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Ding Yi – Sul segno degli artisti
Dodici artisti presentati, nell’arco di un anno, con 12 lavori ciascuno e raccolti in un catalogo annuale. Lo zodiaco costituirà ciclicamente per 12 anni l’imprevedibile percorso di una lunga mostra sul segno astrale di 144 artisti prescelti, per un ammontare cabalistico di 1728 opere da esporre.
Comunicato stampa
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Comunicato Stampa
Dodici artisti da presentare nell'arco di un anno con 12 lavori ciascuno. Alla fine dell'anno sarà pubblicato un catalogo edito dalla Salarchi Immagini, nel segno degli (astri) artisti prescelti, contenente 144 opere: esso costituirà per dodici anni il corpo ideale di una sinestesia simbolica da deporre nella collana editoriale "Sul segno degli artisti" in dodici volumi, per un ammontare cabalistico di 1728 opere d'arte esposte, prodotte da 144 artisti.
Sabato 28 gennaio alle ore 19, presso la Galleria degli Archi di Comiso, ci sarà l’undicesimo appuntamento con “Sul segno degli artisti”: saranno esposte dodici opere su carta di uno dei protagonisti dell'arte cinese contemporanea, Ding Yi, nato a Shanghai, noto a livello internazionale grazie alla coerenza e alla qualità dei suoi lavori, che sono stati esposti in 17 mostre personali (da Shanghai a Beijing, a Berlino, Lucerna, Birmingham, Parigi, Bologna, Koeln...) e circa 130 mostre collettive in tutto il mondo (Oxford, Brisbane, Venezia, Goeteborg, Chicago, Vancouver, Barcellona, San Pietroburgo, Yokohama, Vienna, Parigi, Dublino, Milano, Taipei, Amburgo, Groninigen, Bruxelles, Hong Kong, San Francisco...). Su Ding Yi hanno scritto personalità dell'arte contemporanea quali Hans Ulrich Obrist, Hou Hanru, Achille Bonito Oliva, Gianfranco Maraniello, Fei Dawei, Gao Minglu...
Nel settembre 1995 la critica d'arte Monica Dematté, una delle maggiori esperte internazionali di arte cinese contemporanea, curò una mostra di opere su carta di Ding Yi, allora poco conosciuto seppur già reduce da una Biennale di Venezia (1993), presso la Galleria degli Archi. Il suo pezzo: "Semplicità, complessità, sintesi - L'evoluzione pittorica di Ding Yi", pubblicato sulla più importante rivista cinese di arte contemporanea di allora, Jiangsu Pictorial, contribuì a far conoscere la poetica dell'artista nel suo paese. I lavori su carta creati apposta per la mostra di Comiso suscitarono l'interesse locale e vennero esposti in seguito in altre località italiane. La positiva esperienza del pittore in Sicilia nel 1995, resa possibile dall'apertura e lungimiranza del gallerista Salvatore Schembari, anch'egli all'epoca agli inizi di un lungo e ricco percorso artistico e culturale, ha convinto l'artista (recentissimo protagonista di un'importante ed estesa retrospettiva presso il Mingshen Art Museum a Shanghai, sua città natale) a ripresentarsi in Sicilia proponendo dodici opere presso la Galleria degli Archi di Comiso. Si tratta dunque della terza mostra personale di Ding Yi in Italia, dopo quella appena menzionata risalente al lontano 1995 e un'importante apparizione presso il Mambo di Bologna (2008), e di una rara possibilità per il pubblico italiano di vedere le opere dell'affermato artista cinese.
Sia Ding Yi che la curatrice Monica Dematté saranno presenti all'inaugurazione.
