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di Giovanni | Pinzi | Reinhard – Periferie del mondo
Le immagini ci portano nelle periferie di paesi geograficamente lontani fra loro ma uniti nella visione sorprendentemente analoga delle riprese delle tre autrici.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
indian reserves
federica di giovanni, 2009
Dopo il periodo del colonialismo, le tribù indiane furono in gran parte confinate in una serie di
riserve sparse nei vari Stati. Queste avevano allora, ed hanno ancora oggi, rapporti ambigui
con gli Stati Uniti e con i governi dei vari Stati. Il sistema delle riserve, unito al pregiudizio e alla
segregazione, lasciò che la maggior parte dei Nativi Americani si trovasse a vivere in povertà
fino alla metà del 1900. Negli anni ’70, dopo le rivendicazioni delle loro terre, i Nativi hanno
ottenuto la concessione di un’autonomia governativa e federale. Grazie a questa e a una serie di
agevolazioni fiscali, alcuni leader delle tribù hanno fondato i Casino. Questi luoghi sono diventati
la meta preferita di giocatori d’azzardo e non solo: numerosi i centri commerciali, campi da golf
e hotel di lusso.
Ho fotografato all’interno di diverse riserve indiane in California. Ho focalizzato la mia attenzione
sulla memoria dei luoghi e ho trovato interessante come l’ambiente circostante sia inteso come
luogo d’appartenenza per i new natives. Essendo stati in passato luoghi di confino, questi posti
sono caratterizzati da una natura aspra ma contaminata da elementi artificiali tipici dell’estetica
dei non luoghi, che emulano e si sovrappongono a quelli naturalistici.
vacationvacation in prostokvashino
viola pinzi, 2010 / ongoing
Da alcuni elementi del ricordo, fili che collegano il passato e le storie al presente, una serie di
viaggi nei paesi dell’ex-Unione Sovietica, dal Baltico al Caucaso, paesi che sono stati un solo
paese, diventano un diario astratto e sfuggente, attraverso l’esperienza di una persona (che
inizia il viaggio) e l’incontro con altri che hanno la stessa memoria.
Gli eventi storici e i dati sociali rimangono al margine, nebbia. Strutture minime, personali,
l’acqua, il nome di un città che non è quella, un poster sparito ma ricordato attirano, respingono
e segnano il tessuto molle dell’esperienza.
In omaggio all’evento minuto che rigenera l’immaginario di una generazione, il lavoro prende in
prestito il titolo di una serie animata, ‘Prostokvashino’, ricordo d’infanzia ma anche espressione
di miti di luoghi costruiti su miti di altri (le vacanze al resort marino vs il soggiorno nella salutare
campagna).
presente remoto. germania est
bärbel reinhard 2009/2010
Non esisterà più una DDR. Non sarà altro che una nota a piè di pagina nella storia mondiale.
Stefan Heym, 1990
Sono passati 20 anni dalla caduta del muro di Berlino, nei quali la Germania dell’Est ha vissuto ad
una velocità altissima, non paragonabile agli altri paesi del blocco orientale, la sua integrazione
e assimilazione al sistema politico ed economico della Germania Federale. Viaggiando per varie
regioni e città dell’Est mi sono messa alla ricerca di intrecci tra la vita di oggi e le tracce di un
paese cancellato come stato dagli atlanti ma non scomparso dalla geografia socioculturale: le
distinzioni e sovrapposizioni di due Germanie, di due identità e realtà sono ancora percepibili,
residui di vita e di memoria collettiva che rimangono e rimandano a un passato per me quasi
sconosciuto.
La parte a colori è affiancata da fotografie in bianco e nero come depositi di immaginazioni
di atmosfere lontane e passate, di nostalgie confuse, di pseudoricordi mai vissuti, di hangover
sbiaditi raccolti in un archivio di riserva. Queste immagini non si occupano dello status quo, ma di
cose effimere, tra presenza e assenza, tra cose sopravvissute al grande iconoclasmo dei simboli
socialisti, e apparenze oniriche.
La fotografia come mezzo di conservazione salva frammenti fugaci dall’oblio e dalla cancellazione.
