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DiVino. Dall’Antichità ad Oggi
L’ampio nucleo dei materiali presentati copre un arco cronologico che va dal III millennio a.C. al XIX secolo d.C.: dalle più antiche testimonianze del Vicino Oriente alla Grecia, dall’Etruria a Roma, per finire, attraverso Medioevo e Rinascimento al periodo Risorgimentale
Comunicato stampa
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Sulla storia del vino di mostre se ne sono già viste diverse, sia in Italia che all'estero. Ma mai nessuna così.
"DiVino. Dall'Antichità ad Oggi", allestita dal 21 maggio al 5 agosto a Materima, in quel di Casalbeltrame nel novarese, è per più aspetti evento assolutamente d'eccezione. Innanzitutto per l'ampiezza dell'arco temporale esaminato: in pratica dai primordi della coltura intensiva della vite ad oggi. Ma soprattutto per la rilevanza e il numero dei materiali originali riuniti per raccontare questa lunga, affascinante vicenda: 350 i reperti archeologici, in parte mai prima esposti, che abbracciano tutte le civiltà vinicole del Mediterraneo. Alle testimonianze storiche si uniscono le sculture contemporanee di Marino Marini e Giuliano Vangi, in un gioco di suggestioni antico-contemporaneo che non potrà non coinvolgere i visitatori.
"DiVino", curata da Giuseppina Carlotta Cianferoni, direttore del Museo Archeologico Nazionale di Firenze, e da Fabrizio Minucci, di ARA-Attività di Ricerca Archeologica, nasce dalla collaborazione tra lo Studio Copernico, che da sempre si occupa di arte moderna, e la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana e il Museo Archeologico Nazionale di Firenze e ARA--Attività di Ricerca Archeologica. Ad accoglierla sono gli spazi di rara suggestione di Materima, il luogo creato da Nicola Loi per fare incontrare le arti, a Casalbeltrame nel novarese.
"L'ampio nucleo dei materiali presentati - afferma Giuseppina Carlotta Cianferoni , curatore della Mostra - copre un arco cronologico che va dal III millennio a.C. al XIX secolo d.C.: dalle più antiche testimonianze del Vicino Oriente alla Grecia, dall'Etruria a Roma, per finire, attraverso Medioevo e Rinascimento al periodo Risorgimentale".
"La mostra si articola in 4 grandi sezioni. Nella prima si affronta il tema della vinificazione e viticoltura, partendo dalle sue origini e concentrandosi poi sull'ideologia del simposio greco ed etrusco, con una finestra sul commercio del vino etrusco, giungendo infine alla pratica del banchetto in epoca romana. La seconda sezione riguarda il mondo del Vicino Oriente e della Grecia; la terza l'Etruria e Roma; l'ultima presenta un excursus sul Medioevo ed il Rinascimento, fino a giungere al periodo Risorgimentale. A corredo di questo percorso vi sono due sale espositive in cui sono stati ricreati scenari suggestivi e sensoriali: un fondale marino con resti del carico di una nave da commercio di epoca etrusca ed una sala tricliniare di epoca romana.
Il cuore della mostra è rappresentato dai principali temi che costituiscono la cultura del vino e della viticoltura, intesi come produzione, tecnologia, costume e territorio. Viene trattato il tema della coltivazione della vite e della produzione del vino nel mondo antico con particolare attenzione all'Italia, evidenziando gli aspetti - storico, sociale, artistico, antropologico e culturale - del consumo della principale bevanda dell'antichità. Lo studio attento delle fonti iconografiche e letterarie offre una ricca documentazione sui vini e sul loro approvvigionamento, nonché sul banchetto e sul simposio.