Biografia
Ding Yi è nato a Shanghai nel 1962. Studia presso il Shanghai Arts & Crafts Institute dove si diploma nel 1983 e nel 1990 si laurea presso la Shanghai University, Fine Arts Department. Presente alla Biennale di Venezia del 1993. I suoi lavori, sono stati esposti in 17 mostre personali (da Shanghai a Beijing, a Berlino, Lucerna, Birmingham, Parigi, Bologna, Koeln...) e in circa 130 mostre collettive in tutto il mondo (Oxford, Brisbane, Venezia, Goeteborg, Chicago, Vancouver, Barcellona, San Pietroburgo, Yokohama, Vienna, Parigi, Dublino, Milano, Taipei, Amburgo, Groninigen, Bruxelles, Hong Kong, San Francisco...). Su Ding Yi hanno scritto personalità dell'arte contemporanea quali Hans Ulrich Obrist, Hou Hanru, Achille Bonito Oliva, Gianfranco Maraniello, Fei Dawei, Gao Minglu... Nel 2001 ha ricevuto in Germania il Premio Artist in Residence, Kuenstlerhauser Worpswede, Germany. Tra le mostre in Italia la più importante quella del MAMBO di Bologna nel 2008. Vive e lavora a Shanghai.
dal testo di Monica Dematté
"Il processo deliberato di semplificazione inizia per Ding Yi a metà degli anni ottanta con la scelta del secondo carattere del suo nome, l'essenziale yi 乙al posto del precedente rong荣. Ding Yi vuole cominciare ogni cosa dalla massima semplicità, cerca di liberarsi di retaggi culturali ingombranti e simbologie complicate. Questo atteggiamento contraddistingue l'intero suo stile di vita. [...] Il primo esemplare della "serie a croce" risale al 1988. Si tratta dell'applicazione di un concetto astratto al medium pittorico: la ripetizione del segno serve nella tecnica della stampa per suddividere il foglio in superfici quadrate, uguali. E' una garanzia d'esattezza e di oggettività, e può costituire un riferimento universale, privo com'è di riferimenti culturali elaborati."
Così scrivevo nel marzo del 1994 a Guangzhou, e il pezzo critico, frutto di lunghe conversazioni e frequentazioni con l'artista, iniziate nel 1992, venne poi pubblicato su Jiangsu Pictorial, la più importante rivista di arte contemporanea cinese dell'epoca, e in seguito sul catalogo che accompagnò la prima mostra personale dell'artista in Italia. La mostra si svolse nel settembre del 1995 a Comiso, presso la Galleria degli Archi, allora situata a pochi passi dalla sede odierna, su invito del poeta/editore/visionario donchisciottesco Salvatore Schembari, che aveva appena intrapreso il suo - tuttora vivo e vitale - percorso di gallerista.
Ding Yi era allora reduce dall'aver partecipato, insieme ad altri tredici artisti cinesi, alla sezione 'Passaggio ad Oriente' della Biennale di Venezia del 1993, occasione che lo spinse a venire in Italia per la prima volta. Ne fu piacevolmente colpito e nel 1995, durante l'estate, produsse tutte le quaranta opere su carta per la mostra a Comiso nell'appartamento di Via San Vitale a Bologna dove la sottoscritta viveva.
Gli anni sono passati, il percorso artistico di Ding Yi ha registrato il passaggio dalla predilezione per materiali quali il carboncino, il gesso, la carta fatta a mano (della metà anni Novanta), al tartan scozzese come superficie di base (1997), al cambiamento avvenuto agli inizi di questo millennio, che vede l'uso di tinte acriliche sempre più vivaci e brillanti o addirittura fosforescenti, come reazione allo sviluppo veloce, caotico e colorato delle città cinesi e soprattutto della sua Shanghai, costellata di luci al neon.
Ora la 'cifra' originaria, la semplice croce greca, che ha contraddistinto le sue tele a partire dalla fine degli anni Ottanta, si affianca e sovrappone a un nuovo, profondo interesse per la costruzione dell'effetto pittorico: disegni asimmetrici emergono sulla superficie come motivi indipendenti all'interno dei dipinti, simili a quartieri cresciuti in maniera spontanea e insubordinata nel ventre di una metropoli tentacolare.
