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Dina Bellotti – Antologica (1912–2003)
Per la prima volta viene ordinata una mostra antologica itinerante della pittrice Dina Bellotti, nata ad Alessandria il 2 ottobre 1912.
Comunicato stampa
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L’Associazione Culturale “Dina Bellotti”
presenta la mostra
DINA BELLOTTI (1912 – 2003)
ANTOLOGICA
a cura di Franco Dioli
presentazione Vittorio Sgarbi
Roma 17 – 31 marzo 2010
Palazzo Cardinal Cesi – Via della Conciliazione, 51
10-13/15-19
Sestri Levante 4 aprile –31 maggio 2010
Palazzo Fascie – Corso Colombo
10-13/16-20
Con il patrocinio di
Ministero per i Beni Artistici e Culturali, Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, Regione Lazio, Regione Liguria, Comune di Roma, Comune di Sestri Levante,
Courtial International (Roma), Centro Culturale Agostiniano (Roma), Curia Generalizia Salvatoriani (Roma), Fondazione Pro Musica e Arte Sacra (Roma), Fondazione Mediaterraneo (Sestri Levante)
Catalogo Silvana Editoriale
NOTE BIOGRAFICHE
Per la prima volta viene ordinata una mostra antologica con oltre cento opere della pittrice Dina Bellotii, nata ad Alessandria il 2 ottobre 1912..
E’ subito evidente la sua predisposizione per il disegno; riceve i primi insegnamenti frequentando lo studio dl Alberto Caffassi e poi di Arturo Mensi, direttore della Civica Pinacoteca alessandrina.
Nel 1930, si iscrive all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino
In questo ambiente si forma l’allieva Dina Bellotti, che nel 1934, conclude brillantemente gli studi conseguendo il Diploma all’età di ventidue anni e apre il suo primo studio in Via Bava 9.
Presso lo studio di Marcello Boglione la Bellotti approfondirà la tecnica dell’incisione, il “mestiere” che porterà ai più alti livelli.
Nel 1934 ottiene il “Premio della Regina” per l’acquaforte, e la somma di cinquemila lire per l’acquisto dell’incisione Per il passaggio del Piave dal Direttorio Nazionale dell’Associazione Combattenti.
Un’altra opera incisa Torino, piazza Emanuele Filiberto del 1938 esposta alla XXI Biennale Internazione d’Arte di Venezia è acquistata da S.M. il Re e oggi conservata nella Quadreria del Quirinale.
Ormai è entrata a pieno titolo nel mondo artistico e culturale torinese, e dal 1935 partecipa alle: Biennali di Venezia, Quadriennali di Torino, Biennale di Brera a Milano, Promotrici Sindacali di Belle Arti, Premio “Cremona”, Premio Suzzara solo per citarne alcune.
Nel giugno del 1939 con la famiglia, lascia la città di origine, e si trasferisce a Sestri Levante, in Via Umberto I al civico 38, l’amata città dei “due mari” diventa la prediletta.
Dal 1943 fino al 45 per la guerra, si trasferisce con la famiglia alle “Cascine di Loto” di San Bartolomeo, piccola frazione di Sestri Levante.
Nel 1938, 1940, 1942 e 1948 ha esposto alla Biennale di Venezia e ha partecipato anche alla Mostra itinerante nell’America Latina organizzata dallo stesso Ente Veneziano.
Nel 1949, per iniziativa dell’Ente Provinciale del Turismo di Genova, partecipa presso la Galleria Müller di Buenos Aires alla Prima Mostra di Pittori e Scultori Liguri Contemporanei.
Nello stesso anno partecipa al raduno “Undici artisti a Bonassola” con Alberto Salietti, Emanuele Rambaldi, Antonio Discovolo, Orlando Grosso, prendendo contatto con la realtà artistica ligure.
Ha partecipato inoltre alle Quadriennali di Torino e a numerosi altri concorsi, ottenendo premi a Cannes, Alessandria, Torino, Roma, Suzzara, Biella.
