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Domenico Difilippo – Apparizioni
La sua pittura e la sua scultura sono fuse in un’unica cosa, ed esprimono una felice unione della materia e del colore
Comunicato stampa
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La sua pittura e la sua scultura sono fuse in un’unica cosa, ed esprimono una felice unione della materia e del colore. E’ questo il senso della ricerca artistica dell’ultimo periodo di Domenico Difilippo, artista che apre sabato 30 settembre (inaugurazione ore 18.30), la stagione espositiva del Circolo degli Artisti di Faenza. La mostra intitolata “Apparizioni”, che resterà aperta e visitabile fino a domenica 12 novembre, raccoglie una trentina di opere, realizzate dal 2000 al 2006, che esprimono la fase più recente dell’artista. Sono “Angeli” che nel loro Essere contengono o si contemplano anche i “Paesaggi dell’Anima”. Di rilievo poi le “Carte o Manoscritti: inedite tavole che raccontano vicende o storie di civiltà a noi ancora sconosciute o di difficile criptatura. Soggetti, come i primi gli:Angeli, a metà tra pittura e scultura, ricche di volumi e di colori spesso naturali, realizzati a volte con l’apporto del coccio pesto o col nero di fuliggine, sino all’applicazione in alcune parti con la foglia d’oro, che danno prova dell’abilità tecnica di Difilippo di manipolare e modellare il materiale più diverso a lui congeniale. Sono immagini di una narrazione, che conduce a differenti dimensioni espressive e poetiche, con forte simbolismo di un’interprete che ha enunciato e firmato sin dai primi anni Novanta il manifesto di un nuovo movimento artistico denominato Astrattismo Magico.
Biografia
DOMENICO DIFILIPPO è nato a Finale Emilia nel 1946. Inizia a studiare all’Istituto d’Arte di Modena, scegliendo l’indirizzo di Architettura, ma si diploma in Decorazione all’Istituto d’Arte di Castelmassa (Rovigo) e per un breve periodo frequenta l’Accademia di Belle Arti di Firenze.
Nel 1963 diciassettenne, espone per la prima volta in uno spazio pubblico, sollecitato dal poeta concittadino Piero Gigli. Verso la fine degli anni ‘60 a Milano fa esperienze lavorative di pubblicista, design e grafico editoriale, collaborando anche per il “Gruppo Editoriale Fabbri”. Nel capoluogo lombardo è attratto dalla vivacità di alcuni artisti come Gianni Dova, Mario Rossello, Roberto Crippa, Enrico Baj ed altri protagonisti dello scenario artistico contemporaneo, incontrati in via Brera al “bar Jamaica” e con i quali intrattiene rapporti d’amicizia e collaborazione, realizzando con loro alcune opere a quattro mani.
Dopo un’esperienza “Post Nucleare”, “Poverista” ed “Informale”, rientra nella sua provincia dopo i moti studenteschi del ’68. Nasceranno, ispirate dal difficile clima sociale di quegl’anni, le opere: L’Intellettuale, Il Poeta, L’Angoscia e Il Grido. Nel 1970, sposa Leda Mestoli (musa ispiratrice e tenace alleata) e decide di dedicarsi esclusivamente all’attività artistica. Gli anni settanta sono assai stimolanti anche grazie alla vicina Ferrara e all’attività espositiva di “Palazzo dei Diamanti”. Nella prima metà degli anni ottanta frequenti sono i rapporti con l’ambiente artistico toscano, Torino e Milano. Dal 1973 si evidenzia un elemento singolare all’interno delle sue opere: “l’occhio abnorme” che caratterizza i suoi personaggi i quali diverranno “sigla e totem” attorno al quale si alternano “simboli ancestrali” densi di significati, per un “bestiario contemporaneo”. Nel 1982 soggiorna per un breve periodo in Francia a Parigi. Sullo scorcio della fine degli anni ottanta la sua pittura ha un forte cambiamento, dall’onirico fantastico volge ad una visione indefinibile: hanno così origine le opere dell’87: Metamorfosi, Forme in movimento e Vittoria alata. Erano i semi e gli sviluppi di quel manifesto dell’Astrattismo Magico che redigerà a Brema, il 10 maggio del 1991 il manifesto. Quel suo nuovo modo di pensare e fare arte, viene proposto per la prima volta in Italia a novembre, nei prestigiosi spazi di Palazzo dei Diamanti (Ferrara), su invito del direttore Franco Farina. La medesima personale sarà proposta e ospitata a Gubbio presso la “Casa di Sant’Ubaldo” in occasione delle manifestazioni di “Umbriafiction‘92”.