Le dodici opere su carta proposte in questa sede sono state dipinte a Shanghai, nello studio di Via Moganshan numero 50, e a casa. Le dimensioni ridotte e i materiali utilizzati fan sì che possano essere iniziate e portate a termine ovunque l'artista si trovi. Dieci di esse, quelle che risalgono agli anni 2007-2008, di uguale misura (42 x 56), dipinte a matita, acrilici e inchiostro o matite colorate, hanno risentito meno dei cambiamenti stilistici avvenuti sulle grandi tele acriliche. Sono assai simili, anzi, e ripropongono le ricerche iniziate proprio negli anni Novanta. Solo le due opere datate 2010 e 2011 testimoniano la volontà di sviluppare i familiari tratti ben 'disciplinati' trasformandoli in segni più liberi. Le singole formazioni a 'istrice' disseminate sulla superficie lunga e stretta dell'opera del 2010 (55 x 380) sono simili a capelli che crescano in ogni direzione o a fili d'erba che sfuggano al disegno regolare del piantatore. Ci fanno forse supporre il desiderio dell'artista, che ha sempre preferito un atteggiamento razionale e distaccato, di lasciarsi andare, seppure in maniera 'calcolata', all'emotività creativa? Ce lo diranno i suoi lavori futuri.
Monica Dematté Vigolo Vattaro, 15 gennaio 2012
**
Approfittando dell'eccezionale presenza di Ding Yi in Sicilia la Fondazione degli Archi e Archinet Srl, in collaborazione con
l'Assessorato alla Cultura della Città di Comiso, La Fondazione Gesualdo Bufalino e insieme alle Accademie di Belle Arti di Palermo e Catania, hanno organizzato una conferenza di Monica Dematté
LA PITTURA ASTRATTA DI DING YI 丁乙
[IL PERCORSO ARTISTICO DI UN PROTAGONISTA
DELL'ARTE CINESE DEGLI ULTIMI VENT'ANNI]
che si terrà rispettivamente a Catania, Comiso e Palermo secondo il seguente calendario:
Catania > giovedì 26 gennaio 2012
ore 10.30
Accademia delle Belli Arti di Catania > Aula Magna
Comiso > sabato 28 gennaio 2012
ore 17.30
Fondazione Gesualdo Bufalino > Sala Mostre
Palermo > giovedì 2 febbraio 2012
ore 16.00
Cantieri Culturali della Zisa > Sala Blu Cobalto
Dodici artisti da presentare nell'arco di un anno con 12 lavori ciascuno. Alla fine dell'anno sarà pubblicato un catalogo edito dalla Salarchi Immagini, nel segno degli (astri) artisti prescelti, contenente 144 opere: esso costituirà per dodici anni il corpo ideale di una sinestesia simbolica da deporre nella collana editoriale "Sul segno degli artisti" in dodici volumi, per un ammontare cabalistico di 1728 opere d'arte esposte, prodotte da 144 artisti.
Sabato 28 gennaio alle ore 19, presso la Galleria degli Archi di Comiso, ci sarà l’undicesimo appuntamento con “Sul segno degli artisti”: saranno esposte dodici opere su carta di uno dei protagonisti dell'arte cinese contemporanea, Ding Yi, nato a Shanghai, noto a livello internazionale grazie alla coerenza e alla qualità dei suoi lavori, che sono stati esposti in 17 mostre personali (da Shanghai a Beijing, a Berlino, Lucerna, Birmingham, Parigi, Bologna, Koeln...) e circa 130 mostre collettive in tutto il mondo (Oxford, Brisbane, Venezia, Goeteborg, Chicago, Vancouver, Barcellona, San Pietroburgo, Yokohama, Vienna, Parigi, Dublino, Milano, Taipei, Amburgo, Groninigen, Bruxelles, Hong Kong, San Francisco...). Su Ding Yi hanno scritto personalità dell'arte contemporanea quali Hans Ulrich Obrist, Hou Hanru, Achille Bonito Oliva, Gianfranco Maraniello, Fei Dawei, Gao Minglu...