A Forlì nel 1958, alla mostra voluta dall’editore Garzanti, le è stato assegnato il primo premio.
Nell’ottobre del 1960 si trasferisce a Roma dove il 10 agosto del 1959 aveva sposato il giornalista torinese Angelo Nizza (1905-1961) inviato speciale del quotidiano “La Stampa” presso la redazione romana.
Abiteranno in Via Brunetti al 32, nei pressi di Piazza del Popolo.
Dopo soli due anni rimarrà vedova.
Alla fine degli anni Settanta si trasferisce in di Borgo Santo Spirito 16, in prossimità del colonnato del Bernini.
“Del mare ho una nostalgia inguaribile”. Tornerà così, tutte le estati a Sestri Levante, alternando i soggiorni liguri con quelli veneti a Burano.
Ha esposto nel 1960 alla Mostra degli artisti romani al Palazzo delle Esposizioni.
Nel 1973 su invito del Comune di Roma, ordina una personale a Palazzo Braschi.
Al Museo del Cinema di Torino sono esposti in permanenza suoi ritratti di attori del teatro e del cinema italiano.
La vicinanza della sua nuova abitazione alla Città del Vaticano la porterà a frequentare l’ambiente ecclesiastico; fortificando il suo profondo spirito religioso.
Ha eseguito il ritratto di Giovanni XXIII, ma è Paolo VI salito al soglio pontificio nel 1963, che, riconoscendone le doti artistiche, le affida il ruolo ufficiale di “ritrattista dei pontefici”.
Al “colto mecenate”Giovanni Battista Montini dedicherà più di centotrenta ritratti di varie tecniche e dimensione.
Continuerà la sua opera anche dopo il 1978 con il pontificato di Giovanni Paolo II, i cui ritratti , da lei eseguiti, verranno riprodotti in milioni di immagini, stampe, francobolli.
Ma fra i principi della Chiesa il più prediletto dalla pittrice fu il Cardinale Joseph Ratzinger, dal quale riceverà due prestigiosi riconoscimenti: l’Ordine austriaco delle arti e delle lettere e la commenda dell’insigne Accademia di belle arti e lettere.
Dina non vedrà l’ascesa al soglio pontificio dello stimato Cardinale Ratziger (19 aprile 2005) perché muore a Roma all’Ospedale Santo Spirito il 29 agosto 2003.
Sarà sepolta a Sestri Levante, nel cimitero della frazione di Santo Stefano, accanto ai genitori.
Sue opere si trovano nella Civica Galleria di Arte Moderna di Torino, nella Stamperia Nazionale di Roma, nella Pinacoteca Civica di Alessandria, nella Pinacoteca del Comune di Sestri Levante, nella Collezione Ford di New York e in numerose e prestigiose collezioni private. Nella collezione d’arte religiosa moderna in Vaticano, inaugurata da Paolo VI il 23 giugno 1973, è presente con un grande dipinto che rappresenta “La pesca miracolosa”.
NOTE ARTISTICHE
Cresciuta in seno alla cultura artistica degli anni Trenta, ha vissuto la propria maturazione definitiva negli anni Cinquanta, infatti, proprio dagli inizi del mezzo secolo che la pittrice trova una sua dimensione, enucleando dal suo pregresso pittorico quello che diventerà il “suo” modus operandi, ormai libero da schemi, autonomo e inimitabile che verrà a costituire il cliché della sua produzione.
La tecnica diventa quanto mai duttile, impressionistica, predomina la semplificazione e l’essenzialità del segno, l’uso della tempera prevale, ma spesso viene abbinata al pastello e all’acquarello, ma anche a penne biro e pennarelli, così che il paesaggio raffigurato evidenzi linee più marcate accanto a sfondi spesso eterei e impalpabili.
L’acquarello permette di “dipingere l’atmosfera”; con un efficace risultato per la costruzione di piani pittorici in dissolvenza coloristico-tonale.