Un cospicuo nucleo di materiali mostra, a volte con pitture vascolari, altre volte con lastre fittili a rilievo o piuttosto con materiali lapidei, la tradizione della produzione del vino, la vinificazione e l'ideologia del simposio legata al culto di Dioniso. Si segnala una scena di banchetto sulla lastra fittile a rilievo da Murlo datata al VI secolo a.C., piuttosto che scene di vendemmia e pigiatura dell'uva su vasi attici a figure rosse, come la grande kylix "a occhioni"a figure rosse o il cratere del pittore di Firenze, databili tra la fine del VI e la metà del V secolo a.C.. Legate ancora al banchetto si possono ammirare alcune urne etrusche in alabastro, di cui la più imponente è un'urna bisoma con coniugi a banchetto proveniente dalla tomba dei Calisna Sepu a Monteriggioni (SI). La cultura del banchetto in Etruria è grandemente testimoniata dai corredi funebri che sono stati rinvenuti e qui presenti, ad esempio, con un corredo in bronzo proveniente da San Cerbone (Populonia), un corredo in ceramica etrusco corinzia e bucchero o con un grande foculo di produzione chiusina. Una statua in marmo che rappresenta un Dioniso bambino ci conduce al tema del culto di Dioniso nella tradizione della viticoltura, della produzione e consumo del vino. La tipica ceramica della fine dell'età repubblicana ed inizio di quella imperiale, la terra sigillata italica, introduce alla tradizione del banchetto romano.
Nella seconda sezione vengono messi in esposizione numerosi oggetti che documentano la cultura materiale legata al vino nel modo del Vicino Oriente antico, a partire dal III millennio fino al VI sec. a.C.. Un gruppo di materiale proveniente dall'Anatolia rappresenta una delle più antiche testimonianze della tradizione vascolare legata al vino. Imponenti calici micenei provenienti da Rodi ci conducono nelle mense dei grandi principi dei poemi omerici, che al pari dei loro eredi già erano legati al culto del vino e con questo brindavano per suggellare patti e alleanze, festeggiavano vittorie e celebravano riti funebri: il rogo di Ettore, come quello di Patroclo, viene spento con del vino "tutta la notte il rapido Achille dall'aureo cratere con duplice coppa prendendo il vino, lo versava al suolo, bagnava la terra chiamando l'ombra del misero Patroclo."(Iliade XXIII 218-221) "Ma quando figlia di luce brillò l'Aurora dita rosate, il popolo si raccolse intorno al rogo d'Ettore luminoso; e come convennero e furono riuniti, prima spensero il rogo con vino scintillante, tutto, la dove aveva regnato la furia del fuoco." (Iliade XXIV 788-792)
La terza sezione presenta una grande quantità di materiale da banchetto, con un' abbondante varietà di forme proveniente in massima parte dalle necropoli dell'Etruria laziale e toscana. In questa sezione si presenta inoltre un nucleo di forme in vetro provenienti da Damasco, testimonianza della tradizione dei maestri vetrai damasceni. La mostra si conclude con l'esposizione di alcuni boccali medioevali e rinascimentali, per culminare con un gruppo di bottiglie e bicchieri in vetro recuperati dal relitto del Polluce, affondato nel 1841".
"DiVino" porta con sé echi del passato che trovano riflessi nel mondo moderno.
Le conoscenze necessarie alla domesticazione della vite, alla produzione del vino e al suo consumo, l'ideologia del simposio e il commercio di questo importante coagulante sociale: sono questi gli aspetti che oggi, forse troppo spesso, diamo per scontati ma che affondano le loro radici nelle terre e nelle società dei popoli che si affacciavano sul bacino del Mediterraneo più di 6000 anni fa.
Il valore aggiunto dell'evento è la fusione ponderata tra queste fondamentali testimonianze del nostro passato ed alcune tra le più suggestive creazioni di due degli artisti italiani moderni più importanti: Marino Marini e Giuliano Vangi.
La scelta di esporre opere di questi scultori nasce dal loro essere degli "etruschi contemporanei" che, al pari degli antichi, si sono cimentati nella scultura policroma. E' anche per questo che i lavori selezionati trovano respiro in questa esposizione, offrendo cesure e unioni con il mondo antico.
