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Diego Taroni – YUME. Sogno
Gli scatti di Diego Taroni sono caratterizzati da un’estetica unica: la mostra percorre tradizioni, usi e costumi del matrimonio giapponese, attraverso trenta fotografie inedite che, come un diario narrativo, raccontano d’intrecci di ieri e di oggi.
Comunicato stampa
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L’Atelier Federica Morandi art projects inaugura la nuova stagione artistica con un focus sulla fotografia; protagonisti due grandi artisti: Diego Taroni con la mostra YUME 夢 – Sogno, in esposizione dal 15 febbraio all’8 marzo, e a seguire Cristiano Ossoli con Mademoiselle B. dal 15 marzo al 25 aprile. Due fotografi per due stili e approcci distinti, con lo scopo di approfondire ed evidenziare il ruolo trasversale della fotografia all’interno del sistema dell’arte contemporanea e sollecitare l’attenzione di chi ama e colleziona fotografia e arte.
Gli scatti di Diego Taroni sono caratterizzati da un’estetica unica: la mostra percorre tradizioni, usi e costumi del matrimonio giapponese, attraverso trenta fotografie inedite che, come un diario narrativo, raccontano d’intrecci di ieri e di oggi. Un percorso intenso, dove il bianco e il nero marca l’assenza del tempo, cogliendo la fragilità di ogni momento e rivelando un notevole impatto visivo che colpisce per semplicità e fragilità emotiva. Diego Taroni è testimone silenzioso di come le relazioni, le ritualità e l’intimità si sviluppano nel tempo: la magia nasce tanto nella cura magistrale della composizione, quanto nel sentimento che traspare. In materia di matrimoni tradizionali, le usanze giapponesi sono tra le più variopinte: sono numerosi i dettagli da seguire e i riti che accompagnano la cerimonia. La mostra si sviluppa intorno a due grandi temi: personaggi e tradizioni.
La sezione personaggi mette in luce gli sposi e i protagonisti della cerimonia. La sposa indossa il tradizionale abito bianco (shiromuku); sopra l’acconciatura tipica (bunkin takashimada) porta lo Tsunokakushi o lo Watabooshi, il copricapo di seta bianca che simboleggia la calma e l’obbedienza. Lo sposo, invece, indossa un kimono da cerimonia composto da una gonna pantalone (hakama), un sotto-kimono bianco e un kimono montsuki con gli stemmi di famiglia. Il primo rito raccontato negli scatti di Diego Taroni è quello della purificazione: gi sposi e tutti i partecipanti alla cerimonia (i familiari degli sposi, i parenti stretti e i testimoni) si purificano con l’acqua delle fontane poste all’ingresso di ogni tempio. Gli sposi prendono posto di fronte al sacerdote, il quale, inchinandosi all’altare, annuncia il matrimonio alle divinità pronunciando preghiere e benedizioni. Dietro agli sposi si dispongono i testimoni, seguiti dagli altri parenti, dal più anziano al più giovane come detta l’usanza.
La sezione tradizioni pone l’accento sugli abiti tradizionali, le acconciature e i luoghi sacri del rito. Il kimono della sposa è completamente corredato: gli accessori per capelli, le calzature zori complete di calzini tabi, e l’obi elegantemente annodato. Il sotto-kimono bianco è coperto dall’uchikake, un kimono in genere di colore rosso ampiamente decorato e ricamato in filo d’oro, con fantasie rappresentanti motivi floreali, tutti simboli di buon auspicio e salute. Le cerimonie tradizionali erano un tempo celebrate nei templi, oggi possono invece avere luogo anche in abitazioni, nella Tokonoma cioè l’alcova della casa, o templi Shinto in miniatura.
Diego Taroni riflette sui significati nascosti dei riti giapponesi, esplorando le relazioni senza tempo che collegano antichità e presente; grazie all’utilizzo di sfocature, i misteri delle immagini s’infittiscono e l’area in focus viene sottolineata con forza. Il bianco e nero, evidenza la luce decisa e l’intensità dei grigi; personaggi e tradizioni sono avvolti in un’aurea emozionale che cattura i movimenti dello spirito
Gli scatti di Diego Taroni sono caratterizzati da un’estetica unica: la mostra percorre tradizioni, usi e costumi del matrimonio giapponese, attraverso trenta fotografie inedite che, come un diario narrativo, raccontano d’intrecci di ieri e di oggi. Un percorso intenso, dove il bianco e il nero marca l’assenza del tempo, cogliendo la fragilità di ogni momento e rivelando un notevole impatto visivo che colpisce per semplicità e fragilità emotiva. Diego Taroni è testimone silenzioso di come le relazioni, le ritualità e l’intimità si sviluppano nel tempo: la magia nasce tanto nella cura magistrale della composizione, quanto nel sentimento che traspare. In materia di matrimoni tradizionali, le usanze giapponesi sono tra le più variopinte: sono numerosi i dettagli da seguire e i riti che accompagnano la cerimonia. La mostra si sviluppa intorno a due grandi temi: personaggi e tradizioni.
La sezione personaggi mette in luce gli sposi e i protagonisti della cerimonia. La sposa indossa il tradizionale abito bianco (shiromuku); sopra l’acconciatura tipica (bunkin takashimada) porta lo Tsunokakushi o lo Watabooshi, il copricapo di seta bianca che simboleggia la calma e l’obbedienza. Lo sposo, invece, indossa un kimono da cerimonia composto da una gonna pantalone (hakama), un sotto-kimono bianco e un kimono montsuki con gli stemmi di famiglia. Il primo rito raccontato negli scatti di Diego Taroni è quello della purificazione: gi sposi e tutti i partecipanti alla cerimonia (i familiari degli sposi, i parenti stretti e i testimoni) si purificano con l’acqua delle fontane poste all’ingresso di ogni tempio. Gli sposi prendono posto di fronte al sacerdote, il quale, inchinandosi all’altare, annuncia il matrimonio alle divinità pronunciando preghiere e benedizioni. Dietro agli sposi si dispongono i testimoni, seguiti dagli altri parenti, dal più anziano al più giovane come detta l’usanza.
La sezione tradizioni pone l’accento sugli abiti tradizionali, le acconciature e i luoghi sacri del rito. Il kimono della sposa è completamente corredato: gli accessori per capelli, le calzature zori complete di calzini tabi, e l’obi elegantemente annodato. Il sotto-kimono bianco è coperto dall’uchikake, un kimono in genere di colore rosso ampiamente decorato e ricamato in filo d’oro, con fantasie rappresentanti motivi floreali, tutti simboli di buon auspicio e salute. Le cerimonie tradizionali erano un tempo celebrate nei templi, oggi possono invece avere luogo anche in abitazioni, nella Tokonoma cioè l’alcova della casa, o templi Shinto in miniatura.
Diego Taroni riflette sui significati nascosti dei riti giapponesi, esplorando le relazioni senza tempo che collegano antichità e presente; grazie all’utilizzo di sfocature, i misteri delle immagini s’infittiscono e l’area in focus viene sottolineata con forza. Il bianco e nero, evidenza la luce decisa e l’intensità dei grigi; personaggi e tradizioni sono avvolti in un’aurea emozionale che cattura i movimenti dello spirito
15
febbraio 2015
Diego Taroni – YUME. Sogno
Dal 15 febbraio all'otto marzo 2015
fotografia
Location
ATELIER FEDERICA MORANDI ART PROJECTS
Magenta, Via Orti, S/N, (Milano)
Magenta, Via Orti, S/N, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a venerdì dalle 13 alle 19
Vernissage
15 Febbraio 2015, ore 16
Autore
Curatore