Gli anni novanta saranno assai innovativi, un moltiplicarsi d’interessi e di ricerca in molte direzioni, ed in altrettanti incontri stimolanti coronati nel 1997, quando il Ministero dell’Istruzione e dell’Università gli affida la Prima Cattedra di Decorazione presso l’Accademia di Belle Arti di Sassari; quell’ incarico si rivela una grossa opportunità, tappa fondamentale sul piano creativo, assai dirompente, tanto da stravolgere ancora una volta la sua visione delle cose, stimolando un nuovo cammino estetico. Tra il 1997 e 2003, realizza quasi cento opere, dedicate alla Sardegna, atto d’amore per quella terra che gli ha stimolato forme e colori ineguagliabili. Se i suoi inizi erano esclusivamente votati alla pittura e sporadicamente alla scultura, alla fine degli anni novanta avverrà il contrario. Dal 1996 per titoli artistici ha avuto incarichi quasi sempre annuali per l’insegnamento nelle Accademie di Belle Arti di Bologna, Firenze, Sassari, Venezia, Carrara, e consecutivamente per due anni a Brera (Milano). Nel 2001 ottiene l’immissione in ruolo a Bologna, dove attualmente insegna. Ha tenuto oltre cinquanta personali in varie città italiane tra cui anche Faenza alla Galleria Comunale “Voltone della Molinella” dove quindi ritorna in questa occasione.
All’estero si ricordono le esposizioni: a Parigi, New York, San Francisco, Londra. Come pittore è stato invitato con successo nel 1971 e ‘72 al “Premio Repubblica di San Marino”, dove consegue l’acquisizione dell’opera in entrambe le edizioni. Come scultore ha partecipato a Simposi Internazionali. Nel 2005 la “Galleria del Carbone” di Ferrara tiene una sua personale dal titolo: Menhir dell’anima, dove viene esposta la sua ultima produzione scultorea. Nel luglio 2006 Difilippo con Brunivo Buttarelli e il giapponese Norio Takaoka, firmano il 2° Manifesto dell’Astrattismo Magico, a ottobre espone in Spagna a Saragozza, in contemporanea con la presente, al “Circolo degli Artisti” di Faenza a cura di Lamberto Fabbri.
Biografia
DOMENICO DIFILIPPO è nato a Finale Emilia nel 1946. Inizia a studiare all’Istituto d’Arte di Modena, scegliendo l’indirizzo di Architettura, ma si diploma in Decorazione all’Istituto d’Arte di Castelmassa (Rovigo) e per un breve periodo frequenta l’Accademia di Belle Arti di Firenze.
Nel 1963 diciassettenne, espone per la prima volta in uno spazio pubblico, sollecitato dal poeta concittadino Piero Gigli. Verso la fine degli anni ‘60 a Milano fa esperienze lavorative di pubblicista, design e grafico editoriale, collaborando anche per il “Gruppo Editoriale Fabbri”. Nel capoluogo lombardo è attratto dalla vivacità di alcuni artisti come Gianni Dova, Mario Rossello, Roberto Crippa, Enrico Baj ed altri protagonisti dello scenario artistico contemporaneo, incontrati in via Brera al “bar Jamaica” e con i quali intrattiene rapporti d’amicizia e collaborazione, realizzando con loro alcune opere a quattro mani.