Pittrice attenta osservatrice dei movimenti artistici che si andavano delineando nella prima metà del Novecento, non fu ammagliata da nessuna corrente, da nessun modello espressivo, libera da qualsiasi richiamo, scevra da ogni classificazione, la sua pittura rimarrà fuori dagli schemi nel panorama dell’arte figurativa italiana.
E tuttavia evidente nelle sue opere una certa affezione ai modelli di Henry Matisse (1869-1954) e Raoul Dufy (1877-1953) e al gruppo dei Fauves, che, pur non essendo un movimento organico, si riconosceva in alcune comuni convinzioni: soprattutto, il dipinto deve comporsi unicamente di colore.
La pittura di Dina Bellotti è soprattutto narrazione del visto e trasferito con immediatezza, spesso en plein air, con veloci tratti, sul supporto pittorico, la tecnica usuale è la tempera o l’acquarello, o spesso entrambi abilmente combinati, che gli permettono di rendere al meglio l’atmosfericità del momento della ripresa, o meglio la sublimazione tra paesaggio e stato d’animo, tra sguardo ed emozione, in una sorta di felice catarsi durante la quale il suo animo sprigiona tutto il sentimento per la natura e la vita circostante.
Mai oleografica e iperrealista, sempre essenziale e sintetica nei suoi “racconti pittorici” ci ha donato opere di estrema sensualità, di accentuato lirismo e di felice tonalismo, provenienti da uno “sguardo interiore” da una profonda introspezione, da grande forza evocativa; quadri che appagano l’occhio e lo spirito, nei quali l’elemento luminescente diventa la cifra del suo dipingere.
In tutte le rappresentazioni della Bellotti, come detto, è assai chiaro riconoscere come perenne e direi quasi esclusiva fonte di ispirazione la realtà circostante, la quotidianità del vivere, vita e arte, esistenza e mestiere, indissolubilmente saldati tra loro, una declinazione di giorni e di lavori, hanno condotto la pittrice a dipingere fisionomie, emblematici volti, ritratti di amici o di ignoti che hanno attratto la sua attenzione, di persone al bar sedute nei dehors, ampie e luminose vedute della costa ligure, della sua città natale, Alessandria e l’ambiente circostante, scorci di Roma o importanti piazze monumentali, parchi e giardini, San Pietro, gli angoli più caratteristici di Burano e le sue famose merlettaie al lavoro.
Molta la produzione relativa all’amata Sestri Levante, i suoi pescatori durante la pesca o intenti al lavoro sulle banchine o sulla spiaggia, il porto, le barche e i velieri ormeggiati, le feste di paese e poi pesci, frutta e ortaggi, grandi vasi di fiori, composizioni di oggetti, vasi, il “gallo vincitore”, conchiglie, interni di case, luminose terrazze affacciate sul mare, finestre imbevute di luce, abili giochi chiaroscurali tra interni ed esterni, scene surrealiste e concertini di jazz di fronte al mare.
Grandi passioni i cavalli alle corse e il mondo circense con acrobati e animali esotici, tutti più volte immortalati nei suoi dipinti.
La ritrattistica è sempre stato uno dei temi più ricorrenti nell’ambito della produzione della pittrice che afferma: “ Il ritratto è legato alla persona, se ha o non ha delle corde al suo arco che possano rispondere alle tue vibrazioni. Il bambino va bene perché in un certo senso te ne impadronisci, ma con una persona matura deve esserci una vera consonanza”.
