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Direct Architecture. Politics and Space – Vangelis Vlahos
Quarto e ultimo appuntamento del progetto Direct Architecture. Politics and Space
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Giovedì 6 dicembre inaugura a Como, presso lo spazio per l’arte contemporanea Borgovico 33, structures of influence, la mostra del giovane artista greco Vangelis Vlahos, quarto appuntamento del progetto Direct Architecture. Politics and Space.
La rassegna, a cura di Marco Scotini, comprende quattro mostre personali e si svolge nell’arco di un intero anno. E’ iniziata lo scorso febbraio con l’esposizione dedicata all’artista greca Maria Papadimitriou, per proseguire in maggio con quella di Santiago Cirugeda, di Josè Davila in ottobre e concludersi con la prima personale italiana di Vangelis Vlahos, che si terrà fino al 27 gennaio 2008.
Ognuno di questi quattro artisti, considerati tra i più interessanti sulla scena contemporanea internazionale, è stato invitato a immaginare uno spazio urbano flessibile, collettivo e temporaneo, e a produrre dentro l’ex chiesa seicentesca, attuale e suggestiva sede dell’Associazione Culturale Borgovico 33, un padiglione in scala reale, che sia modello di intervento e di azione urbana. Riappropriarsi dello spazio della città contemporanea è l’idea su cui si basa il progetto, che prendendo le mosse dalla concentrazione a Como di modelli d’architettura modernista, intende riflettere sulla trasformazione del paradigma urbano e sociale all’interno della città globale.
Vlahos si è reso noto al grande pubblico per la partecipazione alla Biennale di Berlino (2004), a Manifesta 5 a San Sebastian (2004) e all’ultima edizione della Biennale di San Paolo (2006).
L’area di indagine scelta da Vlahos è, prima di ogni altra, la realtà urbana di Atene con le sue insormontabili contraddizioni. Il metodo d’indagine, invece, è quello dell’archivista di incidenti politici e di fatti sociali. Gli stessi modelli architettonici che Vlahos realizza - sempre in scala 1:50 e in cartone grigio - nascono da foto tratte da materiali d’archivio o da informazioni trovate piuttosto che da un’esperienza concreta dell’edificio preso in esame.
Come spiega Marco Scotini: “l’artista, all’interno di Borgovico33, mette in scena un duplice fallimento. Da un lato quello del Regime dei Colonnelli tra il 1967 e il 1974 e rappresentato simbolicamente dalla Torre del Pireo, quale proiezione dell’idea di progresso della Grecia sotto la dittatura: un edificio mai portato a termine e mai pienamente utilizzato. Dall’altro lato il vano tentativo di resistenza di Alekos Panagulis, con l’attentato al dittatore greco Gorge Papadopoulos del 1968 e con tutta la sua militanza politica. Presentata attraverso l’archivio del quotidiano “Eleftheros Kosmos” (Mondo Libero) - organo ufficiale del regime - l’attività di Panagoulis si ricollega direttamente all’Italia attraverso una figura chiave come Oriana Fallaci e al suo famoso bestseller Un uomo del 1979”.
Con la sua intera ricerca Vangelis Vlahos non solo indaga le contraddizioni della società attuale ma assieme a molti artisti contemporanei inscrive la propria opera dentro quella più generale di decostruzione dell’idea monolitica di un’unica modernità che, al contrario, è declinata nei suoi contesti specifici e locali. Come una sorta di archeologo del nostro tempo, l’artista esplora campioni di architettura modernista presi dagli anni ’60 e ‘70 indagandoli più come eventi accaduti nel tempo che come strutture realizzate nello spazio, piuttosto come testimonianze o “documenti” che come “monumenti” di carattere culturale; in sostanza, più come dispositivi di potere che come ambienti funzionali.
L’Ambasciata Americana di Atene è un case-study tra i più ricorrenti nel suo lavoro. Progettata da Walter Gropius alla fine degli anni ‘50 in perfetto International Style, l’Ambasciata Americana viene presentata da Vlahos nella sua progressiva trasformazione da simbolo utopistico di modernizzazione o da elemento di propaganda democratica in bersaglio degli attacchi terroristici e della stessa politica reazionaria americana di oggi. In un caso la sede diplomatica americana viene messa in scena come oggetto dell’attacco missilistico del 1996, rivendicato dall’organizzazione greca di lotta armata “17 Novembre”. In un altro caso viene messa in rapporto alla lettera di dimissioni dall’incarico presso il Ministero degli Esteri inviata nel marzo 2003 da John Brady Kiesling - diplomatico USA ad Atene - al Segretario di Stato Colin Powell in aperta polemica con la politica americana in Iraq. Ma in New markets require new structures (2006) sono ancora edifici dal particolare valore rappresentativo che sono stati individuati da Vlahos nell’Europa dell’Est - dai grattacieli di Varsavia, Sarajevo, Praga ai palazzi del parlamento in Bosnia - e letti per le loro contraddizioni economico-politiche nella fase di trasformazione sociale promossa dal crollo dell’Unione Sovietica.
Al termine del ciclo di mostre verrà realizzata una pubblicazione contenente la documentazione delle quattro mostre personali, apparati biografici e fotografie delle opere in mostra.
