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Diego Scursatone – Percorsi funzionalisti
L’esperienza del viaggio, la sua trasposizione in luoghi della memoria e la vaga certezza di ritrovare in un frammento la complessità di un tutto, sono alcuni degli elementi che caratterizzano le opere di Diego Scursatone.
Comunicato stampa
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Edifici e quartieri, di una qualsiasi periferia urbana della propria città o di quella di altri paesi, diventano soggetto e oggetto di indagine sull’identità dei luoghi legati al proprio vissuto personale e alle proprie esperienze, che travalicano l’aspetto puramente formale e descrittivo anche con l’inserimento di numeri, realizzati con un vecchio timbro per botti, che spezzano la visione aggiungendo un elemento che altera l’impostazione falsamente iperealistica delle opere. L’atmosfera rarefatta e sospesa, tipica dei paesi nordici, che in alcuni dipinti realizzati durante un periodo di studio all’estero (Finlandia e Russia) era caratteristica propria del paesaggio, nei lavori successivi diventa il filo rosso che collega l’esperienza del viaggio, in un luogo lontano, con un panorama, per così dire, “standard”, ricercato e ricreato dall’artista attraverso la costruzione di paesaggi immersi nel silenzio e immobili, a prescindere dal luogo geografico in cui egli si trovava. L’accostamento di elementi architettonici, spesso modificati e adattati nella prospettiva e nei volumi, pur indicando un ambiente particolare non lo identificano; insegne o qualsiasi altro elemento che possa far riconoscere un luogo preciso è volutamente omesso. Le auto, che sembrano essere state appena parcheggiate, le luci delle case accese, sono elementi che evocano la presenza umana senza mai esplicitarla. Ne consegue una leggera sensazione di smarrimento di fronte a immagini che ripropongono, quasi ossessivamente, un medesimo contesto visto da più prospettive, in una concezione dello spazio che si avvale dei propri personalissimi punti di vista, in bilico tra una rappresentazione quasi fotografica e la volontà di sfuggire a quest’ultima, proponendo una visione simile ma allo stesso tempo dissimile dalla realtà. Non è un caso che i primissimi lavori dell’artista erano realizzati accostando edifici di varie dimensioni con la tecnica del collagè, per creare volumi e spazi che in natura non esistono, e dipinti con colori molto accesi. La ripetizione del titolo: “Percorsi Funzionalisti”, in alcune opere, è indicativo di una ricerca dell'orgine architettonica di molti degli edifici rappresentati, riconducibili all'architettura popolare degli anni Settanta, funzionale e priva di elementi decorativi. Uniformante e semplice come le vite, che l’artista dice di immaginare scorrere tra file di palazzi e automobili, la cui presenza ci viene ricordata dagli edifici che appaiono densamente abitati. Non è infatti volontà dell’artista quella di presentarci la realtà così come la si vede scorrere normalmente, ma piuttosto quella di fermare il proprio sguardo su una precisa porzione di spazio, definendone contorni e prospettive, con una modalità che prevede l’inserimento o l’annullamento di dettagli e riproponendo un clima, spesso anche atmosferico, che tende a uniformare la visione, anche con campiture di colore omogenee, nelle tonalità e nella stesura. Un luogo simbolico che si allontana dal facile binomio, che vede associata l’idea di periferia a quella di non-luogo, ma propone un’inedita versione e interpretazione di un paesaggio, quello della periferia, che appartiene a tutti, almeno nel senso di un territorio che mai come negli ultimi anni è stato motivo di discussione, soprattutto nel dibattito intorno alle nozioni di centro, periferia e globalizzazione. In effetti la riflessione intorno a questi “mancati” non-luoghi non è un’analisi sociale, ma bensì quasi un elogio ad un luogo che troppo spesso viene stigmatizzato come un ambiente dove disagio e frustrazione sono i sentimenti predominanti, che in questo caso invece appare capace di contenere all’interno un’inaspettata energia e potenzialità che la sottrazione di elementi, come persone e azioni, rafforza anziché indebolire.
Donatella Galasso
Donatella Galasso
19
febbraio 2004
Diego Scursatone – Percorsi funzionalisti
Dal 19 febbraio al 07 marzo 2004
arte contemporanea
Location
VILLA CAPRIGLIO
Torino, Strada Al Traforo Di Pino, 67, (Torino)
Torino, Strada Al Traforo Di Pino, 67, (Torino)
Orario di apertura
Dal giovedì alla domenica orari 17-20
Vernissage
19 Febbraio 2004, ore 18.30