciamo a noi stessi. Mi spiego: i significati che noi diamo alle cose, i simboli, i legami che costruiamo fra esse sono la
nostra “cultura” ovvero, ciò che noi abbiamo elaborato nel tempo, per cercare di dare senso a cose che accadono ed
esistono ma delle quali non sappiamo dirne senso e ragione e nemmeno cosa esattamente siano. Galileo voleva
leggere le “regole” del Libro con la Scienza, ma poi, nel tempo, abbiamo compreso che è altrettanto difficile provare a
leggerne dei Significati. “Significare” vuol dire attribuire un valore condivisibile ad un segno o ad una immagine: tutta
la nostra cultura nasce dai “significati” che condividiamo. Dunque il Libro dei significati della Natura l'ha scritto l'Uomo
nel tentativo di dare senso e risposte alla sua relazione con ciò che non conosce ma che fa parte totalmente del suo
vivere.
Ecco allora l'importanza di questo piccolo video: ricordarci che quel Libro, quei significati li abbiamo scelti noi esseri
Umani nel corso del tempo, per dare senso alle cose, per comprendere il legame che noi abbiamo con esse. La Natura
parla perché abbiamo cercato di interpretarla, perché gli abbiamo dato facoltà di interrogarci e le parole che abbiamo
trovato e trascritto in questo dialogo secolare, sono parole grandiose, importanti, dense di vita, di idee, di amori, di
nobiltà. Eppure le ignoriamo, correndo per i fatti nostri, rifiutando di leggere quello che le “cose” ci dicono (e che
abbiamo detto di esse), perché quelle parole ci rendono responsabili di ciò che siamo e di cosa facciamo e questo non
è piacevole agli “egoisti” che siamo diventati. Insomma il piccolo video ci riconsegna alla nostra natura migliore, a
quella che comprende il peso e le relazioni di senso che noi abbiamo con cose che non siamo noi, ma che abbiamo
“chiamato” in un certo modo, alle quali abbiamo attribuito significati che ci hanno fatto fare spesso pace con noi
stessi: abbiamo creato i valori, la cultura delle Cose perché non capivamo il senso e adesso rifiutiamo di sapere cosa
siano, cosa davvero sono state concettualmente per noi. Gli artisti ci ricordano invece che sospendendo per un attimo
il “tempo” si può re-imparare a leggere questo Gran Libro e recuperare un senso alle cose: Di Bernardo Rietti Toppeta
hanno solo (se questa poi sembri poca cosa proprio non saprei) rimesso le cose in equilibrio ricordandoci il senso
culturale e umano profondo dentro cui ogni cosa può essere letta. Ci hanno “solo” detto di riappropriarci del meglio di
quello che siamo, rileggendo le parole che storicamente abbiamo detto e che abitano tuttora nel nostro “essere
umani”; parole forti e dense, capaci di ri-orientare chi siamo verso cosa possiamo essere.
istintivamente a stimoli, a parole, a visioni o rispondiamo convenzionalmente con parole e frasi d'abitudine.
Osserviamo superficialmente le cose e le inseriamo nel nostro vissuto o nel nostro immaginario soprattutto come
strumenti funzionali di comunicazione piuttosto che come elementi di particolare significato. E' il nostro più o meno
consapevole individualismo che ci ha portato a considerare soprattutto l'uso e la funzione che le cose hanno nelle
circostanze soggettive piuttosto che il “senso” o il significato che è loro proprio. E se invece le cose e le immagini del
quotidiano le “fermassimo” sospendendole nel tempo e ci mettessimo a guardale per cosa realmente implicano e
significano di per se stesse?
Di Bernardo Rietti Toppeta, in questo video compiono per noi, esemplarmente l'operazione di arrestare un
tempo/spazio casuale: il “banale” albero di un parco, in un tempo mediamente lungo di osservazione, non è più
realmente tale ma viene a configurarsi come “emblema” di una complessissima e inestricabile serie di combinazioni
significative e concettuali, attraverso l'evidenziazione dei sinonimi fondamentali che ad esso sono legati e alla loro
“strutturazione” geometrica che ne finisce per disegnare anche visivamente “l'aura” di senso e di simboli che da esso
sprigiona.
