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Diego Soldà
Diego Soldà unisce opere che hanno a che fare con la ripetitività del tempo e l’espressività degli elementi accumulati ossessivamente, dagli archivi ai depositi di scarti.
Comunicato stampa
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Una delle principali caratteristiche delle opere d’arte è il loro “stare per” un soggetto animato, il loro avere a che fare con la vita. La trasformazione della materia inerte in una forma aperta che rimanda al divenire vitale è una pratica peculiare del fare artistico, un processo fatto di gesti ripetuti che nel loro compiersi lasciano tracce, impronte, strati di materia che si sovrappongono.
Come descritto nel romanzo di Honoré de Balzac “Il capolavoro sconosciuto”, la stratificazione dei gesti anima l’opera dandole un corpo concreto che Frenhofer, pittore protagonista del racconto, si convince di aver realmente animato grazie al lungo lavoro dedicatole. Il tempo è quindi un elemento fondamentale del fare artistico nel suo compiersi e dell’opera intesa come documento, traccia che tramanda un’azione avvenuta e insieme trascende la propria matrice divenendo corpo autonomo. La ricerca di Diego Soldà è connotata da una costante riflessione sul lavoro, inteso come rapporto tra azione e prodotto, attraverso opere che esplicitano la stratificazione degli atti e dei processi fisici con i quali sono state realizzate. Si tratta di una gestualità ripetitiva, che nelle ultime opere viene spesso associata a strutture meccaniche che ne amplificano l’oggettiva impersonalità, di cui Soldà sonda l’ambivalenza tra calcolo e imprevisto, controllo razionale e libertà espressiva della materia. Seppur meccanici, i gesti producono piccole differenze, scarti minimi che in una produzione industriale sarebbero errori di produzione, e che invece sono valorizzati da Soldà come segni dell’imprevedibilità con cui la vita esprime la propria valenza creativa. I risultati dell’agire umano vengono quindi ricondotti all’interazione tra volontà razionale ed agenti esterni non prevedibili come le condizioni ambientali, il caso, il destino.
Per la mostra a Surplace artspace, Diego Soldà unisce opere che hanno a che fare con la ripetitività del tempo e l’espressività degli elementi accumulati ossessivamente, dagli archivi ai depositi di scarti. L’opera intitolata “30 giorni” si presenta come un archivio di strati di colore inseriti in 30 cassetti, ognuno dei quali contiene gli strati di colore prodotti in una giornata utilizzando un nastro meccanico verticale. La fredda asetticità del metallo con cui è formata la struttura dell’archivio contrasta con la vivacità delle sezioni di colore custodite all’interno dei cassetti. L’installazione “Soqquadro” è formata da innumerevoli stralci di tele dipinte con più strati di tempera di diverse tinte e successivamente accartocciate come fossero scarti gettati via, in modo da produrre delle fenditure che rivelano una ricca stratificazione cromatica. Il gesto che solitamente è associato al rifiuto diviene quindi il completamento dell’atto creativo, con cui Soldà fornisce una sorta di sezione geologica del processo pittorico. Completa la mostra una piccola opera posta sulla parete, in cui una copiosa sedimentazione cromatica, maggiore segno distintivo delle opere di Soldà, va a formare uno spesso blocco di materia aperto da una fenditura centrale che ne mostra l'interno, con una cerniera che ne può movimentare l'apertura. La tradizionale rappresentazione pittorica, che fornisce l'illusione della tridimensionalità nella bidimensionalità della superficie, diviene concreta profondità fisica che si mostra come un corpo fatto di diversi livelli di crescita che si ripetono e sovrappongono.
Seguendo il principio di economia cognitiva, la mente elabora pattern mentali che ci fanno ripetere quotidianamente le stesse azioni in modo automatico e inconsapevole, un processo che Soldà mette alla prova suggerendo l’ambivalenza espressiva del gesto monotono, che si produce in modi diversi e che, ripetendosi nel tempo, è comunque unico in quanto esiste in un presente che lo mette in correlazione con ulteriori varianti. Azioni identiche possono quindi generare diversi risultati che possono essere osservati singolarmente, ognuno dei quali dipende dalle condizioni ambientali del momento.
Andrea Lacarpia
Diego Soldà (1981, Arzignano, VI) Negli ultimi anni la sua ricerca si è focalizzata sulla stratificazione di elementi che evidenziano la processualità del dipingere unita all'estetica della materia. Tra le ultime mostre: 2016, Dimora Artica, Milano; 2014 Cart, Monza; 2013 Galleria Arrivada, Coira.
