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Domenico Cerato – Architettura a Padova nel secolo dei Lumi
Architetto vicentino attivo soprattutto a Padova,
DOMENICO CERATO ha segnato in modo decisivo l’aspetto della città
arricchendola, con i suoi progetto innovativi – La Specola Astronomica,
l’ospedale Giustinano e Prato della Valle – di nuovi simboli dell’identità urbana.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Architetto vicentino attivo soprattutto a Padova,
DOMENICO CERATO ha segnato in modo decisivo l'aspetto della città
arricchendola, con i suoi progetto innovativi - La Specola Astronomica,
l’ospedale Giustinano e Prato della Valle – di nuovi simboli dell’identità urbana.
Accanto ai suoi disegni originali, taluni inediti, opere di contesto, da Canaletto a Piranesi, da Fossati a Subleyeras
L'opera di Domenico Cerato, architetto vicentino ma attivo soprattutto a Padova, ha segnato in modo decisivo l'aspetto della città.
A lui si devono infatti i progetti delle principali opere architettoniche del Settecento, come la sistemazione della Specola Astronomica,
la realizzazione del Prato della Valle e dell'Ospedale Giustinianeo.
Come afferma l'Assessore alla Cultura Matteo Cavatton: “Grazie ai suoi innovativi progetti anche
la tradizionale identità di Padova risultò modificata,
arricchendosi di nuovi simboli urbani, nuovi spazi nei quali ritrovare, affermare e divulgare la propria immagine.”
La mostra, promossa dal Comune di Padova – Assessorato alla Cultura, allestita a Palazzo Zuckermann dal 28 ottobre 2016 al 26 febbraio 2017 a cura di Vincenza Cinzia Donvito e Stefano Zaggia, rende esplicita questa trasformazione e la grande forza innovativa dell’attività di Cerato.
Accanto a una selezione di suoi disegni originali - taluni inediti - conservati presso la Biblioteca Civica, sono esposte opere di contesto da Canaletto a
Francesco Piranesi, da Giorgio Fossati a Giuseppe Subleyeras - dipinti, affascinanti acquarelli, incisioni, volumi e stampe -
in grado di testimoniare l’evoluzione dell’immagine della città.
Il catalogo Skira che accompagna l'esposizione renderà noto l’intero corpus grafico dell'architetto di proprietà civica.
Cerato fu interprete a Padova delle istanze funzionaliste in architettura propugnate da Carlo Lodoli, tramite le committenze dei
patrizi veneti Angelo Querini e Andrea Memmo, propugnatori dell’architettura come strumento di riforma socio-politica.
Il riferimento era l’élite culturale dell’illuminismo scientifico a Padova alla quale appartenevano anche il matematico Giovanni Poleni, con cui Cerato intrattenne rapporti epistolari, e Giuseppe Toaldo, astronomo, al quale fu legato da grande amicizia.
Occupatosi con spirito pragmatico della trasformazione della perduta Villa Querini ad Altichiero da modesta casa di campagna
in una sorta di manifesto degli ideali antiquari, artistici, scientifici e agronomici di Querini, Cerato usò lo stesso approccio per fondare a Padova nel 1766,
come aveva fatto a Vicenza, una scuola privata di architettura.
Interveniva così nel dibattito sulla formazione dell’architetto chiamato a tener conto per esempio anche degli aspetti economici dell’edilizia.
Stabilitosi a Padova ormai cinquantenne – ospite di Toaldo - gli viene chiesto di occuparsi della realizzazione di una moderna Specola astronomica che trasformasse radicalmente la Torlonga del Castello medievale. Ci vorrà un decennio per realizzare il suo progetto ma sarà un successo:
Cerato e Toaldo abitarono nella casa per l’Astronomo e presso la Specola – “eretta a maggior lustro e vantaggio della cattedra d’astronomia” -
Cerato vi avviò anche l'attività d'insegnamento, pensato sempre con un'impostazione eminentemente pratica “per tagliapietra, muratori e marangoni”.
La modernità della Specola fu subito compresa e la torre astronomica venne inserita nelle vedute antologiche della pianta di Giovanni Valle (1784),
tra le Fabriche più considerabili della città nelle acqueforti di Francesco Belluco (1787)
e tra i più rappresentativi edifici di Padova nelle Memorie di Chevalier, pubblicate dai Gamba.
Stessa cosa avvenne per l’ospedale commissionato da Andrea Memmo – con un enorme portato di innovazione e moderno funzionalismo - e per Prato della Valle.
In mostra, tra le varie documentazioni, vi è anche una gustosa rappresentazione dell’ospedale a lavori ancora in corso, disegnata da Daniele Danieletti con la direzione di Cerato: una rappresentazione animata da numerose figurette e forse realizzata in occasione della raccolta di fondi per sostenere l’impresa.