"DiVino. Dall'Antichità ad Oggi", allestita dal 21 maggio al 5 agosto a Materima, in quel di Casalbeltrame nel novarese, è per più aspetti evento assolutamente d'eccezione. Innanzitutto per l'ampiezza dell'arco temporale esaminato: in pratica dai primordi della coltura intensiva della vite ad oggi. Ma soprattutto per la rilevanza e il numero dei materiali originali riuniti per raccontare questa lunga, affascinante vicenda: 350 i reperti archeologici, in parte mai prima esposti, che abbracciano tutte le civiltà vinicole del Mediterraneo. Alle testimonianze storiche si uniscono le sculture contemporanee di Marino Marini e Giuliano Vangi, in un gioco di suggestioni antico-contemporaneo che non potrà non coinvolgere i visitatori.
"DiVino", curata da Giuseppina Carlotta Cianferoni, direttore del Museo Archeologico Nazionale di Firenze, e da Fabrizio Minucci, di ARA-Attività di Ricerca Archeologica, nasce dalla collaborazione tra lo Studio Copernico, che da sempre si occupa di arte moderna, e la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana e il Museo Archeologico Nazionale di Firenze e ARA--Attività di Ricerca Archeologica. Ad accoglierla sono gli spazi di rara suggestione di Materima, il luogo creato da Nicola Loi per fare incontrare le arti, a Casalbeltrame nel novarese.
"L'ampio nucleo dei materiali presentati - afferma Giuseppina Carlotta Cianferoni , curatore della Mostra - copre un arco cronologico che va dal III millennio a.C. al XIX secolo d.C.: dalle più antiche testimonianze del Vicino Oriente alla Grecia, dall'Etruria a Roma, per finire, attraverso Medioevo e Rinascimento al periodo Risorgimentale".
"La mostra si articola in 4 grandi sezioni. Nella prima si affronta il tema della vinificazione e viticoltura, partendo dalle sue origini e concentrandosi poi sull'ideologia del simposio greco ed etrusco, con una finestra sul commercio del vino etrusco, giungendo infine alla pratica del banchetto in epoca romana. La seconda sezione riguarda il mondo del Vicino Oriente e della Grecia; la terza l'Etruria e Roma; l'ultima presenta un excursus sul Medioevo ed il Rinascimento, fino a giungere al periodo Risorgimentale. A corredo di questo percorso vi sono due sale espositive in cui sono stati ricreati scenari suggestivi e sensoriali: un fondale marino con resti del carico di una nave da commercio di epoca etrusca ed una sala tricliniare di epoca romana.
Il cuore della mostra è rappresentato dai principali temi che costituiscono la cultura del vino e della viticoltura, intesi come produzione, tecnologia, costume e territorio. Viene trattato il tema della coltivazione della vite e della produzione del vino nel mondo antico con particolare attenzione all'Italia, evidenziando gli aspetti - storico, sociale, artistico, antropologico e culturale - del consumo della principale bevanda dell'antichità. Lo studio attento delle fonti iconografiche e letterarie offre una ricca documentazione sui vini e sul loro approvvigionamento, nonché sul banchetto e sul simposio.
