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Dolls
Gioco, infanzia, spensieratezza: queste sono alcune associazioni che frequentemente ricorrono quando pensiamo alle bambole ed è per questo che ci troviamo spiazzati davanti alle opere in mostra
Comunicato stampa
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Gioco, infanzia, spensieratezza: queste sono alcune associazioni che frequentemente ricorrono quando pensiamo alle bambole ed è per questo che ci troviamo spiazzati davanti alle opere in mostra.
Per le tre artiste le bambole non sono altro che un pretesto, o meglio un’esca: grazie a questi oggetti apparentemente innocui e neutrali abbassiamo il nostro “livello di guardia” permettendogli di colpirci in profondità.
Nel video Pinocchio di Maria Marshall o in Axed di Destiny Deacon, ad esempio, razionalmente capiamo di trovarci di fronte a dei bambolotti, ma reagiamo istintivamente come se fossero bambini veri; lo scarto tra le due sensazioni fa sì che l’opera abbia il tempo di depositarsi nella nostra mente.
Maria Marshall lavora da sempre sull’infanzia, vista però come strumento per analizzare le ansie degli adulti o per affrontare temi fondamentali come maternità, socializzazione, esperienze di vita, perdita dell’innocenza. I suoi lavori oscillano costantemente tra il fascino dell’immagine e un senso più o meno palese di disagio o violenza. Nel caso di Pinocchio l’elemento di disturbo è costituito dalla bambola che grazie ad una rielaborazione digitale, si muove come se fosse viva.
Per Destiny Deacon le bambole sono un mezzo per esplorare il rapporto tra australiani bianchi e aborigeni (lei è una maori). Il kitsch e il trash che a volte compaiono nelle opere non sono altro che una risposta orgogliosa e provocatoria alla storia della rappresentazione degli indigeni da parte dei bianchi.
L’artista rafforza il contenuto delle sue fotografie attraverso l’ironia, in modo tale che, come dice lei stessa, in ogni sua foto siano presenti simultaneamente «una lacrima ed una risata». Eloquente la foto con i bambolotti/bambini presentati come pasticcini: potrebbe sembrare una trovata divertente se non fosse che il titolo, Adoption, ci riporta al dramma di quei bambini per i quali è il caso a decidere se verranno presi, ossia adottati, o se invece rimarranno orfani.
Zoe Leonard invece guarda alle bambole da un punto di vista più sociologico: per l’artista americana esse sono una metafora del modo in cui la società si rivolge non tanto ai bambini quanto alle donne. Bride with broken fingers, ad esempio, vuole essere una critica al modello quotidianamente proposto dai media, che invita a considerare la donna alla stregua di un oggetto-bombola. Le dita spezzate, stridendo col tono di felicità dell’insieme, creano una sorta di cortocircuito attraverso il quale si fa strada la riflessione sulla violenza che le donne, adeguandosi ai modelli imposti, devono sopportare in maniera più o meno consapevole.
Infine, Laurie Simmons attraverso le sue opere fotografiche ci introduce in uno spazio surreale, dove le immagini della massificazione sociale vengono ricostruite per rivelarne l’artificio, e in questo Black Bathroom è un chiarissimo esempio. Muovendosi tra il falso e il reale i protagonisti sono quelli del mondo dei surrogati di sempre: modelli, pupazzi e bambole.
La mostra, per la presenza di Destiny Deacon, si inserisce all’interno della serie di eventi promossa da “Melbourne a Milano”, un programma di arti visive organizzato dalla Monash University Museum of Art e dalla curatrice indipendente Natalie King, con il supporto di Arts Victoria e della città di Melbourne. Destiny Deacon sarà presente all’inaugurazione.
Destiny Deacon è nata nel 1957 a Maryborough, Queensland. Vive e lavora a Melbourne. Nel 2006 lo Ian Potter Museum of Art di Melbourne e il Tokyo Metropolitan Museum of Photography le hanno dedicato una grande mostra personale dal titolo “Destiny Deacon, Walk and don’t look blak”.
Zoe Leonard è nata nel 1961 a New York. Vive e lavora a New York. È stata invitata alla prossima Documenta di Kassel (16.06 / 23.09).
Maria Marshall è nata nel 1966 a Bombay. Vive e lavora a Londra. Nel febbraio 2007 parteciperà alla mostra collettiva “Closed Circuit. Video and New Media” al Metropolitan Museum di New York.
Laurie Simmons, è nata a Long Island ,New York nel 1949 dove vive e lavora. Tra le sue ultime partecipazioni internazionali c’è quella ad Art Basel 37, Basel Switzerland.