Nel settembre 1995 la critica d'arte Monica Dematté, una delle maggiori esperte internazionali di arte cinese contemporanea, curò una mostra di opere su carta di Ding Yi, allora poco conosciuto seppur già reduce da una Biennale di Venezia (1993), presso la Galleria degli Archi. Il suo pezzo: "Semplicità, complessità, sintesi - L'evoluzione pittorica di Ding Yi", pubblicato sulla più importante rivista cinese di arte contemporanea di allora, Jiangsu Pictorial, contribuì a far conoscere la poetica dell'artista nel suo paese. I lavori su carta creati apposta per la mostra di Comiso suscitarono l'interesse locale e vennero esposti in seguito in altre località italiane. La positiva esperienza del pittore in Sicilia nel 1995, resa possibile dall'apertura e lungimiranza del gallerista Salvatore Schembari, anch'egli all'epoca agli inizi di un lungo e ricco percorso artistico e culturale, ha convinto l'artista (recentissimo protagonista di un'importante ed estesa retrospettiva presso il Mingshen Art Museum a Shanghai, sua città natale) a ripresentarsi in Sicilia proponendo dodici opere presso la Galleria degli Archi di Comiso. Si tratta dunque della terza mostra personale di Ding Yi in Italia, dopo quella appena menzionata risalente al lontano 1995 e un'importante apparizione presso il Mambo di Bologna (2008), e di una rara possibilità per il pubblico italiano di vedere le opere dell'affermato artista cinese.
Sia Ding Yi che la curatrice Monica Dematté saranno presenti all'inaugurazione.
Biografia
Ding Yi è nato a Shanghai nel 1962. Studia presso il Shanghai Arts & Crafts Institute dove si diploma nel 1983 e nel 1990 si laurea presso la Shanghai University, Fine Arts Department. Presente alla Biennale di Venezia del 1993. I suoi lavori, sono stati esposti in 17 mostre personali (da Shanghai a Beijing, a Berlino, Lucerna, Birmingham, Parigi, Bologna, Koeln...) e in circa 130 mostre collettive in tutto il mondo (Oxford, Brisbane, Venezia, Goeteborg, Chicago, Vancouver, Barcellona, San Pietroburgo, Yokohama, Vienna, Parigi, Dublino, Milano, Taipei, Amburgo, Groninigen, Bruxelles, Hong Kong, San Francisco...). Su Ding Yi hanno scritto personalità dell'arte contemporanea quali Hans Ulrich Obrist, Hou Hanru, Achille Bonito Oliva, Gianfranco Maraniello, Fei Dawei, Gao Minglu... Nel 2001 ha ricevuto in Germania il Premio Artist in Residence, Kuenstlerhauser Worpswede, Germany. Tra le mostre in Italia la più importante quella del MAMBO di Bologna nel 2008. Vive e lavora a Shanghai.
dal testo di Monica Dematté
"Il processo deliberato di semplificazione inizia per Ding Yi a metà degli anni ottanta con la scelta del secondo carattere del suo nome, l'essenziale yi 乙al posto del precedente rong荣. Ding Yi vuole cominciare ogni cosa dalla massima semplicità, cerca di liberarsi di retaggi culturali ingombranti e simbologie complicate. Questo atteggiamento contraddistingue l'intero suo stile di vita. [...] Il primo esemplare della "serie a croce" risale al 1988. Si tratta dell'applicazione di un concetto astratto al medium pittorico: la ripetizione del segno serve nella tecnica della stampa per suddividere il foglio in superfici quadrate, uguali. E' una garanzia d'esattezza e di oggettività, e può costituire un riferimento universale, privo com'è di riferimenti culturali elaborati."
Così scrivevo nel marzo del 1994 a Guangzhou, e il pezzo critico, frutto di lunghe conversazioni e frequentazioni con l'artista, iniziate nel 1992, venne poi pubblicato su Jiangsu Pictorial, la più importante rivista di arte contemporanea cinese dell'epoca, e in seguito sul catalogo che accompagnò la prima mostra personale dell'artista in Italia. La mostra si svolse nel settembre del 1995 a Comiso, presso la Galleria degli Archi, allora situata a pochi passi dalla sede odierna, su invito del poeta/editore/visionario donchisciottesco Salvatore Schembari, che aveva appena intrapreso il suo - tuttora vivo e vitale - percorso di gallerista.
Ding Yi era allora reduce dall'aver partecipato, insieme ad altri tredici artisti cinesi, alla sezione 'Passaggio ad Oriente' della Biennale di Venezia del 1993, occasione che lo spinse a venire in Italia per la prima volta. Ne fu piacevolmente colpito e nel 1995, durante l'estate, produsse tutte le quaranta opere su carta per la mostra a Comiso nell'appartamento di Via San Vitale a Bologna dove la sottoscritta viveva.
