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Diego Santini – E fu così che
Diego Santini, anconetano classe 1975, illustra mondi onirici da quando a scuola, con una biro, bordava i libri con mondi inesplorati abitati da personaggi bizzarri, per questo, quando rimane folgorato dall’arte contemporanea, dall’anima di quelle immagini impresse su cotone, decide di traslare i suoi luoghi su tela e inquadrarli in singole scene dando nuovo spazio ai suoi sogni imbevuti di fantasia.
Comunicato stampa
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Diego Santini, anconetano classe 1975, illustra mondi onirici da quando a scuola, con una biro, bordava i libri con mondi inesplorati abitati da personaggi bizzarri, per questo, quando rimane folgorato dall’arte contemporanea, dall’anima di quelle immagini impresse su cotone, decide di traslare i suoi luoghi su tela e inquadrarli in singole scene dando nuovo spazio ai suoi sogni imbevuti di fantasia.
L’autore di “Morfologia della fiaba”, Vladimir Propp, scrive che nelle fiabe di magia vige “ l’indeterminatezza spaziale del luogo dell’azione. “In un certo reame” è un topos della fiaba di magia e in un certo senso mette in chiaro che l’azione si compie al di fuori del tempo e dello spazio”. E così è nelle opere di Santini, dove il momento impresso è un frammento di una storia che non ha un inizio o una fine e i luoghi sono spesso minimali tanto da arrivare ad approssimarsi alla rarefazione: gli spazi, costruiti per concentrarsi sui soggetti della composizione, sono parte di un universo saturo di colore composto, per lo più, di elementi acquatici e aerei. Le distese d’acqua, quiete e piatte, riflettono e ribaltano le prospettive, porte fluide che danno accesso ad una dimensione onirica; le nubi, fumose o plastiche, si stagliano su cieli immensi modulandosi in infinite combinazioni con la linea dell’orizzonte. Le profondità che queste tele ci svelano sono evidenziate da luci di taglio, quelle dell’alba o del tramonto, oppure dall’argentea luce lunare e siderale che si adagia su queste porzioni di familiari memorie fantastiche declinandole secondo una sfera intima e personale.
Da questi ambienti sfumati in acrilico si stagliano, solo in seconda battuta, i personaggi e gli oggetti che, passati da una prima stesura su un foglio di carta, sono poi fissati alla tela con il colore ad olio, popolando la superficie dei soli elementi essenziali. Le cristallizzazioni di questi racconti declinano quelle che potremmo leggere come le azioni salienti delle fiabe: il viaggio, la prova dell’eroe, l’incontro con l’elemento magico ma, forse, ciò che più si distanzia dalla tradizione letteraria è l’assenza del lieto fine. L’artista sceglie di non rappresentare mai l’epilogo o le svolte cardine dell’intreccio fiabesco preferendogli, invece, sequenze collocate in medias res che sanno restituire atmosfere sospese svincolate da qualsiasi espediente narrativo.
I personaggi, “pupi bizzarri”, sono le eroine e gli eroi, gli aiutanti, gli stregoni dei nostri racconti fantastici ma nessuno di loro è l’emblema della bellezza o della prestanza, della magia o del sommo coraggio, e invece prendono la forma di creature tenere, liriche, a tratti goffe, emozionanti ed emozionate: in definitiva composte della stessa materia di cui sono fatti i sogni. I bambini, protagonisti indiscussi di questo lavoro, “capiscono tutto, sanno tutto ciò che è davvero necessario e trattano tutti da pari a pari siano essi brutti cattivi o giganti”. Mentre gli adulti sono “disadattati, per lo più, gente che nella vita vera non sopravvivrebbe un giorno” e che, di queste storie sospese, cerca solo di afferrare il senso, annaspando e cercando di mantenere equilibri traballanti. E poi ci sono gli anziani, “bambini troppo cresciuti che non hanno perso la magia delle cose”. Con loro anche topi e balene, creature che “non si vedono mai” e che, nonostante ciò, sono state elette animali da fiaba e, badate bene, non da favola perché qui, a differenza degli scritti di Esopo, una morale non c’è.
