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Dolores Marat – Labyrinthe
Dolores Marat confronta la sua storia al presente, in una fotografia a colori in cui il realismo diventa visione. Le sue immagini risvegliano l’immaginario di colui che le guarda, attraverso l’emozione che provocano.
Comunicato stampa
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Dolores Marat confronta la sua storia al presente, in una fotografia a colori in cui il realismo diventa visione. Le sue immagini risvegliano l’immaginario di colui che le guarda, attraverso l’emozione che provocano.
Per le sue qualità di trascrizione, la fotografia ha saputo sviluppare solo raramente una dimensione metafisica, il che l’ha in parte penalizzata. La fotografia esiste in quanto prova o testimonianza, ma non è facilmente portatrice di un senso. Possiede però un potere di suggestione e di attrazione proprio perché permette di leggere oltre le intenzioni dell’artista. La collezione di Dolores Marat, Labyrinthe, si inserisce in questa tipologia e il titolo sembra persino suggerire che dovevamo ritenerci persi in un’iterazione, che divagava tra numerose possibilità semantiche. Dopotutto, un labirinto non è forse un dedalo in cui siamo destinati a perderci?
La Marat sembra tuttavia avere fatto scelte molto precise nelle sue tematiche. Con il titolo Labyrinthe e questi altri segni vengono gettate le basi. Il Labirinto originale è stato costruito a Creta da Dedalo per ospitare il Minotauro, mezzo uomo e mezzo toro, figlio di Posife, la moglie del Re Minosse.
Saremmo tentati di vedere in quest’idea del Labirinto una metafora controllata costruita da Dolores Marat, in cui viene simboleggiato un senso nascosto e difficile. Tuttavia, la Marat termina il suo saggio con l’immagine curiosa di una coppia alata in piedi sulla sommità appiattita di una piramide, e questa assomiglia ad una versione dell’Ange du Nord di Britain. Possono solo rappresentare Dedalo e Icaro che preparano il loro volo da Creta: il viaggio illecito in cui Icaro volò disastrosamente vicino al sole e cadde nel mare.
Nessuna persona abituata alla fotografia e soprattutto alla fotografia moderna si aspetta tanta precisione iconografica. Dopo aver identificato Dedalo, Icaro, il mostro, il mare e il sole, si è tentati di limitarsi a questo mondo e di concludere che il libro si sviluppa intorno alla storia di Dedalo. È vero che ha costruito ogni sorta di "daedala", di giochi mobili e di figure animate che spesso qui spuntano. È una storia interessante che si presta alla ripetizione e alla riflessione. Dopo tutto, la storia della morte di Icaro non è poi così triste.
Penso tuttavia che la storia del Labyrinthe della Marat sia altro e sia intenzionalmente più oscura, più vicina al simbolo del Peccato che a quello dell’Orgoglio. Il tono del Labyrinthe, come quello dei Bords (un’opera più corposa pubblicata nel 1995), è malinconico. La sua ultima immagine epica è stampata su due pagine, una scena di teatro in cui il pubblico in piedi assomiglia ad una folla arrossata da una fonte luminosa e teatrale proveniente da sinistra. Andando verso sinistra, sotto questa luce, la folla sembra composta di peccatori che si avviano al fuoco dell’inferno, in una sorta di giudizio dei tempi moderni. Sul retro e a mo’ di introduzione, ha inserito il manichino di un sarto vestito da sommozzatore davanti a un edificio colorato leggermente di blu. Assomiglia alle immagini che piacciono tanto ai fotografi di strada ma evoca anche l’Alluvione, antesignana del simbolo del fuoco. Altrove, non abbiamo forse visto un vampiro in questa “balaclava”, che potrebbe essere facilmente considerato un emissario del diavolo. Più in la, una colomba bianca, palesemente morta, giace sull’asfalto liscio di pioggia, sicuramente un segno di speranza diventata dispiacere... e di alluvione.
