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Domenico Difilippo – Pagine e memorie di un racconto intimo
Una contaminazione tra arte e vita avverano i recenti lavori che Domenico Difilippo nutre di oggetti sottratti al buio, ai luoghi dell’oblio, recuperando storie e memorie. E’ l’artista a testimoniare la loro importanza all’interno di racconti fatti di cose raccolte in tempi e luoghi diversi …
Comunicato stampa
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Pagine e Memorie di un Racconto Intimo
di Michele Fuoco ---------------------------------
Una contaminazione tra arte e vita avverano i recenti lavori che Domenico Difilippo nutre di oggetti sottratti al buio, ai luoghi dell’oblio, recuperando storie e memorie. E' l'artista a testimoniare la loro importanza all'interno di racconti fatti di cose raccolte in tempi e luoghi diversi e custoditi, quasi come "reliquie", in cantina e in granaio. Sulle pagine bianche (circa 70) non scritture ma fiori di ficus, di papiro, foglie di noci, di magnolie, di pannocchie di granoturco, di alberi tropicali o di zone marine, conchiglie e altri reperti del mare, ma anche chiodi, catenacci, il lucchetto del nonno, una lima del padre falegname, pezzi di ceramica, di legni che si offrono come segni decisivi di distinzione per raccontare il cammino temporale dell'artista in una trama di ricordi, di gioie del vissuto, nella riscoperta del privato e del mondo semplice degli affetti. E' come fondere le esigenze dell'arte con la propria esistenza, con un bisogno conoscitivo che dà significato alle piccole cose, ricomposte con un operare esperto e consapevole, invitandoci allo spettacolo di ciò di meraviglioso e di strano ogni frammento custodisce. Presenze elementari di natura e "objets trouvés" dialogano spesso con una icona particolare a forma di mandorla, di petalo, di canoa, dai colori vegetali, che ha costituito la cifra dominante in molti suoi codici e manoscritti. Stabiliscono un sistema di rapporti, con possibili incontri e seduzioni, con brandelli di realtà, nobilitati da foglie d'oro e d'argento, e pure con cristalli spesso azzurri, per istituire una diversa armonia e recuperare l'idea di purezza, di elevazione estetica e persino spirituale.
La struttura compositiva, sempre rigorosa, ci parla di una particolare legame dell'artista con quegli oggetti che diventano incarnazioni di esperienze che l'opera sa mantenere ancora in vita. Alla poca distanza sul piano visivo che Domenico stabilisce sul foglio tra le cose materiche per organizzare l'immagine, corrisponde una lunga distanza temporale di memorie che le stesse cose trattengono in una diversa e intrigante dimensione di rivelazione.
Nell'assunzione di un linguaggio essenziale, di minuziosa elaborazione formale, si configura un sistema di componenti polimaterici, con continue variazioni di immagini, di azzardo incomparabile, che mantengono la valenza di disincantata visione della realtà. C'è qualcosa di nuovo e inatteso in queste candidi fogli che costituiscono lo spazio libero in cui i frammenti trovano articolazioni, di continua variazione, in una trama di ricordi, di echi, di allusioni e rimandi. Così la ricerca di Difilippo muove in direzione di una singolare forma di reinvenzione della pagina, dove la narrazione con avviene con la parola, il modello verbale, ma attraverso particolari di forza plastica e di pienezza sensoriale che consentono l'incontro tra pensiero e immaginazione, sostenendo la creazione dell'opera come campo di tutte le possibili analisi, di tutti i recuperi anche affettivi e culturali, capace di accogliere ciò che echeggia in tono misterioso persino in elementi di terre lontane (Sardegna, Sicilia, Messico...). Difilippo lavora su frammenti anche di sensi arcani e di significati simbolici che non danno vita a forme chiuse ma ad un sistema di relazioni, di corrispondenze con la sua storia di artista.