Come un memento mori contro la transitorietà, che contiene dejà-vu mai visti da proteggere dalla
scomparsa definitiva.
federica di giovanni, 2009
Dopo il periodo del colonialismo, le tribù indiane furono in gran parte confinate in una serie di
riserve sparse nei vari Stati. Queste avevano allora, ed hanno ancora oggi, rapporti ambigui
con gli Stati Uniti e con i governi dei vari Stati. Il sistema delle riserve, unito al pregiudizio e alla
segregazione, lasciò che la maggior parte dei Nativi Americani si trovasse a vivere in povertà
fino alla metà del 1900. Negli anni ’70, dopo le rivendicazioni delle loro terre, i Nativi hanno
ottenuto la concessione di un’autonomia governativa e federale. Grazie a questa e a una serie di
agevolazioni fiscali, alcuni leader delle tribù hanno fondato i Casino. Questi luoghi sono diventati
la meta preferita di giocatori d’azzardo e non solo: numerosi i centri commerciali, campi da golf
e hotel di lusso.
Ho fotografato all’interno di diverse riserve indiane in California. Ho focalizzato la mia attenzione
sulla memoria dei luoghi e ho trovato interessante come l’ambiente circostante sia inteso come
luogo d’appartenenza per i new natives. Essendo stati in passato luoghi di confino, questi posti
sono caratterizzati da una natura aspra ma contaminata da elementi artificiali tipici dell’estetica
dei non luoghi, che emulano e si sovrappongono a quelli naturalistici.
vacationvacation in prostokvashino
viola pinzi, 2010 / ongoing
Da alcuni elementi del ricordo, fili che collegano il passato e le storie al presente, una serie di
viaggi nei paesi dell’ex-Unione Sovietica, dal Baltico al Caucaso, paesi che sono stati un solo
paese, diventano un diario astratto e sfuggente, attraverso l’esperienza di una persona (che
inizia il viaggio) e l’incontro con altri che hanno la stessa memoria.
Gli eventi storici e i dati sociali rimangono al margine, nebbia. Strutture minime, personali,
l’acqua, il nome di un città che non è quella, un poster sparito ma ricordato attirano, respingono
e segnano il tessuto molle dell’esperienza.
In omaggio all’evento minuto che rigenera l’immaginario di una generazione, il lavoro prende in
prestito il titolo di una serie animata, ‘Prostokvashino’, ricordo d’infanzia ma anche espressione
di miti di luoghi costruiti su miti di altri (le vacanze al resort marino vs il soggiorno nella salutare
campagna).
presente remoto. germania est
bärbel reinhard 2009/2010
Non esisterà più una DDR. Non sarà altro che una nota a piè di pagina nella storia mondiale.
Stefan Heym, 1990
Sono passati 20 anni dalla caduta del muro di Berlino, nei quali la Germania dell’Est ha vissuto ad
una velocità altissima, non paragonabile agli altri paesi del blocco orientale, la sua integrazione
e assimilazione al sistema politico ed economico della Germania Federale. Viaggiando per varie
regioni e città dell’Est mi sono messa alla ricerca di intrecci tra la vita di oggi e le tracce di un
paese cancellato come stato dagli atlanti ma non scomparso dalla geografia socioculturale: le
distinzioni e sovrapposizioni di due Germanie, di due identità e realtà sono ancora percepibili,
residui di vita e di memoria collettiva che rimangono e rimandano a un passato per me quasi
sconosciuto.
La parte a colori è affiancata da fotografie in bianco e nero come depositi di immaginazioni
di atmosfere lontane e passate, di nostalgie confuse, di pseudoricordi mai vissuti, di hangover
sbiaditi raccolti in un archivio di riserva. Queste immagini non si occupano dello status quo, ma di
cose effimere, tra presenza e assenza, tra cose sopravvissute al grande iconoclasmo dei simboli
socialisti, e apparenze oniriche.
La fotografia come mezzo di conservazione salva frammenti fugaci dall’oblio e dalla cancellazione.
Come un memento mori contro la transitorietà, che contiene dejà-vu mai visti da proteggere dalla
scomparsa definitiva.
05
marzo 2011
di Giovanni | Pinzi | Reinhard – Periferie del mondo
Dal 05 al 10 marzo 2011
fotografia
Location
FSMGALLERY
Firenze, Via San Zanobi, 19/r, (Firenze)
Firenze, Via San Zanobi, 19/r, (Firenze)
Biglietti
libero
Orario di apertura
9-13 e 15-18
Vernissage
5 Marzo 2011, ore 17
Autore
Curatore