I peccatori sono stati logicamente distrutti dall’alluvione, come i loro successori lo saranno dal fuoco. Ma di cosa erano realmente colpevoli e perché continuano ad esserlo? La dissolutezza, l’avidità e il desiderio di essere esentati dalla legge divina? MISS'TIKA, quanto a lei, offre qualcos’altro per il futuro, servendosi, del suo mazzo di Tarocchi: “Amore, Matrimonio, Affari” per le donne e “Eredità, Fortuna, Famiglia” per gli uomini. La donna al tavolo di Black Jack, molte pagine prima, vorrebbe predire il futuro, forse a sue spese. Il desiderio maschile è trattato con facilità dalla donna vestita di rosso e il gorilla dietro le sbarre è probabilmente un simbolo di bestialità. In questo labirinto morale ed etico, si lotta per trovare la propria strada. C’è un’immagine straordinaria nella serie, quella di una giovane donna ben vestita che si fa strada con difficoltà attraversando un muro di cerchi, di rettangoli e di triangoli colorati. Potremmo quasi credere che si sposta in un adattamento modernista di Malevich, disegnato alla maniera di una moderna redenzione, in movimento verso una fonte luminosa di Moholian. Per lei, un altro ricercatore sembra seduto qui, dopo aver guardato un oggetto, un piatto o un tavolo.
Esistono certamente elementi che non possono essere inseriti in queste categorie: il Peccato, la Redenzione, il Castigo e l'Orgoglio, la storia di Dedalo. Perché, ad esempio, si vede quest’immagine dal basso, di una riga con un’etichetta blu sul banco del pescivendolo? L’ho già vista da qualche parte, in un contesto simile, moralizzato, nella Tentazione di Sant’Antonio di Bosch, (al Museo delle Belle Arti di Lisbona), quest’inventario fulminante di influenze nefaste, pericoli e catastrofi. Potrebbe non essere un’influenza, ma Bosch è l’artista a cui Dolores Marat è più vicina, sia per temperamento che per strategie. Tutti coloro che hanno tentato di seguire Bosch apprezzano la sua complessità e la sua pertinenza.
La Marat appartiene allo stesso mondo, invaso da mostri, abitato da fenomeni spaventosi, terribilito. È anche quello che potremmo definire una modernista naturale, che si nutre di storie antiche,che non hanno mai perso la ricchezza del loro significato, né la loro risonanza. L’idea stessa di mischiare le storie di Dedalo e Icaro con quella del Giudizio Universale e di metterle in scena o di ritrovarle in un contesto contemporaneo non sarebbe certo stata estranea agli occhi di T.S. Eliot o di Ezra Pound. E’ nella stessa tradizione, un po’ più sfrontata o melodrammatica. Se la fotografia permette di attribuire lo statuto di artista, è chiaro che Dolores Marat merita questo titolo. I suoi precursori sono Fox Talbot, Alfred Stieglitz e Robert Frank e pochi altri, che con la forza della loro immaginazione hanno saputo superare i limiti di queste “qualità di trascrizione” di cui parlavamo nell’introduzione.
Ian Geffrey, critico d’arte.
Il libro "Labyrinthe" edito da Point du Jour, accompagna la mostra.
Dolores Marat
Dolores Marat nasce a Parigi il 26 ottobre 1944. Nel 1959 si avvia alla fotografia nel negozio di un fotografo di quartiere, in cui impara tutte le tecniche di laboratorio, e vi rimane tre anni. Dal 1962 al 1969, Dolores diventa successivamente ritrattista di strada, lavora sui circuiti automobilistici ed è anche fotografa di scena alla ORTF.
Dal 1969 al 1982 viene assunta come laboratorista di bianco e nero dalla rivista Votre Beauté, in cui sviluppa e stampa le fotografie dei personaggi più famosi del momento (Guy Bourdin, Jean-Lou Sieff, Helmut Newton, Sahra Moon…). Sarà fotografa accreditata della rivista dal 1983 al 1994.
Dal 1983, Dolores Marat fa un lavoro personale che espone regolarmente a Parigi, Londra, New York e Bruxelles, continua a lavorare per la stampa e per clienti regolari come Hermes, Weston o Givenchy.