Un cospicuo nucleo di materiali mostra, a volte con pitture vascolari, altre volte con lastre fittili a rilievo o piuttosto con materiali lapidei, la tradizione della produzione del vino, la vinificazione e l'ideologia del simposio legata al culto di Dioniso. Si segnala una scena di banchetto sulla lastra fittile a rilievo da Murlo datata al VI secolo a.C., piuttosto che scene di vendemmia e pigiatura dell'uva su vasi attici a figure rosse, come la grande kylix "a occhioni"a figure rosse o il cratere del pittore di Firenze, databili tra la fine del VI e la metà del V secolo a.C.. Legate ancora al banchetto si possono ammirare alcune urne etrusche in alabastro, di cui la più imponente è un'urna bisoma con coniugi a banchetto proveniente dalla tomba dei Calisna Sepu a Monteriggioni (SI). La cultura del banchetto in Etruria è grandemente testimoniata dai corredi funebri che sono stati rinvenuti e qui presenti, ad esempio, con un corredo in bronzo proveniente da San Cerbone (Populonia), un corredo in ceramica etrusco corinzia e bucchero o con un grande foculo di produzione chiusina. Una statua in marmo che rappresenta un Dioniso bambino ci conduce al tema del culto di Dioniso nella tradizione della viticoltura, della produzione e consumo del vino. La tipica ceramica della fine dell'età repubblicana ed inizio di quella imperiale, la terra sigillata italica, introduce alla tradizione del banchetto romano.
Nella seconda sezione vengono messi in esposizione numerosi oggetti che documentano la cultura materiale legata al vino nel modo del Vicino Oriente antico, a partire dal III millennio fino al VI sec. a.C.. Un gruppo di materiale proveniente dall'Anatolia rappresenta una delle più antiche testimonianze della tradizione vascolare legata al vino. Imponenti calici micenei provenienti da Rodi ci conducono nelle mense dei grandi principi dei poemi omerici, che al pari dei loro eredi già erano legati al culto del vino e con questo brindavano per suggellare patti e alleanze, festeggiavano vittorie e celebravano riti funebri: il rogo di Ettore, come quello di Patroclo, viene spento con del vino "tutta la notte il rapido Achille dall'aureo cratere con duplice coppa prendendo il vino, lo versava al suolo, bagnava la terra chiamando l'ombra del misero Patroclo."(Iliade XXIII 218-221) "Ma quando figlia di luce brillò l'Aurora dita rosate, il popolo si raccolse intorno al rogo d'Ettore luminoso; e come convennero e furono riuniti, prima spensero il rogo con vino scintillante, tutto, la dove aveva regnato la furia del fuoco." (Iliade XXIV 788-792)
La terza sezione presenta una grande quantità di materiale da banchetto, con un' abbondante varietà di forme proveniente in massima parte dalle necropoli dell'Etruria laziale e toscana. In questa sezione si presenta inoltre un nucleo di forme in vetro provenienti da Damasco, testimonianza della tradizione dei maestri vetrai damasceni. La mostra si conclude con l'esposizione di alcuni boccali medioevali e rinascimentali, per culminare con un gruppo di bottiglie e bicchieri in vetro recuperati dal relitto del Polluce, affondato nel 1841".
"DiVino" porta con sé echi del passato che trovano riflessi nel mondo moderno.
Le conoscenze necessarie alla domesticazione della vite, alla produzione del vino e al suo consumo, l'ideologia del simposio e il commercio di questo importante coagulante sociale: sono questi gli aspetti che oggi, forse troppo spesso, diamo per scontati ma che affondano le loro radici nelle terre e nelle società dei popoli che si affacciavano sul bacino del Mediterraneo più di 6000 anni fa.
Il valore aggiunto dell'evento è la fusione ponderata tra queste fondamentali testimonianze del nostro passato ed alcune tra le più suggestive creazioni di due degli artisti italiani moderni più importanti: Marino Marini e Giuliano Vangi.
La scelta di esporre opere di questi scultori nasce dal loro essere degli "etruschi contemporanei" che, al pari degli antichi, si sono cimentati nella scultura policroma. E' anche per questo che i lavori selezionati trovano respiro in questa esposizione, offrendo cesure e unioni con il mondo antico.
21
maggio 2011
DiVino. Dall’Antichità ad Oggi
Dal 21 maggio al 05 agosto 2011
archeologia
arte antica
arte moderna e contemporanea
arte antica
arte moderna e contemporanea
Location
MATERIMA
Casalbeltrame, Via Umberto I, (Novara)
Casalbeltrame, Via Umberto I, (Novara)
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