“Solidità, bellezza e comodità – scrive Brandolese nel 1795 - tre requisiti necessari alla perfezione di un fabbrica
(cosa difficilissima a combinarsi) pare s’abbiano qui a ritrovare: se così è, si potrà annoverare questo tra i più bei ospitali d’Italia
ed accrescerà celebrità al nome dell’abate Domenico Cerato, che ne fu l’autore”.
Quello della ricerca di finanziamenti e, diremmo oggi, del found raising era evidentemente un problema già sentito all’epoca e si ripeterà
anche per Prato della Valle: l’impresa di Cerato destinata al maggior successo nell’iconografia identitaria della città.
Lo sforzo dell'illuminato Andrea Memmo - provveditore straordinario di Padova dal 1775 al 1776 - per riqualificare e ammodernare la città, trova nel recupero morfologico e funzionale della zona depressa di Prato della Valle il suo momento più alto.
Memmo affida a Cerato il progetto, che doveva rispondere ad esigenze pratiche, sociali ed economiche insieme,
con l'obiettivo di una piazza che fosse destinata a usi commerciali e di spettacolo ma anche di svago, sia per i cittadini che per i turisti.
Ma i fondi non bastano e dunque avvia il finanziamento delle statue da parte dei cittadini.
La bella veduta di Canaletto in mostra, del 1740, evidenzia la situazione antecedente l'intervento con l'area invasa dalle acque stagnanti
mentre un'altra opera precedente al 1767 mostra la zona di pertinenza di Santa Giustina adibita a pascolo con abbeveratoi e canneti.
Diverse stampe testimoniano invece differenti stadi dell'intervento con l'inserimento anche di elementi progettuali non ancora realizzati.
Saranno due grandi carte, il disegno dell'architetto Subleyras e l'incisione di Piranesi, volute dallo stesso Memmo per gli amici,
a mostrarci l'opera assai vicina alla definitiva realizzazione. Padova aveva un nuovo luogo simbolo per la propria identità urbana.
L’esposizione, promossa dal Comune di Padova-Assessorato alla Cultura, si svolge in contemporanea con la mostra
” PIETRO CHEVALIER – Vedute di Padova e del Veneto nell’Ottocento” allestita invece presso i Musei Civici agli Eremitani
DOMENICO CERATO ha segnato in modo decisivo l'aspetto della città
arricchendola, con i suoi progetto innovativi - La Specola Astronomica,
l’ospedale Giustinano e Prato della Valle – di nuovi simboli dell’identità urbana.
Accanto ai suoi disegni originali, taluni inediti, opere di contesto, da Canaletto a Piranesi, da Fossati a Subleyeras
L'opera di Domenico Cerato, architetto vicentino ma attivo soprattutto a Padova, ha segnato in modo decisivo l'aspetto della città.
A lui si devono infatti i progetti delle principali opere architettoniche del Settecento, come la sistemazione della Specola Astronomica,
la realizzazione del Prato della Valle e dell'Ospedale Giustinianeo.
Come afferma l'Assessore alla Cultura Matteo Cavatton: “Grazie ai suoi innovativi progetti anche
la tradizionale identità di Padova risultò modificata,
arricchendosi di nuovi simboli urbani, nuovi spazi nei quali ritrovare, affermare e divulgare la propria immagine.”
La mostra, promossa dal Comune di Padova – Assessorato alla Cultura, allestita a Palazzo Zuckermann dal 28 ottobre 2016 al 26 febbraio 2017 a cura di Vincenza Cinzia Donvito e Stefano Zaggia, rende esplicita questa trasformazione e la grande forza innovativa dell’attività di Cerato.
Accanto a una selezione di suoi disegni originali - taluni inediti - conservati presso la Biblioteca Civica, sono esposte opere di contesto da Canaletto a
Francesco Piranesi, da Giorgio Fossati a Giuseppe Subleyeras - dipinti, affascinanti acquarelli, incisioni, volumi e stampe -
in grado di testimoniare l’evoluzione dell’immagine della città.
Il catalogo Skira che accompagna l'esposizione renderà noto l’intero corpus grafico dell'architetto di proprietà civica.
Cerato fu interprete a Padova delle istanze funzionaliste in architettura propugnate da Carlo Lodoli, tramite le committenze dei
patrizi veneti Angelo Querini e Andrea Memmo, propugnatori dell’architettura come strumento di riforma socio-politica.
Il riferimento era l’élite culturale dell’illuminismo scientifico a Padova alla quale appartenevano anche il matematico Giovanni Poleni, con cui Cerato intrattenne rapporti epistolari, e Giuseppe Toaldo, astronomo, al quale fu legato da grande amicizia.