La rassegna, a cura di Marco Scotini, comprende quattro mostre personali e si svolge nell’arco di un intero anno. E’ iniziata lo scorso febbraio con l’esposizione dedicata all’artista greca Maria Papadimitriou, per proseguire in maggio con quella di Santiago Cirugeda, di Josè Davila in ottobre e concludersi con la prima personale italiana di Vangelis Vlahos, che si terrà fino al 27 gennaio 2008.
Ognuno di questi quattro artisti, considerati tra i più interessanti sulla scena contemporanea internazionale, è stato invitato a immaginare uno spazio urbano flessibile, collettivo e temporaneo, e a produrre dentro l’ex chiesa seicentesca, attuale e suggestiva sede dell’Associazione Culturale Borgovico 33, un padiglione in scala reale, che sia modello di intervento e di azione urbana. Riappropriarsi dello spazio della città contemporanea è l’idea su cui si basa il progetto, che prendendo le mosse dalla concentrazione a Como di modelli d’architettura modernista, intende riflettere sulla trasformazione del paradigma urbano e sociale all’interno della città globale.
Vlahos si è reso noto al grande pubblico per la partecipazione alla Biennale di Berlino (2004), a Manifesta 5 a San Sebastian (2004) e all’ultima edizione della Biennale di San Paolo (2006).
L’area di indagine scelta da Vlahos è, prima di ogni altra, la realtà urbana di Atene con le sue insormontabili contraddizioni. Il metodo d’indagine, invece, è quello dell’archivista di incidenti politici e di fatti sociali. Gli stessi modelli architettonici che Vlahos realizza - sempre in scala 1:50 e in cartone grigio - nascono da foto tratte da materiali d’archivio o da informazioni trovate piuttosto che da un’esperienza concreta dell’edificio preso in esame.
Come spiega Marco Scotini: “l’artista, all’interno di Borgovico33, mette in scena un duplice fallimento. Da un lato quello del Regime dei Colonnelli tra il 1967 e il 1974 e rappresentato simbolicamente dalla Torre del Pireo, quale proiezione dell’idea di progresso della Grecia sotto la dittatura: un edificio mai portato a termine e mai pienamente utilizzato. Dall’altro lato il vano tentativo di resistenza di Alekos Panagulis, con l’attentato al dittatore greco Gorge Papadopoulos del 1968 e con tutta la sua militanza politica. Presentata attraverso l’archivio del quotidiano “Eleftheros Kosmos” (Mondo Libero) - organo ufficiale del regime - l’attività di Panagoulis si ricollega direttamente all’Italia attraverso una figura chiave come Oriana Fallaci e al suo famoso bestseller Un uomo del 1979”.
Con la sua intera ricerca Vangelis Vlahos non solo indaga le contraddizioni della società attuale ma assieme a molti artisti contemporanei inscrive la propria opera dentro quella più generale di decostruzione dell’idea monolitica di un’unica modernità che, al contrario, è declinata nei suoi contesti specifici e locali. Come una sorta di archeologo del nostro tempo, l’artista esplora campioni di architettura modernista presi dagli anni ’60 e ‘70 indagandoli più come eventi accaduti nel tempo che come strutture realizzate nello spazio, piuttosto come testimonianze o “documenti” che come “monumenti” di carattere culturale; in sostanza, più come dispositivi di potere che come ambienti funzionali.
L’Ambasciata Americana di Atene è un case-study tra i più ricorrenti nel suo lavoro. Progettata da Walter Gropius alla fine degli anni ‘50 in perfetto International Style, l’Ambasciata Americana viene presentata da Vlahos nella sua progressiva trasformazione da simbolo utopistico di modernizzazione o da elemento di propaganda democratica in bersaglio degli attacchi terroristici e della stessa politica reazionaria americana di oggi. In un caso la sede diplomatica americana viene messa in scena come oggetto dell’attacco missilistico del 1996, rivendicato dall’organizzazione greca di lotta armata “17 Novembre”. In un altro caso viene messa in rapporto alla lettera di dimissioni dall’incarico presso il Ministero degli Esteri inviata nel marzo 2003 da John Brady Kiesling - diplomatico USA ad Atene - al Segretario di Stato Colin Powell in aperta polemica con la politica americana in Iraq. Ma in New markets require new structures (2006) sono ancora edifici dal particolare valore rappresentativo che sono stati individuati da Vlahos nell’Europa dell’Est - dai grattacieli di Varsavia, Sarajevo, Praga ai palazzi del parlamento in Bosnia - e letti per le loro contraddizioni economico-politiche nella fase di trasformazione sociale promossa dal crollo dell’Unione Sovietica.
Al termine del ciclo di mostre verrà realizzata una pubblicazione contenente la documentazione delle quattro mostre personali, apparati biografici e fotografie delle opere in mostra.
06
dicembre 2007
Direct Architecture. Politics and Space – Vangelis Vlahos
Dal 06 dicembre 2007 al 17 gennaio 2008
arte contemporanea
Location
BORGOVICO33
Como, Via Borgo Vico, 33, (Como)
Como, Via Borgo Vico, 33, (Como)
Orario di apertura
da venerdì a domenica dalle 15.00 alle 20.00 o su appuntamento
Vernissage
6 Dicembre 2007, ore 18
Autore
Curatore