Ed ecco che un banale albero “parla”; ed ecco che finalmente le cose “dicono” qualcosa di proprio e non ciò che noi
funzionalmente gli facciamo dire. Ma attenzione, non stiamo parlando di animismo o misticismo: alberi, natura, cose
parlano perché sono scritte in un libro, perché sono parte di una “narrazione”, quella appunto del “Gran Libro della
Natura”.
Ora qui bisogna comprendersi: è un libro già scritto? E chi mai lo ha scritto? E su questo punto la riflessione si fa
davvero interessante: Galileo pensava che la Natura fosse un Quinto Evangelio, cioè la “scrittura della Creazione” e lo
studiarne le leggi scientifiche significava capire che senso Dio stesso avesse dato al Creato. Io pero, su ciò che è la
legge scientifica intima della Realtà non so ragionare perché non sono uno scienziato e nemmeno così bravo come
credente. Ma la Natura, ciò di cui facciamo parte, questa Alterità in cui siamo e che siamo capaci di osservare come
uomini è davvero un Libro, è davvero una “grande narrazione”, ma è precisamente, una narrazione che da secoli noi
facciamo a noi stessi. Mi spiego: i significati che noi diamo alle cose, i simboli, i legami che costruiamo fra esse sono la
nostra “cultura” ovvero, ciò che noi abbiamo elaborato nel tempo, per cercare di dare senso a cose che accadono ed
esistono ma delle quali non sappiamo dirne senso e ragione e nemmeno cosa esattamente siano. Galileo voleva
leggere le “regole” del Libro con la Scienza, ma poi, nel tempo, abbiamo compreso che è altrettanto difficile provare a
leggerne dei Significati. “Significare” vuol dire attribuire un valore condivisibile ad un segno o ad una immagine: tutta
la nostra cultura nasce dai “significati” che condividiamo. Dunque il Libro dei significati della Natura l'ha scritto l'Uomo
nel tentativo di dare senso e risposte alla sua relazione con ciò che non conosce ma che fa parte totalmente del suo
vivere.
Ecco allora l'importanza di questo piccolo video: ricordarci che quel Libro, quei significati li abbiamo scelti noi esseri
Umani nel corso del tempo, per dare senso alle cose, per comprendere il legame che noi abbiamo con esse. La Natura
parla perché abbiamo cercato di interpretarla, perché gli abbiamo dato facoltà di interrogarci e le parole che abbiamo
trovato e trascritto in questo dialogo secolare, sono parole grandiose, importanti, dense di vita, di idee, di amori, di
nobiltà. Eppure le ignoriamo, correndo per i fatti nostri, rifiutando di leggere quello che le “cose” ci dicono (e che
abbiamo detto di esse), perché quelle parole ci rendono responsabili di ciò che siamo e di cosa facciamo e questo non
è piacevole agli “egoisti” che siamo diventati. Insomma il piccolo video ci riconsegna alla nostra natura migliore, a
quella che comprende il peso e le relazioni di senso che noi abbiamo con cose che non siamo noi, ma che abbiamo
“chiamato” in un certo modo, alle quali abbiamo attribuito significati che ci hanno fatto fare spesso pace con noi
stessi: abbiamo creato i valori, la cultura delle Cose perché non capivamo il senso e adesso rifiutiamo di sapere cosa
siano, cosa davvero sono state concettualmente per noi. Gli artisti ci ricordano invece che sospendendo per un attimo
il “tempo” si può re-imparare a leggere questo Gran Libro e recuperare un senso alle cose: Di Bernardo Rietti Toppeta
hanno solo (se questa poi sembri poca cosa proprio non saprei) rimesso le cose in equilibrio ricordandoci il senso
culturale e umano profondo dentro cui ogni cosa può essere letta. Ci hanno “solo” detto di riappropriarci del meglio di
quello che siamo, rileggendo le parole che storicamente abbiamo detto e che abitano tuttora nel nostro “essere
umani”; parole forti e dense, capaci di ri-orientare chi siamo verso cosa possiamo essere.
05
agosto 2017
Di Bernardo Rietti Toppeta – In natura
Dal 05 agosto al 05 settembre 2017
arte contemporanea
Location
NO MAN’S LAND
Loreto Aprutino, Contrada Rotacesta, (Pescara)
Loreto Aprutino, Contrada Rotacesta, (Pescara)
Orario di apertura
tutti i giorni dalle 9.00 alle 20.00
Vernissage
5 Agosto 2017, ore 18
Autore
Curatore