Occupatosi con spirito pragmatico della trasformazione della perduta Villa Querini ad Altichiero da modesta casa di campagna
in una sorta di manifesto degli ideali antiquari, artistici, scientifici e agronomici di Querini, Cerato usò lo stesso approccio per fondare a Padova nel 1766,
come aveva fatto a Vicenza, una scuola privata di architettura.
Interveniva così nel dibattito sulla formazione dell’architetto chiamato a tener conto per esempio anche degli aspetti economici dell’edilizia.
Stabilitosi a Padova ormai cinquantenne – ospite di Toaldo - gli viene chiesto di occuparsi della realizzazione di una moderna Specola astronomica che trasformasse radicalmente la Torlonga del Castello medievale. Ci vorrà un decennio per realizzare il suo progetto ma sarà un successo:
Cerato e Toaldo abitarono nella casa per l’Astronomo e presso la Specola – “eretta a maggior lustro e vantaggio della cattedra d’astronomia” -
Cerato vi avviò anche l'attività d'insegnamento, pensato sempre con un'impostazione eminentemente pratica “per tagliapietra, muratori e marangoni”.
La modernità della Specola fu subito compresa e la torre astronomica venne inserita nelle vedute antologiche della pianta di Giovanni Valle (1784),
tra le Fabriche più considerabili della città nelle acqueforti di Francesco Belluco (1787)
e tra i più rappresentativi edifici di Padova nelle Memorie di Chevalier, pubblicate dai Gamba.
Stessa cosa avvenne per l’ospedale commissionato da Andrea Memmo – con un enorme portato di innovazione e moderno funzionalismo - e per Prato della Valle.
In mostra, tra le varie documentazioni, vi è anche una gustosa rappresentazione dell’ospedale a lavori ancora in corso, disegnata da Daniele Danieletti con la direzione di Cerato: una rappresentazione animata da numerose figurette e forse realizzata in occasione della raccolta di fondi per sostenere l’impresa.
“Solidità, bellezza e comodità – scrive Brandolese nel 1795 - tre requisiti necessari alla perfezione di un fabbrica
(cosa difficilissima a combinarsi) pare s’abbiano qui a ritrovare: se così è, si potrà annoverare questo tra i più bei ospitali d’Italia
ed accrescerà celebrità al nome dell’abate Domenico Cerato, che ne fu l’autore”.
Quello della ricerca di finanziamenti e, diremmo oggi, del found raising era evidentemente un problema già sentito all’epoca e si ripeterà
anche per Prato della Valle: l’impresa di Cerato destinata al maggior successo nell’iconografia identitaria della città.
Lo sforzo dell'illuminato Andrea Memmo - provveditore straordinario di Padova dal 1775 al 1776 - per riqualificare e ammodernare la città, trova nel recupero morfologico e funzionale della zona depressa di Prato della Valle il suo momento più alto.
Memmo affida a Cerato il progetto, che doveva rispondere ad esigenze pratiche, sociali ed economiche insieme,
con l'obiettivo di una piazza che fosse destinata a usi commerciali e di spettacolo ma anche di svago, sia per i cittadini che per i turisti.
Ma i fondi non bastano e dunque avvia il finanziamento delle statue da parte dei cittadini.
La bella veduta di Canaletto in mostra, del 1740, evidenzia la situazione antecedente l'intervento con l'area invasa dalle acque stagnanti
mentre un'altra opera precedente al 1767 mostra la zona di pertinenza di Santa Giustina adibita a pascolo con abbeveratoi e canneti.
Diverse stampe testimoniano invece differenti stadi dell'intervento con l'inserimento anche di elementi progettuali non ancora realizzati.
Saranno due grandi carte, il disegno dell'architetto Subleyras e l'incisione di Piranesi, volute dallo stesso Memmo per gli amici,
a mostrarci l'opera assai vicina alla definitiva realizzazione. Padova aveva un nuovo luogo simbolo per la propria identità urbana.
L’esposizione, promossa dal Comune di Padova-Assessorato alla Cultura, si svolge in contemporanea con la mostra
” PIETRO CHEVALIER – Vedute di Padova e del Veneto nell’Ottocento” allestita invece presso i Musei Civici agli Eremitani
28
ottobre 2016
Domenico Cerato – Architettura a Padova nel secolo dei Lumi
Dal 28 ottobre 2016 al 26 febbraio 2017
arte antica
disegno e grafica
disegno e grafica
Location
PALAZZO ZUCKERMANN
Padova, Corso Giuseppe Garibaldi, 33, (Padova)
Padova, Corso Giuseppe Garibaldi, 33, (Padova)
Orario di apertura
10-19 chiuso i lunedì non festivi,25 e 26 dicembre, 1 gennaio
Editore
SKIRA
Ufficio stampa
VILLAGGIO GLOBALE
Autore
Curatore