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Divo Carolo. Carlo Borromeo pellegrino e santo tra Ticino e Sesia
Promossa dall’Arcidiocesi di Vercelli e dalla Diocesi di Novara nelle due sedi espositive, dove è ricostruito il profilo biografico di Carlo e prosegue con i dipinti che celebrano la gloria degli altari con opere significative provenienti dal territorio novarese e vercellese.
Comunicato stampa
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In occasione dell’anniversario della canonizzazione di Carlo Borromeo, proclamata da Papa Paolo V il 1° novembre del 1610 e nell’anno della X Solenne Ostensione della Sindone, l’Arcidiocesi di Vercelli e la Diocesi di Novara propongono un evento che ripercorre, attraverso testimonianze documentali, dipinti, sculture e paramenti sacri, il cammino tracciato dal santo aronese da Milano verso Torino in occasione della prima Ostensione, nell’autunno del 1578.
Un cammino di fede, come documentano le vivide note di G. Pietro Giussano ne la Vita di S. Carlo Borromeo che, al V capitolo, narra del passaggio di città in città, di paese in paese del presule milanese; un percorso che a dispetto dei limiti e dei confini politici e territoriali, unì il Ducato di Milano, già sotto il dominio spagnolo, con le terre di Emanuele Filiberto di Savoia. Un cammino ideale, una linea di contatto tra cultura lombarda e savoiarda, tra est e ovest, tra pianure e valli piemontesi sotto il segno del Borromeo.
Un rapporto, quello di san Carlo con Novara e Vercelli, intenso e duraturo: se Novara ebbe con il Vescovo Carlo Bascapè, già segretario di san Carlo, la sua svolta culturale ed artistica con la piena applicazione della controriforma proprio nel solco tracciato dal Borromeo, Vercelli, ben prima, grazie ai rapporti di parentela con i Ferrero e di amicizia con l’Arcivescovo Bonomi, ebbe contatti strettissimi con Carlo. Contatti e visite ripetute segnate da eventi fondamentali per la Chiesa vercellese. E’ bene qui ricordare il contributo di Mons. Giuseppe Ferraris: “San Carlo e le sue relazioni con la Diocesi di Vercelli”, in occasione del convegno internazionale su Carlo Borromeo tenutosi a Milano nel 1984, che traccia l’ossatura sintetica di questo cammino. Una presenza intensa testimoniata anche dalle preziose Visite alle chiese della città: da San Marco a Santa Maria Maggiore sino alla Cattedrale e al Seminario la cui Cappella interna gli venne dedicata subito dopo la canonizzazione. Fondamentali i soggiorni di Carlo Borromeo a Vercelli nel 1578 in occasione del viaggio verso Torino per venerare il Sacro Lino e poi una seconda volta nel 1582. L’anno seguente, nel ’83, vi tornò per far visita a Carlo Emanuele di Savoia gravemente malato, abbandonando la Visita Pastorale a Vedano al Lambro per precipitarsi a Vercelli al capezzale del Duca. L’ultima visita di Carlo Borromeo a Vercelli avvenne nel 1584, di ritorno da Novara, dove era passato per far visita al vescovo Francesco Bossi moribondo.
Come si evince da queste incalzanti visite, che si svolgono tutte verso la fine dell’esistenza del Borromeo, il continuo ritorno alle terre eusebiane e gaudenziane, questo itinerario ripetuto tra il Ticino e la Sesia, non solo servì da sprone per le nostre Diocesi ad aggiornarsi e “uniformarsi” ai dettami della controriforma ma testimonia l’attaccamento di Carlo Borromeo alla spiritualità delle due Diocesi contigue che ha nel Sacro Monte di Varallo, luogo mitico della sensibilità borromaica, il culmine della sua poetica e il concretizzarsi delle sue direttive come testimoniano la ripresa dei cantieri monumentali voluti da Carlo Bascapè allo scadere del secolo.