Vladimir Propp arrivò alla conclusione che le fiabe, a guardarle bene, sembravano composte degli stessi elementi strutturali, stesse sequenze delle azioni, stessi personaggi, come se fossero figlie di un’unica sorgente radicata nel modo di sentire, comune ma inconscio, dell'umanità. Seguendo quell’intuizione, le opere di Diego Santini sarebbero esercizi poetici che articolano le mille sfumature dell’animo umano, racchiudendole in condensati universi emozionali dove i personaggi, seppure inseriti in ambienti e situazioni differenti, sembrano accomunati dall’essere in cammino verso il raggiungimento della felicità. (Nicoletta Rosetti)
L’autore di “Morfologia della fiaba”, Vladimir Propp, scrive che nelle fiabe di magia vige “ l’indeterminatezza spaziale del luogo dell’azione. “In un certo reame” è un topos della fiaba di magia e in un certo senso mette in chiaro che l’azione si compie al di fuori del tempo e dello spazio”. E così è nelle opere di Santini, dove il momento impresso è un frammento di una storia che non ha un inizio o una fine e i luoghi sono spesso minimali tanto da arrivare ad approssimarsi alla rarefazione: gli spazi, costruiti per concentrarsi sui soggetti della composizione, sono parte di un universo saturo di colore composto, per lo più, di elementi acquatici e aerei. Le distese d’acqua, quiete e piatte, riflettono e ribaltano le prospettive, porte fluide che danno accesso ad una dimensione onirica; le nubi, fumose o plastiche, si stagliano su cieli immensi modulandosi in infinite combinazioni con la linea dell’orizzonte. Le profondità che queste tele ci svelano sono evidenziate da luci di taglio, quelle dell’alba o del tramonto, oppure dall’argentea luce lunare e siderale che si adagia su queste porzioni di familiari memorie fantastiche declinandole secondo una sfera intima e personale.
Da questi ambienti sfumati in acrilico si stagliano, solo in seconda battuta, i personaggi e gli oggetti che, passati da una prima stesura su un foglio di carta, sono poi fissati alla tela con il colore ad olio, popolando la superficie dei soli elementi essenziali. Le cristallizzazioni di questi racconti declinano quelle che potremmo leggere come le azioni salienti delle fiabe: il viaggio, la prova dell’eroe, l’incontro con l’elemento magico ma, forse, ciò che più si distanzia dalla tradizione letteraria è l’assenza del lieto fine. L’artista sceglie di non rappresentare mai l’epilogo o le svolte cardine dell’intreccio fiabesco preferendogli, invece, sequenze collocate in medias res che sanno restituire atmosfere sospese svincolate da qualsiasi espediente narrativo.
I personaggi, “pupi bizzarri”, sono le eroine e gli eroi, gli aiutanti, gli stregoni dei nostri racconti fantastici ma nessuno di loro è l’emblema della bellezza o della prestanza, della magia o del sommo coraggio, e invece prendono la forma di creature tenere, liriche, a tratti goffe, emozionanti ed emozionate: in definitiva composte della stessa materia di cui sono fatti i sogni. I bambini, protagonisti indiscussi di questo lavoro, “capiscono tutto, sanno tutto ciò che è davvero necessario e trattano tutti da pari a pari siano essi brutti cattivi o giganti”. Mentre gli adulti sono “disadattati, per lo più, gente che nella vita vera non sopravvivrebbe un giorno” e che, di queste storie sospese, cerca solo di afferrare il senso, annaspando e cercando di mantenere equilibri traballanti. E poi ci sono gli anziani, “bambini troppo cresciuti che non hanno perso la magia delle cose”. Con loro anche topi e balene, creature che “non si vedono mai” e che, nonostante ciò, sono state elette animali da fiaba e, badate bene, non da favola perché qui, a differenza degli scritti di Esopo, una morale non c’è.
Vladimir Propp arrivò alla conclusione che le fiabe, a guardarle bene, sembravano composte degli stessi elementi strutturali, stesse sequenze delle azioni, stessi personaggi, come se fossero figlie di un’unica sorgente radicata nel modo di sentire, comune ma inconscio, dell'umanità. Seguendo quell’intuizione, le opere di Diego Santini sarebbero esercizi poetici che articolano le mille sfumature dell’animo umano, racchiudendole in condensati universi emozionali dove i personaggi, seppure inseriti in ambienti e situazioni differenti, sembrano accomunati dall’essere in cammino verso il raggiungimento della felicità. (Nicoletta Rosetti)
01
febbraio 2020
Diego Santini – E fu così che
Dal primo al 16 febbraio 2020
arte contemporanea
Location
GALLERIA PUCCINI
Ancona, Via Lazzaro Bernabei, 39, (Ancona)
Ancona, Via Lazzaro Bernabei, 39, (Ancona)
Orario di apertura
da martedì a domenica ore 17,30 - 19,30
Vernissage
1 Febbraio 2020, ore 18.00
Autore
Curatore
Autore testo critico
Progetto grafico
Patrocini