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Do You remember L’ Aquila
La mostra spalmata sui tre livelli della struttura non vuole porsi contro cricche,
mafie, vari comitati d’ affari “new town” e quanto di più aberrante si possa
immaginare, ne tanto meno sostenere le cause dei lavoratori e degli autori del
cinema, ma vorrebbe piuttosto catalizzare nei propri intenti, l’ attenzione per
una riappropriazione del concetto di memoria, decontestualizzando in questa
occasione, i luoghi deputati all’ Arte e guardare alla città de L’ Aquila come un
no luogo simbolo della attuale barbarie culturale e della a-contemporaneità.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
In questa epoca improbabile, stiamo assistendo nostro malgrado al più
massiccio appiattimento delle coscienze, laddove le arti, la cultura, la ricerca
- che rimane una costante fondante della nostra stessa evoluzione - sono
repentinamente messe alla berlina e ciò non per dare spazio a contestualità
innovative come sarebbe utile e necessario e nel contempo tutte le affermazioni
stratificatesi negli ultimissimi decenni sono praticamente azzerate attraverso un
procedimento mediatico assai sofisticato tutto teso ad una fruizione
frammentaria e quotidiana della realtà. In questo senso, si è inteso realizzare
una mostra in un luogo concettualmente elettivo, un luogo “periferico” assai
distante da quelli canonici dell' Arte (un cinema, il Nuovo Cinema L' Aquila a
Roma) e la stessa città de L' Aquila sventrata dal terremoto, presa a modello
come luogo di smarrimento, di perdita di memoria, di identità.
Singolare è anche la storia di questa struttura degli anni '30, indebitamente
acquisita negli anni ottanta da una delle più famigerate gang della malavita
organizzata - la banda della Magliana - che l' avrebbe voluta convertire in un
centro commerciale atto al riciclo di proventi, e che solo nel 2004 dopo annose
lungaggini, fu definitivamente confiscata dall' allora amministrazione comunale
e restituita alla cittadinanza nella originaria destinazione di cinematografo.
L' invito è stato raccolto da una serie di artisti grosso modo coetanei ai quali
sono posti dialetticamente e specularmente soggetti di generazioni precedenti,
tutti importanti ed operanti ben oltre l' area romana ed italiana, con opere di
Maria Thereza Alves, Elisabetta Benassi, Enzo Cucchi, Jimmie Durham,
Giuseppe Gallo, Mario Lamorgese, Felice Levini, Nunzio, Luigi Ontani,
Alfredo Pirri, Vettor Pisani, Sergio Sarra, Ettore Spalletti, opere che
comprendono differenti “medialità” tra video scultura pittura etc in molti casi
appositamente realizzate per l' evento specifico.
La mostra spalmata sui tre livelli della struttura non vuole porsi contro cricche,
mafie, vari comitati d' affari “new town” e quanto di più aberrante si possa
immaginare, ne tanto meno sostenere le cause dei lavoratori e degli autori del
cinema, ma vorrebbe piuttosto catalizzare nei propri intenti, l' attenzione per
una riappropriazione del concetto di memoria, decontestualizzando in questa
occasione, i luoghi deputati all' Arte e guardare alla città de L' Aquila come un
no luogo simbolo della attuale barbarie culturale e della a-contemporaneità. Ad
introduzione un saggio del Prof. Achille Bonito Oliva con prefazione di Carlo
Lizzani.
massiccio appiattimento delle coscienze, laddove le arti, la cultura, la ricerca
- che rimane una costante fondante della nostra stessa evoluzione - sono
repentinamente messe alla berlina e ciò non per dare spazio a contestualità
innovative come sarebbe utile e necessario e nel contempo tutte le affermazioni
stratificatesi negli ultimissimi decenni sono praticamente azzerate attraverso un
procedimento mediatico assai sofisticato tutto teso ad una fruizione
frammentaria e quotidiana della realtà. In questo senso, si è inteso realizzare
una mostra in un luogo concettualmente elettivo, un luogo “periferico” assai
distante da quelli canonici dell' Arte (un cinema, il Nuovo Cinema L' Aquila a
Roma) e la stessa città de L' Aquila sventrata dal terremoto, presa a modello
come luogo di smarrimento, di perdita di memoria, di identità.
Singolare è anche la storia di questa struttura degli anni '30, indebitamente
acquisita negli anni ottanta da una delle più famigerate gang della malavita
organizzata - la banda della Magliana - che l' avrebbe voluta convertire in un
centro commerciale atto al riciclo di proventi, e che solo nel 2004 dopo annose
lungaggini, fu definitivamente confiscata dall' allora amministrazione comunale
e restituita alla cittadinanza nella originaria destinazione di cinematografo.
L' invito è stato raccolto da una serie di artisti grosso modo coetanei ai quali
sono posti dialetticamente e specularmente soggetti di generazioni precedenti,
tutti importanti ed operanti ben oltre l' area romana ed italiana, con opere di
Maria Thereza Alves, Elisabetta Benassi, Enzo Cucchi, Jimmie Durham,
Giuseppe Gallo, Mario Lamorgese, Felice Levini, Nunzio, Luigi Ontani,
Alfredo Pirri, Vettor Pisani, Sergio Sarra, Ettore Spalletti, opere che
comprendono differenti “medialità” tra video scultura pittura etc in molti casi
appositamente realizzate per l' evento specifico.
La mostra spalmata sui tre livelli della struttura non vuole porsi contro cricche,
mafie, vari comitati d' affari “new town” e quanto di più aberrante si possa
immaginare, ne tanto meno sostenere le cause dei lavoratori e degli autori del
cinema, ma vorrebbe piuttosto catalizzare nei propri intenti, l' attenzione per
una riappropriazione del concetto di memoria, decontestualizzando in questa
occasione, i luoghi deputati all' Arte e guardare alla città de L' Aquila come un
no luogo simbolo della attuale barbarie culturale e della a-contemporaneità. Ad
introduzione un saggio del Prof. Achille Bonito Oliva con prefazione di Carlo
Lizzani.
16
dicembre 2010
Do You remember L’ Aquila
Dal 16 dicembre 2010 al 19 gennaio 2011
arte contemporanea
Location
NUOVO CINEMA AQUILA
Roma, Via L'aquila, 68, (Roma)
Roma, Via L'aquila, 68, (Roma)
Orario di apertura
tutti i giorni h. 15,30 / 23,30
venerdi 31 dicembre 2010 h. 15,30 / 18,30
Vernissage
16 Dicembre 2010, ore 19
Autore
Curatore