In effetti, la pittrice ci conferma come il ritratto per lei non sia limitato alla pura fisiognomica, che pure ha la sua rilevanza, ma aggiunge diventando elemento imprescindibile e complementare una penetrazione psicologica, una ricerca analitica del soggetto da dipingere.
presenta la mostra
DINA BELLOTTI (1912 – 2003)
ANTOLOGICA
a cura di Franco Dioli
presentazione Vittorio Sgarbi
Roma 17 – 31 marzo 2010
Palazzo Cardinal Cesi – Via della Conciliazione, 51
10-13/15-19
Sestri Levante 4 aprile –31 maggio 2010
Palazzo Fascie – Corso Colombo
10-13/16-20
Con il patrocinio di
Ministero per i Beni Artistici e Culturali, Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, Regione Lazio, Regione Liguria, Comune di Roma, Comune di Sestri Levante,
Courtial International (Roma), Centro Culturale Agostiniano (Roma), Curia Generalizia Salvatoriani (Roma), Fondazione Pro Musica e Arte Sacra (Roma), Fondazione Mediaterraneo (Sestri Levante)
Catalogo Silvana Editoriale
NOTE BIOGRAFICHE
Per la prima volta viene ordinata una mostra antologica con oltre cento opere della pittrice Dina Bellotii, nata ad Alessandria il 2 ottobre 1912..
E’ subito evidente la sua predisposizione per il disegno; riceve i primi insegnamenti frequentando lo studio dl Alberto Caffassi e poi di Arturo Mensi, direttore della Civica Pinacoteca alessandrina.
Nel 1930, si iscrive all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino
In questo ambiente si forma l’allieva Dina Bellotti, che nel 1934, conclude brillantemente gli studi conseguendo il Diploma all’età di ventidue anni e apre il suo primo studio in Via Bava 9.
Presso lo studio di Marcello Boglione la Bellotti approfondirà la tecnica dell’incisione, il “mestiere” che porterà ai più alti livelli.
Nel 1934 ottiene il “Premio della Regina” per l’acquaforte, e la somma di cinquemila lire per l’acquisto dell’incisione Per il passaggio del Piave dal Direttorio Nazionale dell’Associazione Combattenti.
Un’altra opera incisa Torino, piazza Emanuele Filiberto del 1938 esposta alla XXI Biennale Internazione d’Arte di Venezia è acquistata da S.M. il Re e oggi conservata nella Quadreria del Quirinale.
Ormai è entrata a pieno titolo nel mondo artistico e culturale torinese, e dal 1935 partecipa alle: Biennali di Venezia, Quadriennali di Torino, Biennale di Brera a Milano, Promotrici Sindacali di Belle Arti, Premio “Cremona”, Premio Suzzara solo per citarne alcune.
Nel giugno del 1939 con la famiglia, lascia la città di origine, e si trasferisce a Sestri Levante, in Via Umberto I al civico 38, l’amata città dei “due mari” diventa la prediletta.
Dal 1943 fino al 45 per la guerra, si trasferisce con la famiglia alle “Cascine di Loto” di San Bartolomeo, piccola frazione di Sestri Levante.
Nel 1938, 1940, 1942 e 1948 ha esposto alla Biennale di Venezia e ha partecipato anche alla Mostra itinerante nell’America Latina organizzata dallo stesso Ente Veneziano.
Nel 1949, per iniziativa dell’Ente Provinciale del Turismo di Genova, partecipa presso la Galleria Müller di Buenos Aires alla Prima Mostra di Pittori e Scultori Liguri Contemporanei.
Nello stesso anno partecipa al raduno “Undici artisti a Bonassola” con Alberto Salietti, Emanuele Rambaldi, Antonio Discovolo, Orlando Grosso, prendendo contatto con la realtà artistica ligure.
Ha partecipato inoltre alle Quadriennali di Torino e a numerosi altri concorsi, ottenendo premi a Cannes, Alessandria, Torino, Roma, Suzzara, Biella.
A Forlì nel 1958, alla mostra voluta dall’editore Garzanti, le è stato assegnato il primo premio.
Nell’ottobre del 1960 si trasferisce a Roma dove il 10 agosto del 1959 aveva sposato il giornalista torinese Angelo Nizza (1905-1961) inviato speciale del quotidiano “La Stampa” presso la redazione romana.