Come descritto nel romanzo di Honoré de Balzac “Il capolavoro sconosciuto”, la stratificazione dei gesti anima l’opera dandole un corpo concreto che Frenhofer, pittore protagonista del racconto, si convince di aver realmente animato grazie al lungo lavoro dedicatole. Il tempo è quindi un elemento fondamentale del fare artistico nel suo compiersi e dell’opera intesa come documento, traccia che tramanda un’azione avvenuta e insieme trascende la propria matrice divenendo corpo autonomo. La ricerca di Diego Soldà è connotata da una costante riflessione sul lavoro, inteso come rapporto tra azione e prodotto, attraverso opere che esplicitano la stratificazione degli atti e dei processi fisici con i quali sono state realizzate. Si tratta di una gestualità ripetitiva, che nelle ultime opere viene spesso associata a strutture meccaniche che ne amplificano l’oggettiva impersonalità, di cui Soldà sonda l’ambivalenza tra calcolo e imprevisto, controllo razionale e libertà espressiva della materia. Seppur meccanici, i gesti producono piccole differenze, scarti minimi che in una produzione industriale sarebbero errori di produzione, e che invece sono valorizzati da Soldà come segni dell’imprevedibilità con cui la vita esprime la propria valenza creativa. I risultati dell’agire umano vengono quindi ricondotti all’interazione tra volontà razionale ed agenti esterni non prevedibili come le condizioni ambientali, il caso, il destino.
Per la mostra a Surplace artspace, Diego Soldà unisce opere che hanno a che fare con la ripetitività del tempo e l’espressività degli elementi accumulati ossessivamente, dagli archivi ai depositi di scarti. L’opera intitolata “30 giorni” si presenta come un archivio di strati di colore inseriti in 30 cassetti, ognuno dei quali contiene gli strati di colore prodotti in una giornata utilizzando un nastro meccanico verticale. La fredda asetticità del metallo con cui è formata la struttura dell’archivio contrasta con la vivacità delle sezioni di colore custodite all’interno dei cassetti. L’installazione “Soqquadro” è formata da innumerevoli stralci di tele dipinte con più strati di tempera di diverse tinte e successivamente accartocciate come fossero scarti gettati via, in modo da produrre delle fenditure che rivelano una ricca stratificazione cromatica. Il gesto che solitamente è associato al rifiuto diviene quindi il completamento dell’atto creativo, con cui Soldà fornisce una sorta di sezione geologica del processo pittorico. Completa la mostra una piccola opera posta sulla parete, in cui una copiosa sedimentazione cromatica, maggiore segno distintivo delle opere di Soldà, va a formare uno spesso blocco di materia aperto da una fenditura centrale che ne mostra l'interno, con una cerniera che ne può movimentare l'apertura. La tradizionale rappresentazione pittorica, che fornisce l'illusione della tridimensionalità nella bidimensionalità della superficie, diviene concreta profondità fisica che si mostra come un corpo fatto di diversi livelli di crescita che si ripetono e sovrappongono.
Seguendo il principio di economia cognitiva, la mente elabora pattern mentali che ci fanno ripetere quotidianamente le stesse azioni in modo automatico e inconsapevole, un processo che Soldà mette alla prova suggerendo l’ambivalenza espressiva del gesto monotono, che si produce in modi diversi e che, ripetendosi nel tempo, è comunque unico in quanto esiste in un presente che lo mette in correlazione con ulteriori varianti. Azioni identiche possono quindi generare diversi risultati che possono essere osservati singolarmente, ognuno dei quali dipende dalle condizioni ambientali del momento.
Andrea Lacarpia
Diego Soldà (1981, Arzignano, VI) Negli ultimi anni la sua ricerca si è focalizzata sulla stratificazione di elementi che evidenziano la processualità del dipingere unita all'estetica della materia. Tra le ultime mostre: 2016, Dimora Artica, Milano; 2014 Cart, Monza; 2013 Galleria Arrivada, Coira.
28
gennaio 2018
Diego Soldà
Dal 28 gennaio al 03 marzo 2018
arte contemporanea
Location
SURPLACE ART SPACE
Varese, Via San Pedrino, 4, (Varese)
Varese, Via San Pedrino, 4, (Varese)
Orario di apertura
su appuntamento
Vernissage
28 Gennaio 2018, ore 18
Autore