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Dina Dancu – American star made in China
personale
Comunicato stampa
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Corre un filo sottilissimo tra quello che una scarpa di uso comune rappresenta in Romania per un popolo che la indossa abitualmente e quello che lo stesso oggetto può rappresentare per un pubblico casuale in centro a Roma se ripreso come fosse una Star. Nel senso che la scarpa in questione risulta essere un¹icona in entrambi i casi ma il senso dell¹operazione è agli antipodi. Un contesto creato per lasciar assurgere una sneaker a Diva capovolge il meccanismo abusato delle scarpe/celebrities e si focalizza su una scarpa molto comune. Pensata come una performance e arrricchita di un video girato per il centro storico di Roma, la prima personale di Dina Dancu per lo spazio AKA presenta un video, una scultura e un¹installazione nel basement, dentro cui l¹artista intende lasciare affiorare il proprio pensiero sull¹arte sotto l¹egida di una sorta di slogan che recita Art for Art¹s Sake, costola del progetto Index rivolto a intervistare una serie di persone su quello che l¹arte significa per la società e viceversa. Anche in quel progetto la parola PARDON ricorreva spesso in maiuscolo e diventava subito un marchio di fabbrica, quasi un logo, ma anzitutto rappresentava una importante premessa, ovvero la richiesta di un permesso all¹interlocutore da parte dell¹artista prima di agire, non tanto per una forma di educazione ma per sancire la propria volontà di procedere, di andare oltre, di farsi spazio.
Dina Dancu, artista Romena del ¹78 vive e lavora tra Roma e Bucarest e dopo l¹Università Nazionale d¹Arte in Romania ha esposto al META Biennale dei giovani artisti di Bucarest; nel 2005 ha curato l¹evento Spazi Aperti a Roma con il coinvolgimento di artisti per tutta la città.
AMERICAN STAR MADE IN CHINA eleva al rango di ³stella² un prodotto popolare, metafora di personaggi, idee, news, sollecitazioni che secondo l¹artista ogni giorno riducono progressivamente il valore del nostro ruolo individuale nella società e impongono gusti e tendenze prive di sostanza. L¹implementazione in massa di modelli falsi provoca un ³ribaltamento artificiale delle dimensioni². Assistiamo a un sovradimensionamento di qualsiasi aspettativa e sorge il dubbio di poter vivere in maniera autonoma, con le proprie forze. Questo stato di ordine globale viene chiamato dall¹artista FAKE, come fosse una condizione dentro la quale ci si ritrova tutti prima o poi. Dal suo punto di vista l¹arte potrebbe salvarci se intesa come veicolo di ciò che lei chiama relazioni ³interumane² necessarie. ³Ho scelto un oggetto che sento molto vicino: una scarpa da tennis, che in Romania è utilizzata tutti i giorni da persone con una situazione materiale precaria, tra 7 e 50 anni. I bimbi le rompono giocando a calcio, quelli più anziani le usano nei cantieri per completare l¹uniforme di lavoratore, tutti i giovani le portano. Questa scarpa non è la fashion diva tipica dei paesi dove la moda origina un mucchio di cliché. Si tratta di un semplice oggetto quotidiano, banale, tipo ²usa e getta², sul quale sta scritto più o meno in maniera casuale: AMERICAN STAR, mentre le scarpe sono MADE IN CHINA e durano poco più di tre mesi. Dato che l¹oggetto non potrebbe stare al passo con i feticci normalmente generati dalla moda, mi sono concessa la libertà di scegliere un modo per trasformarla in una STAR: cioè ho adottato la stessa strategia, però cambiando completamente l¹atteggiamento. La convinzione di essere parte del sistema si infrange contro la consapevolezza di esserne soltanto ingranaggi.²
Dina Dancu, artista Romena del ¹78 vive e lavora tra Roma e Bucarest e dopo l¹Università Nazionale d¹Arte in Romania ha esposto al META Biennale dei giovani artisti di Bucarest; nel 2005 ha curato l¹evento Spazi Aperti a Roma con il coinvolgimento di artisti per tutta la città.
AMERICAN STAR MADE IN CHINA eleva al rango di ³stella² un prodotto popolare, metafora di personaggi, idee, news, sollecitazioni che secondo l¹artista ogni giorno riducono progressivamente il valore del nostro ruolo individuale nella società e impongono gusti e tendenze prive di sostanza. L¹implementazione in massa di modelli falsi provoca un ³ribaltamento artificiale delle dimensioni². Assistiamo a un sovradimensionamento di qualsiasi aspettativa e sorge il dubbio di poter vivere in maniera autonoma, con le proprie forze. Questo stato di ordine globale viene chiamato dall¹artista FAKE, come fosse una condizione dentro la quale ci si ritrova tutti prima o poi. Dal suo punto di vista l¹arte potrebbe salvarci se intesa come veicolo di ciò che lei chiama relazioni ³interumane² necessarie. ³Ho scelto un oggetto che sento molto vicino: una scarpa da tennis, che in Romania è utilizzata tutti i giorni da persone con una situazione materiale precaria, tra 7 e 50 anni. I bimbi le rompono giocando a calcio, quelli più anziani le usano nei cantieri per completare l¹uniforme di lavoratore, tutti i giovani le portano. Questa scarpa non è la fashion diva tipica dei paesi dove la moda origina un mucchio di cliché. Si tratta di un semplice oggetto quotidiano, banale, tipo ²usa e getta², sul quale sta scritto più o meno in maniera casuale: AMERICAN STAR, mentre le scarpe sono MADE IN CHINA e durano poco più di tre mesi. Dato che l¹oggetto non potrebbe stare al passo con i feticci normalmente generati dalla moda, mi sono concessa la libertà di scegliere un modo per trasformarla in una STAR: cioè ho adottato la stessa strategia, però cambiando completamente l¹atteggiamento. La convinzione di essere parte del sistema si infrange contro la consapevolezza di esserne soltanto ingranaggi.²
23
gennaio 2006
Dina Dancu – American star made in China
Dal 23 gennaio al 07 febbraio 2006
arte contemporanea
Location
AKA
Roma, Via Dei Cartari, 11, (Roma)
Roma, Via Dei Cartari, 11, (Roma)
Orario di apertura
11-13 e 16-20
Vernissage
23 Gennaio 2006, ore 19-22
Autore
Curatore