Mostre personali
1985 Galleria Frédéric Bazille, Montpellier, Francia
1986 Museo della fotografia, Charleroi, Belgio
1987 Galleria Focus, Amsterdam, Hollande
1988 Mese della Fotografia, Parigi, Francia
1989 Casa della cultura, Amiens, Francia
1990 Galleria Sephia, Bruxelles, Belgio
1991 Museo Montebello, Trouville, Francia
Gli incontri fotografici di Solignac, Francia
Casa della cultura di Fougères, Francia
1992 Centro culturale Triangolo, Rennes, Francia
1993 Galleria Pons, Parigi, Francia
Fnac Etoile, Parigi, Francia
1995 Galleria Pons, Parigi, Francia
1996 The Photographer’s Gallery, Londra
1997 Consigno interiores, Coimbra, Portugal
1998 The Witkin Gallery, New York, USA
Centro Culturale, Riberac, Francia
1999 Teatro Granit di Belfort
Centro Culturale di Surabaya, Indonesia
2000 Teatro Quartz, Brest, Francia
Galleria del Forum, Tolosa, Francia
Alliance Française, Mese della Fotografia, Toronto, Canada
Giornate fotografiche di Bienne, Svizzera
Centro Georges Brassens, Avrillé
Galleria Damasquine, Bruxelles, Belgio
Photographer’s Gallery, Londra
Watt’s Gallery, New York
2001 «Labyrinthe» Fnac Forum des Halles, Parigi
Principali mostre collettive
1985 « Jeunes Créations » Fnac Montparnasse, Parigi
1996 Apperture New-York
2000 Mese della Fotografia. Galleria Serge Aboukrat, Parigi
Paris Photo. Carrousel del Louvre, Parigi
Bibliografia
1990 « Eclipse » Edizioni Contrejour, Parigi
1992 « Passage » Edizioni In Visu, Parigi
1995 « Rives » Edizioni Marval, Parigi. Dewi Lewis Publishing, Edizioni Braus,
Germania
2000 « Boulevard maritime » Carnet de voyage N°9, Edizioni Le Point du Jour.
« Histoires sans paroles » Edizioni Michel Bavrey, Nantes
2001 « Labyrinthe » Edizioni Le Point du Jour.
Per le sue qualità di trascrizione, la fotografia ha saputo sviluppare solo raramente una dimensione metafisica, il che l’ha in parte penalizzata. La fotografia esiste in quanto prova o testimonianza, ma non è facilmente portatrice di un senso. Possiede però un potere di suggestione e di attrazione proprio perché permette di leggere oltre le intenzioni dell’artista. La collezione di Dolores Marat, Labyrinthe, si inserisce in questa tipologia e il titolo sembra persino suggerire che dovevamo ritenerci persi in un’iterazione, che divagava tra numerose possibilità semantiche. Dopotutto, un labirinto non è forse un dedalo in cui siamo destinati a perderci?
La Marat sembra tuttavia avere fatto scelte molto precise nelle sue tematiche. Con il titolo Labyrinthe e questi altri segni vengono gettate le basi. Il Labirinto originale è stato costruito a Creta da Dedalo per ospitare il Minotauro, mezzo uomo e mezzo toro, figlio di Posife, la moglie del Re Minosse.
Saremmo tentati di vedere in quest’idea del Labirinto una metafora controllata costruita da Dolores Marat, in cui viene simboleggiato un senso nascosto e difficile. Tuttavia, la Marat termina il suo saggio con l’immagine curiosa di una coppia alata in piedi sulla sommità appiattita di una piramide, e questa assomiglia ad una versione dell’Ange du Nord di Britain. Possono solo rappresentare Dedalo e Icaro che preparano il loro volo da Creta: il viaggio illecito in cui Icaro volò disastrosamente vicino al sole e cadde nel mare.
Nessuna persona abituata alla fotografia e soprattutto alla fotografia moderna si aspetta tanta precisione iconografica. Dopo aver identificato Dedalo, Icaro, il mostro, il mare e il sole, si è tentati di limitarsi a questo mondo e di concludere che il libro si sviluppa intorno alla storia di Dedalo. È vero che ha costruito ogni sorta di "daedala", di giochi mobili e di figure animate che spesso qui spuntano. È una storia interessante che si presta alla ripetizione e alla riflessione. Dopo tutto, la storia della morte di Icaro non è poi così triste.