di Michele Fuoco ---------------------------------
Una contaminazione tra arte e vita avverano i recenti lavori che Domenico Difilippo nutre di oggetti sottratti al buio, ai luoghi dell’oblio, recuperando storie e memorie. E' l'artista a testimoniare la loro importanza all'interno di racconti fatti di cose raccolte in tempi e luoghi diversi e custoditi, quasi come "reliquie", in cantina e in granaio. Sulle pagine bianche (circa 70) non scritture ma fiori di ficus, di papiro, foglie di noci, di magnolie, di pannocchie di granoturco, di alberi tropicali o di zone marine, conchiglie e altri reperti del mare, ma anche chiodi, catenacci, il lucchetto del nonno, una lima del padre falegname, pezzi di ceramica, di legni che si offrono come segni decisivi di distinzione per raccontare il cammino temporale dell'artista in una trama di ricordi, di gioie del vissuto, nella riscoperta del privato e del mondo semplice degli affetti. E' come fondere le esigenze dell'arte con la propria esistenza, con un bisogno conoscitivo che dà significato alle piccole cose, ricomposte con un operare esperto e consapevole, invitandoci allo spettacolo di ciò di meraviglioso e di strano ogni frammento custodisce. Presenze elementari di natura e "objets trouvés" dialogano spesso con una icona particolare a forma di mandorla, di petalo, di canoa, dai colori vegetali, che ha costituito la cifra dominante in molti suoi codici e manoscritti. Stabiliscono un sistema di rapporti, con possibili incontri e seduzioni, con brandelli di realtà, nobilitati da foglie d'oro e d'argento, e pure con cristalli spesso azzurri, per istituire una diversa armonia e recuperare l'idea di purezza, di elevazione estetica e persino spirituale.
La struttura compositiva, sempre rigorosa, ci parla di una particolare legame dell'artista con quegli oggetti che diventano incarnazioni di esperienze che l'opera sa mantenere ancora in vita. Alla poca distanza sul piano visivo che Domenico stabilisce sul foglio tra le cose materiche per organizzare l'immagine, corrisponde una lunga distanza temporale di memorie che le stesse cose trattengono in una diversa e intrigante dimensione di rivelazione.
Nell'assunzione di un linguaggio essenziale, di minuziosa elaborazione formale, si configura un sistema di componenti polimaterici, con continue variazioni di immagini, di azzardo incomparabile, che mantengono la valenza di disincantata visione della realtà. C'è qualcosa di nuovo e inatteso in queste candidi fogli che costituiscono lo spazio libero in cui i frammenti trovano articolazioni, di continua variazione, in una trama di ricordi, di echi, di allusioni e rimandi. Così la ricerca di Difilippo muove in direzione di una singolare forma di reinvenzione della pagina, dove la narrazione con avviene con la parola, il modello verbale, ma attraverso particolari di forza plastica e di pienezza sensoriale che consentono l'incontro tra pensiero e immaginazione, sostenendo la creazione dell'opera come campo di tutte le possibili analisi, di tutti i recuperi anche affettivi e culturali, capace di accogliere ciò che echeggia in tono misterioso persino in elementi di terre lontane (Sardegna, Sicilia, Messico...). Difilippo lavora su frammenti anche di sensi arcani e di significati simbolici che non danno vita a forme chiuse ma ad un sistema di relazioni, di corrispondenze con la sua storia di artista.
12
gennaio 2019
Domenico Difilippo – Pagine e memorie di un racconto intimo
Dal 12 gennaio al 03 febbraio 2019
arte moderna e contemporanea
Location
GALLERIA DEL CARBONE
Ferrara, Via Del Carbone, 18, (Ferrara)
Ferrara, Via Del Carbone, 18, (Ferrara)
Orario di apertura
dal mercoledì al venerdì 17.00-20.00; sabato e festivi 11.00-12.30 17.00-20.00 – chiuso il lunedì e martedì
Vernissage
12 Gennaio 2019, ore 18.00
Autore
Curatore