Venerdì 6 giugno 2008 alle ore 18.30, presso lo spazio espositivo Manidesign - Napoli (in collaborazione con le gallerie: "Annarumma 404" Napoli-Milano, "Franco Riccardo Arti Visive" Napoli, "Studio 34 Gallery" Salerno, "Studio Trisorio" Napoli-Roma) si inaugura la mostra DISEGNI, a cura di Simona Perchiazzi.
Gli artisti invitati, Franco Cipriano, Umberto Manzo, Luigi Pagano, Guido Pecci, Caroline Peyron, Antonio Picardi, Angelo Ricciardi, Vincenzo Rusciano, Chiara Scarpitti presentano una serie di lavori recenti il cui comune denominatore è rappresentato dal disegno.
L’idea di partenza è quella di offrire una ricognizione tra gli esiti di prassi creative, sviluppate in differenti ambiti della sperimentazione, per mostrare uno spaccato sulle innumerevoli metodologie progettuali ed espressive che caratterizzano inconfondibilmente la ricerca artistica contemporanea, in cui a dominare è la fluida mobilità dei linguaggi e delle esperienze.
Le opere degli artisti in mostra, pur differenti per stile e scelte espressive, sottolineano che il disegno “non è soltanto il naturale ‘principio di ogni arte’, facendo inevitabile riferimento alla fondamentale importanza del suo ruolo nella definizione di una metodologia di lavoro ampia e di una progettualità declinata con accetti assolutamente specifici, ma anche la sublimazione delle esperienze del quotidiano, al punto che si offre non solo come spazio privilegiato di primaria sperimentazione, quanto piuttosto come significativo frammento di un diario immaginativo, sia pure strettamente connesso al lavoro di ricerca”.
La mostra intende evidenziare, proprio come in un diario, le “tracce di sé” che gli artisti lasciano sulla carta, per dire di quella dimensione intima in cui le istanze sperimentali si fondono in maniera assolutamente originale con le tensioni esistenziali, cosicché “il disegno finisce con il rappresentare metaforicamente il luogo in cui il proprio sentire si trasforma compiutamente in materia d’arte”.

Catalogo in sede con un testo critico di Loredana Rea e una poesia di Marco De Gemmis.