Penso tuttavia che la storia del Labyrinthe della Marat sia altro e sia intenzionalmente più oscura, più vicina al simbolo del Peccato che a quello dell’Orgoglio. Il tono del Labyrinthe, come quello dei Bords (un’opera più corposa pubblicata nel 1995), è malinconico. La sua ultima immagine epica è stampata su due pagine, una scena di teatro in cui il pubblico in piedi assomiglia ad una folla arrossata da una fonte luminosa e teatrale proveniente da sinistra. Andando verso sinistra, sotto questa luce, la folla sembra composta di peccatori che si avviano al fuoco dell’inferno, in una sorta di giudizio dei tempi moderni. Sul retro e a mo’ di introduzione, ha inserito il manichino di un sarto vestito da sommozzatore davanti a un edificio colorato leggermente di blu. Assomiglia alle immagini che piacciono tanto ai fotografi di strada ma evoca anche l’Alluvione, antesignana del simbolo del fuoco. Altrove, non abbiamo forse visto un vampiro in questa “balaclava”, che potrebbe essere facilmente considerato un emissario del diavolo. Più in la, una colomba bianca, palesemente morta, giace sull’asfalto liscio di pioggia, sicuramente un segno di speranza diventata dispiacere... e di alluvione.
I peccatori sono stati logicamente distrutti dall’alluvione, come i loro successori lo saranno dal fuoco. Ma di cosa erano realmente colpevoli e perché continuano ad esserlo? La dissolutezza, l’avidità e il desiderio di essere esentati dalla legge divina? MISS'TIKA, quanto a lei, offre qualcos’altro per il futuro, servendosi, del suo mazzo di Tarocchi: “Amore, Matrimonio, Affari” per le donne e “Eredità, Fortuna, Famiglia” per gli uomini. La donna al tavolo di Black Jack, molte pagine prima, vorrebbe predire il futuro, forse a sue spese. Il desiderio maschile è trattato con facilità dalla donna vestita di rosso e il gorilla dietro le sbarre è probabilmente un simbolo di bestialità. In questo labirinto morale ed etico, si lotta per trovare la propria strada. C’è un’immagine straordinaria nella serie, quella di una giovane donna ben vestita che si fa strada con difficoltà attraversando un muro di cerchi, di rettangoli e di triangoli colorati. Potremmo quasi credere che si sposta in un adattamento modernista di Malevich, disegnato alla maniera di una moderna redenzione, in movimento verso una fonte luminosa di Moholian. Per lei, un altro ricercatore sembra seduto qui, dopo aver guardato un oggetto, un piatto o un tavolo.
Esistono certamente elementi che non possono essere inseriti in queste categorie: il Peccato, la Redenzione, il Castigo e l'Orgoglio, la storia di Dedalo. Perché, ad esempio, si vede quest’immagine dal basso, di una riga con un’etichetta blu sul banco del pescivendolo? L’ho già vista da qualche parte, in un contesto simile, moralizzato, nella Tentazione di Sant’Antonio di Bosch, (al Museo delle Belle Arti di Lisbona), quest’inventario fulminante di influenze nefaste, pericoli e catastrofi. Potrebbe non essere un’influenza, ma Bosch è l’artista a cui Dolores Marat è più vicina, sia per temperamento che per strategie. Tutti coloro che hanno tentato di seguire Bosch apprezzano la sua complessità e la sua pertinenza.
La Marat appartiene allo stesso mondo, invaso da mostri, abitato da fenomeni spaventosi, terribilito. È anche quello che potremmo definire una modernista naturale, che si nutre di storie antiche,che non hanno mai perso la ricchezza del loro significato, né la loro risonanza. L’idea stessa di mischiare le storie di Dedalo e Icaro con quella del Giudizio Universale e di metterle in scena o di ritrovarle in un contesto contemporaneo non sarebbe certo stata estranea agli occhi di T.S. Eliot o di Ezra Pound. E’ nella stessa tradizione, un po’ più sfrontata o melodrammatica. Se la fotografia permette di attribuire lo statuto di artista, è chiaro che Dolores Marat merita questo titolo. I suoi precursori sono Fox Talbot, Alfred Stieglitz e Robert Frank e pochi altri, che con la forza della loro immaginazione hanno saputo superare i limiti di queste “qualità di trascrizione” di cui parlavamo nell’introduzione.