Abiteranno in Via Brunetti al 32, nei pressi di Piazza del Popolo.
Dopo soli due anni rimarrà vedova.
Alla fine degli anni Settanta si trasferisce in di Borgo Santo Spirito 16, in prossimità del colonnato del Bernini.
“Del mare ho una nostalgia inguaribile”. Tornerà così, tutte le estati a Sestri Levante, alternando i soggiorni liguri con quelli veneti a Burano.
Ha esposto nel 1960 alla Mostra degli artisti romani al Palazzo delle Esposizioni.
Nel 1973 su invito del Comune di Roma, ordina una personale a Palazzo Braschi.
Al Museo del Cinema di Torino sono esposti in permanenza suoi ritratti di attori del teatro e del cinema italiano.
La vicinanza della sua nuova abitazione alla Città del Vaticano la porterà a frequentare l’ambiente ecclesiastico; fortificando il suo profondo spirito religioso.
Ha eseguito il ritratto di Giovanni XXIII, ma è Paolo VI salito al soglio pontificio nel 1963, che, riconoscendone le doti artistiche, le affida il ruolo ufficiale di “ritrattista dei pontefici”.
Al “colto mecenate”Giovanni Battista Montini dedicherà più di centotrenta ritratti di varie tecniche e dimensione.
Continuerà la sua opera anche dopo il 1978 con il pontificato di Giovanni Paolo II, i cui ritratti , da lei eseguiti, verranno riprodotti in milioni di immagini, stampe, francobolli.
Ma fra i principi della Chiesa il più prediletto dalla pittrice fu il Cardinale Joseph Ratzinger, dal quale riceverà due prestigiosi riconoscimenti: l’Ordine austriaco delle arti e delle lettere e la commenda dell’insigne Accademia di belle arti e lettere.
Dina non vedrà l’ascesa al soglio pontificio dello stimato Cardinale Ratziger (19 aprile 2005) perché muore a Roma all’Ospedale Santo Spirito il 29 agosto 2003.
Sarà sepolta a Sestri Levante, nel cimitero della frazione di Santo Stefano, accanto ai genitori.
Sue opere si trovano nella Civica Galleria di Arte Moderna di Torino, nella Stamperia Nazionale di Roma, nella Pinacoteca Civica di Alessandria, nella Pinacoteca del Comune di Sestri Levante, nella Collezione Ford di New York e in numerose e prestigiose collezioni private. Nella collezione d’arte religiosa moderna in Vaticano, inaugurata da Paolo VI il 23 giugno 1973, è presente con un grande dipinto che rappresenta “La pesca miracolosa”.
NOTE ARTISTICHE
Cresciuta in seno alla cultura artistica degli anni Trenta, ha vissuto la propria maturazione definitiva negli anni Cinquanta, infatti, proprio dagli inizi del mezzo secolo che la pittrice trova una sua dimensione, enucleando dal suo pregresso pittorico quello che diventerà il “suo” modus operandi, ormai libero da schemi, autonomo e inimitabile che verrà a costituire il cliché della sua produzione.
La tecnica diventa quanto mai duttile, impressionistica, predomina la semplificazione e l’essenzialità del segno, l’uso della tempera prevale, ma spesso viene abbinata al pastello e all’acquarello, ma anche a penne biro e pennarelli, così che il paesaggio raffigurato evidenzi linee più marcate accanto a sfondi spesso eterei e impalpabili.
L’acquarello permette di “dipingere l’atmosfera”; con un efficace risultato per la costruzione di piani pittorici in dissolvenza coloristico-tonale.
Pittrice attenta osservatrice dei movimenti artistici che si andavano delineando nella prima metà del Novecento, non fu ammagliata da nessuna corrente, da nessun modello espressivo, libera da qualsiasi richiamo, scevra da ogni classificazione, la sua pittura rimarrà fuori dagli schemi nel panorama dell’arte figurativa italiana.
