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Diana Bosnjak – Luce del microcosmo
Le interpretazioni del concetto di paesaggio dipinte dall’artista per raccontare le proprie emozioni e la propria vita e per liberare i propri pensieri, tracciano una sorta di autobiografia per immagini cromatiche, che trova nel progressivo e convincente distacco dalla fase figurativa maggiore autonomia e bellezza
Comunicato stampa
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Sabato 7 giugno 2008 alle ore 18.00 alla Galleria Rettori Tribbio 2 di Trieste (piazza Vecchia, 6) avrà luogo l’inaugurazione della mostra personale della pittrice Diana Bosnjak intitolata Luce del microcosmo, con introduzione critica di Marianna Accerboni. Pittrice, architetto e designer, la Bosnjak vive in Italia dal 2000. In mostra verrà esposta fino al 20 giugno una trentina di oli su tela realizzati negli ultimi tre anni, in prevalenza paesaggi sulla via dell’astrazione
Tre suggestioni pittoriche – scrive Accerboni - s’incontrano nella casa-studio, situata in un fascinoso palazzo tardo ottocentesco di Trieste, in cui Diana Bosnjak, pittrice, architetto e designer, nata a Sarajevo nel 1970, vive dopo il tragico periodo del conflitto nell’ex Yugoslavia e il suo trasferimento, nel 2000, in Italia. Laureata in architettura a Zagabria e attiva fino alla fine degli anni novanta in Slovenia, l’artista, che ha studiato anche disegno e acquerello, propone nell’appartamento triestino una gradevolissima sintesi della propria creatività, presente negli arredi - essenziali, luminosi e connotati da colori vivaci e da chiarezza d’intenti - il cui linguaggio si trasmette nelle numerosissime opere, realizzate a olio su tela, che compongono una brillante galleria e un’esauriente antologica, complici le alte pareti di un appartamento d’epoca quasi intatto.
Curiosamente e felicemente, però, in tali spazi, accanto ai lavori in prevalenza di grande dimensione della Bosnjak, che in pittura è sostanzialmente autodidatta, s’intrecciano le opere di Fulvio Monai, pittore polesano di nascita e goriziano d’adozione, molto noto per i suoi paesaggi, sapientemente velati, nella maturità, da atmosfere turneriane. E accanto, le interessantissime interpretazioni della natura realizzate dal figlio dell’artista, Sergio, utilizzando la fotografia analogica.
Nell’atmosfera seducente della casa-studio le interpretazioni del concetto di paesaggio dipinte da Diana per raccontare le proprie emozioni e la propria vita e per liberare i propri pensieri, tracciano una sorta di autobiografia per immagini cromatiche, che trova nel progressivo e convincente distacco dalla fase figurativa maggiore autonomia e bellezza; ma anche la pace, come se il progressivo allontanarsi dalla figurazione fosse sintonico al distacco dall’angoscia e dalla malinconica intensità del dolore: nelle opere più recenti l’artista raggiunge infatti una libertà del gesto che, pur rimanendo fedele all’intensità del contrasto cromatico, guarda lontano, verso l’astrazione e l’informale. E si appropinqua nel contempo – conclude Accerboni - a una fase più equilibrata della sua creatività, più matura e serena, in cui le suggestioni del linguaggio postcubista e surrealista, nel quale si palesa il secolare rapporto culturale tra il mondo slavo e la Francia, sfumano, si acquietano e lasciano il passo a un’intensa serenità, lontano dalle lacrime di sangue.
Tre suggestioni pittoriche – scrive Accerboni - s’incontrano nella casa-studio, situata in un fascinoso palazzo tardo ottocentesco di Trieste, in cui Diana Bosnjak, pittrice, architetto e designer, nata a Sarajevo nel 1970, vive dopo il tragico periodo del conflitto nell’ex Yugoslavia e il suo trasferimento, nel 2000, in Italia. Laureata in architettura a Zagabria e attiva fino alla fine degli anni novanta in Slovenia, l’artista, che ha studiato anche disegno e acquerello, propone nell’appartamento triestino una gradevolissima sintesi della propria creatività, presente negli arredi - essenziali, luminosi e connotati da colori vivaci e da chiarezza d’intenti - il cui linguaggio si trasmette nelle numerosissime opere, realizzate a olio su tela, che compongono una brillante galleria e un’esauriente antologica, complici le alte pareti di un appartamento d’epoca quasi intatto.
Curiosamente e felicemente, però, in tali spazi, accanto ai lavori in prevalenza di grande dimensione della Bosnjak, che in pittura è sostanzialmente autodidatta, s’intrecciano le opere di Fulvio Monai, pittore polesano di nascita e goriziano d’adozione, molto noto per i suoi paesaggi, sapientemente velati, nella maturità, da atmosfere turneriane. E accanto, le interessantissime interpretazioni della natura realizzate dal figlio dell’artista, Sergio, utilizzando la fotografia analogica.
Nell’atmosfera seducente della casa-studio le interpretazioni del concetto di paesaggio dipinte da Diana per raccontare le proprie emozioni e la propria vita e per liberare i propri pensieri, tracciano una sorta di autobiografia per immagini cromatiche, che trova nel progressivo e convincente distacco dalla fase figurativa maggiore autonomia e bellezza; ma anche la pace, come se il progressivo allontanarsi dalla figurazione fosse sintonico al distacco dall’angoscia e dalla malinconica intensità del dolore: nelle opere più recenti l’artista raggiunge infatti una libertà del gesto che, pur rimanendo fedele all’intensità del contrasto cromatico, guarda lontano, verso l’astrazione e l’informale. E si appropinqua nel contempo – conclude Accerboni - a una fase più equilibrata della sua creatività, più matura e serena, in cui le suggestioni del linguaggio postcubista e surrealista, nel quale si palesa il secolare rapporto culturale tra il mondo slavo e la Francia, sfumano, si acquietano e lasciano il passo a un’intensa serenità, lontano dalle lacrime di sangue.
07
giugno 2008
Diana Bosnjak – Luce del microcosmo
Dal 07 al 20 giugno 2008
arte contemporanea
Location
GALLERIA RETTORI TRIBBIO 2
Trieste, Piazza Vecchia, 6, (Trieste)
Trieste, Piazza Vecchia, 6, (Trieste)
Orario di apertura
feriali 10.30–12.30 e 17–19.30, festivi 11–12.30, lunedì chiuso
Vernissage
7 Giugno 2008, ore 18
Sito web
www.dianbosnjak.com
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