Ian Geffrey, critico d’arte.
Il libro "Labyrinthe" edito da Point du Jour, accompagna la mostra.
Dolores Marat
Dolores Marat nasce a Parigi il 26 ottobre 1944. Nel 1959 si avvia alla fotografia nel negozio di un fotografo di quartiere, in cui impara tutte le tecniche di laboratorio, e vi rimane tre anni. Dal 1962 al 1969, Dolores diventa successivamente ritrattista di strada, lavora sui circuiti automobilistici ed è anche fotografa di scena alla ORTF.
Dal 1969 al 1982 viene assunta come laboratorista di bianco e nero dalla rivista Votre Beauté, in cui sviluppa e stampa le fotografie dei personaggi più famosi del momento (Guy Bourdin, Jean-Lou Sieff, Helmut Newton, Sahra Moon…). Sarà fotografa accreditata della rivista dal 1983 al 1994.
Dal 1983, Dolores Marat fa un lavoro personale che espone regolarmente a Parigi, Londra, New York e Bruxelles, continua a lavorare per la stampa e per clienti regolari come Hermes, Weston o Givenchy.
Mostre personali
1985 Galleria Frédéric Bazille, Montpellier, Francia
1986 Museo della fotografia, Charleroi, Belgio
1987 Galleria Focus, Amsterdam, Hollande
1988 Mese della Fotografia, Parigi, Francia
1989 Casa della cultura, Amiens, Francia
1990 Galleria Sephia, Bruxelles, Belgio
1991 Museo Montebello, Trouville, Francia
Gli incontri fotografici di Solignac, Francia
Casa della cultura di Fougères, Francia
1992 Centro culturale Triangolo, Rennes, Francia
1993 Galleria Pons, Parigi, Francia
Fnac Etoile, Parigi, Francia
1995 Galleria Pons, Parigi, Francia
1996 The Photographer’s Gallery, Londra
1997 Consigno interiores, Coimbra, Portugal
1998 The Witkin Gallery, New York, USA
Centro Culturale, Riberac, Francia
1999 Teatro Granit di Belfort
Centro Culturale di Surabaya, Indonesia
2000 Teatro Quartz, Brest, Francia
Galleria del Forum, Tolosa, Francia
Alliance Française, Mese della Fotografia, Toronto, Canada
Giornate fotografiche di Bienne, Svizzera
Centro Georges Brassens, Avrillé
Galleria Damasquine, Bruxelles, Belgio
Photographer’s Gallery, Londra
Watt’s Gallery, New York
2001 «Labyrinthe» Fnac Forum des Halles, Parigi
Principali mostre collettive
1985 « Jeunes Créations » Fnac Montparnasse, Parigi
1996 Apperture New-York
2000 Mese della Fotografia. Galleria Serge Aboukrat, Parigi
Paris Photo. Carrousel del Louvre, Parigi
Bibliografia
1990 « Eclipse » Edizioni Contrejour, Parigi
1992 « Passage » Edizioni In Visu, Parigi
1995 « Rives » Edizioni Marval, Parigi. Dewi Lewis Publishing, Edizioni Braus,
Germania
2000 « Boulevard maritime » Carnet de voyage N°9, Edizioni Le Point du Jour.
« Histoires sans paroles » Edizioni Michel Bavrey, Nantes
2001 « Labyrinthe » Edizioni Le Point du Jour.
01
marzo 2005
Dolores Marat – Labyrinthe
Dal primo marzo al 05 maggio 2005
fotografia
Location
FNAC
Napoli, Via Luca Giordano, 59, (Napoli)
Napoli, Via Luca Giordano, 59, (Napoli)
Orario di apertura
da lunedì a domenica 10-20
Autore