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Dirty windows
Dirty Windows prosegue il ciclo espositivo dedicato ad esplorare la natura degli oggetti. La mostra analizza l’elemento finestra per la sua funzione di dispositivo atto alla diffusione di informazioni fra un dentro ed un fuori, fra uno spazio privato e uno pubblico.
Comunicato stampa
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Look out my window and see it's gone wrong
Court is in session and I slam my gavel down
I'm judge and I'm jury and I'm executioner too
Projector, Protector, Rejector, Infector, Projector
Infrector, Injector, Defector, Rejector
I see my reflection in the window
This window clean inside, dirty on the out
I'm looking different than me
This house is clean baby
This house is clean
Am I who I think I am?
From Metallica, Dirty Window
La mostra Dirty Windows prosegue il ciclo espositivo dedicato ad esplorare la natura degli oggetti, da Label201. Inaugurata con SEDEO ERGO SUM 3.0., questa serie di mostre si focalizza su alcuni elementi cardine dell’architettura e del design proponendo una loro re-interpretazione da parte di artisti visivi e cogliendo l’occasione per sollevare questioni legate non solo al loro uso e alla loro natura, ma anche al rapporto con i luoghi e la società di cui sono frutto.
Nel suo saggio Che cos’è il dispositivo? Giorgio Agamben tenta di far luce sul termine, usato in maniera ricorrente dal filosofo francese Micheal Foucault senza per altro venire da lui mai definito chiaramente. Agamben descrive il dispositivo come una rete che ha la funzione strategica di connettere elementi eterogenei, stabilendo relazioni di potere e di sapere.
La mostra Dirty Windows analizza l’elemento finestra per la sua funzione di dispositivo atto alla diffusione di informazioni fra un dentro ed un fuori, fra uno spazio privato e uno pubblico, fra il mondo interno soggettivo e quello esterno empirico. Esulando dalla sua forma originaria, la finestra è un display che ci permette di essere contemporaneamente in due dimensioni spaziali e temporali.
In mostra si presentano quattro differenti tipi di finestre, intese come dispositivi visivi, innegabilmente soggetti a logiche di potere.
Delay in Glass di Abinadi Meza (Chicago 1976, vive e lavora ad Austin, Texas) è un dispositivo semantico di suggestioni, memorie, immagini mentali. Si tratta di un’installazione che riproduce il suono della caduta di fiocchi di neve, riverberato tramite le microtensioni del vetro. Si crea uno slittamento temporale e spaziale che spinge ad immaginare paesaggi innevati visti da uno spazio domestico. Accompagnano l’installazione alcuni dipinti su carta che mentre tracciano un’idea di dispositivo ottico, inducono a guardare oltre, in ogni direzione possibile.
La serie fotografica Untitled di Stefano Canto (Roma 1974, dove vive e lavora) propone invece una visione dell’elemento finestra come dispositivo di chiusura e apertura verso l’esterno in condizione di clandestinità. Gli scatti rappresentano le otto finestre del primo piano di un palazzo in disuso in via Tor di Nona a Roma, dichiarato inagibile e ufficialmente chiuso al pubblico. L’edificio è stato occupato da immigrati e la loro presenza all’interno dello stabile è rivelata proprio dalle parti mancanti della muratura di tamponatura delle finestre. L’apertura sulla finestra murata sembra quindi rappresentare una sorta di protesta silenziosa e un tentativo di garantirsi il diritto alla propria esistenza e alla propria presenza fisica nel mondo.
Il video Elegies di Clement Cogitore (Strasburgo 1983, vive e lavora a Parigi) testimonia il nuovo modo di guardare il mondo attraverso lo schermo di un dispositivo elettronico. Centinaia di smartphone registrano la scena di un concerto electro-pop allo Zenith di Parigi, mentre il titolo suggerisce la presenza di un narratore invisibile che, a tempo di musica. legge i versi di un’elegia duinese di Rainer Maria Rilke. Le nostre nuove finestre sul mondo sono gli smartphone che permettono di vedere con un filtro la realtà di fronte a noi, di registrarla e insieme di frapporre o forse aumentare le scene del nostro paesaggio.
Il computer d’altronde è la finestra che offre il maggior numero di visioni possibili e, attraverso una web cam a flusso continuo e costante, che è strumento di sorveglianza e allo stesso tempo di accesso a contesti lontani e irraggiungibili, esso diventa una finestra a doppio senso. A tal proposito tra i progetti artistici più noti e più dibattuti c’è Weiwei Cam, un’azione di auto sorveglianza dell’artista AiWeiWei, avviata il 3 aprile 2012 quando venne sottoposto agli arresti domiciliari con l’accusa di evasione fiscale. 4 video camere in punti diversi della sua casa attive 24 h/24. Una scelta simbolica per aumentare la trasparenza rispetto al governo cinese, bloccata dallo stesso 46 ore dopo, il 5 aprile 2012. Il sito è ancora online e diffonde le immagini registrate nelle 46 ore di attività.
Anteprima della mostra Sabato 9 maggio alle 19, in occasione di Portuense201 Open Studios per Open House Roma.
