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Dina Danish -Things and Needs (Hagaat w’ Mehtagaat)
Il progetto, maturato all’interno della condizione di pandemia degli ultimi due anni, prende avvio dalla relazione tra cose e bisogni. Il ricorso nelle opere in mostra a tecniche artigianali attesta il bisogno di tenere traccia del tempo che passa trasformandosi in qualcosa.
Comunicato stampa
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Artopia gallery è lieta di presentare Things and Needs (Hagaat w’ Mehtagaat), prima personale in galleria dell’artista franco-egiziana Dina Danish (* 1981, Paris, F).
Il titolo in arabo della mostra Hagaat we Mehtagaat, rimanda al nome di un programma televisivo egiziano del 1993, condotto dall’artista Sherihan e seguito dalla Danish durante la sua infanzia.
Il progetto maturato all’interno della condizione di pandemia degli ultimi due anni, prende avvio da questa relazione tra le due parole, cose e biso- gni, sottolineata dalla comune radice linguistica in arabo. La sensazione di rallentamento e l’isolamento in casa, dominante in tutto il mondo, ha posto l’artista, come ognuno di noi, nella condizione di bisogno di fare e produrre qualcosa che in qualche modo ritmasse la giornata e contrastasse il tempo perso nei ritardi, nelle cancellazioni indefinite e nelle pause involontarie. Da qui il ricorso nelle opere in mostra, che includono lavori cuciti a macchi- na, velluti stampati in rilievo e pitture con colori a gouache, a tecniche arti- gianali che ridanno centralità alle attività manuali e che possano compiersi in luoghi chiusi come la casa, in una dimensione domestica estesa a tutti nel mondo, uomini e donne. Il craft-create diviene dunque una modalità per tenere traccia del tempo e creare un risultato finale che dimostri che il tempo è passato, trasformandosi in qualcosa.
L’approccio alla sperimentazione di una varietà di media, che costituisce uno dei tratti salienti della pratica artistica di Danish, si intreccia ad altri temi ricorrenti della sua ricerca, riletti alla luce della condizione pandemica, come l’attenzione al linguaggio e alla sua struttura ma anche l’interesse per la mancanza di senso e il fraintendimento. L’umorismo, l’assurdità, l’eviden- ziazione di movimenti o espressioni banali rendono i suoi lavori divertenti, ludici ma allo allo stesso tempo concettualmente solidi.
Così i grandi arazzi cuciti a macchina, che rappresentano alcuni leaders del mondo (come Boris Johnson, Melania e Donald Trump) dall’alto dei loro podi e le pitture a gouache, una sorta di stemmi composti che si richia- mano all’araldica e all’iconografia medievale, traggono materiale e sono ispirate al fascino visivo dell’estetica politica più comune: bandiere, micro- foni, politici che pronunciano parole che ci faranno cambiare il modo in cui dobbiamo vivere.
Danish ridicolizza in modo intelligente e umoristico questo tipo di estetica contrastante alle aspettative del pubblico e che sembra avere l’intento di distoglierci dai temi drammatici e reali in gioco.
Il titolo in arabo della mostra Hagaat we Mehtagaat, rimanda al nome di un programma televisivo egiziano del 1993, condotto dall’artista Sherihan e seguito dalla Danish durante la sua infanzia.
Il progetto maturato all’interno della condizione di pandemia degli ultimi due anni, prende avvio da questa relazione tra le due parole, cose e biso- gni, sottolineata dalla comune radice linguistica in arabo. La sensazione di rallentamento e l’isolamento in casa, dominante in tutto il mondo, ha posto l’artista, come ognuno di noi, nella condizione di bisogno di fare e produrre qualcosa che in qualche modo ritmasse la giornata e contrastasse il tempo perso nei ritardi, nelle cancellazioni indefinite e nelle pause involontarie. Da qui il ricorso nelle opere in mostra, che includono lavori cuciti a macchi- na, velluti stampati in rilievo e pitture con colori a gouache, a tecniche arti- gianali che ridanno centralità alle attività manuali e che possano compiersi in luoghi chiusi come la casa, in una dimensione domestica estesa a tutti nel mondo, uomini e donne. Il craft-create diviene dunque una modalità per tenere traccia del tempo e creare un risultato finale che dimostri che il tempo è passato, trasformandosi in qualcosa.
L’approccio alla sperimentazione di una varietà di media, che costituisce uno dei tratti salienti della pratica artistica di Danish, si intreccia ad altri temi ricorrenti della sua ricerca, riletti alla luce della condizione pandemica, come l’attenzione al linguaggio e alla sua struttura ma anche l’interesse per la mancanza di senso e il fraintendimento. L’umorismo, l’assurdità, l’eviden- ziazione di movimenti o espressioni banali rendono i suoi lavori divertenti, ludici ma allo allo stesso tempo concettualmente solidi.
Così i grandi arazzi cuciti a macchina, che rappresentano alcuni leaders del mondo (come Boris Johnson, Melania e Donald Trump) dall’alto dei loro podi e le pitture a gouache, una sorta di stemmi composti che si richia- mano all’araldica e all’iconografia medievale, traggono materiale e sono ispirate al fascino visivo dell’estetica politica più comune: bandiere, micro- foni, politici che pronunciano parole che ci faranno cambiare il modo in cui dobbiamo vivere.
Danish ridicolizza in modo intelligente e umoristico questo tipo di estetica contrastante alle aspettative del pubblico e che sembra avere l’intento di distoglierci dai temi drammatici e reali in gioco.
17
febbraio 2022
Dina Danish -Things and Needs (Hagaat w’ Mehtagaat)
Dal 17 febbraio al 29 aprile 2022
arte contemporanea
Location
ARTOPIA GALLERY
Milano, Via Lazzaro Papi, 2, (Milano)
Milano, Via Lazzaro Papi, 2, (Milano)
Orario di apertura
Da lunedì a venerdì ore 15-19
Sabato su appuntamento
Vernissage
17 Gennaio 2022, Dalle 12 alle 21
Sito web
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