Dopo un’esperienza “Post Nucleare”, “Poverista” ed “Informale”, rientra nella sua provincia dopo i moti studenteschi del ’68. Nasceranno, ispirate dal difficile clima sociale di quegl’anni, le opere: L’Intellettuale, Il Poeta, L’Angoscia e Il Grido. Nel 1970, sposa Leda Mestoli (musa ispiratrice e tenace alleata) e decide di dedicarsi esclusivamente all’attività artistica. Gli anni settanta sono assai stimolanti anche grazie alla vicina Ferrara e all’attività espositiva di “Palazzo dei Diamanti”. Nella prima metà degli anni ottanta frequenti sono i rapporti con l’ambiente artistico toscano, Torino e Milano. Dal 1973 si evidenzia un elemento singolare all’interno delle sue opere: “l’occhio abnorme” che caratterizza i suoi personaggi i quali diverranno “sigla e totem” attorno al quale si alternano “simboli ancestrali” densi di significati, per un “bestiario contemporaneo”. Nel 1982 soggiorna per un breve periodo in Francia a Parigi. Sullo scorcio della fine degli anni ottanta la sua pittura ha un forte cambiamento, dall’onirico fantastico volge ad una visione indefinibile: hanno così origine le opere dell’87: Metamorfosi, Forme in movimento e Vittoria alata. Erano i semi e gli sviluppi di quel manifesto dell’Astrattismo Magico che redigerà a Brema, il 10 maggio del 1991 il manifesto. Quel suo nuovo modo di pensare e fare arte, viene proposto per la prima volta in Italia a novembre, nei prestigiosi spazi di Palazzo dei Diamanti (Ferrara), su invito del direttore Franco Farina. La medesima personale sarà proposta e ospitata a Gubbio presso la “Casa di Sant’Ubaldo” in occasione delle manifestazioni di “Umbriafiction‘92”.
Gli anni novanta saranno assai innovativi, un moltiplicarsi d’interessi e di ricerca in molte direzioni, ed in altrettanti incontri stimolanti coronati nel 1997, quando il Ministero dell’Istruzione e dell’Università gli affida la Prima Cattedra di Decorazione presso l’Accademia di Belle Arti di Sassari; quell’ incarico si rivela una grossa opportunità, tappa fondamentale sul piano creativo, assai dirompente, tanto da stravolgere ancora una volta la sua visione delle cose, stimolando un nuovo cammino estetico. Tra il 1997 e 2003, realizza quasi cento opere, dedicate alla Sardegna, atto d’amore per quella terra che gli ha stimolato forme e colori ineguagliabili. Se i suoi inizi erano esclusivamente votati alla pittura e sporadicamente alla scultura, alla fine degli anni novanta avverrà il contrario. Dal 1996 per titoli artistici ha avuto incarichi quasi sempre annuali per l’insegnamento nelle Accademie di Belle Arti di Bologna, Firenze, Sassari, Venezia, Carrara, e consecutivamente per due anni a Brera (Milano). Nel 2001 ottiene l’immissione in ruolo a Bologna, dove attualmente insegna. Ha tenuto oltre cinquanta personali in varie città italiane tra cui anche Faenza alla Galleria Comunale “Voltone della Molinella” dove quindi ritorna in questa occasione.
All’estero si ricordono le esposizioni: a Parigi, New York, San Francisco, Londra. Come pittore è stato invitato con successo nel 1971 e ‘72 al “Premio Repubblica di San Marino”, dove consegue l’acquisizione dell’opera in entrambe le edizioni. Come scultore ha partecipato a Simposi Internazionali. Nel 2005 la “Galleria del Carbone” di Ferrara tiene una sua personale dal titolo: Menhir dell’anima, dove viene esposta la sua ultima produzione scultorea. Nel luglio 2006 Difilippo con Brunivo Buttarelli e il giapponese Norio Takaoka, firmano il 2° Manifesto dell’Astrattismo Magico, a ottobre espone in Spagna a Saragozza, in contemporanea con la presente, al “Circolo degli Artisti” di Faenza a cura di Lamberto Fabbri.
30
settembre 2006
Domenico Difilippo – Apparizioni
Dal 30 settembre al 12 novembre 2006
arte contemporanea
Location
CIRCOLO DEGLI ARTISTI
Faenza, Via Sant'antonio, 7, (Ravenna)
Faenza, Via Sant'antonio, 7, (Ravenna)
Vernissage
30 Settembre 2006, ore 18.30
Autore