La mostra si snoda in un percorso lungo tre secoli, diviso in più sezioni: una che si può definire quasi “biografica” presso il Museo del Tesoro del Duomo di Vercelli, che tenterà di restituire “l’immagine” dell’Arcivescovo di Milano con l’esposizione del prezioso reperto della sua Veste da viaggio, restaurata per l’occasione, affiancata alla pianeta detta “di San Carlo” proveniente dalla parrocchiale di Masserano e alla reliquia dell’Anello di San Carlo insieme a lettere autografe del Santo indirizzate agli arcivescovi vercellesi Guido Ferrero e Giovan Francesco Bonomi e ad alcuni ritratti provenienti dal territorio vercellese. Arricchiscono il percorso i paramenti sacri coevi, provenienti dall’Arcidiocesi e dal Capitolo del Duomo di Vercelli. In prestito dalla Diocesi di Novara verrà esposta la preziosa tavola con l’Ecce Homo di Bernardino Lanino: appartenuta al Borromeo, passata poi al Vescovo di Novara Carlo Bascapè ed ora in Romagnano Sesia, opera tarda del pittore vercellese, restaurata e riconsegnata al pubblico in occasione di questo evento. La presenza della tavola laniniana vuole essere un segno forte: l’incipit di un discorso che sposa la tutela - il recupero complesso di una tavola cinquecentesca poco conosciuta al pubblico e da valorizzare - con il contesto stesso del percorso espositivo, a simbolo della fondamentale devozione nei confronti del Cristo di passione richiamata in ogni sua azione da Carlo Borromeo. Negli stessi ambienti la presenza del Cristo morto proveniente dalla Cappella del Sepolcro al Sacro Monte di Varallo segna in modo irrimediabile il rapporto privilegiato che il Borromeo, come più volte riportato dai suoi biografi, riponeva nel prezioso simulacro varallese, collegando così la prima sezione della mostra alla sua prosecuzione, presso il Museo Borgogna, dove sarà ormai chiara, nella gloria delle pale d’altare, da Cerano a Procaccini e oltre, il materializzarsi di questa sensibilità consolidata dai suoi successori e dall’artefice primo di questo rilancio, Federico Borromeo.
La seconda parte della mostra, allestita al Museo Francesco Borgogna, è dedicata all’iconografia della gloria carliana: la presenza di capolavori di pittura provenienti dal territorio tra Ticino e Sesia stimoleranno i confronti tra artisti attivi nei due territori di riferimento in un incontro-scontro tra culture differenti. Apre la mostra il volto del santo, nel disegno di Tanzio da Varallo dalla Pinacoteca di Varallo, che introduce al dipinto dello stesso artista che lo raffigura in processione con la reliquia del Santo Chiodo, proveniente dalla parrocchiale di Cellio (VC), a confronto con la tela di analogo soggetto di Giulio Cesare Procaccini della parrocchiale di Orta che ricostruisce, idealmente, il nodo cruciale della cultura pittorica lombarda di primo ‘600.
Il percorso prosegue con gli artisti del secondo seicento: la tela San Carlo intercede per le anime purganti di Giuseppe Zanatta (inedito), per arrivare sino al ‘700 con il vibrante San Carlo consegna la regola della Compagnia del SS. Sacramento di Antonio Lucini (inedito) che chiude la mostra ed apre a ulteriori ipotesi sulla diffusione del culto e dell’immagine di san Carlo nei territori tra Piemonte e Lombardia.
Il percorso della mostra si arricchisce e si completa grazie al dialogo con le collezioni permanenti delle due sedi museali. Le pale d’altare degli artisti vercellesi attivi nel periodo di Carlo Borromeo esposte al Museo Borgogna e al Museo del Tesoro del Duomo sono testimoni dell’applicazione dei dettami post tridentini caldeggiati dalla pastorale del Borromeo.
La mostra è accompagnata dal catalogo che documenta la fortuna iconografica del santo nei territori tra Ticino e Sesia.