Court is in session and I slam my gavel down
I'm judge and I'm jury and I'm executioner too
Projector, Protector, Rejector, Infector, Projector
Infrector, Injector, Defector, Rejector
I see my reflection in the window
This window clean inside, dirty on the out
I'm looking different than me
This house is clean baby
This house is clean
Am I who I think I am?
From Metallica, Dirty Window
La mostra Dirty Windows prosegue il ciclo espositivo dedicato ad esplorare la natura degli oggetti, da Label201. Inaugurata con SEDEO ERGO SUM 3.0., questa serie di mostre si focalizza su alcuni elementi cardine dell’architettura e del design proponendo una loro re-interpretazione da parte di artisti visivi e cogliendo l’occasione per sollevare questioni legate non solo al loro uso e alla loro natura, ma anche al rapporto con i luoghi e la società di cui sono frutto.
Nel suo saggio Che cos’è il dispositivo? Giorgio Agamben tenta di far luce sul termine, usato in maniera ricorrente dal filosofo francese Micheal Foucault senza per altro venire da lui mai definito chiaramente. Agamben descrive il dispositivo come una rete che ha la funzione strategica di connettere elementi eterogenei, stabilendo relazioni di potere e di sapere.
La mostra Dirty Windows analizza l’elemento finestra per la sua funzione di dispositivo atto alla diffusione di informazioni fra un dentro ed un fuori, fra uno spazio privato e uno pubblico, fra il mondo interno soggettivo e quello esterno empirico. Esulando dalla sua forma originaria, la finestra è un display che ci permette di essere contemporaneamente in due dimensioni spaziali e temporali.
In mostra si presentano quattro differenti tipi di finestre, intese come dispositivi visivi, innegabilmente soggetti a logiche di potere.
Delay in Glass di Abinadi Meza (Chicago 1976, vive e lavora ad Austin, Texas) è un dispositivo semantico di suggestioni, memorie, immagini mentali. Si tratta di un’installazione che riproduce il suono della caduta di fiocchi di neve, riverberato tramite le microtensioni del vetro. Si crea uno slittamento temporale e spaziale che spinge ad immaginare paesaggi innevati visti da uno spazio domestico. Accompagnano l’installazione alcuni dipinti su carta che mentre tracciano un’idea di dispositivo ottico, inducono a guardare oltre, in ogni direzione possibile.
La serie fotografica Untitled di Stefano Canto (Roma 1974, dove vive e lavora) propone invece una visione dell’elemento finestra come dispositivo di chiusura e apertura verso l’esterno in condizione di clandestinità. Gli scatti rappresentano le otto finestre del primo piano di un palazzo in disuso in via Tor di Nona a Roma, dichiarato inagibile e ufficialmente chiuso al pubblico. L’edificio è stato occupato da immigrati e la loro presenza all’interno dello stabile è rivelata proprio dalle parti mancanti della muratura di tamponatura delle finestre. L’apertura sulla finestra murata sembra quindi rappresentare una sorta di protesta silenziosa e un tentativo di garantirsi il diritto alla propria esistenza e alla propria presenza fisica nel mondo.
Il video Elegies di Clement Cogitore (Strasburgo 1983, vive e lavora a Parigi) testimonia il nuovo modo di guardare il mondo attraverso lo schermo di un dispositivo elettronico. Centinaia di smartphone registrano la scena di un concerto electro-pop allo Zenith di Parigi, mentre il titolo suggerisce la presenza di un narratore invisibile che, a tempo di musica. legge i versi di un’elegia duinese di Rainer Maria Rilke. Le nostre nuove finestre sul mondo sono gli smartphone che permettono di vedere con un filtro la realtà di fronte a noi, di registrarla e insieme di frapporre o forse aumentare le scene del nostro paesaggio.
Il computer d’altronde è la finestra che offre il maggior numero di visioni possibili e, attraverso una web cam a flusso continuo e costante, che è strumento di sorveglianza e allo stesso tempo di accesso a contesti lontani e irraggiungibili, esso diventa una finestra a doppio senso. A tal proposito tra i progetti artistici più noti e più dibattuti c’è Weiwei Cam, un’azione di auto sorveglianza dell’artista AiWeiWei, avviata il 3 aprile 2012 quando venne sottoposto agli arresti domiciliari con l’accusa di evasione fiscale. 4 video camere in punti diversi della sua casa attive 24 h/24. Una scelta simbolica per aumentare la trasparenza rispetto al governo cinese, bloccata dallo stesso 46 ore dopo, il 5 aprile 2012. Il sito è ancora online e diffonde le immagini registrate nelle 46 ore di attività.
Anteprima della mostra Sabato 9 maggio alle 19, in occasione di Portuense201 Open Studios per Open House Roma.
12
maggio 2015
Dirty windows
Dal 12 maggio al 12 giugno 2015
arte contemporanea
Location
LABEL201
Roma, Via Portuense, 201, (Roma)
Roma, Via Portuense, 201, (Roma)
Orario di apertura
16,30 - 19,30
Vernissage
12 Maggio 2015, ore 19 - 21
Autore
Curatore