Per le tre artiste le bambole non sono altro che un pretesto, o meglio un’esca: grazie a questi oggetti apparentemente innocui e neutrali abbassiamo il nostro “livello di guardia” permettendogli di colpirci in profondità.
Nel video Pinocchio di Maria Marshall o in Axed di Destiny Deacon, ad esempio, razionalmente capiamo di trovarci di fronte a dei bambolotti, ma reagiamo istintivamente come se fossero bambini veri; lo scarto tra le due sensazioni fa sì che l’opera abbia il tempo di depositarsi nella nostra mente.
Maria Marshall lavora da sempre sull’infanzia, vista però come strumento per analizzare le ansie degli adulti o per affrontare temi fondamentali come maternità, socializzazione, esperienze di vita, perdita dell’innocenza. I suoi lavori oscillano costantemente tra il fascino dell’immagine e un senso più o meno palese di disagio o violenza. Nel caso di Pinocchio l’elemento di disturbo è costituito dalla bambola che grazie ad una rielaborazione digitale, si muove come se fosse viva.
Per Destiny Deacon le bambole sono un mezzo per esplorare il rapporto tra australiani bianchi e aborigeni (lei è una maori). Il kitsch e il trash che a volte compaiono nelle opere non sono altro che una risposta orgogliosa e provocatoria alla storia della rappresentazione degli indigeni da parte dei bianchi.
L’artista rafforza il contenuto delle sue fotografie attraverso l’ironia, in modo tale che, come dice lei stessa, in ogni sua foto siano presenti simultaneamente «una lacrima ed una risata». Eloquente la foto con i bambolotti/bambini presentati come pasticcini: potrebbe sembrare una trovata divertente se non fosse che il titolo, Adoption, ci riporta al dramma di quei bambini per i quali è il caso a decidere se verranno presi, ossia adottati, o se invece rimarranno orfani.
Zoe Leonard invece guarda alle bambole da un punto di vista più sociologico: per l’artista americana esse sono una metafora del modo in cui la società si rivolge non tanto ai bambini quanto alle donne. Bride with broken fingers, ad esempio, vuole essere una critica al modello quotidianamente proposto dai media, che invita a considerare la donna alla stregua di un oggetto-bombola. Le dita spezzate, stridendo col tono di felicità dell’insieme, creano una sorta di cortocircuito attraverso il quale si fa strada la riflessione sulla violenza che le donne, adeguandosi ai modelli imposti, devono sopportare in maniera più o meno consapevole.
Infine, Laurie Simmons attraverso le sue opere fotografiche ci introduce in uno spazio surreale, dove le immagini della massificazione sociale vengono ricostruite per rivelarne l’artificio, e in questo Black Bathroom è un chiarissimo esempio. Muovendosi tra il falso e il reale i protagonisti sono quelli del mondo dei surrogati di sempre: modelli, pupazzi e bambole.
La mostra, per la presenza di Destiny Deacon, si inserisce all’interno della serie di eventi promossa da “Melbourne a Milano”, un programma di arti visive organizzato dalla Monash University Museum of Art e dalla curatrice indipendente Natalie King, con il supporto di Arts Victoria e della città di Melbourne. Destiny Deacon sarà presente all’inaugurazione.
Destiny Deacon è nata nel 1957 a Maryborough, Queensland. Vive e lavora a Melbourne. Nel 2006 lo Ian Potter Museum of Art di Melbourne e il Tokyo Metropolitan Museum of Photography le hanno dedicato una grande mostra personale dal titolo “Destiny Deacon, Walk and don’t look blak”.
Zoe Leonard è nata nel 1961 a New York. Vive e lavora a New York. È stata invitata alla prossima Documenta di Kassel (16.06 / 23.09).
Maria Marshall è nata nel 1966 a Bombay. Vive e lavora a Londra. Nel febbraio 2007 parteciperà alla mostra collettiva “Closed Circuit. Video and New Media” al Metropolitan Museum di New York.
Laurie Simmons, è nata a Long Island ,New York nel 1949 dove vive e lavora. Tra le sue ultime partecipazioni internazionali c’è quella ad Art Basel 37, Basel Switzerland.
01
febbraio 2007
Dolls
Dal primo febbraio al 14 aprile 2007
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
GALLERIA RAFFAELLA CORTESE
Milano, Via Alessandro Stradella, 1, 4 e 7, (Milano)
Milano, Via Alessandro Stradella, 1, 4 e 7, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a sabato 15-19.30 e su appuntamento
Vernissage
1 Febbraio 2007, ore 18-21
Autore