Un cammino di fede, come documentano le vivide note di G. Pietro Giussano ne la Vita di S. Carlo Borromeo che, al V capitolo, narra del passaggio di città in città, di paese in paese del presule milanese; un percorso che a dispetto dei limiti e dei confini politici e territoriali, unì il Ducato di Milano, già sotto il dominio spagnolo, con le terre di Emanuele Filiberto di Savoia. Un cammino ideale, una linea di contatto tra cultura lombarda e savoiarda, tra est e ovest, tra pianure e valli piemontesi sotto il segno del Borromeo.
Un rapporto, quello di san Carlo con Novara e Vercelli, intenso e duraturo: se Novara ebbe con il Vescovo Carlo Bascapè, già segretario di san Carlo, la sua svolta culturale ed artistica con la piena applicazione della controriforma proprio nel solco tracciato dal Borromeo, Vercelli, ben prima, grazie ai rapporti di parentela con i Ferrero e di amicizia con l’Arcivescovo Bonomi, ebbe contatti strettissimi con Carlo. Contatti e visite ripetute segnate da eventi fondamentali per la Chiesa vercellese. E’ bene qui ricordare il contributo di Mons. Giuseppe Ferraris: “San Carlo e le sue relazioni con la Diocesi di Vercelli”, in occasione del convegno internazionale su Carlo Borromeo tenutosi a Milano nel 1984, che traccia l’ossatura sintetica di questo cammino. Una presenza intensa testimoniata anche dalle preziose Visite alle chiese della città: da San Marco a Santa Maria Maggiore sino alla Cattedrale e al Seminario la cui Cappella interna gli venne dedicata subito dopo la canonizzazione. Fondamentali i soggiorni di Carlo Borromeo a Vercelli nel 1578 in occasione del viaggio verso Torino per venerare il Sacro Lino e poi una seconda volta nel 1582. L’anno seguente, nel ’83, vi tornò per far visita a Carlo Emanuele di Savoia gravemente malato, abbandonando la Visita Pastorale a Vedano al Lambro per precipitarsi a Vercelli al capezzale del Duca. L’ultima visita di Carlo Borromeo a Vercelli avvenne nel 1584, di ritorno da Novara, dove era passato per far visita al vescovo Francesco Bossi moribondo.
Come si evince da queste incalzanti visite, che si svolgono tutte verso la fine dell’esistenza del Borromeo, il continuo ritorno alle terre eusebiane e gaudenziane, questo itinerario ripetuto tra il Ticino e la Sesia, non solo servì da sprone per le nostre Diocesi ad aggiornarsi e “uniformarsi” ai dettami della controriforma ma testimonia l’attaccamento di Carlo Borromeo alla spiritualità delle due Diocesi contigue che ha nel Sacro Monte di Varallo, luogo mitico della sensibilità borromaica, il culmine della sua poetica e il concretizzarsi delle sue direttive come testimoniano la ripresa dei cantieri monumentali voluti da Carlo Bascapè allo scadere del secolo.
