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Disegnitudine. La quotidianità dell’utopia
un’ampia rassegna di opere realizzate da artisti contemporanei, appartenenti a generazioni differenti, con l’intento di porre in evidenza diverse declinazioni del disegnare
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Il 10 dicembre 2005 alle ore 18.30 la Galleria La Giarina inaugura, a cura di Fiammetta Strigoli, “Disegnitudine. La quotidianità dell’utopia”, un’ampia rassegna di opere realizzate da artisti contemporanei, appartenenti a generazioni differenti, con l’intento di porre in evidenza diverse declinazioni del disegnare.
Il disegno, il segno strutturato, così vicino alla calligrafia alla scrittura, emergendo come medium o come parametro utile a stabilire il senso di una progettazione individuale, di una distinzione caratteriale nella continua necessità dell’uomo di autoidentificarsi, di fissare la propria presenza di sé e di qualunque altro oggetto, propone il suo ruolo di centralità come frutto primitivo di una visione intuitiva, di una splendida concentrazione sorda a qualsiasi “rumore”, dichiarando il desiderio dell’artista di non rinunciare a costruire con leggerezza, di non rinunciare all’utopia. Tuttavia, nell’arte della contemporaneità, il disegno, spesso, non vive la sua realtà soggettiva, ma convive con mondi contigui come la pittura e meno prossimi come la fotografia e la computer grafica. Ogni tratto in un bozzetto, in uno storyboard, nel progetto di una performance, assume valenze che vanno di! là dal risultato definitivo, poiché il disegno, quando usato come protogenesi di un’opera, anche nel caso di un’opera fotografica, trattiene l’idea nel suo prender forma, trattiene in sé il sogno impossibile, la memoria di un “esperimento” anche destinato a fallire.
L’artista, alieno dal dettato di nozioni quali ordine, limite, separazione, crea mondi, inventa il proprio universo illusorio e fantastico, sognato e idealizzato, lo disegna e lo concretizza: istintivamente le immagini transitano nella coscienza e nella memoria, e attraverso lo strumento del disegno, trasformate da esperienza interiore ad esperienza esteriore - una realtà sconosciuta che affiora dal proprio sé, fisico e spirituale.
Il segno strutturato sollecita percezioni visive, sensazioni, insiste sul senso d’alterazione, di spostamento della realtà, è testimonianza di un atto creativo che va oltre il dato reale nell’intento di elaborare universi ulteriori in una sorta di fuga dal tempo, dallo spazio, dalla storia, dal mondo….
Gli artisti di “Disegnitudine. La quotidianità dell’utopia” nella sezione dedicata sia agli emergenti che ai già interpreti della contemporaneità: Elena Arzuffi, Marco Baroncelli, Clara Brasca, Carmine Calvanese, Chiara Castagna, Davide Coltro, Arjen de Leeuw, Daniele Girardi, Ernesto Jannini, Dimitris Kozaris, Adriano Nardi, Elena Nemkova, Flaviano Poggi, Luisa Raffaelli, Francesco Totaro; nella sezione dedicata agli storici: Enrico Baj, Claudio Costa, Ken Friedman, Maurice Henry.
Il disegno, il segno strutturato, così vicino alla calligrafia alla scrittura, emergendo come medium o come parametro utile a stabilire il senso di una progettazione individuale, di una distinzione caratteriale nella continua necessità dell’uomo di autoidentificarsi, di fissare la propria presenza di sé e di qualunque altro oggetto, propone il suo ruolo di centralità come frutto primitivo di una visione intuitiva, di una splendida concentrazione sorda a qualsiasi “rumore”, dichiarando il desiderio dell’artista di non rinunciare a costruire con leggerezza, di non rinunciare all’utopia. Tuttavia, nell’arte della contemporaneità, il disegno, spesso, non vive la sua realtà soggettiva, ma convive con mondi contigui come la pittura e meno prossimi come la fotografia e la computer grafica. Ogni tratto in un bozzetto, in uno storyboard, nel progetto di una performance, assume valenze che vanno di! là dal risultato definitivo, poiché il disegno, quando usato come protogenesi di un’opera, anche nel caso di un’opera fotografica, trattiene l’idea nel suo prender forma, trattiene in sé il sogno impossibile, la memoria di un “esperimento” anche destinato a fallire.
L’artista, alieno dal dettato di nozioni quali ordine, limite, separazione, crea mondi, inventa il proprio universo illusorio e fantastico, sognato e idealizzato, lo disegna e lo concretizza: istintivamente le immagini transitano nella coscienza e nella memoria, e attraverso lo strumento del disegno, trasformate da esperienza interiore ad esperienza esteriore - una realtà sconosciuta che affiora dal proprio sé, fisico e spirituale.
Il segno strutturato sollecita percezioni visive, sensazioni, insiste sul senso d’alterazione, di spostamento della realtà, è testimonianza di un atto creativo che va oltre il dato reale nell’intento di elaborare universi ulteriori in una sorta di fuga dal tempo, dallo spazio, dalla storia, dal mondo….
Gli artisti di “Disegnitudine. La quotidianità dell’utopia” nella sezione dedicata sia agli emergenti che ai già interpreti della contemporaneità: Elena Arzuffi, Marco Baroncelli, Clara Brasca, Carmine Calvanese, Chiara Castagna, Davide Coltro, Arjen de Leeuw, Daniele Girardi, Ernesto Jannini, Dimitris Kozaris, Adriano Nardi, Elena Nemkova, Flaviano Poggi, Luisa Raffaelli, Francesco Totaro; nella sezione dedicata agli storici: Enrico Baj, Claudio Costa, Ken Friedman, Maurice Henry.
10
dicembre 2005
Disegnitudine. La quotidianità dell’utopia
Dal 10 dicembre 2005 al 18 febbraio 2006
arte contemporanea
Location
LA GIARINA ARTE CONTEMPORANEA
Verona, Interrato Acqua Morta, 82, (Verona)
Verona, Interrato Acqua Morta, 82, (Verona)
Orario di apertura
dal martedì al sabato 15.30-19.30; mattino, lunedì e festivi su
appuntamento
Vernissage
10 Dicembre 2005, ore 18.30
Autore
Curatore