Gli anni sono passati, il percorso artistico di Ding Yi ha registrato il passaggio dalla predilezione per materiali quali il carboncino, il gesso, la carta fatta a mano (della metà anni Novanta), al tartan scozzese come superficie di base (1997), al cambiamento avvenuto agli inizi di questo millennio, che vede l'uso di tinte acriliche sempre più vivaci e brillanti o addirittura fosforescenti, come reazione allo sviluppo veloce, caotico e colorato delle città cinesi e soprattutto della sua Shanghai, costellata di luci al neon.
Ora la 'cifra' originaria, la semplice croce greca, che ha contraddistinto le sue tele a partire dalla fine degli anni Ottanta, si affianca e sovrappone a un nuovo, profondo interesse per la costruzione dell'effetto pittorico: disegni asimmetrici emergono sulla superficie come motivi indipendenti all'interno dei dipinti, simili a quartieri cresciuti in maniera spontanea e insubordinata nel ventre di una metropoli tentacolare.
Le dodici opere su carta proposte in questa sede sono state dipinte a Shanghai, nello studio di Via Moganshan numero 50, e a casa. Le dimensioni ridotte e i materiali utilizzati fan sì che possano essere iniziate e portate a termine ovunque l'artista si trovi. Dieci di esse, quelle che risalgono agli anni 2007-2008, di uguale misura (42 x 56), dipinte a matita, acrilici e inchiostro o matite colorate, hanno risentito meno dei cambiamenti stilistici avvenuti sulle grandi tele acriliche. Sono assai simili, anzi, e ripropongono le ricerche iniziate proprio negli anni Novanta. Solo le due opere datate 2010 e 2011 testimoniano la volontà di sviluppare i familiari tratti ben 'disciplinati' trasformandoli in segni più liberi. Le singole formazioni a 'istrice' disseminate sulla superficie lunga e stretta dell'opera del 2010 (55 x 380) sono simili a capelli che crescano in ogni direzione o a fili d'erba che sfuggano al disegno regolare del piantatore. Ci fanno forse supporre il desiderio dell'artista, che ha sempre preferito un atteggiamento razionale e distaccato, di lasciarsi andare, seppure in maniera 'calcolata', all'emotività creativa? Ce lo diranno i suoi lavori futuri.
Monica Dematté Vigolo Vattaro, 15 gennaio 2012
**
Approfittando dell'eccezionale presenza di Ding Yi in Sicilia la Fondazione degli Archi e Archinet Srl, in collaborazione con
l'Assessorato alla Cultura della Città di Comiso, La Fondazione Gesualdo Bufalino e insieme alle Accademie di Belle Arti di Palermo e Catania, hanno organizzato una conferenza di Monica Dematté
LA PITTURA ASTRATTA DI DING YI 丁乙
[IL PERCORSO ARTISTICO DI UN PROTAGONISTA
DELL'ARTE CINESE DEGLI ULTIMI VENT'ANNI]
che si terrà rispettivamente a Catania, Comiso e Palermo secondo il seguente calendario:
Catania > giovedì 26 gennaio 2012
ore 10.30
Accademia delle Belli Arti di Catania > Aula Magna
Comiso > sabato 28 gennaio 2012
ore 17.30
Fondazione Gesualdo Bufalino > Sala Mostre
Palermo > giovedì 2 febbraio 2012
ore 16.00
Cantieri Culturali della Zisa > Sala Blu Cobalto
28
gennaio 2012
Ding Yi – Sul segno degli artisti
Dal 28 gennaio al 24 febbraio 2012
arte contemporanea
Location
GALLERIA DEGLI ARCHI
Comiso, Via E. Calogero, 22, (Ragusa)
Comiso, Via E. Calogero, 22, (Ragusa)
Orario di apertura
da martedì a domenica ore 17-20 o su appuntamento
Vernissage
28 Gennaio 2012, ore 19.00
Autore
Curatore