La mostra si snoda in un percorso lungo tre secoli, diviso in più sezioni: una che si può definire quasi “biografica” presso il Museo del Tesoro del Duomo di Vercelli, che tenterà di restituire “l’immagine” dell’Arcivescovo di Milano con l’esposizione del prezioso reperto della sua Veste da viaggio, restaurata per l’occasione, affiancata alla pianeta detta “di San Carlo” proveniente dalla parrocchiale di Masserano e alla reliquia dell’Anello di San Carlo insieme a lettere autografe del Santo indirizzate agli arcivescovi vercellesi Guido Ferrero e Giovan Francesco Bonomi e ad alcuni ritratti provenienti dal territorio vercellese. Arricchiscono il percorso i paramenti sacri coevi, provenienti dall’Arcidiocesi e dal Capitolo del Duomo di Vercelli. In prestito dalla Diocesi di Novara verrà esposta la preziosa tavola con l’Ecce Homo di Bernardino Lanino: appartenuta al Borromeo, passata poi al Vescovo di Novara Carlo Bascapè ed ora in Romagnano Sesia, opera tarda del pittore vercellese, restaurata e riconsegnata al pubblico in occasione di questo evento. La presenza della tavola laniniana vuole essere un segno forte: l’incipit di un discorso che sposa la tutela - il recupero complesso di una tavola cinquecentesca poco conosciuta al pubblico e da valorizzare - con il contesto stesso del percorso espositivo, a simbolo della fondamentale devozione nei confronti del Cristo di passione richiamata in ogni sua azione da Carlo Borromeo. Negli stessi ambienti la presenza del Cristo morto proveniente dalla Cappella del Sepolcro al Sacro Monte di Varallo segna in modo irrimediabile il rapporto privilegiato che il Borromeo, come più volte riportato dai suoi biografi, riponeva nel prezioso simulacro varallese, collegando così la prima sezione della mostra alla sua prosecuzione, presso il Museo Borgogna, dove sarà ormai chiara, nella gloria delle pale d’altare, da Cerano a Procaccini e oltre, il materializzarsi di questa sensibilità consolidata dai suoi successori e dall’artefice primo di questo rilancio, Federico Borromeo.
La seconda parte della mostra, allestita al Museo Francesco Borgogna, è dedicata all’iconografia della gloria carliana: la presenza di capolavori di pittura provenienti dal territorio tra Ticino e Sesia stimoleranno i confronti tra artisti attivi nei due territori di riferimento in un incontro-scontro tra culture differenti. Apre la mostra il volto del santo, nel disegno di Tanzio da Varallo dalla Pinacoteca di Varallo, che introduce al dipinto dello stesso artista che lo raffigura in processione con la reliquia del Santo Chiodo, proveniente dalla parrocchiale di Cellio (VC), a confronto con la tela di analogo soggetto di Giulio Cesare Procaccini della parrocchiale di Orta che ricostruisce, idealmente, il nodo cruciale della cultura pittorica lombarda di primo ‘600.
Il percorso prosegue con gli artisti del secondo seicento: la tela San Carlo intercede per le anime purganti di Giuseppe Zanatta (inedito), per arrivare sino al ‘700 con il vibrante San Carlo consegna la regola della Compagnia del SS. Sacramento di Antonio Lucini (inedito) che chiude la mostra ed apre a ulteriori ipotesi sulla diffusione del culto e dell’immagine di san Carlo nei territori tra Piemonte e Lombardia.
Il percorso della mostra si arricchisce e si completa grazie al dialogo con le collezioni permanenti delle due sedi museali. Le pale d’altare degli artisti vercellesi attivi nel periodo di Carlo Borromeo esposte al Museo Borgogna e al Museo del Tesoro del Duomo sono testimoni dell’applicazione dei dettami post tridentini caldeggiati dalla pastorale del Borromeo.
La mostra è accompagnata dal catalogo che documenta la fortuna iconografica del santo nei territori tra Ticino e Sesia.
15
dicembre 2010
Divo Carolo. Carlo Borromeo pellegrino e santo tra Ticino e Sesia
Dal 15 dicembre 2010 al 20 febbraio 2011
arte antica
Location
MUSEO FRANCESCO BORGOGNA
Vercelli, Via Antonio Borgogna, 4, (Vercelli)
Vercelli, Via Antonio Borgogna, 4, (Vercelli)
Biglietti
Biglietto cumulativo 2 mostre+2 musei a 10 euro
Orario di apertura
Museo Borgogna: lunedì chiuso; dal martedì al venerdì 15-17.30; sabato 10-12.30; domenica 10-12.30 e 14-18
Museo del Tesoro del Duomo: lunedì chiuso; dal martedì al venerdì 15-17.30; sabato 10-12 e 15-18; domenica 15-18
Vernissage
15 Dicembre 2010, ore 17.30 presso il palazzo Arcivescovile (Sala del Trono)
Autore
Curatore