E tuttavia evidente nelle sue opere una certa affezione ai modelli di Henry Matisse (1869-1954) e Raoul Dufy (1877-1953) e al gruppo dei Fauves, che, pur non essendo un movimento organico, si riconosceva in alcune comuni convinzioni: soprattutto, il dipinto deve comporsi unicamente di colore.
La pittura di Dina Bellotti è soprattutto narrazione del visto e trasferito con immediatezza, spesso en plein air, con veloci tratti, sul supporto pittorico, la tecnica usuale è la tempera o l’acquarello, o spesso entrambi abilmente combinati, che gli permettono di rendere al meglio l’atmosfericità del momento della ripresa, o meglio la sublimazione tra paesaggio e stato d’animo, tra sguardo ed emozione, in una sorta di felice catarsi durante la quale il suo animo sprigiona tutto il sentimento per la natura e la vita circostante.
Mai oleografica e iperrealista, sempre essenziale e sintetica nei suoi “racconti pittorici” ci ha donato opere di estrema sensualità, di accentuato lirismo e di felice tonalismo, provenienti da uno “sguardo interiore” da una profonda introspezione, da grande forza evocativa; quadri che appagano l’occhio e lo spirito, nei quali l’elemento luminescente diventa la cifra del suo dipingere.
In tutte le rappresentazioni della Bellotti, come detto, è assai chiaro riconoscere come perenne e direi quasi esclusiva fonte di ispirazione la realtà circostante, la quotidianità del vivere, vita e arte, esistenza e mestiere, indissolubilmente saldati tra loro, una declinazione di giorni e di lavori, hanno condotto la pittrice a dipingere fisionomie, emblematici volti, ritratti di amici o di ignoti che hanno attratto la sua attenzione, di persone al bar sedute nei dehors, ampie e luminose vedute della costa ligure, della sua città natale, Alessandria e l’ambiente circostante, scorci di Roma o importanti piazze monumentali, parchi e giardini, San Pietro, gli angoli più caratteristici di Burano e le sue famose merlettaie al lavoro.
Molta la produzione relativa all’amata Sestri Levante, i suoi pescatori durante la pesca o intenti al lavoro sulle banchine o sulla spiaggia, il porto, le barche e i velieri ormeggiati, le feste di paese e poi pesci, frutta e ortaggi, grandi vasi di fiori, composizioni di oggetti, vasi, il “gallo vincitore”, conchiglie, interni di case, luminose terrazze affacciate sul mare, finestre imbevute di luce, abili giochi chiaroscurali tra interni ed esterni, scene surrealiste e concertini di jazz di fronte al mare.
Grandi passioni i cavalli alle corse e il mondo circense con acrobati e animali esotici, tutti più volte immortalati nei suoi dipinti.
La ritrattistica è sempre stato uno dei temi più ricorrenti nell’ambito della produzione della pittrice che afferma: “ Il ritratto è legato alla persona, se ha o non ha delle corde al suo arco che possano rispondere alle tue vibrazioni. Il bambino va bene perché in un certo senso te ne impadronisci, ma con una persona matura deve esserci una vera consonanza”.
In effetti, la pittrice ci conferma come il ritratto per lei non sia limitato alla pura fisiognomica, che pure ha la sua rilevanza, ma aggiunge diventando elemento imprescindibile e complementare una penetrazione psicologica, una ricerca analitica del soggetto da dipingere.
17
marzo 2010
Dina Bellotti – Antologica (1912–2003)
Dal 17 al 31 marzo 2010
arte contemporanea
Location
CURIA GENERALIZIA DEI SALVATORIANI – PALAZZO CESI
Roma, Via Della Conciliazione, 51, (Roma)
Roma, Via Della Conciliazione, 51, (Roma)
Orario di apertura
tutti i giorni escluso il lunedì 10-13/ 14-19
Sito web
www.pittoriliguri.info
Editore
SILVANA EDITORIALE
Autore
Curatore